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Birra del Borgo Day 2012: il mio resoconto

Sette come i nani, sette come i re di Roma, sette come gli anni della Birra del Borgo. Lo avrete capito: puntuale come ogni mese di maggio, oggi è il momento del resoconto del Birra del Borgo Day, tenutosi nello scorso week-end per festeggiare il settimo anniversario del birrificio di Borgorose. Un appuntamento al quale partecipo sin dalla primissima edizione e che ho visto crescere nel tempo, fino a raggiungere l’attuale dimensione di vero e proprio festival birrario. D’altro canto i numeri di questo BdB Day 2012 parlano chiaro: oltre 50 birre alla spina, ospiti da tutta Italia (e non solo!), uno spazio “espositivo” davvero immenso. Il risultato è stata una grande festa della birra (artigianale), che in molti – compreso il sottoscritto – hanno vissuto come un pic-nic all’aperto, in relax sui prati della Villa Comunale, in compagnia di amici e di ottime produzioni brassicole.

L’affluenza quest’anno è stata davvero impressionante, complice la promozione dell’evento effettuata persino in radio e il passa parola scaturito dalla grande esperienza del 2011. La struttura organizzativa è andata in crisi in un paio di circostanze, in particolare in relazione alla distribuzione dei gettoni: in determinati momenti la fila ha raggiunto dimensioni a dir poco scoraggianti, soprattutto quando le riserve di “monete” si sono completamente prosciugate. Immagino che l’attesa non sia stata piacevole per chi si è ritrovato in fila in quel momento, per fortuna che una volta conclusa potevano partire gli assaggi.

Assaggi che, anche quest’anno, erano ovviamente incentrati sulle birre della casa, con la possibilità di interessanti variazioni grazie alla presenza di diverse produzioni ospiti. Tra quest’ultime ho provato diverse cosette: la Ezekiel di Buskers, godibilissima e con la mano riconoscibile di Menaresta (dove è stata brassata); la 1045 di Carrobiolo, una Kolsch molto (ma molto molto) sui generis, piacevole e con un finale amaro particolare; la nuova Honderd di Extraomnes, leggerissima e profumata, forse fin troppo esile per sostenere il finale assai luppolato; la Estivale di Rulles, con una luppolatura più aggressiva di quanto ricordassi; Lambic di Cantillon di un anno, splendido come sempre; la Morgeuse di Free Lions, fresca ma “masticabile” il giusto; la Paradox di Brewdog, tanta roba ma assemblata ad arte.

Passando alle birre di Leonardo Di Vincenzo, non potevo esimermi dall’assaggiare la Reale 7° Anniversario, nei confronti della quale riponevo grandi aspettative dopo le meraviglie della precedente edizione. Purtroppo sono rimasto molto deluso: un caramello dominante al palato, poco bilanciato da un finale scarsamente luppolato. Non certo da bere a secchiate e con un profilo aromatico sottotono nonostante la ricetta preveda l’aggiunta di diverse spezie (dettagli in un futuro post sulle nuove birre italiane). Per rifarmi mi sono gettato proprio sulla 6° Anniversario, che invece era lì, dopo un anno, ad accogliermi in tutto il suo splendore: un ventaglio di aromi freschi e intensi, una ricchezza gustativa pari solo alla sua grande bevibilità. Rimane la migliore Reale Anniversario di sempre, a maggior ragione dopo la versione 2012.

Se devo essere sincero, anche le altre birre “luppolate” della casa che ho provato (Reale e Stelle & Strisce) non mi hanno fatto impazzire, tutte caratterizzate da una strana dolcezza che difficilmente è associabile alle rispettive ricette. Ottima invece l’ormai leggendaria Perle ai Porci, così come la Ducale, che non sarà proprio indicata per le calde giornate primaverili, ma rimane una grande birra. Immancabile anche un assaggio di 7° Anniversario affinata in legno: meglio rispetto alla versione base, ma non certo da innamoramento.

Per il resto è stata una giornata davvero molto bella, durante la quale le condizioni meteo hanno fortunatamente graziato i presenti. Bel modo di passare una domenica con birra artigianale, tante risate, tanti amici, tante chiacchiere. Meglio di così… Grazie Birra del Borgo e buon settimo compleanno!

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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20 Commenti

  1. ho un’opinione diversa dalla tua sulle birre assaggiate ieri: La “7 anniversario”, prima birra bevuta, mi ha impressionato molto positivamente. Una birra estremamente profumata con quelle note di the particolarmente gradevoli. “Perle ai porci” mi è piaciuta molto anche se me l’aspettavo + particolare. La “6 anniversario” invece non mi ha assolutamente convinto così come la 7 invecchiata in legno. Ho trovato estremamente gradevole la bigdibodibu (si chiama così?).
    Produzioni ospiti ne ho bevute poche: la Estivale di Rulles a mio avviso era difettata; il lambic di cantillon mantiene invece standard di assoluta qualità.

    L’evento in generale è stato piacevole anche se la distribuzione dei gettoni le lunghe file per pranzare i bagni e l’assenza di una fontanella lasciavano molto a desiderare.

  2. Salvatore (adb)

    Mi trovo molto d’accordo con il commento precedente di fd.
    Anche a me la 7° Anniversario è piaciuta tanto. Sarà che è stata la prima assaggiata, ma mi è sembrata assolutamente buona!
    Pure per me, inoltre, il passaggio in legno non ha aggiunto granché.

    E ancora, anche io ho provato una Estivale palesemente difettata, evidentemente Andrea ti è toccato un fusto fortunato. Sfortuna che invece ho riscontrato anche in altri fusti di altre birre. …evito però di puntare l’indice.

    Confermo la gran forma di bigdibodibu, che in altre occasioni mi era sembrata un po’ troppo sbilanciata in amaro.

    Concordo invece con te Andrea, sulla (ri)scoperta della Ducale.

    La Paradox era la birra giusta nel posto sbagliato, grande corpo e complessità, forse più adatta ad una poltrona che ad un prato.

    La Tokyo, te l’ho fatta assaggiare io e ci siamo già detti tutto…;)

    Degne di nota a mio avviso anche l’equilibrista e la Oude25dodici!

    • La 7 Anniversario non è piaciuta proprio a nessuno di quelli con cui ho scambiato un parere. Anche in questo caso fusti diversi?

      • Un fusto diverso per ognuno allora 😀

      • Salvatore (adb)

        Non di fusti ma di gusti diversi. 🙂

        Il fusto l’ho tirato in ballo per quanto riguarda birre difettate o poco in forma.
        Per quanto riguarda la 7 anniversario se non piace a te e ad altri è questione di gusto.

        • Eheh scherzavo ovviamente. Come scritto io l’ho trovata un dolcione assurdo. A te (e agli altri) cosa è piaciuto della 7?

          • Salvatore (adb)

            Mah ti dirò, forse proprio il fatto che fosse un po’ più dolce rispetto al solito e comunque interessante al naso.

  3. Io c’ero…ma sabato!!!
    Purtroppo ho potuto assaggiare soltanto le Birre del Borgo, tranne l’Anniversario 6 che era staccata!!!
    Forse l’Anniversario 7 un po’ di più ma le altre, Keto Reporter, Porto Fluviale e Ducale praticamente non avevano profumo, ho provato ad agitare ma nulla!!!Forse il freddo della sera???
    Speravo in qualcosa di più, ho notato un cambio di indirizzo, dall’amaro si sta passando sempre di più verso il dolce in diverse birre!!!

  4. Concordo con la delusione della 7′ anniversario e la bontà della Corrobiolo, però mi permetto di dissentire dalla bellezza dell’evento……è diventata una festa di paese ed io ed i miei compagni amanti del buon bere rimpiangiamo le prime versioni del B&B Day……..capisco che son soldi in più che entrano ma se continuano così cambierà poco rispetto ad una festa della birra di paese!!!!
    Da segnalare la birra sperimentale di Brewdog senza luppoli(!!!!!!!!)ma con l’aggiunta di alloro e altre erbe per l’amaro……..davvero notevole……..apprezzo molto di piu questa sperimentazione di muovi ingredienti piuttosto l’esasperazione di una ricetta super collaudata……….

    • Le prime versioni del BdB Day? Quelle sull’asfalto, tra lo sterco di vacca, con i fusti a mò di sgabelli? Molto folkloristiche, non lo nego, ma preferisco 1000 volte la versione di oggi, in un posto fantastico, con spazio per tutti e prati dove sdraiarsi. Ricordo con nostalgia le prime edizioni, ma per fortuna l’evento ha fatto un salto di qualità. Forse non ricordi i problemi con gli impianti, i posti a sedere privi di copertura (sotto un sole cocente), gli spazi stretti. Ce ne fossero di feste di paese come il BdB Day!

  5. Sono daccordissimo sull’ anniversario 7 troppo caramellata mi dispiace non aver assaggiato la ezekiel,avevo sentito pareri positivi di chi l’ha assaggiata.Per quanto riguarda il festival perchè ormai è un festival non è piu la festa di birra del borgo…c’era l’imbarazzo della scelta anche troppe spine per una giornata a mio avviso ma comunque birre di alto livello,l’organizzazione davvero pessima(eppure sono 7 anni che la fanno!) io sono andato con la mia famiglia e non si può fare 1ora di fila solo per prendere i gettoni e un’altra per mangiarsi un panino quasi immangiabile, ma purtroppo ho notato che il cibo è un grande limite di queste manifestazioni.

  6. Purtroppo non ho potuto partecipare al BdBDay, altri impegni mi hanno bloccato a Roma.
    La ReAle7 l’ assaggiai in versione invecchiata ma ancora giovane quest inverno e già mi colpì favorevolmente.
    Poi la versione normale l’ ho assaggiata al Bir&Fud il giorno delle anteprime romane, e mi ha soddisfatto completamente, profumata al naso, gradevole in bocca, ottima bevibilità chiusura delicata con erbaceo, scorza d’ arancia e spezie a braccetto… Ci è piaciuta!
    Meno male che a 1 Km da casa mia un amico ha fatto una piccola scorta da quasi un Hl…

  7. tante buone birre a prezzi modici, tanta bella gente e tantissimi bimbi, complimenti a Leonardo Di Vincenzo, ad Alfredo Colangelo e tutto lo staff del BdB per l’ottima organizzazione, grazie 1000!!!

  8. Io credo di avere un’opinione differente riguardo alla festa di quest’anno e in generale riguardo all’intero panorama birrario italiano, peraltro ben rappresentato dai birrifici presenti al Bdb day con birre sia “vecchie” che nuove. Non mi dilungo sull’organizzazione dell’evento che quest’anno, purtroppo, ha fatto…..acqua e vado dritto al punto.
    Sono appassionato di birra da ormai da qualche anno e ho imparato ad apprezzare produzioni sia italiane che straniere. Confrontando birre di diversi paesi e frequentando manifestazioni a tema (italia beer festival per fare un esempio) mi sono convinto del fatto che i birrifici italiani, sull’onda della risvegliata passione in Italia per la birra, stiano esagerando nel proporre ricette che, in molti casi, sembrano “appiattire” l’offerta birraria.

    Ogni volta che partecipo a grandi eventi come quello dell’ultimo weekend mi convinco sempre di più di questo pensiero. Non pensate anche voi che alcuni birrifici producano un numero eccessivo di birre (in qualche caso tra le 15 e le 20)? Come fa un birrificio a creare una birra che possa rappresentare un cavallo di battaglia se in molti casi l’unico elemento distintivo della ricetta diventa l’utilizzo del luppolo X piuttosto che quello Y? Ogni volta che mi faccio domande come queste mi vengono in mente i birrifici belgi che hanno una gamma di produzione che nella quasi totalità dei casi non supera le 3-4 unità (mi rendo conto che la produzione belga non ha rivali per tradizione e storia, però il Belgio dimostra che 3 birre sono sufficienti per avere successo anche all’estero).

    In definitiva credo che i birrifici italiani (almeno quelli “più grandi che se lo possono permettere”) stiano approfittando di quella che sembra essere l’onda lunga della moda del momento. Che ne pensate? Mi piacerebbe sapere come la pensate voi a riguardo e se c’è qualcuno che condivide almeno in parte il mio pensiero.

    • Ti dico come la penso. In Italia ci sono oltre 400 birrifici, che producono circa 2.500 birre (senza contare le versioni “particolari”). Di queste, del 95% se ne potrebbe fare tranquillamente a meno (e mi sto tenendo largo). Anche i birrifici più blasonati solitamente hanno un’offerta che per la metà non è rappresentata da grandissime produzioni. Checché se ne dica, anche la moda delle one shot nel lungo periodo contribuisce a questa situazione.

      Il mercato italiano è attualmente orientato in questo senso e chissà come cambierà ancora nei prossimi anni. E’ un bene? E’ un male? Io provo il tuo stesso disagio di fronte a certi aspetti del mercato. Di contro, probabilmente preferisco il panorama italiano rispetto a quello tedesco, dove effettivamente i birrifici producono 3 o 4 birre ciascuno, ma con una piattezza generale disarmante (salvo eccezioni locali). Quindi questa impostazione italiana (e non solo) ha anche i suoi pregi.

      In definitiva credo che ogni birrificio dovrebbe impegnarsi molti anni nel creare una base solida di birre, concedendosi poi alla sperimentazione di tanto in tanto. Senza spostare in modo eccessivo il piatto della bilancia su quest’ultimo aspetto. Ma, visto come è impostato il mercato, sono convinto che succederà in modo sempre minore.

      • Anche io preferisco la varietà del mercato italiano a quello tedesco per lo stesso motivo a cui facevi riferimento. Diciamo la verità: in Germania sanno fare bene le lager e le weiss….magari qualche “chicca” affumicata da Bamberga e poi basta. Il confronto che facevo io nel commento di prima era con le birre belghe perchè a me piace confrontare birre di paesi diversi della stessa “tipologia” (strong ale, saison ecc.). Ad esempio birre come Kwak, Pannepot, Lupulus, Brugse Zot sono tutte ben classificabili e rappresentano benissimo stili diversi. Ma se cerco di fare le stesse distinzioni prendendo come riferimento le birre italiane mi perdo perchè i birrifici italiani sembrano produrre infinite varianti di una stessa birra per sfruttare una moda momentanea. Quante volte capita di leggere le descrizioni delle birre nostrane e leggere frasi del tipo “birra caratterizzata da un’abbondante dose di luppoli americani”?

        • Che c’è di male se l’identità di un prodotto si esplica nel particolare uso di un ingrediente “normale” piuttosto che un ingrediente “strano” o “del territorio”?

  9. Paolo Galbiati

    Condivido il ragionamento: troppe birre per un birrificio rischiano di andare a discapito della qualità e della costanza. Ma temo che qui da noi ci si ispiri ad altri modelli, più “moderni” e meno tradizionali del Belgio o la Germania. PIù agli States, secondo me. O ai DeMolen et similia della new generation (dare un occhio alle sue produzioni su ratebeer, è cosa imbarazzante tante sono).
    E poi il popolo italico è famoso per la frammentazione, le diversità, i particolarismi. Ma soprattutto per la creatività e l’originalità. E questo si rispecchia sia nella produzione che nel consumo (i birrai sono felici di “creare” nella speranza della “birra perfetta” e il mercato assorbe bene le novità perchè curioso). In questo periodo di esplosione credo che ce ne toccheranno ancora molte di robe strane: a volte insulse e malriuscite, a volte interessanti e ben fatte. La storia ci dirà cosa rimarrà.

  10. Oggi dovrei riuscire a provare la Reale 7 in bottiglia e francamente dopo la 6 ho grandi aspettative, che mi auguro non saranno deluse.
    Peccato non aver potuto partecipare al BdB Day!

  11. Grandissimo evento.
    Affluenza pazzesca.

    da migliorare:
    cassa gettoni;
    segnaletica per il vecchio birrificio;
    uniformità delle dosi di birra, i bicchieri venivano riempiti in modo soggettivo. In un paio di occasioni 1 gettone = mezzo bicchiere di carta (non mi riferisco allo stand delle acide).

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