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Alcune considerazioni su Birra dell’anno 2011

Ecco la sfilza di premi assegnati al Birrificio del Ducato

Grazie all’ottimo svolto da Unionbirrai, sabato scorso sono riuscito ad annunciare su queste pagine i risultati di Birra dell’anno, pubblicandoli direttamente da Rimini proprio in concomitanza con la chiusura della cerimonia di premiazione. Nonostante i commenti non siano mancati, non c’è stata ancora occasione di analizzarli insieme (sono tornato a Roma ieri sera). Dunque approfitterei di questo lunedì per colmare la lacuna, conscio che molti altri appassionati saranno tornati “operativi” proprio oggi come il sottoscritto. L’edizione 2011 del premio doveva rappresentare in termini organizzativi un punto di svolta rispetto agli scorsi anni, ma a ben vedere tale “rivoluzione” ha in parte coinvolto anche i birrifici partecipanti, offrendo interessanti spunti di discussione.

Prima di approfondire i piazzamenti nelle varie categorie, mi sembra opportuno sottolineare – se mai ce ne fosse bisogno – lo strepitoso risultato del Birrificio del Ducato, eletto Birrificio dell’anno dopo l’analogo riconoscimento ottenuto nel 2010. Per il produttore di Roncole Verdi (PR) cominciano a scarseggiare gli aggettivi, tante sono le affermazioni di cui sta facendo incetta in concorsi italiani e internazionali. In questo momento secondo me ha pochi rivali a livello nazionale, per media qualitativa delle sue birre e per capacità di mantenere una costanza impressionante. A questo aggiungete l’abilità di lasciare il segno anche con novità assolute: penso ovviamente alla Wedding Rauch, che, partenza-via, centra l’oro tra le affumicate. Facilmente immaginabile l’entusiasmo che si respirava allo stand del Ducato, tra l’altro giustamente preso d’assalto nei due giorni di fiera ai quali ho partecipato.

Chiusa la doverosa parentesi sul birrificio dell’anno, i risultati del concorso hanno mostrato due dinamiche abbastanza chiare, subito percepite dai più attenti: l’affermazione di nomi nuovissimi nell’ambiente e l’assenza di alcuni birrifici storici italiani. Sul primo aspetto c’è poco da dire, se non che alcuni piazzamenti hanno lasciato tutti piacevolmente sorpresi: penso ad esempio a Endorama, Piccolo Birrificio Clandestino, Sant’Andrea, San Michele. Tutti produttori che si sono affacciati sulla scena da pochissimi mesi (se non settimane) e che hanno bagnato il loro debutto tra i pro con risultati davvero ottimi. La riflessione che se ne può trarne è che il movimento italiano sta crescendo sempre di più e che le conoscenze professionali si stanno diffondendo al punto che i progetti in avvio possono già godere di una produzione di buon livello qualitativo. Insomma, chi si getta nell’ambiente è sempre meno sprovveduto, al punto che è forse arrivato il tempo per i nomi affermati di guardarsi alle spalle e di non riposare eccessivamente sui risultati ottenuti in questi anni.

Anche perché ciò che emerge tra i risultati è proprio una certa carenza di birrifici importanti. Ora, su questo aspetto è doverosa una precisazione, perché alcuni produttori piuttosto quotati non hanno proprio partecipato (Montegioco, Loverbeer, Barley, ecc.). Tuttavia altri “giganti” del settore erano iscritti e hanno portato a casa magre figure. Su tutti sorprende l’assenza del Birrificio Italiano da ogni categoria, ma il discorso può essere esteso anche ad altri birrifici: Birra del Borgo (solo un terzo posto con l’Equilibrista), Grado Plato (un bronzo con la Chocarrubica), Lambrate (argento alla Ghisa e bronzo alla Lambrate), Almond ’22, Toccalmatto, Maltus Faber. Poi bisognerebbe capire se la mancanza di altri produttori (Almond ’22, Toccalmatto, Maltus Faber, ecc.) è da ascrivere a una mancata iscrizione al concorso o a un pessimo risultato, ma non essendo pubblica la lista dei partecipanti sciogliere l’enigma non è compito facile.

Direi che da questo discorso può essere escluso il Baladin, che piuttosto con l’edizione 2011 si prende una discreta rivincita. Non manca come al solito il piazzamento per una produzione difficilmente reperibile (Xyauyù 2005 Oro), però nelle varie categorie troviamo anche birre standard: Lurisia 6 (prima), Nora (seconda), Super (seconda), Noel (terza). Un bottino come non si vedeva da anni, che fa ben sperare sul futuro del micro più importante d’Italia.

Tra gli altri risultati spicca l’oro della Babél di Foglie d’Erba. Diversamente da quanto ritenuto da molti, questo birrificio non è partito recentemente (l’apertura risale al 2008), ma solo da qualche mese è diventato un nome caldo nell’ambiente. Aspetto pienamente giustificato da una produzione di ottimo livello ed estremamente originale: non è un caso che secondo molti è stato il birrificio più interessante tra tutti quelli presenti a Selezione Birra.

Conferme poi per Rienzbrau, Rurale, Doppio Malto, Pasturana, Civale. Il sud e le isole continuano a crescere, soprattutto con due risultati clamorosi: l’oro della Terrarossa di B94 (Puglia) e quello della Flavia del Rubiu (Sardegna). Degni di nota anche i tre piazzamenti di Doppio Malto (un argento e due bronzi).

Per quanto riguarda il concorso in sé, l’ottimo lavoro compiuto dall’associazione si è tradotto in convincenti responsi numerici: record di birrifici (+46% rispetto al 2010) e di birre iscritte (+25%). La definizione delle categorie merita forse una riflessione: nonostante l’idea mi piacesse in partenza, devo ammettere che le descrizioni “astratte” (nessun riferimento a stili precisi) lasciano abbastanza spiazzati, almeno finché non si leggono i nomi dei rispettivi vincitori. I problemi di suddivisione per colore sono stati limitati il più possibile inserendo altri criteri di determinazione, ma ciò non ha impedito l’emergere di casi stridenti – su tutti l’inserimento nella stessa categoria della Castigamatt di Rurale (formalmente una Black IPA) e della Confine di Bi-Du (una Porter).

Mi sembra di aver analizzato in profondità tutti gli aspetti, se avete altro da aggiungere o se volete commentare le mie riflessioni, lo spazio dei commenti è qui per questo motivo 🙂 .

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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40 Commenti

  1. non credo che chi giudicava le birre era uno sprovveduto….come accennavi tu andrea che il birrificio italiano non abbia vinto nulla! questo la dice lunga..ho capito che tizio e’ bravo e caio altrettanto…ma secondo me’ la birra di tizzio e caio non raggiunge x il momento ..la tipo pisl la b.i. bock…ecc ! chissa’….bho? va be’

  2. Il birrificio Toccalmatto era presente?

  3. secondo me quasi nessuno si è guardato il sito di UB…

    “Poi bisognerebbe capire se la mancanza di altri produttori (Almond ’22, Maltus Faber, ecc.) è da ascrivere a una mancata iscrizione al concorso o a un pessimo risultato.”

    leggendo qua dovrebbero esserci: http://www.unionbirrai.it/index.php?option=com_content&view=article&id=191&Itemid=160

    poi, come al solito, non è dato sapere chi abbia presentato cosa e quante birre…

    “devo ammettere che le descrizioni “astratte” (nessun riferimento a stili precisi) lasciano abbastanza spiazzati”

    non è del tutto vero: http://www.unionbirrai.it/index.php?option=com_content&view=article&id=184&Itemid=156

    a leggersi le definizioni complete ci sono anche delle indicazioni di stile. ciò non toglie che alcune categorie fossero un po’ pasticciate… ma comprendo benissimo anche chi le ha ideate. tanto facile criticare, l’esigenza era di aumentare le categorie dello scorso anno senza avere però la possibilità di essere capillare in ogni stile, pena la presenza di categorie ridicole con dentro 4 birre. hanno trovato una soluzione plausibile e non gli do la croce addosso. peraltro la Catigamatt nonostante le intenzioni non è una Black IPA… o se lo è, è piuttosto timida… e la Confine è in verità una Robust Porter, per nulla timida di luppolo come da Beppe-style

    ben più grave per me invece vedere sul podio (cat. 5) una birra da 8% in una categoria in cui il max ammesso era 5.5%, peraltro quando esisteva la categoria equivalente (cat. 6 o forse addirittura 8) ma con grado alcolico più elevato. ok la flessibilità, ma 2.5% mi sembrano un po’ troppi. oltretutto col risultato di avere birre meno alcoliche in categorie con alcool superiore. forse si poteva definirle meglio, ma la giuria ha toppato di brutto: quando una birra viola pesantemente la categoria di appartenenza, anche se è eccellente, va penalizzata

  4. A me stupisce solo una cosa, che magari può sembrare stupida o irrilevante ai fini del dibattito: su 82 birrifici partecipanti, ne ho contati 35 che hanno portato a casa almeno un premio. In fin dei conti…quasi la metà è stata promossa e premiata, con facile ricaduta ed utilizzo commerciale e di marketing del risultato ottenuto.
    Non è un po’ troppo poco selettiva come gara? Un pò troppo segmentata?
    Certo…è assolutamente necessario distinguere un ventaglio di categorie, e più sono più dovrebbe essere veritiera la gara all’interno della categoria stessa.
    Però credo che se non si prova ad analizzare il risultato categoria per categoria piuttosto che per linee generali in termini di piazzamenti, difficilmente si riesce a fare una lettura degli esiti del concorso.
    E’ solo una mia riflessione, ovviamente.

  5. c’e la mafietta anche nei tornei di bocce…e non c’e nella birra?.dai su! non doveva vincere niente x che doveva andare cosi. punto saro’ solo un estimatore ok! ma mica sono scemo!

    • Lallo, premetto che io con il concorso non c’entro più nulla, (ho creato e gestito le prime due edizioni) essendo uscito da Unionbirrai da tempo.
      Ma non ho dubbi (conosco bene diversi giudici) che il concorso si sia svolto con piena regolarità e buona fede. In un contesto simile si giudica alla cieca ciò che si ha nel bicchiere. Ed evidentemente quei 3 bicchieri (per categoria) erano più buoni degli altri…

  6. Filippo Garavaglia

    anche io ho avuto qualche perplessità sull’accostamento Castigamatt e Confine, mah!

  7. roberto amari(llo)

    Per le basse fermentazioni c’era anche la variabile, non trascurabile, del trasporto (e successiva messa nel frigide’). Leggo dal regolamento “Il trasporto non sarà refrigerato ma il tempo di consegna dei colli sarà di 24 ore per tutta l’Italia ad esclusione di Calabria, Sicilia e Sardegna che sarà di 48 ore”. Sul fatto di giudicare la “bontà” non sapendo lo stile di riferimento (ma solo macro stili, gradazione, plato) direi che non e’ per niente facile e quindi va dato atto ai giudici di un gran lavoro.

  8. Ma in generale oltre al concorso a voi com’è sembrato il livello delle birre spillate o bevute dalla bottiglia di quest’anno?

  9. certo vedendo la lista dei partecipanti si notano parecchie assenze dai podi piuttosto che dal concorso stesso!

    Non conosco molto degli “outsider” che hanno vinto i premi, ma quello che ho assaggiato (endorama per dire) non mi ha lasciato poi soddisfatto.
    sentiremo il resto.

  10. Personalmente ritengo che un giudizio dato alla ceca da ottimi giudici non sia comunque un giudizio assoluto.
    Oltre alle evidenti problematiche relative alle delicatezza di alcuni prodotti ma anche alla “saturazione da luppolo” dei giudici, che per quanto bravi assaggiano cose molto diverse tra loro, c’è da dire anche che un prodotto non è solo quello che finisce nel bicchiere, spesso ci sono motivazioni anche molto serie dietro a scelte discutibili, dai giudici, ma che fanno di quello stesso prodotto qualcosa di unico.

    Sinceramente non mi interessano molto i risultati del concorso, scusami Davide ma non li ritengo utili, se non per aggiungere qualcosa alle etichette.
    La mia perplessità fondamentale riguardo a questo concorso non è tanto nell’eccessivo numero di premi quanto nella sicurezza della loro assegnazione.
    Mettiamo per assurdo che una categoria abbia un unico concorrente, sarà certo che quello arriverà primo anche se presentasse una emerita schifezzuola puzzolente.

    Purtroppo non sono riuscito ad assaggiare gran che a Rimini, ormai ci vado per incontrare persone più che birre, quello che ho notato (forse sono sfortunato) di parecchi birrifici nuovi o poco usati, è l’assoluta piattezza delle birre, fatte benissimo ma senza ambizione. Piattamente spiaccicate su quello che si crede voglia il pubblico.

    Finisco questo mio divagare con una polemica con lo stand di uno dei birrai più chiacchierati (si, quello ricciolino).
    Tra un appuntamento e l’altro ho trovato due minuti nei quali avevo a portata di mano delle simpatiche botti.
    Ho chiesto di poter assaggiare uno dei due prodotti in questione, in genere chiedo che non si vada oltre i 5 millimetri nel bicchierino, il mio assaggio non avrebbe tolto niente a nessuno.
    Io non credo di meritare l’attenzione di chicchessia, ma un operatore (cliente) che approccia uno stand (fornitore) e si sente dire che la birra sta per finire e si deve aspettare il birraio per una spillatura collettiva di cotanto nettare mi sembra eccessivo.

    Ed ora passiamo al positivo, ho trovato molto interessante l’approccio al mondo delle fermentazioni birichine di Luigi Serpe. La sua “pianto antico” credo sia il prodotto più innovativo presente in fiera, che a quanto pare è il primo di una serie di prodotti molto particolari ma mediati dal solito equilibrio di Luigi.
    Ho trovato ottime le birre di Almond22, Juri ha realizzato una delle IPA più facili da bere della storia di tutti i tempi, qualcuno di sicuro potrebbe non essere daccordo sul chiamarla IPA, la sua Pink è fresca, profumata, gradevolmente amara, ottima. Eccezionale anche la Winter Ale, cioccolatosa e morbida.

    Che dire… W la birra libera.

    • Eraldo, ti sbagli: se per assurdo in una categoria ci fosse una sola birra e quella fosse una fetecchia, il premio non verrebbe assegnato. cosa che accade nei concorsi esteri e se ci hai fatto caso è accaduto anche a Birra dell’Anno 2011

      ho avuto un’esperienza simile allo stand del ricciolone. mi hanno rimbalzato una prima volta con identica scusa. poi l’ho incrociato ma mi sembrava preso in altre cose. poi è riscomparso ancora. alla fine mi sono fatto sotto ed ho avuto i miei due ditalini di birra. ho stroncato davanti a tutti la versione smaltata proveniente da Cervaro della Sala (a domanda rispondo ed un parere lo do sempre) spero non se la siano presa

  11. sarebbe interessante pure sapere pure quali birre sono state portate dai rispettivi birrifici… Personalmente una pink IPA della Almond22 che non arriva tra le prime 5 mi lascia un pò stupito…. sapete se verrà pubblicata una lista delle birre divise per categoria?

  12. Avendo da fare per lavoro,non ho partecipato ne seguito i vari corsi e concorsi….ma da venditore anche io ho fatto i miei bilanci!
    Sinceramente rimango sorpreso nel non aver letto nulla sulle birre del birrificio Menaresta,le produzioni erano interessantissime(BIRRA MADRE,BARLEY BOCK,VERGUENZA,SAN DALMAZZO) e,cosa ormai non piu da sottovaluare,
    i ragazzi erano persone semplici e disposte al dialogo a differenza dei nomi ormai piu’ blasonati!
    Ho trovato molto interessanti diverse Barricate tra gli stand: di notevole fattura
    prima tra tutte la 10&lode di Opperbacco passata in botte di vino,Luigi non mi delude mai,qualcuno ha gia nominato la “pianto antiquo”……..ma in questo caso non mi posso pronunciare sarei di parte perche’ sono un grande estimatore di Luigi Serpe e delle sue birre e mi auguro che questo suo prodotto mantenga le promesse perche merita veramente molto!
    Non rimango sorpreso dell assenza di B.I. e di Toccalmatto sul podio
    il primo perche’ presentava per l ennesima volta le stesse cose,e anche perche quest’ anno la Tipopils aveva veramente un sacco di valide alternative(SCIK PILS del Borgo,HARABAN di foglie d erba su tutte)….il secondo perche a parte forse un “bicchiere fortunato di RE-HOP” non mi ha entusiasmato come altre volte!
    L ultima considerazione la dedico”al birrificio italiano dell anno”(DUCATO)
    sinceramenete non capisco le nuove produzioni”economiche”…..cos’e’ buona birra per la grande distribuzione!??!poco malto per pochi soldi?!
    sembravano i risciacqui delle prime scelte!potevano risparmiarsele!(parere personale)
    ……..Nonostante tutto,per come la vedo io,quando si beve in buona compagnia l evento e’ sempre riuscito…e qui la compagnia era ottima!!!!!

    • io non capisco proprio cosa ci sia di male nel “presentare per l’ennesima volta le stesse cose”, se le stesse cose sono dei prodotti eccezionali come alcune birre del BI. ognuno ha le sue idee, per me fra la pur gradevole Haraban assaggiata a Rimini e la Tipopils che ben conosco c’è un abisso. poi è molto probabile che le birre di alcuni big fossero poco in forma al concorso, o che qualcun’altro fosse in gran forse ed in crescita, e amen

      se per te la BIA IPA è un risciaquo… per me è una delle migliori birre italiane e indubbiamente la migliore A-IPA (anche perché in Italia non le sa fare quasi nessuno)

      • Trovarsi completamente d’accordo con SR dà i brividi. Io con la Tipopils mi sposerei e non sentirei la necessità di cambiare aria con novità di qualche tipo.

        BIA Ipa grandiosa (lo scrissi sul blog in tempi non sospetti), ma anche le altre della scuderia low cost non sono male. Ad averle birre così in Italia in quel formato…

      • ……le A-ipa decenti in europa non le fa quasi nessuno,non solo in Italia,visto che sono feste di caramello che in america nn se sente proprio,
        se ti riferisci alle weast coast ipa………….bhe non e proprio la BIA il miglior esempio del genere,bevitela dopo una ALESMITH (che in proporzione costa pure meno)..e poi me lo ridici….
        Purtroppo noi qui il luppolo fresco nn lo sappiamo proprio che cos’ e’….o cmq poca roba!

        • concordo pienamente sul caramello

          non ho detto che la BIA IPA è la migliore del mondo. ho detto che è la migliore d’Italia. e credo (Turco riassaggia) che sia particolarmente migliorata, o io abbia pescato una cotta in stato di grazia

          il fatto che la BIA IPA sia cmq più morbida e meno resinosa di una Alesmith non vuol dire che sia da lavandinare. magari guadagna un pelo in beverinità. poi se te vai a casse di Alesmith da Bevmo! tanto meglio per te, io mi accontento di quello che trovo

          • …no sfortunatamente non ho questa disponibilta’ di Alesmith,ma non mi piace neanche accontenatrmi!Cmq la mia nn voleva essere una polemica ovviamente i gusti sono soggettivi e sono l ultimo arrivato in questo mondo per discuterli, esprimevo un mio parere!Personalmente non e’ una birra che consigleirei ad un mio cliente……ma tanto io sto a Marino e conto poco;-)

          • insomma, ognuno ha i suoi rispettabili gusti. magari dagli un’altra chanche se il tuo assaggio non è recente, io l’ho assaggiata meno di un mese fa ed era grandiosa. certo, non la definirei una west coast ipa, però “me ne sarei bvuto una secchiata” (cit.). ma se avessi un beershop in california forse io non consiglierei Alesmith pur essendo una grande birra… siamo un po’ viziati

      • Critichiamo pure Orval allora XD

  13. Estremamente disponibile ed esaudientissimo nelle risposte , faccio i complimenti a Raffaele L. del B94 . Birre buone, semplici e tutte da bere; singolare la Malagrika che ho trovato fantastica .

  14. w la West coast IPA e w la Bia IPA!!!!

  15. Confesso: la nostra partecipazione a Birra dell’Anno 2011 è da considerare un mio errore …..chiedo scusa ai miei collaboratori ed a Nicola Perra per non avergli dato retta (non sapete quanto mi costa dargli ragione).
    Aveva ragione lui !
    Ci servirà da lezione……(porca vacca …potevo risparmiare qualche centinaio di Euro…:-))…..

  16. “Confesso: la nostra partecipazione a Birra dell’Anno 2011 è da considerare un mio errore”.

    Ma perchè non si è vinto niente o per cosa?

    • ma alla fine questi premi mischiano davvero le carte?
      (domanda vera, non retorica)

      • Cosa intendi per “mischiare le carte”?

        • ho sbagliato i termini probabilmente e si è capito altro.
          Semplicemente mi domandavo se premi del genere portano effettivi benefici al birrificio.

          Per esempio come appassionato i premi al ducato sono solo una conferma scontata delle ottime birre che fa.
          Mentre se il birrificio italiano o taccalmatto non ricevono premi non per questo cambio opinione rispetto ai loro prodotti che reputo validissimi.

          Probabilmente valgono più per i piccoli birrifici che ancora devono godere di distribuzione e fama (foglie d’erba sta facendo una strage di consensi per esempio)

          Però altri ragioneranno in modo diverso.

          • Beh, sono decisamente d’accordo che una manifestazione del genere sia più un trampolino di lancio che altro. Anche se poi bisogna sempre dare ripetutamente conferma in bottiglia, una vittoria non è una consacrazione.
            D’altro canto se appunto, che ne so, il Birrificio Italiano non vince niente… resta sempre il Birrificio Italiano.

            In fondo, non è meglio così invece di pensarla come “quest’anno va di moda X e l’altro anno Y”?

          • Io da rivenditore assaggio e se non mi piace può aver vinto anche 10.000 premi non me la prendo e non la vendo. Poi arriverà qualcuno che l’ha bevuta li o qualcuno che ha letto che ha vinto, ne troviamo un’altra altrettanto buona emagari che costa pure di meno :D.
            A rimini ho assaggiato veramente tante cose che non erano a posto anche di bei nomi, quindi puoi vincere quello che ti pare, te le bevi te.

      • dalla regia mi dicevano di sì. noi la sappiamo fin troppo lunga ma come segmento di mercato non diamo da mangiare a nessuno o quasi

        • Sicuramente ai nuovi crea una visibilità immediata: allo stand Ub la classifica pubblicata e distribuita è stata consultata eccome!
          Mi permetto di allargare un po’ lo sguardo: un concorso come Birra dell’Anno, oltre all’aspetto che comunque a me piace della competizione, si porta dietro ben altre questioni.
          Soprattutto se comincia ad ottenere numeri importanti in termini di partecipazione. Crea interessa nei confronti di un pubblico nuovo, ci mette sotto i riflettori delle associazioni internazionali, fa riflettere RiminiFiera.
          Poi sta a noi essere pronti a cogliere le opportunità che si creano.

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