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Zythos Bierfestival 2013: il mio resoconto

zythos_bierfestival2013Oh, finalmente posso raccontarvi dello Zythos Bierfestival! Dopo che per anni avevo mancato una delle più importanti manifestazioni birrarie d’Europa, infine sono riuscito a partecipare proprio all’edizione del decennale, conclusasi ieri. Un’edizione spettacolare in termini di numeri e affluenza: un centinaio di birrifici belgi presenti, qualcosa come 300 birre disponibili (ma credo fossero almeno il doppio) e una marea di gente, che nella sola giornata di sabato pare abbia toccato quota 10.000 visitatori. Sugli assaggi mi soffermerò più avanti, piuttosto voglio cominciare sottolineando due aspetti collaterali, che hanno contribuito al successo dell’evento: l’atmosfera e la sede dello Zythos. La prima, con le giuste proporzioni, mi ha ricordato in parte il GBBF: tanto casino, ma composto, e un pubblico equamente diviso tra appassionati e profani, con la sensazione costante di divertimento diffuso. E questo senza che venisse compromessa l’attenzione per il buon bere.

L’altro aspetto di fondamentale supporto è stato quello della sede, che anche quest’anno era la sala Brabanthal, appena fuori Lovanio. Da quando lo Zythos ha trovato casa in questa nuova dimensione – e cioè dallo scorso anno – ha compiuto un importante salto di qualità. A parte l’attrazione turistica rappresentata da una delle più belle città delle Fiandre, bisogna anche ammettere che il comune di Lovanio ha completamente sposato la filosofia dello Zythos, praticamente adottandola: le strade del centro erano piene di locandine del festival, mentre è stato compiuto uno sforzo non indifferente per supportarlo al meglio – pensate ad esempio che dalla stazione partivano continuamente dei bus gratuiti per garantire il collegamento con la fiera. Di Lovanio poi vi parlerò meglio nei prossimi giorni, visto che ho avuto modo di soggiornarvi per tutto il week end e di scoprirla nel dettaglio.

Passando alla manifestazione in sé, si può affermare che lo Zythos è il modo migliore per conoscere le peculiarità e la complessità dell’arte brassicola belga. Tra i 100 nomi presenti ve ne sono tanti molto conosciuti anche alle nostre latitudini e altri che possono suonare completamente nuovi. Volendo puntare su questi ultimi, c’è solo che l’imbarazzo della scelta: è difficile, se non praticamente impossibile, anche solo farsi un’idea della situazione brassicola per quanto riguarda i birrifici meno reperibili in Italia. Tuttavia mi sono bastati pochi assaggi per maturare un’idea piuttosto precisa e condivisa da altri: che tutto ciò di meglio che il Belgio ha da offrire è già disponibile nei nostri pub e nei nostri beershop, il resto è qualitativamente anni luce distante.

E non sto parlando solo di birrifici belgi che ormai operano da decenni, ma anche delle nuove leve. Prendiamo De Ranke, De La Senne, Tilquin o Struise: sono giovani produttori apprezzabili per molte loro creazioni, ma che si trovano stabilmente in Italia. I nomi che invece erano sconosciuti o quasi regalavano sempre mezze delusioni. In questi casi non c’era mai una birra che facesse davvero gridare al miracolo, anzi sinceramente in molte situazioni erano prodotti ai limiti della sufficienza. In particolare ho trovato una certa difficoltà a conciliare il concetto di IPA con il modello belga, aspetto che approfondirò in futuro.

A ogni modo, vi riporto qualche assaggio. La Toeteler Wit è una birra di frumento quantomai timida al naso, che ha l’unico pregio di lasciarsi bere abbastanza facilmente (e ci mancherebbe!). La Triporteur From Hell di Bom (questi si tostano il malto da soli!) una scura con buoni aromi, ma frizzante da morire. La Hopjutters Triple Hop una delle tante Belgian IPA che mi hanno lasciato insoddisfatto, mentre un po’ meglio è andata con l’IPA di Bastogne. La Tumulus Magna (una sorta di Strong Weizen, scusate la definizione) non mi è affatto dispiaciuta, così come la Domus Quattuor nella sua versione speciale con Simcoe. Buona la Troubadour Magma, ma non certo al punto da essere considerata la migliore del festival (come accaduto qualche anno fa). Anonima ho poi trovato la Stout di Authentique, mentre ho assegnato il premio schifezza dell’anno alla Oud Bruin di SAS, che vantava anche una tremenda Dark da 1,8% alc.

Insomma, solo assaggi di questo tenore? Assolutamente no, perché come vi dicevo per bere meglio bastava virare sui nomi conosciuti. La parte acida era forse la migliore dello Zythos: ho trovato ottime la Tilquin Oude Quetsche à l’ancienne (con prugne), la Kriek di De Ranke e lo Special Lambic ai 3 frutti di De Cam, buona la Rodenbach Foeder (allo stesso stand c’era anche una stellare Caractère Rouge). Non mi è dispiaciuta la Rulles Grande Dix, mentre mi ha lasciato abbastanza perplesso la Zwarte Piet di De La Senne. Sempre spettacolare la Pannepot Reserva di Struise, lo stesso non si può dire dell’Undressed Bordeaux di Alvinne (vino a go go senza senso). Infine l’Arend Tripel mi ha convinto poco a causa di una luppolatura fin troppo leggera. A margine segnalo la desolazione costante presente allo stand di AB-Inbev: un sacrosanto contrappasso per l’industria, che non è mutato neanche quando dietro il banco è apparsa un’avvenente fanciulla 🙂 .

Per il resto, come detto, grande organizzazione. Peccato per l’angolo gastronomico (chiamiamolo così), composto da camionette di “zozzoni” che neanche sotto lo stadio Olimpico dopo le partite di campionato. Neo che ci può stare, ampiamente bilanciato da un’atmosfera incredibile. Nonostante fossi partito da solo, ho avuto il piacere di condividere il mio tempo con tanti amici italiani: Scauca e compagnia, il trio Giorgione – Nino – Michele (3 tra i migliori publican che abbiamo), gli HBS, i ragazzi di Umbria Birra, l’immancabile Kuaska e tanti altri che evito di citare – non me ne vogliano.

Esperienza fantastica questa dello Zythos, al di là della qualità delle bevute. Ma quando si parte per certi eventi, è giusto che a questo aspetto sia dato il corretto peso. Se voglio semplicemente bere bene vado al mio pub di fiducia, se voglio vivere uno spaccato della cultura birraria belga – con i suoi pro e i suoi contro – vado allo Zythos.

E voi eravate presenti? Cosa avete assaggiato? Che impressioni avete avuto?

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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15 Commenti

  1. Errata corrige 😉
    Quetsche

  2. Errata corrige 😉
    Rulles Grande Dix

  3. Errata corrige 😉
    Caractère Rouge

  4. Soni gli effetti dello zythos 😉

    tra le migliori che ho assaggiato (ovviamente tra quelle scelte nei due giorni di bevute….)

    – Special Belge – Dupont
    – Weltmerz 2010 oak aged sour ale – Struise

  5. Errata corrige 😉
    Spéciale Belge

  6. la Zwarte Piet (appena bevuta in bottiglia) non è altro che la Equinox che reputo una ottima birra, forse alla spina presentava qualche problema…

  7. Ma dove eri??? Non ci siamo beccati!

    Concordo in pieno, il Belgio è ovviamente fuori dallo Zythos, ho trovato ad esempio un Kris Herteleer da De Dolle in grandissima forma, un Armand pimpante con l’impianto nuovo e un Cantillon che regala sempre emozioni, la visita a Cnudde al Casino con il vecchio arrapatissimo che poggiava il suo bicchiere sul petto della nostra cameriera…Lo ZBF lascia il tempo che trova e la nuova location è veramente “funebre” con le sue tende nere…Fra i nuovi piaciuta la B.O.M. e Verzet con una gradevole Oud Bruin, il resto solo i soliti noti e tante facce amiche da salutare…ma nulla più.

  8. Ho avuto il piacere di incontrare Andrea domenica sulla navetta e poi altra gente nel padiglione. Sulla qualità degli assaggi non sarei così severo come Andrea o Colonna, ho bevuto tante cose ottime, anche se devo ammettere che Kuaska mi aveva scremato la lista dei presenti, indicandomi a suo dire i migliori. E questo in effetti potrebbe avermi tenuto lontano dalle delusioni. Segnalo a caso qualcosa che più mi ha colpito: Rodembach (strepitose), Pannepot Reserva 2010 e Rio Reserva 2008, Tilquin (pazzesco), De La Senne (Jambe-de-bois), Boon (una special geuze), De Cam, De Dochter, Verzet…

  9. Meno male va, mi era preso un colpo. Allora sciatto io e non Rodenbach. Un grazie al maestrino Schigi.

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