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Il nuovo Mikkeller Bar di Milano e non solo: intervista a Mikkel Borg Bjergsø

Birra artigianale e pizza gourmet sono le parole chiave della prossima avventura milanese dei fratelli Aloe. E se la birra artigianale è quella di Mikkeller, la beerfirm più conosciuta, amata e talvolta anche criticata, un approfondimento è doveroso. Il Mikkeller Bar italiano aprirà a metà febbraio all’interno del nuovo locale a marchio Berberè, in Corso di Porta Ticinese 1. Con l’occasione abbiamo chiesto a Mikkel Borg Bjergsø tutti i dettagli di questo nuovo progetto e molte altre cose sulla sua idea di birra. 

Ciao Mikkel, puoi cominciare spiegandoci che tipo di locale sarà quello di Milano? 

È una collaborazione, un Mikkeller Bar all’interno di una pizzeria Berberè. Sarà un luogo in cui offrire ai clienti birre di altissima qualità con la pizza di Berberè, ma sarà anche un posto per gli appassionati di birra artigianale italiana curiosi di provare le birre Mikkeller.

Cosa distingue questo Mikkeller Bar da un semplice pub con più spine dedicate a Mikkeller?

La differenza principale tra questo Mikkeller Bar e un semplice pub con più spine dedicate a Mikkeller è che il bar si trova in una pizzeria, quindi i clienti possono consumare un’ottima birra e un’ottima pizza contemporaneamente! I nostri clienti troveranno una varietà di birre Mikkeller simile a quella che serviamo nei nostri bar in tutto il mondo, sia alla spina sia in bottiglia e lattina. Cambieremo costantemente la nostra selezione e ce ne sarà per tutti, per chi vuole godersi un’ottima Pilsner o una Pale Ale insieme alla pizza, e per gli appassionati di birra che vogliono bere Hazy IPA, birre a fermentazione spontanea, Wild Ale, birre alla frutta, Stout e tanti altri stili.

Avete in programma collaborazioni con altre pizzerie Berberè sparse per l’Italia?

Se, come pensiamo, alla gente piacerà l’idea di bere un’ottima birra con un’ottima pizza e provare combinazioni di sapori diverse, speriamo di portare il marchio nelle altre città e in altri tipi di ristoranti in Italia. Crediamo che la birra di qualità sia una seria alternativa al vino in tutti i migliori ristoranti del mondo, e abbiamo birre che si abbinano perfettamente al cibo italiano. Un altro nostro desiderio è aprire in futuro un flagship bar in Italia.

Che cosa significano per te parole come “novità” e “innovazione” in una nicchia di mercato craft già satura? 

Le possibilità quando si tratta di fare una nuova birra sono infinite. Ecco perché amo quello che faccio. Ultimamente ci siamo concentrati molto sulla birra non alcolica e quello che stiamo realizzando in questo campo è piuttosto innovativo. Innovare significa pensare al futuro e prevedere nuove tendenze. E io sono sicuro che la nuova tendenza sarà low alcol e birre completamente analcoliche.

Come pensi possano evolvere i festival di birra craft?

Penso che ora ci siano troppi festival di birra artigianale. Molti di questi non hanno un progetto, se non quello di vendere biglietti e birra. Con tutti questi festival, hanno più successo quelli più mirati. Eventi che si concentrano su stili specifici, per esempio. Il nostro nuovo festival Wild Ale a Copenaghen a febbraio [Wild Ale Celebration che si terrà il 7 febbraio, nda] è un buon esempio.

Quali pensi possano essere i trend craft per il 2020-2021?

Come accennato, il prossimo grande trend sarà low alcol e zero alcol. Penso anche che le Lager saranno al centro dell’attenzione: dimostreranno che possiamo fare anche birre pulite e semplici e non solo Hazy IPA e Pastry Stout.

Cosa ne pensi del mercato italiano? 

È un mercato stimolante con molti piccoli bravi produttori. Loverbeer è un ottimo esempio di birrificio che produce birre acide molto interessanti.

Per molte persone in Italia la birra è una bevanda di importanza secondaria, buona da essere abbinata a una pizza ma non a una pietanza più elaborata. Come pensi di uscire da questo appiattimento?

Sin dagli esordi ho lavorato per far cambiare l’idea secondo cui la birra non è al pari del vino, quando si tratta di cucina raffinata. Penso di aver fatto molta strada, produciamo birra per alcuni dei ristoranti più importanti del mondo (Alinea, El Celler de Can Roca, Noma) e ho aperto un ristorante stellato a Bangkok che nel menu dei drink ha solo birra. C’è ancora molto da fare, ma finché continuiamo a offrire ottimi prodotti e ad educare le persone sulla diversità della birra, sono fiducioso che il cambiamento arriverà. Dobbiamo ricordare che il vino è composto di un solo ingrediente, la birra invece non ha limiti, c’è una varietà molto maggiore rispetto al vino, e può accompagnare quasi tutti gli alimenti.

L'autore: Alessandra Di Dio

Dopo un passato come editor in chief, ha deciso di assecondare la sua natura mutevole, scegliendo la via della libera professione: oggi lavora come copywriter, blogger, social media strategist e ufficio stampa nel settore food&beverage, e si occupa soprattutto di birra artigianale. Inoltre, continua a prestare la sua penna a diverse case editrici, sia in veste di ghostwriter sia come editor.

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