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Alcuni vecchi video di birra, tra spot e sketch televisivi

Oggi vorrei pubblicare un post un po’ diverso dal solito, dove le parole lascino spazio alle immagini. In questi anni raccolto in giro per la Rete alcuni video “vintage” in cui la birra è protagonista, risalenti agli anni ’80 – ’90. Un periodo in cui era molto più facile parlare di bevande alcoliche in tv e nelle pubblicità e dove si era ancora lontani da quella corrente neoproibizionista che oggi demonizza l’alcool in tutte le sue forme, senza distinzione di prodotto e senza riconoscere la differenza tra cultura e puro malcostume.

Il primo video è quello celeberrimo con Renzo Arbore, intitolato “Birra, e sai cosa bevi!”. Si tratta di uno spot italiano sulla birra in senso generale, come bevanda e alimento, voluto – se non erro – dai produttori industriali. Col suo classico modo di fare, affabile e trascinante, Arbore elenca i pro della bevanda, chiosando col famoso motto: “Meditate gente, meditate”. Eravamo all’inizio degli anni ’80…

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Oggi credo che i produttori avrebbero qualche problema a trovare un testimonial di pari livello. Stesso dicasi per i grandi nomi stranieri, come ad esempio Guinness, che invece all’inizio degli anni ’90 produsse una serie di spot televisivi con protagonista il celebre Rutger Hauer, attore famoso per Blade Runner e altri grandi film. Ecco allora i tre video pubblicitari realizzati dalla scura più famosa al mondo:

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Io neanche sapevo che l’attore aveva prestato la propria immagine per pubblicizzare la Guinness!

Concludiamo infine con un altro video d’annata, che in questo caso non rappresenta un spot televisivo, bensì uno sketch firmato dal mitico Corrado Guzzanti. Nella trasmissione Avanzi (primi anni ’90) il comico proponeva una parodia di Vittorio Sgarbi, che nella fattispecie veniva invitato a esporre una sua opinione sulla nostra bevanda preferita, rispondendo a una fantomatica “Inchiesta birra: dove, come, quando…”.

Se avete altri vecchi video da segnalare, linkateli pure tra i commenti 😉 .

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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29 Commenti

  1. Ricordo benissimo sia arbore che guzzanti.
    Come ricordo benissimo il vuoto a rendere che fino ad un certo punto ci ha accomunava ai paesi civili del resto d’europa.
    Purtroppo il benessere e il consumismo sfrenato degli anni 80 ci ha dato alla testa

  2. Più che altro oggi non farebbero mai e poi mai uno spot come quello di Arbore.. “mente lucida”, se vuoi andare forte bevi la birra, si scola una pinta all’autogrill e riparte sgasando con in macchina.. direi non proprio aggiornato 🙂

  3. Siete proprio dei pischelli o forse sono io che sono vecchio, ma nessuno se li ricorda gli spot di Claudio Lippi con delle bionde da paura, chiamami Peroni sarò ………….., rigorosamente in bianco e nero, ante 77?? Io ero un bambino ed avevo già deciso di cosa occuparmi nella vita. Anche se poi ho dovuto optare per bionde liquide.

    Vorrei aprire una piccola parentesi OT sul discorso vuoti a rendere. INDASTRIA da colpa al consumismo sfrenato degli anno 80, ma prima degli anni 80 gli stabilimenti di produzioni erano meglio distribuiti sul territorio nazionale, così che in pratica distribuivano localmente, in quel caso il vuoto a rendere aveva un senso.

    Poi le produzioni sono state raggruppate in pochissimi stabilimenti, chiudendo le fabbriche in eccesso. Si è venuta quindi a creare una situazione di distribuzione ad ampio raggio, colpevole anche di un abbassamento generale della qualità, che rende antieconomico oltre che antiecologico il reso del vuoto.

    S’inquinerebbe infatti di più nel riportare il vuoto al luogo d’origine, che con la fabbricazione di un nuovo contenitore, complice anche la conformazione del nostro Paese lungo e stretto, per non parlare dell’aspetto economico. Tanto ormai con la differenziata, il vetro viene comunque riciclato. In altri Paesi invece con una maggiore distribuzione degli stabilimenti produttivi e con una conformazione diversa continua ad essere conveniente.

    Non è quindi un fatto di civiltà o meno, ma di convenienza e di rispetto per l’ambiente, chi oggi vorrebbe moltiplicare i camion circolanti sulla nostra rete stradale?

    Poi si fa presto a parlare, ma io me lo ricordo quando da ragazzino scendevo nella cantina del mio bar a “fare i vuoti”, cioè rimette le bottiglie vuote nelle casse per la restituzione. E mi ricordo anche le casse in legno della Von Wunster, che causa bottiglie precedentemente rotte, erano tutte appiccicaticce e tempestate di pezzi di vetro, che inevitabilmente si conficcavano nelle mie mani.

    Ho passato le giornate in cantina a fare i vuoti, cosa impensabile oggi con i costi attuali della manodopera. W il vuoto a perdere, altro che civiltà.

    • Non so come funzionasse esattamente all’epoca ma io ricordo che era il distributore che si incaricava di recuperare i vetri di qualsiasi prodotto; birra o acqua che fosse. avevo 3 o 4 anni quindi il passaggio successivo mi sfuggiva.

      Attualmente invece ti porto l’esempio della della germania, dove chi si incarica di raccogliere il vuoto sono i commercianti e la grande distribuzione ed è un metodo altamente standardizzato.
      Questo non avviene tanto per riutilizzare il prodotto (cosa che cmq in germania fanno essendo la bottiglia praticamente standard) ma anche per di fatto obbligare il consumatore a riciclare il vetro.
      E bada bene avviane anche per la plastica

      In italia, senza vuoto, quale sarà la percentuale di riciclo? sicuramente non quella tedesca.
      Anche se son convinto che gli italiani sono dei pessimi consumatori, butterebbero anche la bottiglia per pigrizia.

      • Non avremo la percentuale di riciclo Tedesca, ma abbiamo una realtà molto differente da quella teutonica. Abbiamo molti meno produttori (in Germania più di 1000), abbiamo consumi molto diversi, abbiamo una conformazione del territorio diversa, abbiamo l’autostrada a pagamento, non abbiamo le bottiglie standardizzate, abbiamo un diverso senso civile.

        Comunque il reso si faceva ed adesso non si fa più, probabilmente ciò che conviene in Germania, non conviene in Italia, visto che ci abbiamo rinunciato e questo non è per forza di cose sbagliato, il maggior inquinamento che ne conseguiremmo in effetti non è da sottovalutare, includi anche il fatto che lavare una bottiglia nuova ed una che è in giro da mesi è ben diverso, ma la cosa non si può liquidare semplicemente denunciando una mancanza di civiltà o un eccesso di consumismo, per lo meno non in questo caso.

        • il tuo esempio forse (e nemmeno son d’accordo) vale per il vetro ma di certo non per la plastica.

          Quindi tolto il trasporto (viene riciclata localmente), tolto il lavaggio, cosa rimane se non una cattiva volontà e una mancanza di organizzazione?

          Ricordiamoci che l’italia era l’unico paese che in europa ad avere il costo di ricarica delle schede telefoniche. C’era un motivo? no

          Insomma la tua mia sembra una presa di posizione, non la mia

          • Non me ne intendo, ma il riciclo della plastica ha delle modalità un po diverse, non penso che in Germania ritirino i vuoti in PET. Non penso quindi che l’esempio sia pertinente.

            Scrivi togli il trasporto e togli il lavaggio…., ma questo è il punto tra trasporto e lavaggio, l’inquinamento che ne consegue ed i costi che queste operazioni comportano, vanificano i vantaggi, quindi è meglio non farlo.

            Che poi in Italia ci siano tasse e gabelle assurde, penso che siamo tutti d’accordo, ma non è questo il punto. Il punto è che per come siamo organizzati e posizionati, a noi non conviene ed allora perché mai dovremmo ostinarci a fare i vuoti a rendere?

            Non stiamo parlando di una cosa che in Italia non si è mai fatta o non siamo mai stati in grado di fare, come scrivi per mancanza di volontà o organizzazione. Prima si faceva e funzionava pure, io me la ricordo bene, poi sono cambiate le condizione, vedi accentramento delle produzioni e quindi sono venuti a mancare i presupposti perché la cosa continuasse ad avere un senso.

            Nostalgico? Si stava bene quando si stava peggio? Davvero non capisco il tuo punto di vista.

          • Il punto della discussione non è tanto cosa conviene o no
            se cerchi in rete ci sono interrogazioni parlamentari; proposte parlamentari, studi universitari, studi di settore, proposte di produttori: tutte atte a reintrodurre il vuoto a rendere proprio perché più conveniente.
            Trovi anche spiegazioni su come il lavaggio ed il trasporto del vetro siano cmq più convenienti rispetto al trasporto continuo di nuove bottiglie che spesso arrivano da ancora più lontano.

            Ed anche l’analisi sul perché questa pratica sia terminata sono comuni: cultura dell’usa e getta, consumismo, etc etc

            Il punto è perché mai si da per scontato che in italia qualcosa venga fatto per seguire il raziocinio. Siamo in italia, cribbio…

            Sempre per consumismo ed entusiasmo da benessere si tagliarono quasi tutte le reti di tram italiane. Attualmente si rimpiangono e dove possibile vengono reintrodotte a costi notevoli. Ed è il secondo esempio di altri mille possibili.

    • Be quelli che vogliono reintrodurlo dovrebbero pensare a chi poi dovrà pagare un lavoratore perché stia delle ore a smistare i vuoti, provvedendo a rimetterli nelle casse. Casse che sono sparite dal momento dell’introduzione del vuoto a perdere, sostituite dai cartoni. Che se poi nel farlo si taglia una mano, resta a casa dal lavoro per svariati giorni.

      Mi sembra che la contrapposizione sia tra il parlare di teoria e pratica. Teoricamente è cosa buona e giusta in pratica è una stron….pidaggine. Comunque la faccenda del tram è successa un po ovunque, a Ginevra ad esempio li hanno tolti, in favore degli autobus, per poi fermare la città per mesi e mesi per fare i lavori per rimetterli. Sono il primo ha criticare le scempiaggini tutte Italiane, ma non pensiamo che il paradiso inizi fuori dai confini Italiani, teoricamente è così, ma volendo verificare, basta andarci per qualche mese e vedi come fai ha rivalutare l’Italia e le sue mille contraddizioni.

      Poi sei sei convinto che le cazzate siano una prerogativa made in Italy, be allora è un altro discorso.

      • “ma non pensiamo che il paradiso inizi fuori dai confini Italiani, teoricamente è così, ma volendo verificare, basta andarci per qualche mese e vedi come fai ha rivalutare l’Italia e le sue mille contraddizioni”
        Oddio su questo potremmo aprire un nuovo blog e scrivere per anni il contrario. Paradiso no, ma qui è l’inferno!

        Sul vetro no nconoscendo bene i costi e il resto non saprei di preciso, certo ceh mi sembra controproducente buttare…Qui da me recicliamo le casse delle tedesche e i vuoti senza tutto quel dramma di tagli di mani che dici te, le casse son di plastica rigida no nsi rompono manco se le tagli col macete. Funge bene, ce le portano piene e le mettiamo da parte dentro la cassa e poi quando portano le altre le scaricano e via di seguito.

        • Grazie al piffero tu ricicli un solo tipo di bottiglia, ma quando tutte le bottiglie erano a rendere andavano smistate. Evidentemente stiamo parlando di due cose diverse. Se poi sei convinto che l’Italia sia l’inferno, fatti un giro su Google Earth e prova a contare i Paesi dove si sta peggio, molto peggio che in Italia e poi conta quelli che rimangono. Se poi non sei ancora convinto parla con gli immigrati e poi parla con gli emigrati ed avrai un quadro della situazione. In ogni caso welcome to the hell.

          • Vabbè cmq mi nonna che c’aveva l’osteria reciclava in cantina almeno 9 tipi di bottiglie, e non ha mai avuto problemi, cassa vuota/ cassa piena, porti oggi e te ridò domani. Prima c’erano volumi differenti e concezione differente del reclico, se recicla per isoldi, non vedevi mai una boccia per terra di vetro, come succede in effetti ancora in belgio.

            “Se poi sei convinto che l’Italia sia l’inferno, fatti un giro su Google Earth e prova a contare i Paesi dove si sta peggio, molto peggio che in Italia e poi conta quelli che rimangono.”

            Grazie al piffero(cit.) tu parli di paesi che sono l’inferno vero, io parlavo in generale di Europa. Immigrati (spesso dall’inferno) ne conosco ma hann odelle condizioni differenti che parlarne ed sintetizzare qui in 5 minuti mi pare esagerato. Emigrati ho 3 cugini sparsi tra francia germania e belgio, 3 amici in irlanda, 2 in polonia, 1 a new york (daje brooksssss), 1 a miami, 2 a barcellona, e 2 a londra, tornano tutti per la famiglia e gli amici altrimenti stanno riccamente bene, nonostante il clima. Io son dell’opinione che ci salva ancora i clima (almeno qui a roma) altrimenti sarebbe una penisola piena di musei.
            Poi ognuno fa come vuole.

          • Cassa vuota / cassa piena, senza problemi? Ma che vuol dire?

            Dalle casse le metti nel banco bar
            porti le casse in cantina
            dal banco bar le servi
            dopo servite le metti tutte insieme nel “vetro” perché non hai ne tempo ne spazio per farlo nel banco bar
            quando hai tempo vai in cantina o nel retro e le smisti
            Questo è + o – il ciclo del vetro a rendere in un locale

            Dal cartone le metti nel banco bar
            dal banco le servi
            dopo servite le metti tutte insieme nel “vetro”
            Questo è il ciclo del vuoto a perdere

            in pratica col vuoto a perdere si evita il trasporto nelle casse, lo smistamento, il trasporto di ritorno ed il lavaggio con detergenti per la sanitazione. Questa riduzione di passaggi consente di risparmiare soldi ed impatto ambientale ed il vetro viene comunque riciclato.

            Oltretutto con i costi attuali della manodopera l’operazione di smistamento, costa di più della cauzione recuperata nel farlo. Poi se la volete capire la capite, se no crogiolatevi nel fatto di vivere all’inferno. Si però non l’inferno vero, l’inferno Europeo, come se Albania, Bosnia, Bielorussia, Ucraina e limitrofi fossero in Africa.

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