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La mia visita a Eataly Birreria, quella romana

Il bancone della Birreria di Eataly

In un post di inizio mese parlai di alcune nuove aperture birrarie in Italia, non potendo esimermi dal citare anche l’inaugurazione di Eataly Roma. Come forse saprete, nel tempio capitolino dell’enogastronomia di Farinetti la birra è grande protagonista: a lei è dedicata un’ampia zona al secondo piano, che ospita una vasta gamma di birre in bottiglia, un locale di mescita (la Birreria, replica di quella newyorkese), nonché un vero e proprio impianto di produzione. A distanza di esattamente un mese dall’apertura ufficiale – giuro che non l’ho fatto apposta 😛 – sono tornato nell’impressionante struttura dell’ex Air Terminal Ostiense per farmi un’idea più precisa dell’offerta birraria di Eataly. Se volete saperne di più, continuate a leggere.

Così come a New York, anche la parte birraria di Eataly Roma nasce dalla collaborazione di Farinetti con Teo Musso (Baladin), Leonardo Di Vincenzo (Birra del Borgo) e Sam Calagione (Dogfish Head). Uno sposalizio suggellato dai tanti cartelli informativi, che rimandano continuamente alle figure dei tre birrai e delle loro relative aziende – una strategia comunicativa a cui Eataly fa continuamente ricorso. Anche l’offerta birraria, soprattutto alla spina, è comprensibilmente incentrata sui tre birrifici, con una logica prevalenza per i due italiani sul partner americano.

La Birreria si trova in una sala di forma quasi quadrata, non molto grande, con un lato occupato dal bancone e un altro da ampie vetrate. L’arredamento è estremamente minimalista: semplici tavoli ad occupare tutto lo spazio disponibile, con alcuni dei quali disposti su un piano rialzato. Alle pareti ci sono scaffalature con bottiglie provenienti principalmente da Baladin e Birra del Borgo, mentre non mancano i soliti cartelli promo-didattici. Il bancone è abitabile (ma non so quanto comodo), bello il frigo posto alle sue spalle. Curiosa la presenza di una tv in alto: non se ne capisce l’utilità e a mio modo di vedere stona decisamente in un ambiente del genere. In generale la cornice è freddina, sembra di stare in un bar di una stazione ferroviaria piuttosto che in una birreria. L’obiettivo però è proprio quello: offrire una piacevole sosta ai clienti in gita da Eataly. E da questo punto di vista, la Birreria non stona assolutamente, anzi…

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L’impianto da dieci vie ospita un’interessante selezione di birre, tra cui le immancabili Baladin e Birra del Borgo, oltre a quelle prodotte in loco. Queste ultime al momento sono tre: la Tina, la Urma e la Birreria Golden Ale. Considerando che la cotta di inaugurazione dell’impianto produttivo sarà solo domani, è chiaro che le suddette birre sono state prodotte altrove, e più precisamente presso il birrificio di Leonardo Di Vincenzo a Borgorose.

La Tina con dietro la Urma, accanto il piatto di tortellini

La Tina è una Dark Mild, stile piuttosto raro che difficilmente mi sarei immaginato di trovare in un posto come Eataly. Non solo mi sono dovuto ricredere, ma l’ho trovata anche molto buona: ha gradevoli aromi di caffè e nocciole e una bella persistenza al palato, pur mantenendosi assai bevibile. Non male anche la Urma, una India Pale Ale “luppolata e speziata continuamente”: lontana dai classici estremismi moderni, è una IPA tranquilla e sui generis, con quel tocco speziato che emerge soprattutto al retrogusto. La Golden Ale è quella che mi ha convinto di meno, con la sua dolcezza quasi stucchevole e un profilo di lievito troppo evidente: caratteristiche che male si sposano col concetto di una birra estiva da bere a secchiate. In generale comunque buone sensazioni, che spero vengano confermate (e migliorate) quando la produzione sarà spostata realmente in loco.

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Le birre sono servite in Teku o nelle famigerate pinte romane, al costo di 5 euro l’una. Quando siamo stati noi c’era l’offerta aperitivo: un piatto (immenso) di tortellini fritti a 4 euro invece che 10 euro. Il personale non sembra particolarmente esperto, ma almeno è simpatico e sembra volersi impegnare al massimo. La clientela è molto varia, ma fa tenerezza vedere tante persone in là con l’età che probabilmente assaggiano per la prima volta una birra artigianale. E che sembrano meglio predisposti alla scoperta di tanti giovani bevitori.

La parte “beershop” è davvero ampia e varia, tuttavia i prodotti presenti sono riconducibili ad alcuni “poli” principali, che riassumerei con tre nomi: ABI Lazio, Interbrau e “distribuzione” Open Baladin. Il primo si manifesta con una serie di scaffali che promuovono i prodotti dei birrifici laziali associati: Birradamare, Mister Malto, Turan, Itineris, Free Lions – mentre mi è parso di non vedere Turbacci e Atlas Coelestis, ma naturalmente non ho spulciato ogni singolo scaffale. Interbrau è presente con la sua vasta gamma di birre straniere, molte delle quali di ottima qualità. La distribuzione Open Baladin, infine, ispira la selezione degli altri birrifici italiani presenti. A questi vanno aggiunti poi alcuni prodotti industriali, come Pedavena e Forst, che fatico a concepire in un concetto di eccellenza brassicola.

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Non mi esprimo sui prezzi delle bottiglie perché, come sempre, non sono molto esperto in materia – la birra che acquisto è quasi esclusivamente alla spina. A sensazione direi che sono comunque interessanti, più che altro bisogna vedere se con tutti i beershop disseminati in giro c’è qualcuno realmente interessato a spingersi fino a Eataly per un acquisto.

In definitiva la parte birraria di Eataly è positiva. La Birreria risponde pienamente alla sua funzione: non la sceglierei come destinazione per una serata di birra – a meno di non voler provare le birre del posto – ma è perfetta come luogo di ristoro dopo una lunga passeggiata tra i banchi di Eataly. Le birre a marchio Birreria sono migliori di quanto pensassi, andranno ritestate una volta attivo l’impianto, ma l’inizio è molto confortante. La selezione delle bottiglie, nonostante faccia capo ad alcuni meccanismi distributivi consolidati, è ampia, ricca e ben assortita.

Nel complesso dunque la birra artigianale ne esce assai dignitosamente dalla concezione di Farinetti, anche perché poggia su nomi di sicura garanzia. Posti come Eataly – a cui aggiungere anche il nuovo format RED di Feltrinelli – hanno definitivamente promosso la birra nell’olimpo delle eccellenze enogastronomiche, sfruttando alcuni punti di forza unici di questa bevanda. Un fenomeno positivo, che forse nasconde qualche angolo oscuro e sul quale, in quanto appassionati, dobbiamo vigilare continuamente.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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38 Commenti

  1. Io mi sono buttata subito in Birreria e ho spulciato gli scaffali. Scelte interessanti che dopo sorsi di Inbranata hanno motivato acquisti.
    Oggetto dei desideri è la Midas rigorosamente da consumare in loco.

  2. Personalmente sono rimasto alquanto deluso dalla birreria come struttura. La trovo piccola e non molto significativa. Sembra quasi sacrificata rispetto alla sfarzosità del resto. Gli annunci facevano pensare a ben altro. Non ho ancora assaggiato le birre (cosa che farò) ma conoscenti vari me ne hanno parlato davvero male.

    Mi è piaciuta di più la selezione delle birre che offre parecchia roba (soprattutto tedesca) dell’interbrau che i beershop difficilmente vendono o per poco interesse (atteggiamento un po’ snob IMO) o per poca convenienza. A parte questo la predominanza delle birre “di casa” rispetto al resto stona parecchio; ma è proprio la filosofia di Eataly “spingere” prodotti specifici.

    La competenza del personale purtroppo non è pervenuta; nel senso che non c’è =D e legggere “beverina” sui cartellini fa anche girare un po’ le scatole…

    • Che le birre di casa predominino è lampante.
      A Roma poi la scelta di locali è ampia. Questo ha il pregio che unisce un po’ di tutto un po’ e si trova in punto strategico.
      Diciamo che è una Birreria dove qualche amico/a non esperta di birra verrebbe più facilmente che in altri. Lo dico per esperienza diretta.

  3. Mah…io ho trovato estremamente pessime le tre birre “locali”…ai limiti della bevibilita proprio…
    Le altre alla spina erano abbastanza classiche..e in bottiglia nulla di stupefacente…anzi piuttosto ridicola la”selezione” straniera…

    Insomma se proprio bisogna anda da eataly evitate la birreria secondo me…e anche la cacio&pepe da 20 euro 😀

  4. Per un appassionato è un posto trascurabile, per uno che di birra ne sa zero può essere un posto interessante. Bruttino assai, comunque.

  5. MI è capito di andare una settimana dopo l’apertura dell’immenso supermarket di casa italia…così vorrei chiamare Eataly…ed è così che mi sento di giudicare anche la birreria.
    Posto gradevole per carità pulito ben organizzato ma un po’ troppo supermarket e un po’ troppo poco pub….troppo asettico e devo dire con un’atmosfera unpo troppo per “noobs” (gente alle prime armi).
    Ho0 assoggiato la Tina perchè ero curioso di provare uno tile di birra praticamente impossibile da trovare alla spina e anche in bottiglia…almeno a Roma. Devo dire buona (pur non avendo termini di paragone) ma servita ghiacciata cosa che, per lo stile (una delle real ales per antonomasia) credo sia poco adeguata.
    Ad ogni modo non mi lamento della birreria Eataly più di tanto come del suo beer shop dove si trovano birra ormai di comunue reperibilità in tutti i beershop medi della capitale (ma non era la birreria di un posto dedicato all’italia? ma perchè trovo la brooklyn e no il birrifico lambrate oppure Bidù o Del ducato?) Eatly è un supermarket molto caro, non certo un posto per esperti o appassionati che sanno bene dove andarsi a godere una buona birra o a comprare un bottiglia d’eccezione. Ad ogni modo è un bene che esista per far avvicinare più gente possibile alla birra di qualità e farne allontanare altreattanta dalla birra che di birra, purtroppo, poco ha.

    • Paolo, Lambrate… Io per bermi una Domm o una Ligera ho dovuto affidarmi ai potenti mezzi di Trenitalia…
      Sulle birre esposte… se conosci l’ ambiente capirai anche determinate scelte.
      C’è anche il reparto schifo con tutte le Poretti e le Menabrea se è per questo…

      • Adriano, credo che allora siamo d’accordo. E’ un grande e caro supermarket…il che conferma anche come mai ci siano sempore in mezzo i soliti… e forse sarà anche proprio per questo che per bere una Ortiga o una Saltafoss si debba salire su fino alla corte del Monarca Sangiorgi? beh a questo punto menomale che che c’è il freccia rossa!!! 😉

        • Vabbè, Lambrate produce per se stesso, se voglio una Lambrate allora vado a Lambrate, doce:
          A) ti fanno sentire a casa
          B) gli faccio vedere come si beve… AHAHAHAHAH!!!!!

  6. Speriamo abbiano sistemato il soffitto della Birreria, un paio di settimane fa ho fatto presente ad una povera ragazza del personale che era necessario spostare un paio di tavoli in quanto ci “pioveva” sopra, cosa peraltro fatta subito.
    Pioggia al chiuso con sole fuori, un altro miracolo eatalyano 🙂

    Buona la selezione di bottiglie, ho notato con piacere la presenza di Meantime(di solito i beershop capitolini ne stanno alla larga come la peste tranne pochissimi) e mi sono regalato una splendida ALBV a 6 euro e qualcosa se non sbaglio.

  7. Bhe io ci sono stato un paio di settimane dopo l’apertura e il posto l’ho trovato piacevole. la selezione delle bottiglie è vero può a seconda dei gusti avere delle lacune ma l’ho trovato divertente (e scusate la frecciatina meglio lì che in molte enoteche trasformate a beershop o beershop di nuova apertura per moda). E anche Sixtus o Speciale Pedavena o Dolomiti ci possono stare (scusate ma i discorsi da integralista non mi piacciono). Personalmente dico che mancano un paio di birrifici italiani (Birrificio Italiano e Croce di Malto per mio giudizio), ma è come detto una mia opinione.
    La Urma mi è piaciuta e il servizio alla rosticceria anche è stato veloce (e in 2 s’è speso 28 € con un paio di teku a testa).
    Vediamo Red come sarà!

    • Beh i discorsi da integralista li fa Eataly: si parla di eccellenze enogastronomiche, e quelle che hai citato non lo sono.

    • feltrinians, ma sei di feltre? sarebbe l’unica buona ragione per difendere la dolomiti. 🙂

      a parer mio la presenza della birra dolomiti è particolarmente fastidiosa in quanto emblema della birra fuffa che fa leva sul (finto) radicamento sul territorio.

    • attenzione a non confondere il talebanismo con l’abuso di permissivismo(esteso puntualmente a tutto ciò che non è peronesco o simile)

      sennò rischiamo di ritrovarci in men che non si dica con commenti enogastrofanatici che vantano mix 1/3 moretti grand gru 2/3 menabrea(e ce ne sono parecchi)
      🙂

  8. Se avessi un euro per ogni volta che ho sentito/letto che eataly è un supermercato a quest’ora potrei rilevare una quota della società.
    C’è un cartello (o almeno alla vigilia dell’inaugurazione c’era) che spiega per quale motivo sono presenti alcuni birrifici industriali. Si può essere d’accordo o meno (io non lo sono, ma tant’è) ma almeno spiega perché e per come e quindi credo cadano anche le accuse di “mistificazione”. Che la Forst o la Menabrea non siano industriali è reso palese a tutti.
    La domanda/preoccupazione vera casomai, come qualcun altro è sottolineato, non è tanto su chi c’è ma su chi non c’è. Ci sono una serie di esclusioni davvero più lampanti e rumorose di tante altre presenze, almeno per noi appassionati.

    • Ciao Pastorello, scusami ma non ho capito il riferimento a Giaguarino. E per la verità manco quello a Foppapedretti.

  9. Io ci sono stato all’ apertura (il giorno dopo a dire il vero), le birre le ho trovate buone tutte e 3, la BIRRERIA golden ale la gradisco parecchio, non è la 33 dorata di BdB o la Rulles Estivalle ma la sua la dice, il target è gente che non è avvezza alla birra e quindi sono birre non banali export premium lager ma nenache troppo estreme, giuste a introdurre.
    Il locale non può essere un pub in senso stretto proprio per il contorno di tutto il centro, io l’ ho trovato carino anche per la dimensione, non sono un amante del locale grande e dispersivo, la clientela è varia ed è giusto dia fatto così, entra gente che conosce, gente che crede di conoscere e poi quelli che dicono “ma come? 5 € per una birra?” perchè sono quelli come mio papà che beve la Wührer ma mi ha finito una cassa di 33 dorata (24 bottiglie mica cotica!) dopo che l’ ha assaggiata, mo la cassa di stelle e strisce la nascondo…
    Sono stato alla presentazione delle birre di Calagione, nulla da dire, quello che dovevo dire l’ ho scritto.
    I ragazzi sì, sono dei novizi ma non tutti, c’è un ragazzo, Fabio mi sembra si chiami, di Ostia, ha gestito un pub a Monteverde, come ho visto come lavorava di spillatura gliel’ ho chiesto dove avesse lavorato che si vedeva la mano pratica e ci ho parlato un po’. Poi vabbè, c’è Brooks Carretta, una garanzia dai!
    Lavorando di notte non ho occasione di andare a Eataly spesso, tra l’ altro ogni volta che ci entro partono €uri a raffica… spesi ben sia chiaro, tra l’ altro la birra forse è l’ unico posto dove i prezzi stanno in media col mercato fuori Eataly, però… si può fare una volta ogni tanto, non sempre.
    L’ ultima volta ho fatto tagliolino al castrato (ottimo ma non abbondante, ma la qualità sopperiva) più BIRRERIA golden ale alla osteria di San Cesareo, poi fritto di calamari e gamberi (nella pastella c’è la golden ale) più Isaac di Baladin fronte Birreria, per chiudere con una Liefmans Cuvée Brut a cui ho fatto seguire un gelatino da Làit, caffè Vergnano… 40 €urini abbondanti, ma cacchio!

  10. Eataly credo sia il primo caso di “cosa” birraria che sia arrivata prima da noi gianduja-piemontesi che a Rrroma…e con che anticipo tra l’altro! 😉

    • farinetti baffone è piemunteis, ha iniziato l’attacco mediatico da vicino casa.
      poi col “museo” sopra eataly (e relative sovvenzioni) e la metro che gli han fatto, Torino ha ampiamente aiutato il messer..tra l’altro vince facile nella quasi totale assenza di birra nel capoluogo piemontese

  11. ho sentito da diverse fonti che il “museo” carpano gode di una serie di “aiutini”; non ci metto la mano sul fuoco ma ci credo..tra l’altro è uno dei motivi che ha fatto sfumare l’apertura di un open baladin lì sopra

  12. @de:La
    ti posso garantire che le tue “fonti” sono inattendibili ( dirai la stessa cosa di me, pazienza), chissà poi quali aiutini, visto che quelle 4 casse vecchie sono li da anni e non gli costano una cippa. Open non ha aperto per problemi molto più pratici, tipo logistica interna, permessi, uscite, orari e cose di questo tipo. Bye

  13. ma sai se alla fine aprirà un open a torino? io ci spererei proprio..per gli aiutini ad eataly per il museo carpano non sarebbe cosa strana nè illecita comunque. grazie x le info!

    • le sovvenzioni non sono illecite, ma in questo caso non esistono, sarei curioso di sapere da parte di chi e a che pro. Open non apre a torino, per ora c’è il Petit Baladin.

    • ma va la… La Fondazione Torino Musei gestisce altra roba (Gam, palazzo madama, quello di arte orientale ecc), il carpano è stato fatto -perchè la convenzione con il comune lo prevedeva- da Branca Distillerie in collaborazione con eataly. Stop, altrimenti ci cazziano.

  14. Ci sono stato il 17 agosto e ho assaggiato la Re Ale spillata a pompa accompagnata da una selezione di formaggi e salumi. Davvero ottima la birra .Vorrei rivolgervi una domanda ed in particolare ad Andrea : considerate baladin e birra del borgo ancora artigianali ? Io ritengo di sí ma alcuni siti e blog incominciano a diffidare ! Mi domando ma come si fa ad ipotizzare solamente di accostare questi birrifici ad heineken ?

    • Ti rispondo dall’Olanda 😉 Premesso che il concetto di artigianale è arbitrario e bla bla bla, sono assolutamente d’accordo con te. Se uno conosce le dimensioni degli industriali non si sognerebbe mai di associarli a Borgo o Baladin. Ergo se trovi scritto diversamente le cause sono ignoranza o voglia di essere snob

  15. Pure io sono andato….. non ci siamo!
    Posto che , come la zona birra visitata piu’ volte all’Eataly Torino , l’unica cosa che ha da spartire con il termine “birreria” ha solo il servire birra (televisione che trasmette Tenco , sgabelli scomodissimi , bancone poco abitabile , ragazzi che vi ci lavorano vestiti come dei cuochi , ambiente quasi asettico etc etc etc… ) vi spiego come è stata la mia esperienza.
    C’erano tre ragazzi dietro al banco : uno spillava , l’altro faceva gli scontrini e una chiacchierava e basta con quello degli scontrini.
    Osservandoli e ascoltandoli il ragazzo dietro al banco aveva una buona conoscenza delle birre in mescita e delle bottiglie e messo in difficolta’ da qualche domanda di alcuni clienti si destreggiava bene o comunque piu’ di quanto ti aspetti da un dipendente Eataly , quella che chiacchierava interveniva nei dialoghi dicendo “è un po’ piu’ speziata e saporita di come ti immagini di solito una birra” ma lo diceva indistintamente sia per una Nora che per una golden ale , quello che stava alla cassa rimandava al cartello illustrativo delle birre , che non ricordo per quali birre ma conteneva dei grossolani errori.
    Come personale non mi sembra granchè , se ci aggiungi poi che mi hanno servito la mild piu’ problematica e imbevibile della storia….traete voi le conclusioni.

    Il posto in generale è comunque figo. Fritto misto di pesce da volar via.

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