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Consumi in picchiata, ma in UK le birre in cask tengono

Solitamente in questo periodo vengono pubblicati due interessanti documenti che analizzano rispettivamente lo stato della birra in Regno Unito e Belgio. Come annunciato in mattina da Pete Brown , oggi è stata rilasciata l’edizione 2011-2012 del The Cask Report, il rapporto che esamina la salute delle birre in cask – quindi in qualche modo della birra artigianale – in Gran Bretagna. Il risultato è che nonostante si sia trattato di un anno particolarmente duro per la birra in generale, i prodotti in cask hanno incassato bene la botta, continuando sulla strada tracciata nel recente passato. Stiamo parlando di dati di crescita rimasti pressoché invariati, ma che, se confrontati con quelli del mercato globale della birra, risultano molto confortanti.

Il report è incoraggiante anche per l’Italia, visto che la scorsa settimana si è chiusa con la notizia che i consumi di birra nel periodo estivo hanno mostrato una contrazione preoccupante, sfiorando i minimi storici degli ultimi 10 anni. Se qualcuno dubitava che la tendenza avrebbe potuto ripercuotersi anche sul comparto artigianale, ora può tirare un sospiro di sollievo: è auspicabile che da noi, come in Regno Unito, i prodotti di qualità possano giovarsi di un contesto ben diverso dalle lager industriali.

Tornando alla situazione anglosassone, dal report fresco di pubblicazione emergono alcune informazioni interessanti:

  • I consumatori di Cask Ale sono due volte più propensi ad andare nei pub rispetto ai bevitori di birre diverse.
  • Il numero totale di consumatori di birre in cask è calato, ma è cresciuto nella fascia di popolazione più giovane (18-24 anni).
  • Delle persone che affermano di bere Cask Ale, il 10% di loro ha iniziato nell’ultimo anno e il 37% negli ultimi 10 anni. In pratica si sta assistendo a un revival delle birra in cask e all’alternanza della vecchia guardia con una generazione più giovane di consumatori.
  • Nell’anno appena passato si sono contati circa 2.500 pub con birre in cask.
  • La fetta di mercato delle Cask Ale è salita al 15% (+0.4%).
  • La Scozia è una delle regioni con il più alto dato di crescita di consumi di birre in cask.

Si tratta quindi di numeri piuttosto convincenti, ma che non hanno portato a una crescita dei consumi. Essi infatti si inseriscono all’interno di un contesto tutt’altro che roseo, caratterizzato dalla chiusura dei pub a ritmo di 25 a settimana e da un incremento delle tasse sulla birra pari al 35% negli ultimi tre anni.

Il report è poi ricco di numerose informazioni che indagano le caratteristiche del consumatore di Cask Ale e di come è percepito all’esterno. Interessanti anche i dati sulla distribuzione e le abitudini relative alle birre in cask in Gran Bretagna: la maggior parte dei pub presenta dalle 2 alle 4 handpumps, quasi la metà dei consumatori rimane fedele ai prodotti che conosce e apprezza, tra gli stili più diffusi ci sono nell’ordine Golden Ale, Bitter tradizionali e IPA.

Il documento si conclude con una sorta di bilancio degli ultimi cinque anni, da cui emergono alcuni punti focali:

  • E’ accertata una rinascita delle birre in cask, che rapidamente stanno acquistando terreno rispetto agli altri prodotti da pub.
  • E’ dimostrato il valore aggiunto che le Cask Ale sono in grado di garantire al pub che decide di puntare su di esse.
  • Accompagnare la somministrazione con dei consigli invita i consumatori a bere più spesso.

Se volete consultare il documento per intero – quest’anno confezionato davvero in modo egregio – potete scaricarlo direttamente in formato pdf.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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