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Nella legge di bilancio un emendamento sulle accise agevolate per i microbirrifici

Quella che dovrà essere approvata entro fine anno è sicuramente una delle leggi di bilancio più discusse della storia italiana. Dopo la bocciatura arrivata dalla Commissione europea il suo contenuto nel dettaglio è ancora tutto da verificare: a tal riguardo i prossimi giorni saranno chiaramente fondamentali. A ogni modo tra le tante modifiche che potranno essere inserite nel testo definitivo ce n’è una particolarmente importante per la birra artigianale in Italia. Avrete capito che ancora una volta parliamo della questione accise, spina nel fianco del segmento artigianale nazionale e foriera in passato di tante speranze e di altrettante cocenti delusioni. Eppure con il contesto politico profondamente cambiato rispetto agli scorsi anni, questa potrebbe essere davvero la volta buona per una riformulazione dell’intera disciplina e l’introduzione di regole più rispettose delle condizioni in cui operano i microbirrifici.

Il passaggio per noi interessante non è contenuto nel testo originale della Legge di Bilancio 2019, ma in uno degli emendamenti presentati negli scorsi giorni e in attesa di essere discussi. La principale firmataria è ancora una volta l’on. Chiara Gagnarli, portavoce M5S alla Camera e già promotrice di iniziative analoghe che in passato non avevano trovato fortuna (sebbene sostenute anche da rappresentanti di altri schieramenti politici). Per la prima volta però la Gagnarli non è più all’opposizione ma fa parte di uno dei due partiti di Governo, quindi è ragionevole coltivare qualche speranza in più e auspicare di non risvegliarsi con un deludente nulla di fatto o, peggio ancora, con l’ennesima beffarda riduzione dell’accisa per tutti i produttori (anche industriali).

Come in passato e in linea con la visione di Unionbirrai, la mozione della Gagnarli prevede una regolamentazione a scaglioni delle accise in proporzione agli ettolitri di birra prodotti annualmente. L’emendamento prevede infatti di rivedere la legge sull’accertamento dell’accisa sulla birra (D.Lgs 504/95) sostituendo il comma 3-bis con il seguente:

3-bis. Per i birrifici di cui al comma 4-bis, articolo 2, della legge 1354 del 1962, l’accertamento del prodotto finito viene effettuato a seguito della fase di condizionamento sulla base delle risultanze dei registri di scarico di magazzino, di cui al comma 7-bis, secondo le seguenti riduzioni d’imposta applicate in base all’ammontare di produzione effettuata ogni anno:
< 5.000 hl/anno – riduzione del 50 per cento;
< 10.000 hl/anno – riduzione del 40 per cento;
< 20.000 hl/anno – riduzione del 30 per cento;
< 40.000 hl/anno – riduzione del 20 per cento;

L’emendamento dunque prevede quattro diverse riduzioni in base ad altrettante “fasce produttive”. Il provvedimento vale solo per i birrifici artigianali così definiti dalla legge, quindi è fondamentale che non vengano meno altri due cardini: l’indipendenza dell’azienda da altri produttori di birra (industriali) e l’assenza di tecniche produttive quali pastorizzazione e microfiltrazione. Come affermato dalla stessa Gagnarli, il provvedimento avrebbe un impatto non indifferente su tutto il comparto: su 775 microbirrifici censiti dall’Agenzia delle Dogane, ben 744 rientrano nella prima fascia di produzione fino a 5.000 ettolitri.

Un altro elemento interessante emerge dalle prime righe del suddetto comma, poiché per queste aziende si definisce l’accertamento dell’accisa sul prodotto finito a seguito della fase di condizionamento e non a monte: un meccanismo che se non sbaglio era stato introdotto (seppur in modo leggermente diverso) dagli ultimi aggiornamenti del  testo unico, ma che era limitato ai birrifici con produzione annua non superiore a 10.000 ettolitri. Il passaggio è meglio spiegato dal successivo comma previsto dall’emendamento:

7-bis. Per i birrifici di cui al comma 4.bis, articolo 2, della legge 1354 del 1962, il volume di ciascuna partita di birra da sottoporre a tassazione è dato dalla birra immessa in consumo esclusivamente sulla base dei dati giornalieri contenuti nel registro di magazzino, nel quale si assume in carico il prodotto finito in fase di condizionamento, il prodotto andato perduto nonché i quantitativi estratti giornalmente per l’immissione in consumo diretta ovvero tramite la vendita ad altre imprese. Con un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze sono stabilite modalità particolari per l’esercizio dei controlli, senza, tuttavia, imporre ulteriori oneri amministrativi rispetto alla tenuta del registro di carico e scarico della produzione effettuata di cui al periodo precedente.

Se l’emendamento dovesse essere approvato, dall’anno prossimo la quasi totalità dei birrifici italiani pagherebbe per le accise la metà di quanto spende oggi. Benché questa imposta non rappresenti il problema principale del settore, la novità costituirebbe però un bel passo avanti per molti produttori che si ritroverebbero improvvisamente sgravati da un balzello troppo penalizzante: l’attuale disciplina, infatti, è stata modellata sullo stato del mercato di diversi anni fa e non tiene in considerazione le grandi differenze che esistono tra microbirrifici e industria.

Se però da questa eventuale rivoluzione vi aspettate un diretto abbassamento dei prezzi, siete fuori strada. Il provvedimento permetterebbe di abbassare la pressione fiscale sui birrifici, consentendo loro di investire in crescita e consolidamento. E quindi, in futuro, anche in possibili strategie commerciali con prezzi diversificati. La Gragnarli è molto chiara al riguardo:

Questi numeri confermano come per poter sostenere in maniera decisa e consistente il giovane e variegato mondo della birra in Italia, sia necessaria una riduzione delle accise che interessi le fasce di produzione più bassa, con il maggior numero di birrifici che andrebbero davvero a beneficiare del risparmio annuo che ne conseguirà.

Secondo l’emendamento le agevolazioni produrrebbero un calo del gettito fiscale per un milione di euro complessivi, la cui copertura sarebbe garantita dalla riduzione del Fondo per le esigenze indifferibili previsto dalla Legge di stabilità 2015. L’impressione è che se le multinazionali tornassero a pagare quei 4 centesimi in più come accaduto fino al 2016, non ci sarebbe bisogno di intaccare un fondo d’emergenza. Polemiche a parte, ora non resta che attendere qualche giorno per sapere se finalmente sarà possibile ridefinire la disciplina delle accise sulla birra.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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5 Commenti

  1. Per l’assenza di rifermentazione la vedo dura ah ah ah

  2. Se passa questo emendamento pretendo una sola cosa: che Lambrate abbassi il prezzo delle sue birre di 50 centesimi 😀

  3. Un milione di euro di costi in meno per i microbirrifici … da dividere per 775 … in media circa 1.300 euro all’anno per ogni birrificio: non credo che questo possa far ridurre i prezzi al consumo. Rimane un ottimo segnale politico per tutto il settore, ma non aspettiamoci ribassi

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