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Sostegni per la birra artigianale? Le associazioni di settore hanno idee discordanti

Quello appena concluso è stato per molte regioni italiane il primo weekend “giallo” dopo diverse settimane. La temporanea estensione all’orario di apertura per pub e locali ha rappresentato una buona notizia, ma ovviamente non ha cambiato le carte in tavola: il mercato della birra artigianale continua a vivere un momento di estrema sofferenza, poiché le chiusure forzate degli scorsi mesi (nonché le restrizioni attuali) hanno ridotto sensibilmente l’attività dei birrifici. Durante questo difficile periodo molti soggetti si sono mossi per far arrivare al mondo delle istituzioni il grido di allarme di pub e birrifici, ma l’impressione è che gli sforzi abbiano avuto effetti minimi. Così non è un caso che questa mattina, nel giro di poche ore, abbiamo ricevuto tre diversi comunicati stampa da altrettante associazioni che operano nel settore della birra artigianale. Un

Il primo comunicato è di Unionbirrai ed è relativo alla campagna social dal titolo “Noi siamo la birra, non lasciateci soli!”. Facile intuire che l’obiettivo è sottolineare ancora una volta le difficoltà che il settore sta affrontando a causa della pandemia, riassumibili in un calo di fatturato medio del 60% e nel ricorso alla cassa integrazione per il 70% dei produttori italiani. Le richieste di Unionbirrai si concentrano su due temi: da una parte la possibilità di riaprire i pubblici esercizi in sicurezza e anche negli orari serali; dall’altra una disciplina più efficace di ristori, ottenibile anche grazie all’istituzione di un codice Ateco specifico per i birrifici artigianali – tasto su cui l’associazione sta premendo da settimane.

Di seguito i passaggi salienti del comunicato:

L’iniziativa social identificata con l’hashtag #noisiamolabirra e promossa da Unionbirrai, associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti, punta a sottolineare la volontà dei produttori di birra artigianale di riaccendere gli impianti e ripartire con la loro attività, quasi totalmente ferma negli ultimi mesi di conseguenza al blocco del canale Ho.Re.Ca. Un doppio appello da parte dei birrifici artigianali: da una parte alle istituzioni per sottolineare la necessità che si riporti equilibrio nella filiera e nel comparto della ristorazione, dall’altro ai consumatori perché sostengano “la rivoluzione nel bicchiere” scegliendo di bere la birra artigianale italiana.

Per questo i birrifici indipendenti hanno scelto di far sentire la loro voce attraverso alcuni video veicolati sui social, in cui raccontano la voglia di riaccendere gli impianti e sostenere la necessità di una riapertura stabile e in sicurezza dei pubblici esercizi, anche nelle ore serali, per ridare di conseguenza vita ad un settore il cui mercato di vendita è quasi esclusivamente connotato nei pub e ristoranti. Motivazione per cui già da tempo Unionbirrai si batte per uno specifico codice Ateco che differenzi la produzione di birra artigianale da quella industriale, due prodotti per natura estremamente differenti, con l’obiettivo che alla birra artigianale sia riconosciuta la sua caratteristica di prodotto fresco e con elevata deperibilità, e che ha nella maggior parte dei casi una shelf life estremamente ridotta a differenza della maggior parte dei prodotti industriali.

Il secondo comunicato arriva dall’associazione Cervisia (pagina Facebook) e in parte appare in netto contrasto con la strategia sostenuta da Unionbirrai. Ecco gli estratti chiave:

Come Associazione di categoria ci siamo posti tre obiettivi fondamentali: #semplificare per ottenere i necessari risarcimenti economici, #costruire progetti di filiera per generare lavoro come necessario motore di ogni impresa, e #aiutare le Istituzioni a comporre un piano di sviluppo solido e continuativo. E’ arrivato il momento di correre. Oggi il settore brassicolo non ha più tempo di perdersi nei meandri della frammentarietà identitaria e nemmeno nella rincorsa a piccoli interventi economici e rivoli di iniziative che si perdono nello spazio di qualche settimana addirittura dopo due o tre giorni. Occorre pensare in grande per diventare grandi e crescere.

Riteniamo inefficace e anacronistico concentrarsi sulla creazione di nuovi #codiciAteco da assegnare al settore brassicolo. La “scientificazione” di un comparto della filiera (nello specifico i birrifici artigianali) al solo scopo di ottenere piccoli ristori non coincide con la nostra visione di creazione e di sviluppo della filiera brassicola. […] Esistono ben due strumenti in carico al MEF che consentono di tracciare tutte le imprese e le partite IVA in termini di fatturato e che possono essere utilizzati agevolmente per parametrare il calo dello stesso in percentuale al fine di risarcire quei soggetti che a causa della chiusura forzata non riescono a coprire le spese fisse per tenere attiva l’azienda. Questi strumenti sono la #fatturaelettronica e la #dichiarazioneIVA che possono da subito determinare ad horas la situazione di ciascuna impresa rapportando la perdita di fatturato del 2020 con il 2019.

Il comma 627 della Legge di bilancio, consente infatti a Regioni, Province e Camere di Commercio, di erogare aiuti più generosi, ampliando la portata del “regime quadro” varato a maggio. […] In quell’occasione è stato introdotto il paragrafo 3.12 (Aiuti sotto forma di sostegno a costi fissi non coperti) che consente di erogare contributi alle imprese che, tra il 1 marzo 2020 ed il 30 giugno 2021, hanno subito un calo del fatturato pari ad almeno il 30%. L’aiuto è pari al 70% (90% per le piccole e medie imprese) dei costi fissi non coperti. […]

E’ necessario mettersi al lavoro ancora più alacremente. Non uniti ma #compatti, #propositivi e #consapevoli degli sforzi che ci attendono, con conoscenza e con professionalità a sostegno di tutte le iniziative che i diversi soggetti organizzati stanno proponendo, senza denigrare o lanciare campagne negative contrarie alle singole iniziative. […] Non esiste una formula vincente per la ripresa ma la ferma convinzione che occorrerà un grande sforzo e un grande impegno per non arrestare la corsa.

Infine il terzo comunicato stampa di oggi arriva dall’associazione Le Donne della Birra (sito web). Anche in questo caso vengono evidenziate le difficoltà del comparto in termini di scarsità o assenza completa di sostegni economici per birrifici e locali, impossibilità di un’organizzazione efficiente del lavoro a fronte di continue aperture e chiusure, mancate proroghe per contributi e tributi. Di conseguenza l’associazione chiede ristori adeguati e proporzionali ai cali di fatturato, aiuti economici per ampliamenti, nuovi progetti e inserimento di figure femminili nella filiera, sconti sul regime di tassazione, semplificazioni burocratiche e attività di promozione nel lungo periodo. Di seguito le dichiarazioni del presidente Elvira Ackermann:

La filiera brassicola, se sostenuta adeguatamente, è in grado di offrire nuovi posti di lavoro e una ripresa economica veloce. Le donne possono essere grandi protagoniste di una realtà produttiva a dimensione locale altamente valorizzata in un’ottica di consumi sostenibili e da riconversioni ambientali. Oltre a ciò, chiediamo che al più presto venga data la possibilità di riaprire a pieno ritmo le strutture della ristorazione con norme chiare e condivise, offrendo l’opportunità al consumatore di riavere in piena sicurezza un prodotto d’eccellenza tutto Made in Italy.

Al netto di alcuni punti in comune, i tre comunicati perseguono idee sostanzialmente diverse e in alcuni passaggi appaiono – più o meno esplicitamente – in contrasto. Inutile sottolineare che ogni associazione nasce con obiettivi propri e una visione del mercato modellata secondo le esigenze dei relativi associati, però è parimenti evidente che la contemporanea uscita di tra comunicati del genere non aiuta affatto il settore e contribuisce piuttosto ad alimentare la confusione, sia all’interno della filiera, sia soprattutto – e ben più grave – al suo esterno. Dopo mesi di pandemia siamo ancora a questo livello ed è difficile credere di potersi proporre in modo convincente alle istituzioni se non c’è una visione organica e condivisa in partenza. Non stiamo parlando del compromesso che a volte è necessario tra birra industriale e artigianale, ma di realtà che supportano esclusivamente la birra artigianale italiana.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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2 Commenti

  1. Ciao Andrea, bell’articolo, molto utile ed efficace: grazie mille! Non considero la diversità di posizioni come necessariamente negativa, a livello associativo. Anzi. Certo, le Associazioni potrebbero, soprattutto in un periodo simile, prima coordinarsi e poi uscire con una proposta comune. Ma questo è fantascienza nel mondo associativo, ed in un certo qual modo è anche corretto che sia così: ognuno è sicuro di avere la giusta soluzione e di proporla per corroborare la propria posizione di rappresentante del settore. Fa parte della competizione tra le associazioni e questo è molto positivo, perché significa che le associazioni sono vive e vogliono esprimere le proprie idee con energia. Poi sono le adesioni certificate a determinare il peso di quelle idee, ma anche dalle associazioni più piccole possono arrivare idee molto interessanti e utili per i decisori, oltre che per rinforzare la loro posizione. Sarebbe interessante, in merito, avere in comparazione anche la posizione di Assobirra.

    • Grazie Mauro. Che ogni associazione persegui i suoi obiettivi è normale, secondo me in questo momento ha senso trovare un punto in comune su cui battere. Di settori messi come e peggio del nostro ce ne sono a bizzeffe e i decisori chissà quante proposte stanno ricevendo. L’assenza di un’unità di intenti è secondo me molto grave, soprattutto perché viviamo questa situazione da più di un anno.

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