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La scalata italiana al GBBF: causa e non solo conseguenza di un successo internazionale

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Kuaska e Alessandro Coggi servono la Cassissona del Birrificio Italiano durante il GBBF del 2001 (foto: A Tutta Birra)

Se siete abituati a viaggiare per la birra, saprete bene che ogni estate una delle mete da prendere in considerazione è Londra. Oltre a essere una delle migliori destinazioni birrarie, la capitale inglese ogni agosto ospita infatti il Great British Beer Festival, la più importante manifestazione europea sulla birra artigianale (in programma dal 12 al 16 del prossimo mese). Chiaramente protagonisti sono i prodotti dei birrifici anglosassoni, tuttavia ormai da tempo immemore è offerta un’ampia finestra sulle produzioni del resto del mondo: Belgio, USA, Germania, Repubblica Ceca e altre. Tra queste negli ultimi anni ha guadagnato sempre maggiore spazio la nostra Italia, considerata tra le nazioni brassicole emergenti più interessanti in assoluto. Si potrebbe quindi affermare che il GBBF non fa altro che adattarsi alla costante crescita della birra italiana sulla scena internazionale. Ma la riflessione potrebbe essere ben più profonda e basarsi su un assunto opposto: cioè che sia stato proprio il GBBF a porre la birra italiana al centro dell’attenzione di esperti e operatori stranieri.

Chiaramente è impossibile pensare che l’ingresso della birra italiana in un singolo evento, per quanto importante, possa aver determinato in modo esclusivo il suo successo negli anni a venire. È indubbio però il GBBF è stato un fattore di crescita enorme, sia per la vetrina che esso rappresenta, sia per il periodo in cui la nostra birra ha iniziato a far capolino tra i “bar” della manifestazione – era addirittura il 2000. Di anno in anno il tricolore brassicolo ha visto crescente spazio e considerazione, passando dalle originali perplessità di alcuni consumatori a un entusiasmo sempre più condiviso. E non possiamo ignorare il nome di chi più di ogni altro ha contribuito a costruire questo successo: Lorenzo Dabove, in arte Kuaska. Sempre lui, ovviamente.

Come dicevamo tutto iniziò nel 2000, quando proprio Kuaska convinse gli organizzatori del GBBF ad ammettere alcune (pochissime) birre italiane al festival. Gli esordi furono di stampo abbastanza “carbonaro”: spesso era Kuaska in persona a far assaggiare sottobanco i prodotti dei nostri microbirrifici per portarli all’attenzione della comunità birraria internazionale. Oggi il discorso è ben diverso: le birre italiane sono uno dei fiori all’occhiello del Bières Sans Frontières, la sezione straniera del Great British Beer Festival.

Forse in giro avrete visto un flyer riportante i nomi dei nostri birrifici partecipanti all’edizione 2014, ma quello che possiamo fare oggi su Cronache di Birra è elencare tutte le birre presenti: Nazionale (Baladin), Xyauyù Barrel 2010 (Baladin), Macca Meda (Barley), Duenna (Barley), Duchessic (Birra del Borgo), Rubus (Birra del Borgo), Linfa (Birranova), Negramara Extra (Birranova), New Morning (Birrificio del Ducato), Chimera (Birrificio del Ducato), Due Cilindri (Birrificio del Forte), Mancina (Birrificio del Forte), Tipopils (Birrificio Italiano), Nigredo (Birrificio Italiano), Ghisa (Birrificio Lambrate), Gaina (Birrificio Lambrate), Seta (Birrificio Rurale), Reset (Birrificio Rurale), Fear (BrewFist), Space Frontier (BrewFist), Hauria (Croce di Malto), Triplexxx (Croce di Malto), Zest (Extraomnes), Tripel (Extraomnes), Babél (Foglie d’erba), Hopfelia (Foglie d’erba), San Dalmazzo (Menaresta), Verguenza Summer (Menaresta), Tabula Rasa (Toccalmatto), Maciste (Toccalmatto). Un totale di 30 produzioni italiane, quando nel 2001 il Bières Sans Frontières ne contava appena 7.

L’ascesa della birra italiana all’interno del GBBF è stata lenta ma costante, d’altra parte non è facile entrare nelle grazie di un’associazione così fortemente tradizionalista come il Camra. Una delle tappe più importanti di questo percorso è coincisa con l’edizione dello scorso anno, quando per la prima volta è comparso il termine “Italian” nel nome ufficiale del bar che, fino al 2012, era denominato semplicemente “Belgian & Dutch”. Sembrerebbe un dettaglio da poco, ma chi è stato almeno una volta al GBBF sa bene quanto esso sia importante.

Sempre lo scorso anno per la prima volta la birra italiana è stata protagonista di un Tutored Tasting, cioè una degustazione guidata condotta da Luca Giaccone di Slow Food e, ovviamente, da Kuaska. L’iniziativa è stata un grandissimo successo, confermando quanto negli anni sia cresciuta l’attenzione per i prodotti dei nostri microbirrifici. Per il prossimo agosto è stato invece raggiunto un ulteriore traguardo: l’organizzazione ha chiesto addirittura un quantitativo doppio di birra italiana rispetto al 2013.

Proprio insieme a Giacu (Luca Giaccone) e ad Alessandro Meroni, ormai da tre anni Kuaska è tornato a occuparsi del coordinamento della parte italiana del GBBF. Nel 2012 e nel 2013 sono stati supportati dai distributori (rispettivamente Interbrau e Atlas Brand), mentre quest’anno hanno portato avanti tutto il lavoro autonomamente, interfacciandosi direttamente con il Camra e gestendo tutte le problematiche del caso, che non sono certo poche. Per capirci si tratta di un lavorone, che implica tra le altre cose la selezione di birre e birrifici, la gestione della parte logistica e la presenza al festival come volontari per raccontare i prodotti a curiosi e appassionati.

Così la scalata dei birrifici italiani all’interno del Great British Beer Festival può essere letta come un esempio della crescente attenzione che ha ottenuto negli anni a livello internazionale. Ma, come ipotizzato all’inizio, si può tranquillamente ritenere che lo stesso GBBF abbia rappresentato un trampolino di lancio senza precedenti per la nostra birra artigianale. È stato uno dei fattori che ha innestato quel circolo virtuoso di cui ora il nostro ambiente sta godendo i frutti. Questo risultato non deve essere visto come un punto di arrivo, ma semplicemente come una tappa di una crescita che deve continuare nei prossimi anni con la stessa intensità. Ma se oggi siamo dove siamo, il merito è di chi si è battuto perché la birra italiana ottenesse sempre maggiore considerazione.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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6 Commenti

  1. Ottimo articolo.

    E’ un peccato pero’ che nonostante tutti questi sforzi la distribuzione delle birre artigianali italiane nel Regno Unito non e’ ancora dove dovrebbe essere. Sono disponibili solo le birre di una decina di birrifici appena, un po’ pochino. Tutto il resto va ordinato direttamente dai birrifici in Italia, il che significa prendere minimo un bancale (in alcuni casi si parla di 3000 sterline, una volta aggiunto il trasporto).

    C’e’ un solo pub in tutta Londra, dove si concentra circa il 20% della intera popolazione del Regno Unito, che ha la Tipopils in pianta stabile (cioe’ non a rotazione, come spesso accade nei pub) alla spina.
    A febbraio o marzo ero allo Slaughtered Lamb a Clerkenwell dove avevano la My Antonia alla spina, quasi non ci potevo credere. Ovviamente e’ finita a stretto giro.

    Non esiste modo di sapere dove uno possa trovare la birra italiana nei pub, anche se forse questa e’ piu’ colpa dei pub che spesso usano Twitter per annunciare la disponibilita’ delle birre il giorno stesso che installano il fusto. Non si fa manco in tempo ad arrivare li’ che il fusto e’ bello vuoto.
    Per carita’, ottimo segnale perche’ vuol dire che la nostra birra piace assai!

    Un altro evento che va segnalato e al quale noi abbiamo partecipato e’ il Bella Vita Expo tenutosi dal 19 al 21 luglio nella Old Truman Brewery a Brick Lane, dove erano presenti 7-8 birrifici italiani, tra cui Birrificio Sant’Andrea e La Mata.

    Tre birre italiane, fornite da noi, saranno presenti anche in un altro festival del CAMRA quest’anno.

  2. Quest’anno sarà il mio primo anno al GBBF…. ho già l’acquolina in bocca! se qualcuno ha qualche consiglio per gli assaggi…. (che non siano chiaramente quelli stra noti!)
    p.s. qualcuno sa quanto costano gli assaggi?? thanks!

  3. Io ci sono stato 2 volte .. La prima nel 2007 quando abitavo a Londra e la seconda 3 edizioni fa sempre ad earl court .. Purtroppo lavorando esclusivamente in estate ed essendo quest’anno sotto ferragosto sono troppo Busy per poter andarci quest’anno … Il prezzo della birra dovrebbe esser sui 3 pounds a pinta per le cask u.k ma dipende dal volume alcolico ed in po’ di più per le straniere ( no u.k ) .. Il mio consiglio più grosso e di non farti ingolosire e cioè vai avanti a mezze pinte o ancora meglio a 1/3 di pinta così puoi assaggiare più roba .. Poi se proprio trovi la TUA birra e te ne innamori allora puoi pure fare il bis con una bella full pint !! Se nelle birre tedesche c’è qualcosa della franconia tipo ganstaller vai a colpo sicuro a magari lo sapevi già ..!!

  4. Grazie delle dritte! ci vado 2-3 giorni, quindi mi sa che mi faccio ingolosire almeno una volta….. 😀
    ma viste le altre fiere a cui sono andato mi sa che hai proprio ragione, chi va piano va sano e lontano….

  5. Di nulla Kevin !! Se hai bisogno di dritte su pubs o altro chiedi pure che Londra la conosco come le mie tasche ( più o meno dai ) .. Beato te Londra ad agosto è bellissima con tutta la gente fuori dai pubs e nei parchi .. Anche se devo esser sincero io me la godevo di più in inverno con il suo clima uggioso che ti invogliava a chiamare amici per una pinta al tepore di un real fire ..!!

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