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Unionbirrai e accise: aggiornamenti sul tavolo tecnico

UnionbirraiIeri sono apparsi sul sito di Unionbirrai alcuni aggiornamenti sul tavolo tecnico aperto lo scorso 8 giugno con l’Agenzia delle Dogane. L’obiettivo di questo confronto è di modificare la normativa riguardante il pagamento delle accise per la produzione di birra, che al momento appare per molti birrifici assai gravosa e complessa. La questione nasce da leggi che tengono poco in considerazione la realtà dei microbirrifici, anche perché fino a qualche anno fa la birra artigianale era in Italia pressocché sconosciuta. Nel momento in cui è esploso questo fenomeno, è apparso indispensabile modificare la normativa vigente.

Le richieste di Unionbirrai si concentrano su alcuni punti critici. In primis l’anticipazione finanziaria sulle accise, che precede sensibilmente il pagamento sull’immissione in consumo. In parole povere, il pagamento anticipato si traduce in un’onerosità finanziaria che spesso viene coperta solo dopo diverso tempo, a causa dei tempi tecnici legati ai processi di maturazione o invecchiamento del prodotto finale. Tale obbligo tributario rischia di costringere molti produttori a ridurre il periodo intercorrente tra produzione del mosto e immissione in consumo, col pericolo che si abbassi il livello qualitativo delle produzioni italiane o che scompaiano determinate tipologie di birre, come ad esempio quelle da “invecchiamento”.

Altro punto sul quale si concentra l’analisi di Unionbirrai è la definizione di “piccola birreria indipendente”, che per la legge italiana riguarda le aziende con produzione annuale non superiore ai 10.000 ettolitri. Questa definizione è sensibilmente diversa da quella data dalla direttiva CEE n.92/83 del 19 ottobre 1992, che invece fissa il limite a una produzione non superiore a 200.000 ettolitri. Si tratta di una differenza sostanziale, che pesa enormemente in termini di determinazione tributaria.

Il documento redatto da Unionbirrai propone quindi delle modifiche a una serie di articoli legislativi al riguardo, cercando di sensibilizzare l’Agenzia delle Dogane sul reale contesto in cui si trovano ad operare i microbirrifici italiani. In riferimento all’anticipazione del pagamento delle accise, la proposta dell’associazione è di posticiparlo di due mesi rispetto alle scadenze attualmente imposte. Rispetto al problema di definizione, invece, la soluzione sarebbe un naturale adeguamento alla direttiva europea.

In aggiunta, Unionbirrai propone altri interventi, tutti finalizzati a determinare una contabilità semplice, univocamente definita e coerente. Inoltre, l’associazione offre piena disponibilità per definire nel dettaglio un registro unico che contempli la movimentazione delle materie prime, la produzione di mosto e l’eventuale movimentazione di singole partite di prodotto finito, in regime di restituzione d’accisa.

In attesa di avere ulteriori aggiornamenti su questa vicenda di primaria importanza per il futuro della birra artigianale italiana, vi rimando per ulteriori approfondimenti al pdf del documento in oggetto.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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3 Commenti

  1. Mi sembra che UB im questa fase stia lavorando molto bene (grazie soprattutto all’impegno di Simone Monetti).
    Spero che tutti i birrifici che giustamente si erano lamentati di un certo immobilismo passato, apprezzino e sostengano fattivamente il nuovo corso.
    Solo chi conosce bene le problematiche in campo dalla parte degli artigiani può effettivamente aiutarli.

  2. Un pò di concretezza in mezzo a tanta aria fritta e sbroccate ridicole.
    Parlo a titolo puramente personale.
    Buona fortuna alle allodole.

  3. Interessante argomento anche se molto tecnico per chi la birra artigianale la beve, la degusta, la divulga…personalmente ritengo che le sorti della birra artigianale non possano dipendere solo esclusivamente da questa tematica che pare abbia monopolizzato tutte le discussioni sull’incerto sviluppo del settore (Qualita’? comunicazione? Informazione? Disciplinare di produzione? espansione del mercato?)

    L’accisa pesa sicuramente sul costo del prodotto finito e sulla operativita’ ma chi fa impresa, anche un piccolo artigiano, si deve confrontare con la normativa vigente…e il suo buisness plan DEVE stare in piedi considerando l’ambiente in cui opera…accise e fisco compreso…vale per tutti i settori e tutte le imprese.
    Ben vengano agevolazioni e soprattuto semplificazioni per i piccoli…ben vengano azioni collettive dalle varie associazioni…ma alla fine la bravura di un artigiano imprenditore e’ anche gestire l’azienda e i relativi costi associati senza sacrificare la qualita’ o prendere scorciatoie. Il consumatore finale si aspetta che un imprenditore che fa il suo giusot profitto sia in grado di dargli un prodotto di qualita’,aderente alla sua origine artigianale al giusto prezzo..accisa compresa.

    Curioso di cosa accade in europa, dove presumo paesi di tradizione brassicola abbiano gia’ affrontato il tema, e nel mondo del vino ho trovato questo interessante documento riassuntivo

    http://ec.europa.eu/taxation_customs/resources/documents/taxation/excise_duties/alcoholic_beverages/rates/excise_duties-part_I_alcohol-en.pdf

    situazione davvero variegata..dove c’e’ chi “sta peggio” dell’Italia

    arzaman

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