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Nasce l’associazione Cervisia: intervista al direttore generale Francesca Borghi

È notizia di questi giorni che un nuovo soggetto sta compiendo i suoi primi passi nel settore della birra artigianale italiana: l’associazione Cervisia, nata per coordinare e sviluppare la filiera brassicola e agroalimentare. Si tratta di una realtà completamente inedita, che sfrutta le diverse professionalità dei suoi soci fondatori e la cui attività si rivolgerà a sette aree tematiche: Brassicola, Agricoltura, Food e Somministrazione, Sviluppo e Formazione, Ricerca e Imprese femminili, Innovazione, Normativa e Rapporti Istituzionali. Inoltre sarà suddivisa in tre macroaree geografiche (Nord, Centro e Sud) e affiancata al suo interno da un Comitato Scientifico composto da personalità di riconosciuta fama in ambito cultura, imprenditoriale e scientifico. Insomma, sulla carta si tratta di un progetto molto ambizioso e complesso, tanto che ho deciso di intervistare il direttore generale Francesca Borghi al fine di saperne di più al riguardo. Ecco cosa è emerso dalla nostra chiacchierata.

Ciao Francesca, cominciamo col presentare la nuova associazione. Da dove nasce? Quali sono gli obiettivi che intendete perseguire?

Ciao Andrea, Cervisia nasce da una intuizione o più semplicemente dall’osservazione e dall’ascolto del mercato e delle imprese che operano nel settore brassicolo e agroalimentare. Abbiamo intercettato un bisogno che è sostanzialmente di armonizzare un settore frammentato come quello della birra che sta crescendo velocemente, si modella, cambia continuamente ma senza omogeneità. Gli obiettivi che vuole perseguire l’Associazione sono sostanzialmente quello di fare massa critica per trovare ascolto presso le istituzioni e gli interlocutori di settore sulle principali questioni ed evoluzioni che riguardano le professioni del mondo birrario e agricolo e fare rete per moltiplicare le possibilità di formazione e di sviluppo; stimolare maggiore consapevolezza e fornire strumenti concreti agli utenti che desiderano diventare produttori e consumatori preparati e consapevoli, capaci di mettersi in rete e dialogare; valorizzare e rinforzare le fasi di una filiera integrata, oggi in crescita, in tutti i suoi livelli dal modello di coltivazione sul campo sino alle modalità e riscontri della somministrazione del prodotto; comunicare tanto e in modo aperto e innovativo la cultura di settore e le sue potenzialità ancora in parte inespresse.

Il sottotitolo di Cervisia è “Associazione nazionale filiera brassicola e agroalimentare”. L’idea quindi è di coinvolgere tantissimi attori diversi, con esigenze e necessità differenti. Come pensate di sviluppare un percorso comune che metta d’accordo tutti?

In realtà in un paese che vive di media e piccola attività produttiva, è proprio la produzione che mette d’accordo tutti: la nostra attenzione si rivolge ad un target che deve potersi concentrare sul bello della propria attività, e deve sentirsi tranquillo di delegare tutto ciò che è pesantezza burocratica e gestione routinaria di piccole attività distraenti a persone di fiducia che non abusino della delega, e che anzi, proprio perché centro di raccolta di esigenze comuni abbia la forza di portare a casa il miglior risultato possibile per il comparto sotto diversi punti di vista. Non entriamo nelle lobby e nelle logiche distributive: quelle dividono, ma le logiche produttive, soprattutto nelle soluzioni, accomunano (quantomeno quella fascia di produttori e produttrici desiderosi di crescere nel valore di prodotto e nell’intelligenza della risposta al mercato, più che nell’immagine).

Ci sono percorsi che a un certo punto convergono proprio come quello della filiera della birra, che originariamente viene considerata un prodotto industriale, e quello della filiera agroalimentare che vede come attori principali i coltivatori di prodotti base che vengono utilizzati per produrre birra e spesso anche per renderla di qualità. Penso alle birre con ingredienti speciali (miele, caffè, frutta) o anche alle IGA che sono sostanzialmente caratterizzate dalla presenza di uva che riguarda una delle più importanti coltivazioni che abbiamo oggi in Italia. Così come la canapa che si è già imposta sul mercato sia a livello di coltivazione sia per la sua presenza nella birra. E non dimentichiamoci dei birrifici agricoli e di quelli legati a una azienda agricola che certo tutto sono tranne che un’industria. Tu stesso mi insegni che la birra è stata inserita nel collegato agricolo che ha dato vita alla legge sulla birra artigianale e io dunque parto dalla legge che è una pietra miliare da tenere sempre bene a mente ogni qual volta vogliamo pensare a costruire qualcosa di solido. Per ultimo penso anche al connubio cibo e birra che inevitabilmente è tra le nostre aree di interesse. La cultura del buon bere e del cibo di qualità partono dalla produzione per poi passare alla trasformazione e arrivare al consumatore.

L’associazione prevede diverse tipologie di “soci”? L’iscrizione sarà per tutti a pagamento?

Sì, l’Associazione prevede diversi tipi di aderenti e c’è una quota associativa di base. Oltre ai soci fondatori e ai soci ordinari che sono imprenditori e professionisti che operano nel settore e che avranno voce in capitolo, così come prevede ogni associazione democratica e partecipativa, ci sono membri affiliati, membri sostenitori e membri onorari che parteciperanno all’associazione ma senza diritto di voto assembleare, tranne in casi eccezionali. Anche perché la nostra associazione darà la possibilità agli appassionati e a chi vuole avvicinarsi al mondo brassicolo e agroalimentare (con un occhio particolare alle nuove professionalità e al mondo della somministrazione) di partecipare a diverse attività che metteremo in campo. Abbiamo concepito anche un percorso di sviluppo di impresa per chi vuole iniziare la propria attività nel settore, attraverso da una serie di consulenze e di servizi utili e formativi.

Vedete delle criticità nello stato attuale della birra artigianale italiana? E invece ci sono degli aspetti positivi sui quali pensate abbia senso spingere?

La criticità sta non solo nella birra artigianale, ma in quella fascia di manovalanza che teme di trasferire la propria competenza e capacità, accentrando troppo su singole personalità: la mancanza di condivisione è sintomatica anche della nostra non capacità di rivolgerci all’Europa con prospettive di ampio respiro. In realtà tutte le attività artigianali risentono di queste “vecchie” logiche e, da questo punto di vista, la sfida è interessante: potrebbe essere la nicchia da cui far partire una nuova mentalità di filiera. Inoltre punteremo molto sulla comunicazione che è ancora poco agita, frammentata e non sempre focalizzata sugli obiettivi giusti. Per questo motivo organizzeremo molti incontri dove faremo parlare i produttori, i titolari delle imprese, organizzeremo convegni, tutto per non disperdere la parte positiva che sino ad oggi è stata costruita.

Avete intenzione di collaborare con le altre associazioni operanti nel settore? Avete già intavolato dei discorsi con alcune di esse?

Sicuramente la collaborazione è fondamentale quando si parla di filiera. Mettersi intorno a un tavolo e dialogare in maniera costruttiva e seria è sostanziale per la crescita del settore. Forse una delle cose che ci ha convinte a creare Cervisia è stata proprio la frammentarietà con la quale ad oggi le varie rappresentanze hanno operato. Ti confesso che uno dei miei obiettivi più segreti al quale aspiro è quello di far crescere Cervisia sino a farla diventare il ponte tra tutte le altre organizzazioni presenti e future. Sono abituata a guardare lontano. Pensa alla forza e alla propulsione che potrebbe avere una unione di intenti e di energia. Intanto stiamo già collaborando con ALI – Associazione Nazionale Luppoli d’Italia di cui Silvia Amadei, nostro Direttore Operativo, è Vice Presidente e stiamo dialogando con altre realtà associative sia territoriali sia nazionali.

Da quando seguo questo mondo avrò visto nascere e morire decine di associazioni, soprattutto per la mancanza di unità di intenti e di voglia di spendersi per obiettivi comuni. Perché la vostra iniziativa dovrebbe avere un destino diverso?

Ascoltare il mercato con le orecchie bene aperte è stato quello che ci ha unite da subito, un presupposto concreto che va ben oltre la frivolezza di un percepito prettamente ludico: tenere l’orecchio teso a esigenze concrete e reali, e cercare di rispondere con informazioni pratiche è di sicuro una possibilità che ci differenzia, non in termini di meglio o peggio, ma in termini di maggiore concretezza o maggiore supporto. Finché ci saranno delle esigenze, e finché si terrà alta la capacità di ascolto che individui degli aspetti su cui interagire, non vedo perché si debba parlare di destino. Laddove poi gli associati tutti diventino così bravi da non avere più esigenze, e le produttrici e i produttori così autonomi da superare le maestre e i maestri, ben vengano nuove attività in nuovi settori!

Concludendo quale sarà il primo intervento concreto di Cervisia? Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?

Abbiamo in cantiere eventi e appuntamenti fino al prossimo novembre, mese in cui patrocineremo il Puglia Beer Expo 2019: abbiamo la necessità di farci conoscere ed essere propositive. Intanto ci vediamo a Beer Attraction il 17 febbraio dove presenteremo ufficialmente l’Associazione, il 15 saremo ad Assolombarda e il 26 marzo a Modena dove saremo tra i relatori del convegno Industria Alimentare 4.0., organizzeremo un convegno con il CREA a giugno, solo per citarti qualche appuntamento. Parteciperemo attivamente ai tavoli di filiera e personalmente cercherò di dialogare con le istituzioni a tutti i livelli. Come sai abbiamo delle Aree sulle quali ci focalizzeremo inerenti lo Sviluppo, la Ricerca, l’Innovazione, il Food e la Somministrazione oltre alle due ampie aree Brassicola e Agroalimentare. Presto presenteremo la gamma di servizi che offriremo agli associati di assistenza, consulenza e formazione. Sto pensando a un progetto per dare visibilità ai giovani che hanno elaborato tesi di laurea nel settore e che trovo giusto si presentino al mondo produttivo non come dei numeri o sotto forma di curriculum, che nessuno leggerà, ma come persone propositive e capaci di inserirsi in un contesto lavorativo partendo dallo studio. Il resto lo scoprirete seguendoci.

Non rimane che fare un grande in bocca al lupo a Cervisia, con la curiosità di vedere come evolverà nei prossimi mesi e in che modo si inserirà nel tumultuoso segmento della birra artigianale italiana. Intanto per saperne di più potete consultare la pagina Facebook dell’associazione.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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