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Beer Attraction: il mio resoconto

10999110_10153111351402863_7519486666678182739_n (1)Mentre sto scrivendo questo post, a Rimini si sta svolgendo l’ultima giornata di Beer Attraction, in particolare la seconda dedicata esclusivamente agli operatori del settore. Per me l’esperienza con la rinnovata manifestazione romagnola si è conclusa domenica pomeriggio, dopo quasi due giorni dedicati a girare tra gli stand dei birrifici – e altri due, ovviamente, agli assaggi di Birra dell’anno. Nonostante l’assenza di qualche nome importante, Beer Attraction ha mantenuto le caratteristiche delle precedenti edizioni – Selezione Birra e prima ancora Pianeta Birra – permettendo ai visitatori di farsi un’idea di un certo spaccato del segmento artigianale in Italia (e non solo). Se non sbaglio il numero degli espositori è aumentato rispetto al passato, segno che l’idea di trasformare la costola di Rhex in un evento indipendente era più che fondata.

Chi ha vissuto la manifestazione negli scorsi anni si sarà sentito perfettamente a suo agio: Beer Attraction ha occupato uno dei padiglioni della Fiera di Rimini, per una superficie totale sicuramente più ampia rispetto al 2014. A livello visivo l’assenza del famigerato “muro di Berlino” ha evitato che i visitatori si sentissero ghettizzati, anche perché non c’era molto da dividere: l’intero padiglione era dedicato alla birra artigianale, con i birrifici da un lato e le altre realtà (fornitori, produttori d’impianti, ecc.) dall’altro.

In termini di assaggi mi sembra che le cose siano andate meglio rispetto allo scorso anno. È anche vero che questa volta ho evitato di lanciarmi senza remore verso i nomi sconosciuti, cercando di scegliere con attenzione le mie bevute inedite. In questo senso le sessioni private della mattina di sabato e domenica si sono rivelate preziose: ad esempio sono rimasto piacevolmente colpito dal giovanissimo birrificio Badalà della provincia di Prato, con tre birre magari non perfette, ma estremamente gradevoli, capaci di mostrare una tecnica importante e con un tocco molto riconoscibile. Norberto Capriata (giudice con me a Birra dell’anno) ha espresso le mie stesse considerazioni, quindi da ora saremo entrambi costretti a seguire da vicino questo produttore 🙂 .

Sabato mattina ho invece provato le creazioni di Birra Elvo, birrificio che non avevo mai bevuto ma che a differenza del precedente conoscevo di nome. Anche in questo caso gli assaggi sono stati molto interessanti: davvero ottima la Doppelbock (vincitrice nel 2014), ben fatta anche la Pils. Se consideriamo che a Birra dell’anno 2015 questo birrificio ha piazzato altre tre birre (1 oro e 2 argenti), allora è d’obbligo tenerlo decisamente sott’occhio nella tipologia delle birre italiano di stampo tedesco. Anche perché uno dei loro mentori è un certo Simone Dal Cortivo…

Tra gli altri assaggi per me (più o meno) inediti segnalo il toscano Lorem Ipsum, il piemontese 100venti e il lombardo The Wall. Sono birrifici che ancora devono crescere molto prima di arrivare al livello dei grandi, ma che in generale sono partiti con il piede giusto. Quindi è vero che in Italia la birra artigianale sta cominciando a essere invasa da speculatori o progetti campati per aria, ma è innegabile che tra le decine di aperture che si segnalano ogni anno, qui e lì si trova qualcosa di molto interessante. Quindi questa edizione di Beer Attraction mi ha restituito un pizzico di ottimismo in più per il futuro del settore in Italia.

La fiera riminese è stata anche l’occasione per presentare prodotti completamente nuovi. Ducato ha portato con sé la Koji il Riso, che a me è piaciuta tantissimo nonostante sia difficile definirla birra: è infatti un ibrido tra il nostro amato mondo e quello del sake, con un’aromatizzazione tramite tè verde e fiori di gelsomino. Una bevanda con molte sfumature aromatiche giapponesi, come ha confermato la mia “collega di giuria” Makiko Kawabe. Tra le novità segnalo poi la Vainell, Saison alle carrube di Opus Grain, che credo sia il primo in Italia ad aver sperimentato questo ingrediente su una base “chiara”. Il risultato è molto interessante.

Davvero molto interessanti poi ho trovato le due novità firmate Birrificio Sorrento, che ultimamente, dopo l’acquisto dell’impianto e l’addio allo status di beer firm, sta dando libero sfogo alla sua creatività. La Parthenope è una Stout alle noci, dove il frutto procede in maniera molto delicata; la Ligia, veramente apprezzabile, è invece una birra al mosto d’uva, che impiega uve Furore. Non male anche la Hops Gang di Amiata, a meno che non siate allergici all’amaro (250 IBU dichiarate). Eccezionale poi la Susina, acida alle susine estive del Birrificio Settimo, ultima creazione del dimissionario Nicola Grande. Da non mancare anche la C Side de La Fucina, che personalmente avevo avuto modo di provare già qualche giorno prima a Roma.

Alcune novità hanno subito colpito nel segno, ottenendo piazzamenti a Birra dell’anno. È il caso della Heaven & Hell del Birrone, una sperimentazione con scopo quasi didattico: utilizzare la stessa ricetta da Blanche, ma farla fermentare rispettivamente con lieviti da alta e da bassa (l’altra si chiama Hell & Heaven). Se non sbaglio era piuttosto nuova anche una delle ultime nate in casa Foglie d’Erba, la Hot Night at the Village – Breakfast edition. A proposito del produttore friulano, a Rimini era presenta con una gamma interamente brassata sul nuovo impianto e tutte le birre mi sono sembrate in ottima forma. Una splendida notizia per iniziare al meglio una nuova fase nella vita del birrificio.

Come sempre due giorni non bastano minimamente per assaggiare tutto e farsi un’idea completa della fiera, però quest’anno non posso lamentarmi troppo. Voi cosa avete provato d’interessante?

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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4 Commenti

  1. Lunedì c’era molta gente.

    Se posso concedermi ad una critica per l’organizzazione: il cibo all’interno dei padiglioni è carissimo ed è veramente di bassa qualità.

    Bottiglia d’acqua 50 cl pagata 10 centesimi di euro all’ingrosso: 1,60 €

    • E’ vero, un rapporto pessimo di qualità/prezzo! Non era meglio qualche stand del mangiare in più? Mi sa che vogliono farci guadagnare solo il catering del self service… boh…

  2. Confermo la buona impressione di Bada-là, bravi, preparati e umili, e le ottime promesse di Lorem Ipsum, 100venti e The Wall.
    Elvo mi ha davvero impressionato, tutte le sfumature della bassa fermentazione gestita con grazia e consapevolezza.
    Tra i già grandi sottolineo le ottime conferme di Rurale e Valcavallina, ormai nell’olimpo dei grandi.
    Birre del salone, a mio parere, 2 capolavori che si situano agli estremi della tavolozza gustativa
    La straordinaria xyauyù kentucky che riesce nell’impresa praticamente impossibile di aggiungere ulteriori sfumature e complessità all’ammiraglia Baladin e l’altrettanto fenomenale Koji Il Riso, creazione indescrivibile tramite i consueti descrittori ma che idealmente riesce a richiamare (per la raffinatezza, la fragilitò e l’armonia tra le componenti) la pregevole ed elegantissima arte della calligrafia orientale.

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