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Le Fiandre birrarie meno conosciute: una degustazione con l’Ambasciatore del Belgio

Giovedì scorso si è tenuta presso la residenza dell’Ambasciatore del Belgio in Italia una degustazione dei prodotti di 17 birrifici fiamminghi. È stato un evento rivolto ai soli operatori del settore, organizzato dal Flanders Investment and Trade per far conoscere la straordinaria cultura birraria della regione belga. Ciliegina sulla torta è stata la location: la residenza dell’ambasciatore Frank Carruet e di sua moglie è situata in uno dei punti più suggestivi di Roma, praticamente alle spalle del Campidoglio: il fiore all’occhiello è la terrazza panoramica con una delle viste più incredibili al mondo, praticamente nel bel mezzo del Foro Romano. È lì che la serata si è conclusa dopo alcune ore passate a degustare molte birre sconosciute in Italia e che hanno dato all’evento un senso ben diverso rispetto alle aspettative iniziali: ero partito con l’idea che avrei incontrato grandi marchi di stampo industriale, invece mi sono trovato a chiacchierare con birrai artigiani e ad assaggiare prodotti di piccole aziende familiari.

La serata dunque si è rivelata molto interessante, perché ha permesso a me e al resto della redazione di Cronache di Birra di approfondire le proprie conoscenze sullo stato della birra artigianale in Belgio e, in particolare, nelle Fiandre. I birrifici presenti erano De Plukker, Beerselect, Paeleman, Broeder Jacob, De Meester, De Poes, Dikke Jan, Het Nest, Kompel, Maenhout, Roman, The Musketeers, Icobes, L’Arogante, Stepaja, Van Bulck e Viridis Vallis. Ora a meno non viviate in Belgio o non lavoriate direttamente con il mercato birrario fiammingo, vi sfido a conoscere più di cinque tra i nomi appena elencati. Le quattro ore scarse passate nella residenza dell’ambasciatore hanno dunque rappresentato un piacevole viaggio alla scoperta di nuovi produttori. Impossibile sperare in un livello qualitativo sempre eccellente, tuttavia in diverse occasioni gli assaggi si sono rivelati migliori del previsto.

Le tipologie presenti

La cultura brassicola del Belgio è in partenza estremamente variegata e a ciò si aggiunge il momento storico che stiamo vivendo a livello birrario, dove le novità sono all’ordine del giorno. Il risultato è che anche in un evento come quello di giovedì scorso erano presenti birre molto diverse tra loro. Chiaramente a dominare sono stati i classici stili del Belgio, con Blond, Witbier, Brune, Tripel e persino qualche Quadrupel. Erano curiosamente poche le Saison, che rappresentano una tipologia che personalmente trovo estremamente duttile e sempre molto moderna. Numerosissime anche le produzioni “speciali”: birre realizzate con lieviti di Champagne, aromatizzate con frutta, acidificate o affinate in legno. Non sono mancate infine le interpretazioni locali di IPA, che rispetto al passato mi sembrano ricercare meno la fusione con il carattere belga per ricorrere a lieviti neutri.

L’impressione generale è che il panorama brassicolo belga stia vivendo un momento di grande fermento, in cui le certezze del passato ancora resistono ma dove si percepisce l’esigenza di allargare gli orizzonti. Se avete visitato il Villaggio della Birra sin dalle primissime edizioni vi sarete accorti di una tendenza simile: fino a sette o otto anni fa i birrifici belgi proponevano quasi esclusivamente stili tradizionali e giusto qualche sperimentazione; nelle ultime edizioni il rapporto si è totalmente invertito. Il problema è che spesso questo cambio di direzione non ha coinciso con un mantenimento degli standard qualitativi, ma affronteremo questo argomento tra un secondo.

Il livello degli assaggi

Proprio a causa del fenomeno appena descritto, è naturale avvicinarsi con qualche perplessità a una degustazione di 17 birrifici fiamminghi in gran parte sconosciuti. Come ho accennato, tuttavia la media generale è andata ben oltre le aspettative, con alcuni assaggi davvero molto interessanti. Chiaramente non sono mancate le bevute anonime, o peggio di bassa qualità, ma allo stesso tempo è stato confortante scoprire qualche nome inedito meritevole di attenzione, se non qualche conferma da precedenti assaggi. Ciò che ha sorpreso maggiormente è che alcune delle bevute migliori hanno riguardato prodotti sperimentali o comunque lontani dai classici stili del Belgio, come a dimostrare che lentamente i livelli qualitativi stanno crescendo anche nei confronti di queste tipologie.

Gli assaggi più interessanti

Per stilare un bilancio della serata che non fosse solo il riflesso delle valutazioni di un singolo, ho chiesto supporto ai collaboratori di Cronache di Birra presenti alla serata – in ordine alfabetico Alessandra Agrestini, Francesco Antonelli, Salvatore Cosenza, Roberto Muzi e Pierluigi Nacci. De Poes (sito web) è stato di gran lunga la sorpresa dell’evento. Il birrificio, situato tra Bruges e Gent, è praticamente sconosciuto in Italia e si è presentato con tre birre tutte di buona fattura: una Blond “tranquilla” ma appagante, una Fresh Hop abbastanza fresca e una Double Wit di gran classe. Un altro produttore che ha incontrato non pochi apprezzamenti è stato Dikke Jan (sito web), che proponeva in degustazione una Blond e una Bruin, entrambe molto valide, oltre a una Tripel e a una birra con ciliege. Il terzo birrificio che ci ha colpito positivamente è stato De Meester (sito web): meno costante dei precedenti due, ma con alcune produzioni più che interessanti (Imperial Stout, Quadrupel e addirittura una Brut IPA realizzata in collaborazione con Brambrass).

In generale le scure hanno lasciato discrete impressioni: vale la pena citare la Stout-ish de L’Arogante e la Double Expresso di Broeder Jacob. Nota a margine per una delle birre più apprezzate in assoluto, la Nova di Viridis Vallis. Si tratta di una Witbier aromatizzata con lime, fresca, leggera ma anche di carattere. Impossibile soprassedere su due aspetti di questa creazione: è pastorizzata e veniva servita con una fetta di lime nel bicchiere. Ciononostante è risultata equilibrata, elegante e molto gradevole: come far crollare tutte le tue certezze in un solo istante. Rispetto ai nomi già conosciuti sono arrivate conferme da Het Nest e The Musketeers, mentre nel cassetto delle riscoperte personalmente metto la Biere du Boucanier Red Ale.

Conclusioni

Da un evento come quello organizzato dall’Ambasciata del Belgio si torna con alcune vivide certezze. La prima è che lo stato della birra nelle Fiandre è in totale fermento: stanno nascendo tanti nuovi produttori e restare aggiornati è praticamente impossibile, soprattutto dall’Italia. La qualità continua a essere altalenante, ma l’impressione è che il livello si stia alzando – se ad esempio in passato siete stati allo Zythos Bierfestival e avete cercato di allontanarvi dai nomi più conosciuti, sapete bene cosa intendo. Infine l’impressione è che ci sia molta confusione, ma che possa portare anche effetti positivi. In definitiva il Belgio e le Fiandre nello specifico si confermano un contesto birrario davvero stimolante.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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