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La birra non esiste: la mia recensione

Quasi 5 anni fa scrissi su Cronache di Birra un post in cui raccontavo il momento esatto in cui il mio interesse per la birra artigianale si trasformò in vera e propria passione (o malattia, se preferite). Quel momento coincise con la mia prima partecipazione a una degustazione guidata da Lorenzo “Kuaska” Dabove, coinvolgente e ricca di spunti come poche altre esperienze birrarie della mia vita. Negli anni successivi ho sorprendentemente scoperto che l’incontro con Kuaska ha rappresentato un rito di iniziazione non solo per me, ma per tanti altri appassionati: un aspetto che dovrebbe spiegare l’importanza della sua figura per lo sviluppo dell’intero movimento nazionale. Ecco perché ho accolto con enorme felicità la recente uscita del suo libro, che ho successivamente divorato nel giro di qualche giorno. Oggi vi riporto qualche mia impressione…

In giro vi capiterà di leggere che La birra non esiste è la biografia di Kuaska, ma, come già anticipato a suo tempo, questa definizione è limitativa e fuorviante. Sono sì presenti parti di stampo decisamente biografico, ma il libro va oltre questo approccio: non è il racconto della vita del protagonista, semmai quello della bevanda vista con gli occhi del protagonista, cioè di uno dei padri dell’intero movimento italiano. A pensarci bene è il riflesso diretto di quanto accade nelle sue degustazioni: la parte puramente didattica è infarcita di divagazioni di gusto personale, battute, aneddoti e quant’altro. È una formula unica a livello internazionale, che ha reso Kuaska non solo uno dei più efficaci predicatori birrari al mondo, ma anche un personaggio amato sia in Italia che all’estero.

La struttura di La birra non esiste rispecchia proprio questo modo di raccontare la bevanda. Dopo la prestigiosa prefazione a firma Jean-Pierre Van Roy (Cantillon), l’opera si apre con un paio di capitoli puramente biografici, nei quali l’autore racconta i suoi primi approcci alla birra e il suo percorso personale che l’ha portato a imboccare la strada del degustatore professionista. Sono parti davvero godibili, in cui si scoprono segreti che Kuaska non ha mai svelato in pubblico, nonostante sia un grande chiacchierone – personalmente sono sempre stato incuriosito dai suoi gusti musicali, che però non ha mai rivelato prima di questa occasione. Immancabilmente la parte biografica devia presto verso il Pajottenland e l’amato Lambic, rivelando un’impostazione a metà tra Belgio e Italia che sarà confermata nelle restanti pagine del libro.

La nostra nazione conquista il centro del discorso qualche capitolo dopo, quando Kuaska introduce l’evoluzione del movimento e i caratteri fondamentali dei suoi protagonisti, prima di spiegare il ruolo essenziale giocato dalla comunità degli homebrewer in questo processo di crescita. La parte dedicata ai “postulati di Kuaska” ha una portata didattica straordinaria – d’altra parte il titolo dell’opera è la prima parte del suo assioma più famoso – mentre altri capitoli sono dedicati ai grandi personaggi dell’ambiente (in primis l’indimenticabile Michael Jackson), all’imprescindibile ruolo dei publican e dei viaggi birrari e a cosa gli altri (esperti o semplici appassionati) hanno scritto di Lorenzo negli anni.

I passaggi finali tracciano un bilancio attuale della birra artigianale, nonché del suo stesso autore (“Kuaska, oggi”). I vari capitoli sono poi intervallati qui e lì da tre “intermezzi” di stampo più prettamente educativo, che approfondiscono altrettanti argomenti: gli stili birrari, il Lambic e la degustazione. Nella parte conclusiva l’opera riacquista una dimensione molto più intimistica, creando simmetria con quella iniziale di gusto più squisitamente biografico: nell’appendice, infatti, sono riportate le poesie più celebri del “poeta alieno di Atkhor III” (l’alter ego di Kuaska) e alcuni riferimenti ai suoi racconti.

La birra non esiste, che si è avvalso della preziosissima supervisione di Massimo Acanfora, è un libro che secondo me rispecchia fedelmente l’animo del suo protagonista: è appassionato, originale, anarchico, frivolo e impegnato allo stesso tempo, a tratti tenero. Non è privo di difetti, in particolare in alcuni passaggi un po’ ridondanti che tuttavia non penalizzano la lettura. Di contro le parti di stampo più prettamente autobiografico sono davvero gustose e le apprezzerete in particolare se siete dei discepoli di Kuaska da tempo.

Concludo con un appunto finale: leggere gli aneddoti e i racconti di Kuaska non è minimamente paragonabile a sentirli raccontati direttamente da lui. Quindi non limitatevi ad acquistare il libro, ma – se ancora non l’avete fatto – partecipate direttamente a una delle sue tante serate: è il modo migliore per conoscere uno dei più grandi personaggi che il movimento della birra possa vantare e colui che, spinto solo dalla sua passione, ha contribuito in modo decisivo a costruire il movimento italiano della birra artigianale. E probabilmente anche per voi sarà un rito d’iniziazione che ricorderete per sempre.

La birra non esiste
di Lorenzo “Kuaska” Dabove
Edito da Altreconomia
Pagine: 176
Prezzo: 14,50 €

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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4 Commenti

  1. L’ho letto con piacere, preso qualche appunto e sottolineato alcuni passi. Questo, in particolare, l’ho evidenziato in giallo e lo sposo in pieno: “La birra (anzi le birre) non sono una cosa da analizzare, ma una cosa che deve dare piacere, rendere la vita meno dura. Deve regalare sensazioni, emozioni, sapori. Le birre sono una bevanda del popolo, dei lavoratori. Le birre hanno un’imbattibile forza aggregante e socializzante. Non sono euforia (solo un po’) o peggio stordimento, ma cultura! Purché siano buone!”.

  2. Credo che Lorenzo, per gli appassionati, sia una di quelle persone che non ci si stanca mai di ascoltare. Anche su temi già trattati, riesce sempre a coinvolgere ed entusiasmare la platea. E’ proprio vero: ascoltarlo la prima volta è stato come un rito d’iniziazione 🙂

  3. Grazie Andrea, con questa recensione ti sei salvato dallo scioglimento nell’acido cui pongo i blogger nel girone dell’inferno:-). Battuta a parte, se questo libro ha visto la luce il merito va tutto a Massimo Acanfora al quale l’ho dedicato con parole a fermentazione spontanea che confermerò nei secoli dei secoli. Amen.
    PS. scoop solo per te: quasi quasi ne farò un altro ma stavolta lo curerò un po’ meglio e farò impazzire un po’ meno il buon Aacanfora:-)

    • Eheh dopo tutti questi anni ho ancora il timore dello scioglimento nell’acido, però comincio a credere che non succederà! 🙂

      Ci vediamo a Roma tra qualche giorno!

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