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Luppolo.it: dal Ministero delle politiche agricole un progetto per il luppolo italiano

Cosa vi suggerisce la denominazione “Legge 154/2016”? Se siete attenti conoscitori del mondo birrario, dovreste sapere che è la norma con cui lo scorso anno è stata definita ufficialmente la birra artigianale in Italia. Alcuni di voi ricorderanno che quella legge non è totalmente focalizzata a individuare la fattispecie di “piccolo birrificio indipendente”, ma contiene anche un passaggio di diversa natura, con il quale il Ministero delle politiche agricole si impegnava a finanziare progetti di ricerca e sviluppo riguardanti il luppolo. L’effetto di quella parte di testo si è concretizzato negli scorsi giorni, quando è stato presentato il progetto Luppolo.it, destinato principalmente a “incrementare la sostenibilità e la competitività della filiera brassicola nazionale”. Vediamo di capirne di più.

Innanzitutto la gestione dell’intero progetto è stato affidato al CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, che sta sviluppando un approccio multidisciplinare all’argomento. Cosa significa? Che per garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati sono state coinvolte professionalità e competenze diversificate, che spaziano dalla genetica alla meccanizzazione, dalla difesa fitosanitaria agli aspetti qualitativi delle produzioni, fino alle analisi degli aspetti economico-strutturali della filiera. La rete cooperativa predisposta dal CREA consta di 10 strutture dislocate in tutta Italia, che formeranno il network alla base dell’intero progetto.

Ma quali sono gli obiettivi che il CREA si è prefissato? È lo stesso ente a specificarlo sul suo sito:

Dopo aver identificato attraverso mappe tematiche le aree adatte alla coltivazione del luppolo e le varietà internazionali maggiormente diffuse in Italia, verrà stimata la loro adattabilità al nostro territorio e valutata la resa qualitativa e organolettica della birra prodotta. Ma non solo. I ricercatori del CREA proporranno strumenti operativi per una gestione meccanizzata del luppoleto in grado di ridurre l’apporto di manodopera nel ciclo produttivo. Inoltre, nell’ottica di attuare in futuro un programma di breeding, verrà analizzata la variabilità genetica dei luppoli spontanei reperiti in alcune regioni d’Italia. Ed ancora, sarà valutato lo stato fitosanitario dei luppoleti considerati con il chiaro intento preventivo di individuare le fitopatie ed i fitofagi maggiormente diffusi. In aggiunta, si cercherà di produrre birre artigianali 100% made in Italy, a partire dalla combinazione di orzi dall’elevata qualità maltaria con il luppolo italiano. Infine, Il CREA analizzerà le dinamiche economiche-strutturali della filiera, favorendo processi di cooperazione fra gli attori del settore.

Come vedete, uno dei fini ultimi è la produzione di birre 100% made in Italy, ma paradossalmente sono gli altri a sembrarmi ben più interessanti. Ricapitolando (come già fatto da Il Birrafondaio) le aree di attività del progetto Luppolo.it saranno le seguenti:

  • Individuare le zone italiane più adatte alla coltivazione del luppolo.
  • Valutare l’adattibilità delle varietà internazionali maggiormente diffuse in Italia, con analisi qualitativa della birra ottenuta.
  • Proporre soluzioni meccanizzate da adottare nei luppoleti per ridurre l’apporto di manodopera.
  • Analizzare la variabilità genetica dei luppoli spontanei disponibili in alcune regioni d’Italia, nell’ottica dello sviluppo di un programma di breeding.
  • Esaminare lo stato fitosanitario dei luppoleti considerati per prevenire le malattie della pianta maggiormente diffuse.
  • Analizzare le dinamiche e le caratteristiche della filiera per favorire processi di cooperazione tra gli operatori del settore.

Inoltre al progetto parteciperà anche il Centro Appenninico del Terminillo “Carlo Jucci”, dove sarà realizzato un campo collezione di ecotipi di luppolo autoctoni provenienti da diverse zone d’Italia e da numerose aziende di produttori, trasformatori e birrifici operanti sul territorio nazionale. Sarà quindi un sorta di “museo del luppolo italiano”, che permetterà di approfondire la conoscenza delle varietà spontaneamente presenti nelle nostre terre.

È chiaro che siamo di fronte a un passaggio fondamentale per lo sviluppo di coltivazioni di luppolo in Italia. A livello di comunicazione il CREA sta spingendo sul concetto di “birra 100% italiana”, ma trovo più stuzzicante – e meno inflazionato – ragionare sull’idea di un luppolo totalmente italiano con caratteristiche aromatiche peculiari, che è tra l’altro tra gli obiettivi del progetto. Lo sviluppo di coltivazioni di luppolo in Italia è ancora in una fase embrionale, ma iniziative come questa potrebbero offrire un impulso clamoroso a tutto il settore, permettendo di raggiungere in pochi anni obiettivi che qualche tempo fa sembravano pura fantascienza.

Se l’argomento vi interessa, vi segnalo infine che sabato 15 luglio nell’ambito del Marano Wild Hopfest si terrà un convegno dal titolo “Luppolo Italiano: il futuro è già qui” che avrò l’onere e l’onore di moderare. Dell’evento vi parlerò in una delle prossime panoramiche a tema.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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3 Commenti

  1. Forse intendevi sabato 15 LUGLIO 🙂

  2. ciao e la prima volta che sento del luppolo e vorrei sapere di piu come si coltiva e si raccoglie.

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