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Addio al quarto birrificio craft degli USA: New Belgium ceduto a Kirin

Foto: Denver Post

Ormai siamo abituati ad accogliere le vicende delle acquisizioni da parte dell’industria con un certo distacco, a causa della frequenza con cui certe operazioni si susseguono nel settore brassicolo internazionale. Eppure talvolta la novità è così clamorosa da ridestare d’improvviso il nostro interesse, ricordandoci quanto velocemente sta cambiando il mercato mondiale della birra artigianale. Rientra sicuramente in quest’ultima fattispecie la recentissima notizia relativa al birrificio New Belgium, uno dei più grandi player del segmento craft americano: l’azienda statunitense si sta infatti apprestando a chiudere un accordo con la multinazionale giapponese Kirin per la cessione dell’intero pacchetto azionario. Un vero e proprio terremoto per la birra artigianale d’oltreoceano, considerando che New Belgium è il quarto più grande birrificio craft degli USA secondo la definizione della Brewers Association. Ma la notizia è clamorosa anche per altri dettagli non meno importanti.

Sebbene sia data praticamente per conclusa, l’operazione ancora non è stata ufficialmente definita: per il via libera si aspetta l’approvazione dei dipendenti azionisti, che dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno. Questo è il primo aspetto interessante, poiché New Belgium è un’azienda controllata al 100% dai suoi lavoratori – è uno dei pochissimi casi del genere nel comparto craft internazionale – grazie a un piano di riassetto societario partito sin dal 2000. Una scelta che ha permesso a New Belgium di rafforzare il senso di comunità e collaborazione tra i suoi dipendenti e di ottenere riconoscimenti per l’elevato livello di innovazione. Ora proprio gli stessi dipendenti godranno di importanti dividendi per la cessione a Kirin: più di 300 di loro (quasi la metà) riceveranno oltre 100.000 dollari, ma chiaramente non saranno in pochi a ottenere ricavi anche più alti.

Al di là della sostanziosa tredicesima di cui gioveranno i dipendenti di New Belgium, è indubbio che la novità cambierà profondamente i connotati della birra craft in America. Innanzitutto permetterà a Kirin, tramite la sua sussidiaria australiana Lion Little World (che tecnicamente acquisirà il birrificio del Colorado), di penetrare pesantemente nel mercato degli Stati Uniti, fino a oggi “assaporato” solo con operazioni di minima entità. In secondo luogo potrebbe avere ripercussioni pesanti sui dati della birra craft americana, poiché le statistiche della Brewers Association dovranno escludere il quarto più grande produttore craft dopo Yuengling, Boston Beer Company e Sierra Nevada. Secondo la normativa della locale associazione di produttori, infatti, New Belgium non potrà più essere considerato un birrificio craft perché non più indipendente. E la perdita di autonomia per un’azienda del genere è molto più stridente rispetto ad altre realtà.

Per una volta le dichiarazioni dei protagonisti sono molto interessanti, in particolare quelle di Kim Jordan, cofondatrice di New Belgium, che ha affidato a una lettera a sua firma. Ecco i passaggi più rilevanti:

Sappiamo tutti che il mondo della birra craft è dinamico. Negli Stati Uniti il numero di birrifici è quasi raddoppiato negli ultimi quattro anni, raggiungendo quota 7.500. In New Belgium avevamo la necessità di bilanciare le richieste di liquidità per il nostro piano di proprietà azionaria e di vendita delle quote con l’obbligo sia di continuare a crescere in termini di produzione (da qui il motivo dell’apertura di un secondo birrificio in Asheville) sia di rafforzare il nostro marchio per raggiungere un numero maggiore di consumatori.

Sono tutte priorità in competizione tra loro ed è stato difficile realizzarle come avremmo voluto. Abbiamo esaminato il mercato negli ultimi anni e abbiamo capito che sarebbe stato totalmente irrealistico pensare di ottenere capitali restando nel frattempo indipendenti. Molte soluzioni individuate solitamente dai birrifici artigianali ci avrebbero costretto a compiere compromessi in ciò che ha reso grande New Belgium, come la sostenibilità ambientale e lo sviluppo di una ricca cultura interna. Alcune di queste soluzioni ci avrebbero obbligato a ridurre drasticamente i costi di produzione o di rinunciare a puntare sulla sostenibilità ambientale. Grazie al supporto di Lion Little World Beverages, potremmo occuparci di tutte queste priorità concorrenti sfruttando al massimo la capacità del nostro birrificio.

Che siano il frutto di considerazioni sincere o di una precisa speculazione comunicativa, le dichiarazioni di Kim Jordan rivelano un aspetto piuttosto intricato dello stato della birra artigianale negli USA. L’impossibilità cioè, raggiunto un certo livello, di trovare risorse sul mercato per crescere ancora (o quantomeno per non affondare) senza rinunciare alla propria indipendenza. Chiaramente tutto il discorso potrebbe essere una furba trovata per spostare l’attenzione sulle virtù che hanno sempre contraddistinto New Belgium – attenzione all’ambiente, collaborazione tra i dipendenti, sostenibilità produttiva – ma l’impressione è che un fondo di verità ci sia: il settore craft statunitense è diventato talmente competitivo e isterico da costringere a scelte radicali, soprattutto nel momento in cui si raggiungono dimensioni ragguardevoli.

A tal proposito vale la pena di riportare anche alcune dichiarazioni di Bart Watson, capo economista della Brewers Association, rilasciate al Denver Post:

Il mercato della birra craft è diventato assai più competitivo negli ultimi anni, soprattutto per i birrifici regionali con una distribuzione ampia e una produzione significativa. Ogni birrificio deciderà autonomamente come rispondere alle evoluzioni del mercato e abbiamo visto come molti produttori abbiano scelto come soluzione l’acquisizione da parte di un partner strategico. Credo che l’attuale vicenda sia differente da quelle a cui abbiamo assistito in passato, in cui l’acquirente era una multinazionale già ampiamente operativa negli Stati Uniti.

L’opinione di Watson è che Kirin, essendo ancora una novizia nel mercato americano, lascerà ampia autonomia a New Belgium. Ma come sempre questo auspicio è da verificare sul campo ed è molto difficile che possa realizzarsi completamente. La cosa certa è che produzioni storiche come Fat Tire, Voodoo Ranger e altre del birrificio di Colorado non potranno più essere considerate birre artigianali.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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Un commento

  1. Franco Giarrusso

    La produzione della birra artigianale dopo enormi sacrifici per emergere dalle paludi della produzione industriale e dopo qualche decennio di libertà di espressioni brassicole, si sottomette alla schiavitù dei potenti, per consolare la delusione dei dediti una cospicua ricompensa. Che amarezza IBU 100%

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