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BirrItalia 2012-2013: la mia recensione

Come accennato recentemente sulla pagina Facebook di Cronache di Birra, anche quest’anno è stato pubblicato BirrItalia, l’annuario sul mercato della birra edito da Beverfood. Per chi non lo conoscesse, si tratta di uno strumento estremamente importante per tutti gli operatori del settore, poiché la pubblicazione riassume tutti i dati e i protagonisti del settore. Naturalmente sto parlando dell’industria birraria in generale e non solo del comparto artigianale, anche se, come vedremo, BirrItalia offre ampio spazio al crescente mondo dei microbirrifici. Utilizzando le parole di Beverfood, l’annuario:

[…] mette a fuoco i mercati ed il quadro competitivo nazionale e internazionale e fornisce la mappa informativa di tutti gli operatori che a vario titolo operano nel variegato mondo della birra in Italia.

L’opera di apre con una serie di dati statistici, atti a offrire una panoramica dei mercati internazionale e italiano della birra. Non solo numeri, ma anche brevi profili delle maggiori multinazionali del settore operanti nel mondo e nel nostro paese. La seconda parte riguarda le marche di birra, con un ampio elenco di tutti (ma proprio tutti) i prodotti brassicoli presenti sul mercato italiano.

Inevitabilmente corposa è la terza parte, che riporta tutti i produttori (quasi esclusivamente industriali) di birra e sidro in Italia e nel mondo, mentre decisamente più contenuta – ma solo perché i contenuti sono ovviamente minori – è quella relativa agli importatori nazionali.

Successivamente si apre il capitolo sui microbirrifici e beershop, che per inciso è uno dei più lunghi di BirrItalia. Come ormai tradizione, la sezione si apre con un articolo di Kuaska, che questa volta propone una panoramica della birra artigianale in Scandinavia. Una lettura piacevole e come sempre di grande livello, nella quale non mancano le solite divertenti digressioni di Lorenzo. Ecco ad esempio cosa scrive a metà del paragrafo dedicato alla scena norvegese 🙂 :

Un terzo esempio di ottime birre prodotte in Norvegia ci viene dalla microbirreria Lervig di Stavanger, città nota per aver dato i natali alla prorompente pornostar Vicky Vette. Non per far torto all’ormai attempata attrice, la nostra star locale non può che essere il nostro grande amico Mike Murphy […]

L’articolo di Kuaska si impreziosisce di un’intervista ad Anne-Mette Meyer Pedersen (socia dei Danske Olentusiater) e di un resoconto dedicato al Sahti, bevanda fermentata della tradizione finnica. Prima dell’elenco completo di tutti i microbirrifici d’Italia, c’è ancora spazio per la ricerca Altis e Unionbirrai, di cui vi ho parlato in passato su queste frequenze.  Le schede dei produttori hanno naturalmente una valenza esclusivamente informativa, con spesso presente la marca di impianto utilizzato. Concisa ma esauriente la lista dei beershop italiani.

Proseguendo con i capitoli, incrociamo quello relativo ai fornitori specializzati, prima dell’ultimo, molto ampio, destinato ai distributori nazionali. In totale sono 456 pagine pienze zeppe di informazioni riguardante l’intero settore della birra.

In conclusione, l’annuario di Beverfood si conferma una pubblicazione estremamente utile per chiunque si trovi ad operare nel mercato, offrendo uno strumento decisamente valido per ampliare e ottimizzare il proprio business. E’ ormai presente da sedici anni sul mercato, quindi è probabile che molti abbiano già avuto il piacere di apprezzarne l’impostazione. Se siete alla ricerca di un punto di riferimento nel settore, fateci un serio pensierino.

BirrItalia si può acquistare direttamente dal sito di Beverfood al prezzo di 100 euro per la copia stampata (+ pdf) o di 48,4 euro per quella digitale.

BirrItalia 2012-2013
Edito da Beverfood
Pagine 456

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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Un commento

  1. E’ sicuramente utile ma a mio avviso troppo caro e ancora un po’ incompleto.
    Per esempio ci sono birre che vengono regolarmente importate in Italia ma di cui non c’è traccia come le Duchy, le Innis & Gunn o le Whitewater Brewery. Avendolo comprato specialmente per conoscere i vari distributori non è pecca da poco.

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