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L’accordo tra ‘t Ij e Duvel avvicina l’industria ai microbirrifici italiani

In questi giorni le cronache birrarie si stanno concentrando sulla possibile acquisizione di SabMiller da parte di AB-Inbev (rispettivamente il secondo e il primo produttore del mondo), vicenda sulla quale tornerò nel momento in cui dovesse concretizzarsi. Tuttavia la scorsa settimana è stato raggiunto un accordo per noi molto più interessante, che forse è passato inosservato per essere stato annunciato nella tarda serata di venerdì 25 settembre. Mi riferisco all’ufficializzazione della partnership tra la Brouwerij ‘t Ij di Amsterdam e Duvel Moortgat, terzo produttore del Belgio dopo i due colossi AB-Inbev e Alken-Maes. Siamo al cospetto dell’ennesima acquisizione dell’industria nel segmento delle birre artigianali? Ovviamente sì, ma questa volta la questione è leggermente diversa.

Per chi non lo sapesse il brewpub ‘t Ij è un’icona brassicola di Amsterdam, operativo dal 1985 in un pittoresco mulino sulle rive del fiume omonimo. Ve ne parlai nel 2012, dopo la mia visita nella capitale dei Paesi Bassi. Nonostante sia operativo da 30 anni, può essere considerato un produttore piuttosto moderno e uno dei tanti esponenti della rivoluzione internazionale della birra artigianale. La gamma è varia e influenzata dalle mode birrarie del momento, mentre non mancano one shot e collaboration brew. È insomma il classico prototipo di birrificio artigianale entrato recentemente nelle mire dell’industria.

Rispetto ad altre operazioni analoghe di Duvel, tuttavia, qui ci sono alcuni elementi di novità. L’azienda fiamminga non è nuova ad acquisizione del genere: recente è la notizia dell’accordo raggiunto con il birrificio americano Firestone Walker, simile ad altre operazioni compiute dall’industria oltreoceano (Elysian, Lagunitas, Goose Island, ecc.). Ma sappiamo bene quanto la realtà statunitense sia diversa dalla nostra, con un mercato molto capillare (almeno in alcune aree) e con produttori definiti sì craft, ma capaci di raggiungere volumi annuali spaventosi – ovviamente se confrontati con quelli dei nostri microbirrifici.

Mi si potrebbe ribattere che Duvel in passato ha compiuto acquisizioni anche in Belgio, come dimostrano gli accordi con De Konick e Achouffe prima e Liefmans poi. Però stiamo parlando di produttori ben diversi per svariati motivi: sono connazionali di Duvel, hanno un’identità molto più legata alle tradizioni brassicole del paese e una produzione annua piuttosto elevata. Quindi anche in questo caso le fattispecie sembrano molto distanti da ‘t Ij.

Il brewpub di Amsterdam invece produce “solamente” 20.000 hl all’anno di birra, una quantità quasi paragonabile a quella dei nostri maggiori microbirrifici. Un grande gruppo belga decide quindi di fare acquisti in Europa, puntando su un produttore straniero – seppure operante in una nazione vicina, non solo geograficamente, come l’Olanda – e che raggiunge nel corso dell’anno volumi produttivi tutto sommato modesti. Forse avrete già capito dove voglio arrivare: l’identikit appena tracciato potrebbe essere associato a diversi microbirrifici italiani. Per questo l’operazione di Duvel secondo me è importante, perché improvvisamente fa sembrare tutte queste manovre molto più vicine alla nostra realtà. In altre parole: da oggi possiamo ritenere un po’ meno remota la possibilità che qualcosa del genere accada anche in Italia, seppure rimanga tutto sommato improbabile.

Per la cronaca nell’annuncio pubblicato sul sito di ‘t Ij non sono rivelati i dettagli dell’accordo con Duvel. Grazie all’aiuto del traduttore on-line (sia lodato!), posso riportare con ragionevole sicurezza ciò che i titolari del microbirrificio hanno dichiarato:

Dal 1985 a oggi il birrificio ‘t Ij è cresciuto considerevolmente a causa della crescente domanda di birra artigianale da parte dei consumatori olandesi. […] Per sostenere questa rapida crescita, ‘t Ij ha scelto di allearsi con un partner forte. […] Bart Obertop e Patrick Hendrikse rimarranno azionisti e continueranno a svolgere la gestione quotidiana del birrificio. Il team di produzione, guidato da Roel Wagemans, rimarrà invariato e continuerà ad essere pienamente impegnato a realizzare birre innovative ed emozionanti. La piccola, vivace e indipendente natura di ‘t Ij sarà preservata.

I criteri della partnership sembrano quindi molto simili a quelli riguardanti Firestone Walker, ma anche in questo caso è difficile pensare che Duvel non possa far valere il proprio peso nella fasi decisionali più importanti. Come al solito i prossimi mesi saranno importanti per capire come evolverà la vita del birrificio ‘t Ij.

Cosa ne pensate di questo accordo? Ci vedete qualcosa di replicabile anche in Italia?

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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3 Commenti

  1. Francesco Sottomano

    Andrea, la cosa non mi sconvolge molto, mi fa riflettere, questo sì.
    La browerij t’Ij è veramente un icona ad Amsterdam ed in tutta l’Olanda in generale. Sull’accordo con Duvel sono ovviamente pessimista e credo che in fondo la gestione del birrificio e dei prodotti cambierà.
    In Italia però davvero non saprei immaginarmi un’operazione similare.. o meglio, immagino che qualche industriella ci stia pensando, ma non riesco a trovare un birrificio disponibile in testa mia..

    Con questo voglio dire che in Italia c’è meno storia che in Olanda, la Browerij t’Ij è vero che è attiva dal 1985, però ha subito un cambio gestionale e proprietario non molti anni fa, il che già mi predispone mentalmente a quanto è accaduto con la Duvel..
    In Italia tutti i più grandi birrifici artigianali si sono fatti in 4 per arrivare dove sono.. non so fino a che punto possano essere in grado di cedere alle grinfie industriali.
    Staremo a vedere 🙂

    • Staremo a vedere quanto offrono… non credo che in molti resisterebbero ad un’offerta proporzionale a quella ricevuta da lagunitas… pecunia non olet!

  2. Quattro o cinque anni fa passai un bel pomeriggio nel beer garden di t’Ij sotto un pallido sole olandese. Birre fresche e interessanti, tra cui ricordo la Columbus che tradiva il luppolo usato.
    Feci però l’errore di portarmi a casa una cassa assortita di bottiglie: tutte fieramente infette, inbevibili perché marcite, nemmeno brettate…
    Forse DUVEL gli insegnerà a sanitizzare l’impianto di packaging… 🙂

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