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Informatica e birra: il percorso di tracciabilità del Birrificio Barbarossa

barbarossaSarà per una certa deformazione professionale che recentemente mi ha colpito un’iniziativa promossa dal Birrificio Barbarossa di Bari, capace di unire produzione brassicola e informatica. Per evitare polemiche, premetto che l’azienda in questione si configura come beer firm e dunque quel “birrificio” nel nome potrebbe essere fonte di confusione. In realtà il progetto in questione è proprio finalizzato a garantire la massima trasparenza possibile nei confronti del consumatore, fornendogli importanti informazioni su qualsiasi birra del Birrificio Barbarossa – sebbene al momento ne commercializzi solo una, denominata Krudd. Lungi dall’essere una trovata clamorosa e unica nel suo genere, l’idea permette di capire il potenziale che gli strumenti digitali forniscono all’attività di un produttore di birra. Potenziale che in Italia ancora non è stato sufficientemente approfondito.

Da un punto di vista puramente concettuale, il progetto del Birrificio Barbarossa si basa su un meccanismo abbastanza semplice. Grazie alla tracciabilità della produzione, ogni acquirente di una bottiglia di Krudd può infatti visionare una sintesi della scheda di produzione del lotto di riferimento, semplicemente sfruttando il QR code stampato in etichetta. In modo del tutto automatico sarà visualizzato il relativo documento comprensivo di una serie di importanti informazioni: i classici stile, tipologia e contenuto alcolico, ma anche malti, luppoli e lieviti utilizzati (con descrizione e, talvolta, indicazione del fornitore), OG, FG, EBC, IBU, fino ai dati sull’acqua e sulle fasi di ammostamento, filtrazione, cottura, fermentazione, maturazione e via dicendo. Se ve lo stesse chiedendo, naturalmente è riportato anche il birrificio proprietario dell’impianto utilizzato per la cotta.

Chi non possiede uno smartphone per la scansione del QR code può tranquillamente collegarsi al sito web del Birrificio Barbarossa e inserire il numero del lotto, anch’esso riportato in etichetta. Allo stesso modo potete simulare il funzionamento: andate sull’homepage dell’azienda, cliccate in basso a sinistra (“Scopri ora i dettagli del tuo lotto”) e inserite quello della cotta demo “00.00.00/00”. Il risultato sarà un pdf con tutte le informazioni snocciolate poco sopra. Il funzionamento è anche riassunto nel video che potete vedere di seguito, sempre che riusciate a sopravvivere la pezzo techno usato come accompagnamento musicale 😛 .

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Se non siete homebrewer o particolarmente curiosi forse le informazioni presenti nella scheda non vi sembreranno molto interessanti, ma oltre a rappresentare un segno di trasparenza nei confronti del consumatore danno un’idea di ciò che è possibile fare implementando la digitalizzazione dell’informazione (e del processo produttivo) all’interno di un birrificio. Per realizzare un meccanismo del genere non bisogna affrontare ostacoli abnormi, l’importante è registrare tutte le informazioni su una piattaforma digitale durante le fasi di produzione. A quel punto la parte più consistente del lavoro è fatta: bisognerà “solamente” trovare il modo di veicolare tali informazioni.

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Il percorso di tracciabilità realizzato dal Birrificio Barbarossa comporta vantaggi non solo per il consumatore, ma anche per la stessa azienda. La prima cotta non dimostrativa, ad esempio, ha mostrato un riscontro del 35,20%: in altre parole ogni 100 bottiglie vendute più di un terzo degli acquirenti hanno consultato la scheda tecnica della birra. Difficile pensare che lo stesso numero di consumatori sarebbe andato sul sito di Barbarossa se non spinto dal meccanismo di tracciabilità.

Come detto in apertura questo progetto non è una novità assoluta nel settore, eppure rappresenta uno dei pochissimi casi del genere in Italia e, probabilmente, l’unico realizzato in maniera totalmente automatizzata. In teoria le applicazioni nel campo sono davvero infinite, tuttavia salvo poche eccezioni fino a oggi non abbiamo assistito a grandi novità al riguardo.

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Coma mai? I motivi potrebbero essere ricondotti a mancanza di creatività, difficoltà nel digitalizzare il processo o nelle limitate possibilità di applicazione. Voi cosa ne pensate? Ritenete interessante il progetto del Birrificio Barbarossa?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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6 Commenti

  1. La stone, per dire, fa una cosa del genere sulla linea enjoy by. Anche se non è arrivata a questo livello di automazione.
    Sicuramente una iniziativa molto interessante.

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