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Sappiatelo, i siti dei birrifici italiani fanno schifo

Secondo voi per un birrificio è importante il relativo sito web? Per me sì, assolutamente. E’ prima di tutto una vetrina, non solo dei suoi prodotti, ma anche dell’azienda stessa e dei suoi (eventuali) progetti. Ma non solo. Oggi è anche qualcosa in più: è uno strumento per mettersi in contatto con i propri clienti, un modo per comunicare con loro, un primo approdo verso modalità di interazione differenti. Per esemplificare cosa intendo, vi rimando alle ottime pagine web dei birrifici Dogfish Head, Left Hand, Stone. Se avessi un birrificio, probabilmente dedicherei attenzione al sito web quanto alle etichette e al packaging. E i birrai italiani cosa pensano? Ho deciso di prendere i primi 5 birrifici italiani secondo la classifica delle migliori birre di Microbirrifici.org e analizzare i rispettivi siti web. Per la cronaca non ho considerato quello della Birra del Borgo, poiché nella sua realizzazione sono entrato attivamente. Ecco cosa ne è emerso…

Montegioco (www.birrificiomontegioco.com)

Se non erro il sito del birrificio di Riccardo Franzosi è stato rinnovato recentemente, dopo anni passati senza una pagina web degna di questo nome.

Aspetto visivo: stile che richiama la grafica delle etichette, ma realizzazione nel complesso ben al di sotto dell’accettabile. Lo sfondo giallo/arancio con le bollicine sfocate è da censura.

Navigazione e completezza dei contenuti: chiaro menu sulla destra, con poche voci tutte di primo livello. Informazioni ridotte all’osso, ma comunque esaurienti.

Soluzioni tecniche: custom font dove non necessario, plugin di Flickr per le foto e gli eventi, immancabile Google Maps. Codice html molto pulito.

Aggiornamenti: la pagina degli eventi sembra aggiornata con una certa costanza, quella delle ricette riporta malinconicamente una sola proposta culinaria.

Nel complesso: sito che non brilla certo per l’aspetto estetico, ma che almeno risulta facile da navigare, anche perché le informazioni presenti sono ridotte al minimo sindacale.

Maltus Faber (www.maltusfaber.com)

Il sito non ha subito modifiche sin dal suo lancio, anche perché il birrificio è piuttosto giovane.

Aspetto visivo: elementi grafici ridotti all’osso, con un’illustrazione nell’header e qualche dettaglio qui e lì a richiamare la grafica delle etichette. Giudizio negativo.

Navigazione e completezza dei contenuti: doppia colonna di navigazione in classico stile Joomla (il CMS utilizzato per lo sviluppo), con i tanti link divisi per argomento, non tutti della medesima utilità. Contenuti in italiano e inglese.

Soluzioni tecniche: il già citato Joomla caratterizza l’aspetto e le soluzioni tecniche adottate, con un inevitabile senso di deja vu.

Aggiornamenti: la pagina su ricette e abbinamenti è “categoria vuota”, l’ultimo evento invita semplicemente a collegarsi alla pagina di Facebook. Insomma, gli aggiornamenti sul sito latitano.

Nel complesso: sito pieno di nozioni, ma delle quali risultano davvero interessanti. Utile la pagina con in punti vendita dei prodotti Maltus Faber, la speranza è che a differenza di altri contenuti sia aggiornata costantemente. Ottima la presenza della lingua inglese.

Almond ’22 (www.birraalmond.com)

Sinceramente non ricordo se il sito del birrificio di Jurij Ferri abbia mai subito modifiche sostanziali dal giorno del suo lancio.

Aspetto visivo: homepage molto confusionaria, con tante animazioni e un’organizzazione dei contenuti poco chiara. Graficamente è meglio non pronunciarsi.

Navigazione e completezza dei contenuti: menu in alto con poche voci, più una serie di link inseriti nella sidebar… la confusione generale si ripercuote sulla facilità di navigazione. Ciononostante i contenuti sembrano piuttosto esaurienti, come ad esempio le schede delle birre, piene di informazioni approfondite.

Soluzioni tecniche: codice scritto tutto da zero, senza la presenza di plug-in esterni o cose del genere. Anche il codice non brilla certo per ordine.

Aggiornamenti: la sezione news è addirittura ferma al 2007. Bisogna aggiungere altro?

Nel complesso: confusione visiva e strutturale, ma contenuti alquanto esaurienti. Graficamente pessimo, ma è nella scarsezza degli aggiornamenti – sì, è un eufemismo – che si registra la nota più dolente.

Baladin (www.baladin.it)

Sito rinnovato proprio recentemente, che cerca di offrire una panoramica complessiva del mondo Baladin e dei tanti progetti associati al marchio.

Aspetto visivo: homepage senza informazioni, ma solo con una marea di pulsanti che rimandano alle varie iniziative Baladin. Grafica secondo copione in stile gitano chic.

Navigazione e completezza dei contenuti: navigazione pessima, con l’utente che si trova disorientato a ogni clic. Non è chiaro come muoversi tra le sezioni e le stesse sono estremamente diverse tra loro. A livello di completezza delle informazioni, invece ci si potrebbe passare una giornata a leggere tutto.

Soluzioni tecniche: codice scritto tutto da zero, senza la presenza di plug-in esterni o cose del genere. Codice molto ordinato. Alcune soluzioni a volte rendono lento il caricamento le pagine

Aggiornamenti: sezioni news e rassegna stampa aggiornatissime, ottimo lavoro.

Nel complesso: il sito riesce nell’offrire una panoramica di tutti i progetti di Teo Musso, ma lo fa con scelte grafiche e tecniche non proprio condivisibili. Da un nome come Baladin ci si aspetterebbe una vetrina di ben altro spessore.

Barley (www.barley.it)

Il sito del birrificio di Nicola Perra non è mai cambiato sin dal momento del suo lancio.

Aspetto visivo: la grafica praticamente non esiste, però almeno si potevano scegliere colori un po’ meno funerei.

Navigazione e completezza dei contenuti: link distribuiti nelle due colonne laterali, caratterizzati da un font eccessivamente piccolo. Contenuti piuttosto dettagliati ed esaurienti.

Soluzioni tecniche: non credevo nel 2011 di vedere siti che ancora utilizzano iframe per la navigazione. Soluzione da paleozoico del web, che sicuramente si riflette negativamente anche sul posizionamento sui motori di ricerca. Sugli altri aspetti tecnici preferisco soprassedere.

Aggiornamenti: eventi fermi a febbraio 2010, mentre la rassegna stampa è aggiornatissima. Inutile in quanto praticamente vuota la sezione news.

Nel complesso: sito amatoriale in tutto e per tutto, ma almeno con due aspetti positivi: informazioni discretamente dettagliate e contenuti in lingua inglese.

In generale il panorama dei siti dei birrifici italiani è a dir poco deludente. In molti casi si rivelano essere produzioni quasi amatoriali, che falliscono sotto diversi punti di vista. Mi chiedo quanto utili possano risultare per il consumatore finale. Voi cosa ne pensate?

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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36 Commenti

  1. effetivamente i siti dei birrifici italiani e anche di vari beer shop non sono il massimo..anzi! pero’ andre ti faccio notare il nuovo sito del birrificio lambrate e’ veramente bello! ciaooooooo

    • sì molto bello, peccato che su facebook abbiano una pagina che fa schifo! letteralmente! ci sono diverse pagine come privato di birrificio lambrate (un disordine completo) e quella principale che ha un sacco di amici è fatta da principianti, addirittura fatta come privato e non come azienda. Peccato per chi ha birre spettacolari come le loro! L’immagine di un’azienda non si forma più sui siti web ma sui social network è lì che la gente scrive e partecipa e viene invitata ad eventi. Il sito è importante ma ormai non basta più.
      ciao a tutti

    • Sì, una spanna sopra rispetto alla media… ma secondo me ancora lontano dall’eccellenza

    • Io non seguo facebook, non ho intenzione di farlo, e credo di non essere l’unico, preferisco di gran lunga una pagina web ben aggiornata, della grafica me ne importa il giusto.

  2. condivido.
    tra gli altri quelli che mi vengono in mente come packaging&stile di livello toccalmatto. brewfist. bad attitude, anche le etichette di loverbeer riescono a rendere bene il legame con la birra che contengono

  3. Credo che questo sia un chiaro segno di quanto siamo indietro (ho detto siamo e non sono) la maggior parte degli operanti nel mondo della birra artiginale.
    Un sito accattivamene e ben fatto, con infomazioni essenziali ma esaurienti, magari anche con qualche chicca grafica, credo sia il milgior biglietto da visita per ogni azienda, anche perchè spesso prima di conoscere il birraio, il birrificio, o addirittra le birre, ci si trova davanti al sito web. Quindi a favore di siti “a gratisse” (CMS vari, Joomla, WordPress ecc.) ma con almeno un minimo di struttura e di stile.

  4. a me non sembrano malissimo i siti di Montegioco, Maltus Faber e Almond; è vero che dovrebbero essere aggiornati di più, ma la grafica un po’ meno casinista per me è sempre un sollievo. Inoltre perlomeno non sono un mattone da caricare.
    Baladin non sono mai riuscito a capirci un’acca, neppure nel sito vecchio..ricordo che per cercare informazioni diventavo matto.

  5. perché, quello di certi locali? (ahimè anche l’url che riporto…. ma sto pressando per cambiamenti in tempi brevissimi)

  6. va beh, è come sparare sulla croce rossa 😀 da amante della buona grafica e design devo dire che anche all’estero non stanno messi benissimo ma quantomeno non si vedono siti che starebbero bene come template del frontpage beta

  7. Valerio - Futuro homebrewer

    Hai decisamente ragione. Sono “osceni”. Alcuni neanche prima del ’95 venivano fatti in questo modo. Appena visto quello “del borgo” ho pensato: finalmente. Un sito stile blog, con caratteri leggibili e sezioni chiare. Vedo che anche tu utilizzi WordPress. Forse non tutti sanno che è una piattaforma flessibilissima, che si adatta a qualsiasi uso e molto semplice da implementare. E poi scontornare una foto… ci vuole molto?

    p.s. prima volta che scrivo, complimenti per la passione che infondi nel magico mondo della birra.

    • Grazie dei complimenti Valerio. Sì WordPress è davvero molto duttile se hai un minimo di conoscenze, ad esempio sul sito della Birra del Borgo è integrato sul sito che invece utilizza un framework php. Contento che ti piaccia.
      In bocca al lupo con le tue cotte 🙂

  8. strano che ancora non sia apparso il brillante di turno ad accusarti di cercare lavoro..perchè in fondo è quello il web birrario italico, i siti amatoriali sono solo un riflesso di ciò (imo)

  9. ….quanto costa fare una grafica “accattivante”, un sito “importante” e una comunicazione “degna”?…….

    ho dei preventivi, in valutazione, imbarazzanti……..

    chissà, magari qualche nuova opportunità si riesce a trovare….

    cheers!!

  10. Il BSA ” Birrificio Sant’Andrea” ha un bel sito…ed un ottima PIls!

  11. Gia’ che ci sono dettaglio qualcosa sul sito maltusfaber (che non ho impostato, ma per il quale ho fornito dei contenuti): in generale le informazioni sono aggiornate. Lo e’ con buona frequenza la pagina dei punti vendita e anche le schede delle birre lo sono (in entrambe le lingue), non appena escono nuove birre, e anche quando (per dire) cambia una etichetta o una caratteristica.
    Gli eventi/news invece non lo sono, perche’ alla fine “Maltus & Faber” 😉 preferiscono pubblicizzarli su Facebook… evabe’! IMO non e’ un problema cliccare e andare su FB, ma in effetti vedere che invece sul sito l’ultima news e’ di uno/due anni prima puo’ dare l’impressione (errata) che anche il resto del sito sia poco aggiornato.
    Ti do anche ragione sul fatto del link a una categoria vuota, ad un certo punto fa un effetto migliore se il link non c’e proprio!

    Detto questo, passo a un discorso piu’ generale, e dico che non sono del tutto daccordo su quel che dici dei siti dei micro. Avrai anche tu incrociato certi siti di birrerie anche internazionali, grossi distributori ecc, ebbene cosa trovi spesso? OK, una grafica spesso (non sempre) piu’ accattivante ma:
    lunghe introduzioni flash (e va bene se c’e’ lo skip intro)
    altri flash a gogo’
    navigazione a volte tormentata (non ricordo in che sito c’erano delle birre che scorrevano, da cliccare al volo e centrarle se volevi arrivare alla scheda)
    contenuti mancanti, a volte mancano perfino le info sui prodotti, o i contatti!!

    Invece su alcuni siti di micro che hai citato e’ vero che trovo una grafica scarna o naif e niente soluzioni innovative dal punto di vista tecnico (ma comunque spesso un certo legame grafico con il “marchio” del birrificio c’e’); per contro, navigazione relativamente semplice e veloce, e trovo le informazioni che mi interessano come consumatore (ma anche come professionista, publican, distributore): dove siete, quando ci siete, che birre fate, che caratteristiche hanno, come faccio a trovarle e provarle, come servirle…

    E’ la stessa cosa per altri generi di siti: visto da “utente”, se cercando un B&B per andare a Bibbiano (luogo a caso ;-)) mi imbatto in un sito dalla grafica un po’ vecchiotta, magari ancora con i frame, ma che mi dice chiaramente come raggiungerlo e mi fornisce prezzi senza troppi complimenti, ben venga!
    Insomma il sito un po’ artigianale di alcuni birrifici puo’ far storcere il naso al web designer, e magari (lo concedo) accattivare poco il navigatore “di passaggio”, ma va molto bene per l’utente meno occasionale interessato a informazioni, come il rivenditore che potrebbe commercializzare i tuoi prodotti o il degustatore che muore se non sa gradazione e stile di una birra 😉

    A questo punto, il discorso “sito esteticamente valido”–>acchiappo nuovi clienti (sintetizzando molto eh) magari e’ vero ma e’ aleatorio e difficilmente quantificabile; mentre l’aspetto “utente interessato a info”–>forniamogliele puo’ esser piu’ limitato ma e’ molto concreto, ed e’ giusto cominciare da questo (rispondendo cosi’ alla tua domanda finale)

    (scusate la lunghezza!)

    • Le tue considerazioni sono apparentemente corrette, ma si basano su un paio di malintesi. Il primo è che debba necessariamente esistere una dicotomia tra semplicità di navigazione e attenzione all’aspetto estetico. Tutti gli esempi di pessima progettazione che hai citato sono, appunto, pessime soluzioni, che considero alla stregua dei problemi che ho sottolineato nell’articolo. Un buon sito non è semplicemente bello da vedere, ma presuppone una serie di interventi mirati, finalizzati a offrire la migliore user experience possibile: deve essere usabile, accessibile, compatibile sulle diverse piattaforme, intuitivo, esauriente nei contenuti e certo, anche esteticamente curato.
      Il secondo malinteso è considerare un sito web come una semplice vetrina, come una brochure elettronica. Questa visione è ormai obsoleta, visto che la presenza online di un’azienda si compone di tanti aspetti e si realizza mediante diversi strumenti. Il sito web dovrebbe essere una finestra su tutto ciò, nonché sulla filosofia del birrificio.
      Poi è ovvio che di fronte a un sito lacunoso, è meglio che siano privilegiati i contenuti rispetto all’impatto grafico.

      • io dico solo:
        http://www.glazentoren.be/
        http://deranke.be/
        http://www.fantome.be/
        http://www.brouwerijverhaeghe.be/
        non mi paiono molto belli…e sono i primi 4 che ho avuto in mente di cercare, chissà quanto si potrebbe andare avanti.

        Non è che -senza il minimo rancore- qui in Italia siamo sempre troppo attenti alla confezione? La prossima nota sarà sulle bottiglie dalle forme orrende o sui colori delle etichette?

        Per tutto il resto del discorso quoto Max; io non sono per nulla offeso dalla scarsa qualità (anche se la chiamerei piuttosto “essenzialità”) grafica dei siti brassicoli nostrani.
        Se i contenuti ci sono (e personalmente adoro di Maltus Faber – così come di altri siti – la sezione sui punti vendita e sugli esercizi forniti), il resto passa in secondo, terzo, quarto piano.. anzi se fatico meno a caricarli con la mia carriola (e per Left Hand e Stone ad esempio un po’ mi ci vuole) ben venga.

        • Eh ma infatti i siti dei belgi sono al livello, se non sotto, i nostri. E con questo?
          Questa storia della dicotomia tra bello e utile non ha senso. Per quale motivo un aspetto dovrebbe ripercuotersi sull’altro?
          La verità è che la maggior parte dei siti è progettata e realizzata in modo pessimo. Non sono lavori professionali, stop. Io, se avessi un birrificio, penso che vorrei che fosse curato ogni suo aspetto, sito compreso.

          • la dicotomia bello/utile viene fuori forse in reazione alla confusione fra bello e utile(/fruibile), che è quella che vedo in alcuni commenti qui. Come Enferdorè qui sotto che parla di “bagno in cucina”. Il sito di Maltus Faber non è un bagno in cucina, è un bagno con delle piastrelle che possono sembrare un po’ kitsch. Amen.

            Sulla qualità delle informazioni e sugli aggiornamenti, ti do ragione al 100%: ci sono “siti-fantasma” veri e propri; ma sulla qualità estetica, io mi leggo volentieri anche il sito di Piero Scaruffi senza che i miei occhi si offendano più di tanto. Sarò io eh!

            Per quanto riguarda gli esempi che citi: Stone, Left Hand, Dogfish Head.. a me certa roboanza a stelle e strisce dà fin noia. Ma mi pare dia noia anche a te, siccome il sito del Borgo è decisamente su altre righe (bravo!).

            P.s. leggo ora la versione dell’articolo con aggiunto il Barley e, visitando per la prima volta il loro “brutto”(?) sito, mi accorgo che un locale qua a Pisa in cui non sono ancora stato ha le loro birre.. info non da poco.

          • Sì però continui a concentrarti sull’aspetto meramente estetico, che è solo uno dei parametri da prendere in considerazione. Capisco che è quello più “evidente”, però i fattori che concorrono a formare il giudizio di un sito sono diversi.
            Le scelte meramente grafiche dipendono da diversi criteri, non ultimo il gusto del cliente. I siti americani seguono un certo gusto – può piacere o meno – magari da noi c’è bisogno di qualcosa di diverso. Al di là dello stile grafico del sito (la grafica comunque è opera di una mia collaboratrice che fa quello di professione), , io penso che quello della BdB si avvicini come impostazione e progettazione molto più ai “concorrenti” americani che a quelli italiani citati.

          • Attenzione, non travisate le mie parole, il discorso dell’estetica piacevole non va legato obbligatoriamente allo sviluppo di un sito web ben fatto. Mi spiego: la grafica può cominciare a peggiorare la fruibilità dei contenuti solo nel momento in cui raggiunge un livello disturbante per l’utente, come combinazioni errate di colori che infastidiscono gli occhi, oppure scelta di font troppo piccoli solo per citarne un paio. Il resto è opinabile, possiamo parlare di grafica ridicola o amatoriale ma che cmq non arriva a deteriorare sensibilmente l’esperienza di navigazione.
            Qui però mi sembra che in molti casi si stia parlando di opere non solo scadenti graficamente, ma spesso anche progettate da personaggi improvvisati…il su citato barley agli occhi di un addetto ai lavori fa rabbrividire, è un dato di fatto, punto.

  12. Questa amara riflessione di Andrea non mi sorprende nemmeno un pò.
    La proiezione web della maggior parte dei birrifici nostrani non fa che riflettere in buona parte la situazione generale italiana delle piccole(e spesso anche medie) imprese: approccio spesso troppo “artigianale” per non dire amatoriale, aggiornamenti spesso inesistenti(non credo che facebook sia una scusante, semmai in un progetto professionale sarebbe un’integrazione naturale).
    La verità IMHO è che in Italia siamo ancora per molti versi ancorati ad una concezione del web molto banale, e davvero molto poco seria e riconducibile al semplicissimo concetto di mancanza di professionalità e professionismo. Fa specie riflettere anche sul fatto che molti birrai rappresentano realtà giovani anche anagraficamente parlando, quindi appartenenti (teoricamente) alla generazione che dovrebbe considerare il proprio lavoro su web non come una spesa o un aspetto marginale, ma come uno dei principali.
    Pertanto si puo’ essere daccordo con il discorso di Maxbeer se osserviamo il tutto con l’ottica del costruttore di case che fa una casa brutta, con il bagno in cucina ma per il resto “perfettamente abitabile” 🙂

  13. Caro Marco hai perfettamente ragione e il motivo di questa non cura è difficile da capire ma, anche il sito del birra del Borgo non è messo bene. Quindi condivido il tuo parere i siti dei birrifici italiani fanno SCHIFO, ma in generale il 70% dei siti dedicati all’enogastronomia Italiana fanno SCHIFO.

  14. Quanto cista fate un sito, sviluppo e grafico, come quello di BdB? E a tenerlo aggiornato?
    Giusto per capire l investimento.

  15. Indubbiamente io sono d’accordo con Andrea, ma, di contro, ti faccio notare che senz’altro il sito del Baladin è stato fatto da un’azienda professionale e invece il loro sito non è altro che la classica accozzaglia di roba in flash utile solo per un sito vetrina, ovvero bello da vedere ma navigazione sotto terra.
    I problemi principali sono due:
    1-spesso NON ci sono aziende competenti in Italia, ti consigliano la solita cretinata in Flash da bambini dell’asilo (ci vuole molto meno lavoro della pura programmazione), i siti nel 99% dei casi non sono indicizzati e tanto altro ancora…
    2-l’ignoranza e la testardaggine del committente a cui piace che il sito sia graficamente bello, senza capire che il punto principale non è quello. Un buon layout non è solo bello ma pratico e semplice da usare. Aggiungo infine che un sito in flash…devi rivolgerti nuovamente all’azienda per aggiornarlo..uno programmato bene con un database alle spalle..lo aggiorni da solo..sempre…
    Saluti

    • D’accordo con te. La bravura di un’azienda sta anche nel comunicare al cliente le giuste soluzioni tecniche, anche andando contro il gusto di quest’ultimo

  16. Insistendo sull’utilità della soluzione proposta dal realizzatore. Spesso le aziende si rendono conto, dopo, dell’errore commesso e spesso ti richiedono modifiche assurde per fare ciò che tu gli avevi proposto…magari lo vorrebbero anche a gratis….ma è l’Italia…..e purtroppo il marketing lo capiscono molte poche persone…..

  17. Ciao a tutti!
    Interessante la conversazione e tanti i punti da trattare per un argomento così vasto e ancora molto soggettivo.
    Noi (BirraStavio – Beerfirm) abbiamo iniziato con una pagina su wordpress (birrastavio.wordpress.com) che purtroppo per gli infiniti impegni non riusciamo a seguire regolarmente, anche per il tempo che dedichiamo ai social network, oltre FB, Instagram e Twitter, ma comunque utile per chiarire a noi e agli altri cosa siamo e dove stiamo andando. Stiamo realizzando il sito web, ormai quasi finito e presto on line e i tempi di realizzazione sono molto lunghi perchè all’interno di un’azienda è difficile che ci sia un referente che si occupi direttamente della comunicazione, e spesso commissionare il lavoro ad un agenzia ha un costo molto elevato e non sempre corrispondente al prodotto venduto. I miei soci non hanno minimamente idea di come si costruisca un sito e di come comunicare le nostre birre. Spesso è molto difficile anche per me – che ci sono dentro e che li conosco da una vita – capire cosa vogliono!

    Io credo che il marketing sia parte integrante di un prodotto, ma richiede tempo e professionalità/denaro e il più delle volte i birrai (in questo caso) non lo capiscono assolutamente! In parte è comprensibile….ad ognuno il suo!

    Il titolo di questo articolo non dice una bugia…effettivamente non hai torto, ma difendo un pò la categoria considerando le difficoltà!

    A parte questo, mi piacerebbe sapere (quando sarà on line) cosa ne pensate del nostro sito. Sempre e comunque migliorabile!

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