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Eataly Birreria: Baladin e Birra del Borgo conquistano New York

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Da sinistra, Vinnie Cilurzo, Leonardo Di Vincenzo, Sam Calagione e Teo Musso

D’accordo, la notizia è ormai di dominio pubblico, o quasi. Nel giro di qualche mese aprirà nel cuore di New York City una filiale americana di Eataly, l’emporio per buongustai di Oscar Farinetti. Il dettaglio che ci interessa di più è che l’edificio ospiterà all’ultimo piano (con vista mozzafiato su Manhattan) un brewpub, nato da un’idea che vede coinvolti, tra gli altri, due birrifici italiani: Baladin e Birra del Borgo. Probabilmente avrete già fatto uno più uno: si tratta di una delle tappe previste dal progetto Open Baladin, che dopo essersi presentato con due locali in Italia (a Cinzano e a Roma), approda anche nel Nuovo mondo, anche se decisamente modificato in molti aspetti – non solo nel nome.

Eataly Birreria non sarà quindi un semplice pub, ma un vero e proprio birrificio. I nomi coinvolti sono 4, poiché agli italiani si affiancheranno due famosissimi birrai italo-americani: Sam Calagione di Dogfish Head e Vinnie Cilurzo di Russian River. I quattro metteranno a disposizione le proprie competenze per creare delle birre appositamente studiate per il locale, che si proporranno come punto di incontro tra la cultura brassicola americana e quella italiana.

Si partità con due produzioni fisse e una a rotazione. La prima birra sarà un Mild realizzata con l’impiego di castagne, un ingrediente che caratterizza un buon numero di birre italiane. La seconda sarà invece una Pale Ale da 40 IBU, brassata con luppoli della West Coast e con l’aggiunta di rosmarino. Infine la prima delle birre a rotazione sarà una birra di frumento, ideata come incrocio tra le Blanche belghe e le Wheat Beer americane e aromatizzata con il ricorso a pepe nero, coriandolo e scorza d’arancio.

Tuttavia Eataly Birreria non si limiterà a presentare solo le produzioni di casa. Quasi sicuramente ci sarà alla spina una produzione per ognuno dei birrifici coinvolti nel progetto, mentre sarà disponibile un’ampia selezione di birre italiane e americane alla spina e in bottiglia (qui si rivede l’anima di Open Baladin). L’impianto di produzione inoltre sarà utilizzato di tanto in tanto per realizzare birre a nome dei birrifici coinvolti. Le birre prodotte in loco saranno anche protagoniste della cucina di Eataly NYC. L’edificio infatti ospiterà diversi ristoranti a tema, nei quali la birra sarà proposta come accompagnamento ai piatti del menu.

A quanto pare in America c’è grande attesa per l’apertura di Eataly, che però non è prevista prima della fine della prossima estate. Inutile sottolineare che il progetto sarà una vetrina clamorosa per la birra artigianale italiana, che dopo essersi affacciata timidamente negli States, potrà ora ricevere sul territorio un impulso incredibile. In questo senso le dichiarazioni di Sam Calagione sono inequivocabili:

Sebbene la renaissence birraria in Italia sia partita più tardi rispetto agli USA, i birrai italiani stanno rapidamente recuperando terreno con le loro birre artigianali di primissimo livello.

Anche Vinnie Cilurzo viaggia sulle stesse frequenze:

Nel 2006 partecipai al Salone del Gusto in Italia. Grazie all’incontro con tanti birrai italiani, rimasi meravigliato non solo dalla qualità delle loro produzioni, ma anche dalla loro passione per la birra. Fu allora che imparai quanto è affascinante il movimento birrario italiano! La possibilità di collaborare con due dei più dinamici birrai italiani insieme al mio amico Sam Calagione è un’occasione non solo di divertimento, ma anche un’opportuna unica a livello formativo.

Cosa aggiungere ancora? A distanza di qualche mese dall’apertura di Eataly Birreria le notizie in nostro possesso sono già numerose e allettanti. Si tratta di un progetto grandioso, che non può che affascinare tutti gli appassionati. Per ulteriori dettagli vi consiglio di guardare il video qui sotto (tratto da Beernews), in cui Calagione e Cilurzo offrono ulteriori dettagli su questa splendida avventura. Per il momento non rimane che fare un grande in bocca al lupo a tutti i suoi protagonisti, soprattutto ai nostri Teo Musso e Leonardo Di Vincenzo.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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39 Commenti

  1. Italian Imperial Mild Chesnut 150 IBU = NOCINO 🙂

  2. semplicemente: il potere dei soldi

  3. Ma il nocino non è fatto con le noci mentre chestnut vordì castagne? me so perso qualcosa?

  4. http://www.youtube.com/watch?v=vf8oTZKKQRE&feature=related

    🙂

    a parte gli scherzi, spero che sia un trampolino di lancio per tutto il movimento
    e che non diventi un prodotto di elite, come tutte le cose che arrivano dal Bel Paese

  5. scusate sono rincoglionito

    Nut è noce

    Chesnut è castagna

    sorry

  6. @Pistillone
    Rosichi o ti senti tradito?
    Secondo me questo progetto è una grande idea e, se sarà sostenibile, non farà altro che portare qualcosa in più alla birra di qualità.
    Se sei uno di quelli che entrando all’Open di Roma hanno avuto una simil sindrome di Stendhal vedendo il muro di bottiglie allora capisci cosa intendo.
    Basta dire “Teo è un venduto ad Assobirra” e poi beatificare l’Orval.
    Più birra e meno pippe.
    Amen

  7. Dio salvi la birra!!!

  8. @tyrser
    no sinceramente non sto rosikando, e sono contento che il movimento della birra artigianale cresca, e qui si sta letteralmente volando.
    il discorso è molto più ampio.
    forse il rischio è un “assalto alla diligenza” da parte di molti imprenditori che pensano di fare i soldi facili con la birra artigianale.
    si rischia di fare vittime illustri tra i MB nostrani, e ho credo che a perire non saranno i peggiori come qualità dei prodotti mi capisci?
    ho paura per i MB con le spalle non troppo grosse da affrontare cambiamenti dove il marketing diventa più importante della qualità e dell’estro del mastro birraio.

  9. a me francamente leggere la notizia non stimola nessuna voglia, quando capiterò a NY, di farci un salto. il che è naturale: ho visto Eataly a Torino, Open a Roma, non è che abbia tutta ‘sta curiosità… mi spingerebbe magari sapere di trovare qualche grande classico di Cilurzo, o di Calagione, più che le birre dedicate al pub. avrei di gran lunga più voglia di setacciare la mela per qualche locale storico con ampia scelta di prodotti West Coast

    ma mica lo stanno aprendo per me… e credo potrà interessare i niuiorchesi. io non ci trovo nulla di male nell’impresa. è business, mica deve fare a pugni per forza con la qualità. se l’avesse fatto Kris Herteleer con qualche edizione speciale avremmo già il biglietto in tasca… sì, lo so che Kris non lo farà mai. per tutto il resto c’è mastercard

  10. ovviamente East Coast…

  11. L’inaugurazione di Eataly NY, per quel che so, è prevista per il 1° agosto 2010.

  12. @loris
    Penso che sia l’incognita maggiore. Dagli ultimi aggiornamenti apparsi su Beernews si parla della fine dell’estate.

    Initial hopes were for the brewery to open by July 15th but considering the massive undertaking of building Eataly on the ground floor and building a rooftop brewery in New York City, Eataly Birreria is not expected to be opened before late summer. Delays beyond that could be inevitable: “It will open when it opens.”

  13. No, sono abbastanza certo, 1° agosto inaugurazione a NY. Fine 2010-inizio 2011 apertura a Roma e poi… poi Bari.

  14. E’ solo bussiness! Eataly è solo bussiness, non c’ è cultura, solo ricerca di soldi facendo gli alternativi e anche Baladin, non è molto lontana da questa visione della vita. Ormai con la produzione e il giro economico che hanno la loro birra dovrebbe costare 1 euro alla bottiglia… Se si vuole creare una cultrura seria della birra bisogna rendere accessibile la birra di valore come Baladin e altre e insegnare a bere, invece di insegnare non ne hanno voglia… prefesriscono aprire punti in tutto il mondo come McDonald e Blockbuster.
    Che differenza c’è da Starbucks? Nessuna solo pippe

  15. @rin
    Eataly sarà anche busssinsss (si scrive con 3 esse, non 2), ma un pochino di cultura la fa, ogni anno circa 2000 bambini delle scuole partecipano a corsi di educazione alimentare più 600 pensionati e questo aggratiss.

  16. @loris

    Quello che io contesto è questa presunta santità che buttate addosso a spa come eataly. Ci sono associazioni che si sbattono tutto l’anno per far questo nelle scuole http://www.altroche.it/, e che portano avanti da sempre queste tematiche e mi vieni a tirar fuori 2 numeri che usano per lavarsi la coscienza. La cultura del bere bene come del mangiar bene legate ad un terrotorio dovete spiegarmi cosa c’entra con andare a New York ad aprire uno spaccio di roba. Andare a New York come a LOndra e Pechino è e resta solo una questione economica e non venitemi a raccontare di cultura, slow food… Loro sono come McDonald e Blockbuster solo che vogliono far credere a tutti di essere sostenibili e corretti… e qualcuno ci casca…

  17. Se è per questo ci sono anche altre associazioni che fanno cose simili. McD ha portato la “sua cultura” qui da noi ed in tutto il mondo, domanda: tu vai a mangiare al McD, magari il McItaly? Io no, e visto che hai fatto il paragone, preferisco una pizza da eataly. Sarà anche minima, ma un po’ di “cultura del mangiar bene” verrà esportata a NY, e poi chi mette in dubbio che non sia un business, Farinetti si chiama Natale, ma non Babbo Natale. E comunque se “loro” sono come McDonalds e Blockbuster, beh, allora mi arrendo…

  18. eataly sara’ anche come mc donald ma almeno non vendono schifezze…mi sembra che si mangi molto bene e si beva molto bene e questo penso che insegna…se poi si vuole gettare tanta merda solo per gettarla (sport nazionale anche nel mondo della birra ultimamente) allora e’ inutile parlare…

  19. @Sandros
    ho modificato uno dei termini usati per McDonald per evitare casini

  20. Certo che eataly e businness, nessuno pretende qualcosa di diverso, ma se mi da la possibilità di bere grandi birre per me fanno il loro dovere, i beershop non si mantengono aperti solo con la passione ma ci vogliono anche i soldi.
    Io aspetto a gloria un Eataly a Firenze dove non ci sono beershop.

  21. @sandros
    ho esperesso una mia opinione, non è merda nei confronti di Eataly. Il mio è solo un richiamo fatto anche a me stesso per essere un pò più coerenti. Heineken no e Eataly si. Anche Heineken appoggia e finanzia diversi locali per quel che riguarda la cultura della musica Jazz eppure tutti se ne dimenticano e pensano il peggio possibile. Sono d’accordo con chi pensa il peggio possibile di Heineken, ma non posso sopportare chi appoggia Eataly, come se solo loro fossero detentori di cultura del mangir e bere bene. Non esiste il bussines sostenibile. E loro sono a NY solo per guadagnare e se va male se ne vanno e di certo non pensano alla cultura italiana o del mangiar bene. E fanno bene perché sono una spa non un ente di beneficenza. E’ una nicchia di mercato che rende assai e se domani conviene vender cinture di sicurezza si convertono in cinture di sicurezza e tanti saluti al beershop. Come sempre in Italia abbiamo bisogno del supermercato per comprare, fare due passi in più per vedere se il vicino ha qualcosa di buono da offrirci no.

  22. @rin
    L’ho già scritto e lo so benissimo che eataly non fa beneficenza (anche se non è una spa) ma converrai con me che nel bene o male, fai te, è stata una novità, forse una banale novità, ma in italia, qualcosa del genere non esisteva, non sono sicuramente i “dententori dell cultura del mangiar bene” ma assolutamente non sono quelli che ti fanno mangiar male. E cosa c’entra l’Heineken, se mi parli di qualità, non mi sembra il massimo, quindi indirettamente non farà sicuramente “cultura del bere bene”. Cosa che invece, sempre più o meno indirettamente, fa eataly. Io due passi li faccio sovente, a Torino e non, e qualcosa di buono lo trovo sempre, ma sicuramente non ad un prezzo migliore, anzi.

  23. @rin

    mi sfugge il concetto per cui se la birra artigianale X la compro in un beershop o direttamente in fabbrica è buona e va bene mentre se la compro da eataly no.

  24. @Rin
    tu pensi che non si possa fare business e cultura insieme? ed allora un birrificio artigianale cosa e’ (quante sono le srl)? Un pub superspecializzato come quelli che noi frequentiamo cosa fanno? Campano d’aria? Bo il tuo discorso e’ assolutamente ridicolo e pieno di contraddizioni. Penso che avere la fruibilita’ di prodotti di qualita’ sia un bene per tutti, poi che sia eataly o il supermercato piuttosto che il beershop…cambia davvero poco.

  25. ragazzi notiziola,eataly ha una partnership con Birra Moretti (gruppo Heineken) che sarà regolarmente presente sugli scaffali insieme a Menabrea e Lurisia (per citare le 3 birre indicate come “artigianali” nel comunicato di Eataly e ripreso da Spadoni).Perciò insieme a Barilla,Mutti e Lavazza di robaccia se ne troverà un bel pò.

  26. @andrea
    che simpaticone,
    forse ti sei perso qualche commento di la; avevo scritto che ci sono cartelloni ” a prova di scemo”, evidentemente…
    passo e chiudo

  27. no paolo,me li sono letti i tuoi commenti…..da come li difendi a spada tratta spero ti diano la stecca,perché se lo fai a gratis non vale la pena…

  28. ah dimenticavo,non ho alcun obbligo verso di te e non devo esserti simpatico,però sono uno che questo mondo lo conosce abbastanza e non ama le prese in giro….sopratutto quando si vole spacciare una cosa per un’altra

  29. Non mi sembra il caso di continuare anche qui un OT che si è dilungato ampiamente in un altro post. Tra l’altro moderiamo i termini…

  30. Pistillone stai palesemente rosicando, come rosicano i ratebeeriani (coprendosi di ridicolo) quando recensiscono l’Open Baladin!

  31. @Mannaggia
    Un commento sopra chiedevo di moderare i termini… passi un messaggio al limite, due sono troppi

  32. Andrea chiedo scusa se ho esagerato ma quel che ho detto è quello che penso, ed è davvero triste che ci si sia messi a farsi la guerra a vicenda per puro spirito di sopravvivenza anziché allearsi o quantomeno competere con sportività. Se Eataly avrà fortuna sarà un bene per tutto il movimento italiano della birra artigianale e della gastronomia di qualità, non solo per Teo. Forse qualcuno potrà trovare Eataly o l’Open posti troppo “fighetti” e pretenziosi, ma io sono più che contento di avere una alternativa alla fraschetta popolare e al pubbettino stile inglese…. che pure amo e frequento e continuerò a frequentare. Ma che ci sia anche dell’altro è un bene, che si unisca la birra a una gastronomia di qualità, in posti ben arredati e dove non si rutta a me sta bene. Mi piacerebbe che si valutasse ogni scelta, ogni posto, in base a ciò che si prefigge di essere e non in base al proprio concetto di “modus bevendi”. Come dire, gli Stones fanno schifo perché a me piace la musica classica. E’ bene che ci sia questo e quello.

  33. Sì d’accordo, il mio intervento riguardava i toni, non certo i contenuti

  34. mica c’è solo l’open a roma con le caratteristiche che chiedi tu.
    Parlo per me, ma se si preferisce andare in un posto piuttosto che un altro ci sono ben precisi motivi.
    E smettiamola di dire che qualsiasi critica è dettata dall’invidia…

  35. No infatti, c’è BQ e 4:20 che per alcuni versi hanno filosofie simili. Il punto indastria non è la critica rivolta nel merito ma la critica a prescindere, sulle scelte di una persona. Uno dice “Eataly è business”. Io rispondo: e certo, cos’altro dovrebbe essere? Chi è che apre punti vendita per hobby o per beneficienza? Sul fatto che non ci sia cultura dietro (come dice rin in un commento sopra) ho i miei forti dubbi! Se mi date una rosa di posti con queste caratteristiche che riescano a competere in termini di qualità ne sarei felice. Non sarà la perfezione, per carità, la bottega sotto casa è certamente mejo, ma in una scala da 0 a 10 questo genere di posti è certamente più vicina al dieci che allo zero. E dunque a me mi sta bene. Conosco centinaia di fuffe ben maggiori di questa, italiane o straniere che sia, che mai nessuno si sogna di attaccare. Se butto giù Eataly dalla torre viene giù insieme tanta di quella roba che nemmeno ti immagini. Neanche stessimo a parlà di Starbucks o Rossopomodoro. Ma il punto è un altro. Dare addosso a Teo sembra essere diventato lo sport preferito. Poi è ovvio che ognuno ha le sue idee e i suoi gusti, ma 2/10 all’Open sulla selezione e addirittura sulla cucina… se non è invidia o cattiva fede non saprei davvero come definirla. Ma bada bene, anche queste sono opinioni (le mie, nello specifico). Se poi qualcuno ci aiutasse a capire, sarei pure pronto a cambiare idea. Eataly senza Teo forse non avrebbe sollevato tutto sto polverone.

  36. ma è ovvio che eataly, open e tutte le attività commerciali sono dei business.
    Si criticava solo certe scelte che forse sono meno condivisibili nell’ottica dell’appassionato.

    Non voglio entrare nel merito, ma è proprio la passione che in certi posti si fatica a percepire…

  37. Che vuoi che ti dica, sarà che a me l’hamburger con carne di razza frisona, i dolci di Andrea al bicchiere, addirittura il ketchup fatto in casa, i disegni ai muri e le stanzette arredate, hanno trasmesso ben altre sensazioni. Vedremo ‘sto Eataly, ma anche fosse una fredda vetrina non ci sputerei sopra.

  38. @Mannaggia
    Rossopomodoro che, per inciso, è partner commerciale di Eataly NY (e Tokyo) 😉

  39. Anche un cameriere dell’Open mi sta sulle balle, ma non per questo non ci vado.

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