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Birrai stranieri in Italia: intervista a Carl Fitzpatrick (BBBirra) e Romain Verrecchia (Kashmir)

A sinistra Carl Fitzpatrick di BBBirra, a destra Romain Verrecchia di Kashmir

Tra gli oltre 1.000 produttori di birra artigianale operanti in Italia ce ne sono alcuni dalle caratteristiche molto curiose. Tra questi vanno sicuramente inseriti quei birrifici che sono stati fondati e sono attualmente gestiti da birrai stranieri, i quali hanno scelto il nostro paese per aprire la propria attività. Una decisione insolita e anche un po’ folle, considerando che l’Italia non è certo una nazione dall’anima brassicola e che molti di questi professionisti giungono da realtà dove la birra è molto più radicata. Ma proprio per questo la loro storia è ancora più intrigante e ricca di sfumature romantiche, che ho deciso di raccontarvi attraverso delle interviste doppie. Quella di oggi ha come protagonisti l’inglese Carl Fitzpatrck e il francese Romain Verrecchia: il primo è il birraio del sardo BBBirra (pagina Facebook), situato a Bosa, in provincia di Oristano; il secondo del molisano Kashmir (sito web), con sede a Filignano, in provincia di Isernia. Ecco come sono finiti a fare birra in Italia e qual è il loro rapporto con il nostro movimento.

Ciao. Per iniziare raccontaci la tua storia e spiegaci perché hai deciso di produrre birra in Italia.

Carl Fitzpatrick – Sono inglese e sono cresciuto nell’isola di Wight. Ho deciso di trasferirmi con la mia famiglia quindici anni fa in un paese dove ci fosse più sole. Ho scelto la Sardegna perché è un’isola come la mia e Bosa perché ci sono mare, campagna, colline e il fiume. Per caso in questo luogo sono diventato contadino e poi ho scelto di seguire un percorso di formazione per operatore di fattoria didattica. Il corso mi ha suggerito la possibilità di trasformare i prodotti primari dell’azienda in prodotti alimentari finiti. Da qui il passo per la birra è stato quasi automatico, vista la tradizione di coltivazione di cereali della Sardegna e l’alto consumo di birra da parte dei sardi.

Il mio passato di consumatore e intenditore delle birre della mia terra mi ha aiutato a creare una gamma di quattro tipi di birra diversi, attraverso una ricerca personale e il contatto con diversi mastri birrai in Inghilterra. Cosi nel 2014 ho dato vita al mio microbirrificio agricolo. Il mio obiettivo personale è coprire l’intera filiera, dalla selezione dei semi alla coltivazione, fino alla trasformazione del raccolto in birra. Questo percorso non è facile perché non ci sono malterie in Sardegna, per cui sono costretto a spedire il mio orzo in Inghilterra, per poi farlo tornare, maltato, a Bosa.

Romain Verrechia – Sono nato e cresciuto in Francia. Terminati gli studi e assolti i miei doveri verso la patria, decisi di concedermi una vacanza più lunga del solito in Italia prima di cercarmi un lavoro… ovviamente non sono mai più tornato. Per qualche anno ho girato l’Italia e la Germania per conto di un’azienda tecnologica italiana per poi stabilirmi a Roma 10 anni (abitavo a 10 metri dal beershop Birra+). Nel 2011 decisi di trasferirmi in Molise, nel paese di cui era originario mio padre per avviare qualcosa di mio e fuggire dalla vita frenetica romana. Nel frattempo andai in Scozia per toccare con mano il birrificio del mio amico Anthony (Ayr Brewing) e fu amore a prima vista: avviare un birrificio divenne il mio obiettivo e il Molise mi sembrò il posto ideale. Convinsi facilmente il mio amico di homebrewing e serate alcoliche Roberto e cominciamo come brewfirm nel 2012. Un anno dopo aprimmo anche il nostro locale di mescita. Finalmente nel 2015 comprammo il nostro impianto in Regno Unito e, dopo un lotta burocratica di un anno, nel 2016 Kashmir divenne un birrificio a tutti gli effetti.

Le birre che produci traggono ispirazione dal tuo paese di origine? Oppure non hanno alcun legame con esso?

Carl Fitzpatrick – Mi sento cittadino europeo, pertanto la gamma delle mie birre riflette quattro paesi diversi: la prima birra è la classica bionda e ricorda la Pilsner della Repubblica Ceca; la seconda è una scura tipo Stout e si ispira all’Irlanda, il paese dei miei antenati; la terza è una birra di frumento in stile Witbier del Belgio; col quarto tipo ho inventato una birra nuova, ispirata alle vecchie Ale inglesi, ambrata usando ingredienti locali per dare gusto e colore particolari.

Romain Verrechia – Le birre che produciamo non traggono molto ispirazione dalla Francia, forse solo per alcuni nomi e grafiche. Però a breve abbiamo in programma una birra in stile Grisette che era la birra dei minatori francesi del nord.

Fare il birraio in una nazione senza grandi tradizioni brassicole come l’Italia è per te un vantaggio o uno svantaggio?

Carl Fitzpatrick – Per me è un grande vantaggio, perché mi consente di sperimentare. E i consumatori sono aperti a nuovi gusti e non sono autolimitati dalla tradizione di stile birraio diffuso.

Romain Verrechia – Sinceramente per come la penso io è indifferente, io produco gli stili che mi piacciono e non mi pongo limiti geografici… C’è comunque da dire che anche se l’Italia non ha una grande storia brassicola, è secondo me il paese europeo dove il consumatore è più selettivo: se non fai birre top level non vendi nel giro craft.

Hai mai pensato che sarebbe stato meglio gestire un birrificio nel tuo paese d’origine?

Carl Fitzpatrick – No, per il semplice motivo che in Italia, e soprattutto in Sardegna, il clima mi consente di coltivare facilmente l’orzo, il luppolo e gli altri ingredienti che io uso per le mie birre innovative. 

Romain Verrechia – Valutando la burocrazia, il sistema delle accise, i consumi di birra e la concorrenza in Italia, solo un pazzo può pensare che non ci siano paesi migliori per avviare un birrificio… In Francia sarebbe stato tutto molto più facile e sarei stato uno dei primi.

Se provi a guardare al futuro, ti immagini sempre a fare birra in Italia?

Carl Fitzpatrick – Sì, il mio ambizioso progetto è portare in tutta Europa la mia birra, certificata biologica e prodotta a Bosa con ingredienti coltivati in Sardegna!

Romain Verrechia – Anche se ho ancora la cittadinanza francese, il mio cuore ormai è italiano, mia moglie è italiana così come le mie due bimbe, quindi il mio futuro è in Italia. Se è nella birra? Sì! Non riesco a immaginare di fare altro ormai.

Grazie a Carl e Romain per la disponibilità e lunga vita a BBBirra e Kashmir!

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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