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Chi sarà il birraio emergente di Birraio dell’anno 2019? I 5 finalisti

Domenica prossima saranno svelati a Firenze i risultati di Birraio dell’anno, una sorta di Pallone d’oro della birra che ogni anno incorona il migliore professionista del settore. Il concorso è molto appassionante, ma personalmente ritengo ancora più interessante il premio speciale dedicato ai “giovani emergenti”. Se infatti i venti nomi che si contendono la vittoria principale sono pressoché gli stessi a ogni edizione (pur con qualche comprensibile variazione), il contest Birraio emergente porta alla ribalta produttori giovani e meno conosciuti, che spesso rappresentano progetti innovativi e molto peculiari. Così, seguendo ormai una tradizione consolidata, oggi vi presento i profili dei cinque birrai deputati alla vittoria finale. Forse non li conoscete tutti nel dettaglio, quindi l’occasione è perfetta per presentare dei produttori che potrebbero imporsi a livello nazionale nei prossimi anni. Voi chi avreste inserito sul podio?

Vincenzo Follino – Bonavena

Mai come quest’anno il premio Birraio emergente sembra già ampiamente deciso: nel corso del 2019 Bonavena ha lasciato tutti di stucco per la qualità delle sue birre, la costanza produttiva e l’abilità nello spaziare tra stili piuttosto diversi tra loro. Il merito va ascritto ovviamente al birraio, Vincenzo “Thiell” Follino, capace come pochi di imporsi prima a livello di homebrewing e poi nel segmento “pro” senza subire il passaggio di livello, anzi dimostrando ancora di più tutto il suo talento. Diciamocelo chiaramente: Bonavena non avrebbe sfigurato nemmeno nel concorso generale di Birraio dell’anno e verosimilmente si sarebbe piazzato nelle primissime posizioni, se non addirittura sul podio. Una vittoria annunciata, dunque? Sembrerebbero esserci pochi dubbi al riguardo, ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Senza considerare il particolarissimo status in cui si trova a operare Bonavena: un marchio che praticamente consiste in una linea parallela del birrificio Saint John’s, dove le birre vengono prodotte. Insomma, un caso assai peculiare in un concorso che non accetta beer firm – fattispecie alla quale Bonavena comunque non appartiene. La finale di Firenze conferma lo straordinario valore di questa splendida realtà, che personalmente ho inserito al primo posto tra le mie preferenze per il premio Birraio emergente.

Mauro Bertoletti – Mister B

Nel settore italiano della birra artigianale in pochi hanno capito il peso che ha avuto Mister B con il suo progetto. Ne parlammo a fine 2017 quando intervistai Mauro Bertoletti, partito da poco con la sua nuova avventura: Mister B fu infatti il primo birrificio italiano a puntare esclusivamente sulle lattine fin dal suo debutto. All’epoca nel nostro paese era constatabile un discreto interesse verso questo contenitore e alcuni birrifici pionieri avevano già introdotto l’alluminio nelle loro forme di confezionamento; tuttavia quella di un birrificio interamente devoto alle lattine sembrava un’idea davvero troppo avanti sui tempi. Invece la scelta di Mauro fu azzeccatissima e favorì la diffusione di questo contenitore, al quale si sta convertendo un numero crescente di produttori italiani. Ma ovviamente oggi Mister B non sarebbe tra i cinque candidati alla vittoria finale se accanto alla visione commerciale non ci fosse un livello qualitativo decisamente elevato. La sua partecipazione alla finale è la giusta consacrazione per chi ha voluto distinguersi dalla massa con coraggio e decisione.

Andrea Filippini – Sièman

Quando a maggio del 2018 parlai per la prima volta di Sièman, il marchio era per lo più sconosciuto nell’ambiente. Eppure il progetto mi intrigò tantissimo, perché assolutamente peculiare: un birrificio completamente incentrato su birre a fermentazione spontanea o mista, nato all’interno di un’azienda che da qualche anno stava producendo vini naturali senza correzioni e filtrazioni. Per l’eccezionalità dell’idea di partenza, che posiziona Sièman in una nicchia molto particolare, la presenza alla finale di Birraio emergente è un traguardo straordinario: da una parte testimonia il crescente interesse del movimento nazionale nei confronti di “birre di confine”, dall’altra conferma l’ottimo lavoro portato avanti dai tre fratelli Filippini (il nome del birrificio significa appunto “sei mani”). Personalmente lo considero la mina vagante del premio Birraio emergente: parte come outsider, ma attenzione perché le sue interessanti caratteristiche potrebbero fargli scalare posizioni nella graduatoria finale.

Davide Galliussi – War

Il birrificio War rappresenta la risposta a chi pensa che il mercato italiano sia ormai saturo e non lasci più spazio a nuove imprese. Senza ricercare filoni produttivi particolarmente caratterizzati (e quindi più rischiosi), l’azienda lombarda è riuscita a emergere dalla massa grazie a due ingredienti troppo spesso sottovalutati: un’ottima visione imprenditoriale e una valida preparazione sul fronte produttivo. Il birraio Davide “Gallius” Galliussi partì infatti come semplice homebrewer, ma prima di compiere il salto tra i professionisti concluse il Certified Brewmaster Course al prestigioso VLB di Berlino, a cui seguì una fortunata esperienza all’estero in Inghilterra. Con questo bagaglio tecnico approdò al birrificio War, valorizzando l’ottima struttura societaria e un’impostazione imprenditoriale molto lucida. War è uno di quei birrifici che senti menzionare così spesso che quasi ti sorprende ritrovarli nella categoria “giovani”. Un’ulteriore conferma alla bontà del percorso intrapreso in questi anni.

Angelo Ruggiero – Lieviteria

Sono particolarmente felice di trovare Angelo Ruggiero tra i cinque finalisti di Birraio emergente, perché seguo le sue imprese sin dagli esordi. Esordi ben lontani dalla produzione: lo conobbi come curatore di Berebirra, uno degli storici blog birrari d’Italia, che ho sempre letto con piacere perché vicino alla mia idea della bevanda. Oggi il sito è aggiornato solo sporadicamente perché nel frattempo Angelo ha iniziato il suo percorso come birraio. Una scelta di vita che lo ha portato a gestire con profitto l’impianto del birrificio pugliese Lieviteria, potendo sfruttare il suo amore per la cultura brassicola internazionale, la sua propensione alla cura dei dettagli e la sua attitudine verso il miglioramento personale. Le birre di Angelo sono di ottimo livello, eppure trovarlo in finale tra gli emergenti è un mezzo miracolo (e quindi ancora più piacevole): Lieviteria ha infatti una distribuzione ancora abbastanza limitata ma soprattutto si concentra su molti stili antichi, difficili da trovare sul mercato. Un aspetto apprezzato dagli appassionati come il sottoscritto, ma che può comportare limiti apparenti in termini commerciali. La sua presenza a Firenze è dunque un ulteriore attestato alla sua abilità come birraio.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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