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Ufficiale: Marco Valeriani lascia Hammer. L’intervista in anteprima

Dopo appena qualche giorno dalla sua consacrazione a Birraio dell’anno, arriva l’ufficialità di una notizia destinata a creare scalpore nell’ambiente: Marco Valeriani è in procinto di lasciare il Birrificio Hammer. Il sodalizio, cominciato nel 2015, giunge quindi a conclusione in una maniera abbastanza inaspettata e proprio nel momento in cui sembrava destinato a un futuro ancora più roseo. Alla base della decisione la scelta di Marco di aprire un suo personale birrificio nella bassa Brianza, volontà che è diventata di pubblico dominio proprio mentre veniva eletto per la seconda volta miglior birraio d’Italia. Insomma, sembra quasi la sceneggiatura di un romanzo appassionante, ma ci fermiamo subito. E per raccontare questa vicenda nel modo migliore, abbiamo scelto di dare parola al diretto interessato, nell’intervista che vi proponiamo di seguito.

Dopo una conferma così importante come la seconda vittoria a Birraio dell’anno, arriva la notizia che stai per iniziare una nuova avventura. Cosa puoi dirci del nuovo progetto?

Il nuovo progetto sarà un piccolo birrificio con pub a Seregno (MB), dove sono nato e cresciuto. Sarà un birrificio dalle dimensioni ridotte, ma con le tecnologie adeguate, sia a livello impiantistico che di controllo, per poter creare birre di grande qualità. La maggior parte della vendita sarà concentrata nel pub sia come somministrazione che come asporto. Ci sarà anche un servizio di ristorazione ad accompagnare il tutto.

Sei considerato uno dei migliori birrai di Italia e hai trovato nel tuo cammino realtà che ti hanno permesso di esprimere le tue capacità. È facile immaginare che tu abbia ricevuto anche proposte di collaborazione da parte di altri birrifici. Cosa ti ha spinto in una direzione così diversa e rischiosa, come quella di aprire un’azienda tutta tua?

È la realizzazione di un sogno che ho da quando ho iniziato a fare birra anni fa. Ci ho pensato sempre in questi anni, ma fino a oggi non mi ero mai sentito pronto, sentivo di non possedere la necessaria esperienza. Ho preferito farmi le ossa, imparare, viaggiare molto, conoscere tanti birrai e visitare tanti birrifici nel mondo e scambiare idee ed opinioni. Il tutto è stato davvero utile.

Cosa ti porti via in termini umani e professionali dall’esperienza Hammer? E cosa lasci in eredità?

Ho un ottimo rapporto umano sia con la proprietà che con tutti i dipendenti. Le nostre strade si dividono professionalmente, ma umanamente rimarremo sempre legati.

Dal punto di vista professionale Hammer per me è stato un banco di prova importante. La società ha investito molto a livello tecnologico. Grazie a questa tecnologia sono stato in grado di esprimermi al meglio, di realizzare le mie idee e di applicare un controllo qualità scrupoloso che, senza di essa, sarebbe stato impossibile implementare. I miei colleghi hanno dato il massimo in ogni occasione, seguendo sempre la mia filosofia produttiva.

Come mia eredità lascio indubbiamente un bagaglio tecnico importante, che include ricette, procedure operative e controllo qualità.

Puoi darci qualche anticipazione sui primi prodotti e sulle prime ricette a cui lavorerai?

Essendo un birrificio dai piccoli batch potrò permettermi di sperimentare parecchio. Concentrerò gran parte della produzione su Pils e Lager in generale, birre luppolate di stampo americano, birre scure, alcoliche, con passaggi anche in legno nonché qualche produzione legata al Belgio.

Infine una domanda d’obbligo sul riconoscimento appena conquistato. Sei il primo Birraio dell’Anno ad avere vinto per due volte questo ambito premio. Te l’aspettavi e soprattutto come ti senti ora?

Vincere di nuovo è stata una grande soddisfazione, inaspettata. Sono molto contento. Ciò che più mi ha fatto piacere è stata la stima degli altri birrai espressa nei miei confronti. Li ringrazio molto.

Il debutto della futura avventura di Marco Valeriani è attesa non prima di giugno 2019, quindi occorrerà attendere ancora qualche mese. Viste le premesse, è comunque facile ipotizzare un sostanziale aumento dei visitatori in quel di Seregno, a partire dalla prossima estate.

L'autore: Alessandra Di Dio

Dopo un passato come editor in chief, ha deciso di assecondare la sua natura mutevole, scegliendo la via della libera professione: oggi lavora come copywriter, blogger, social media strategist e ufficio stampa nel settore food&beverage, e si occupa soprattutto di birra artigianale. Inoltre, continua a prestare la sua penna a diverse case editrici, sia in veste di ghostwriter sia come editor.

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4 Commenti

  1. Mi piace l’idea che Valeriani d’ora in poi possa lavorare in totale autonomia ad una creatura tutta sua. Probabilmente il suo talento verrà fuori in maniera ancora più nitida.

  2. La Brianza aumenterà ancora il proprio livello qualitativo in fatto di birrifici. Si può dire che tra Rurale, Lariano, Menaresta e ora anche la nuova creatura di Marco Valeriani è forse una delle aree con la più alta concentrazione di ottime produzioni birrarie in Italia

  3. Finalmente un birraio che controlla la qualità dei suoi prodotti. 1/500 dei buffoni pseudo produttori italioti

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