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Anche per gli scienziati la Guinness migliore si beve in Irlanda

Il mondo della birra, come tanti altri settori, è infarcito di leggende, credenze più o meno fondate e luoghi comuni difficili da sfatare. Tra i postulati più ricorrenti c’è quello che afferma la supremazia di una birra bevuta in loco piuttosto che altrove. Anche se non siete aficionados provetti, avrete sicuramente sentito dire che la Guinness bevuta in Irlanda è decisamente migliore di qualunque altra Guinness presente in Italia o all’estero – discorso valido anche per altre birre. Una verità inconfutabile anche per un prodotto industriale come la Stout per antonomasia, però di non semplice interpretazione: le spiegazioni sono diverse e nessuna è considerata decisiva, anzi spesso arrivano a sfiorare l’assurdo. E allora ci hanno pensato gli scienziati a indagare, confermando che la teoria è assolutamente valida.

Come riportato da Newsfood, lo studio è durato un anno e ha “costretto” quattro sfortunati ricercatori a girare il mondo per assaggiare la Guinness in 14 nazioni, 33 città e 71 pub diversi. L’obiettivo: verificare un’idea diffusa tra i consumatori, secondo la quale la nera d’Irlanda “non viaggerebbe bene”, risultando di gran lunga più buona nei locali di casa. A ognuno dei 103 assaggi effettuati è stato assegnato un punteggio, basato su una scala da 1 a 100. Ebbene, i risultati hanno dimostrato che la Guinness irlandese è senza dubbio migliore: le pinte bevute in Irlanda hanno totalizzato una media di 74, quelle bevute all’estero appena 57.

Ammesso che un centinaio di assaggi siano un panel valido, la ricerca conferma dunque ciò che tutti pensiamo. Ma per quale ragione la Guinness è migliore in Irlanda? Secondo i ricercatori l’effetto è un mix di sapori, profumi e impressioni psicologiche. Quindi la birra sarebbe più buona in termini oggettivi, ma anche l’esperienza generale – con tutte le influenze psicologiche che ne derivano – contribuirebbe a un’esperienza estremamente gratificante. Una conclusione che credo sia condivisa da tutti i consumatori che hanno alle spalle un minimo d’esperienza di bevute all’estero.

Un celebre beer writer come Pete Brown scrisse in passato sul Daily Mail che la convinzione che la Guinness sia più buona in Irlanda potrebbe dipendere completamente da influenze psicologiche:

Bere una Guinness in Irlanda è sempre un’esperienza più gratificante che berla a Londra, a Parigi o in qualunque altro luogo. La gente andrà a Dublino con l’intenzione di ordinare una pinta di Guinness, quindi sarà già predisposta verso la soddisfazione prima ancora di avvicinare le labbra al bicchiere.

In realtà non si può dimenticare che una birra bevuta in loco normalmente è più buona per motivi puramente tecnici. Senza scomodare i casi in cui nei luoghi di produzione è possibile trovare la versione non pastorizzata di birre diffuse in tutto il mondo (la città di Plzen vi dice niente?), anche in situazioni “normali” la regola è validissima. Credo che molti di voi abbiano potuto verificare questo aspetto al netto delle suggestioni psicologiche.

Il limite dello studio in oggetto è proprio quello di non tener conto delle mille variabili che possono entrare in gioco: differenze nel prodotto destinato all’estero rispetto a quello per i locali nazionali, frequenza di ricambio dei fusti di Guinness nei locali, ecc. L’unica certezza è che la birra bevuta in loco è più buona, ma questo lo sapevamo già.

Se la ricerca ha qualche elemento di utilità, forse è proprio quello di ricordarci di viaggiare per la birra, non solo per provarla nei luoghi di produzione, ma anche per immergere l’esperienza della bevuta all’interno del contesto sociale e storico al quale appartiene.

In conclusione, a parte la Guinness quale altra birra avete assaggiato in loco come in nessun altro posto al mondo? A me i primi esempi che vengono in mente sono la Schwarzla del Klosterbrau di Bamberga e la Gose del Bayerischer Bahnhof di Lipsia.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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22 Commenti

  1. Sono stato 6 mesi a Dublino. Appena tornato in Italia la Guinness mi è sembrata molto ma molto diversa nella schiuma, nel tostato, nel colore e nella carbonazione. Credo sia risaputo che il particolare servizio alla spina tramite carboazoto è tipico delle stout servite nei pub irlandesi, e che per i suoi costi non sempre altrove viene usato.
    Tuttavia questa ricerca non capisco cosa voglia realmente sostenere. Legittimazione dei viaggi birrai a parte (che condivido e sposo come filosofia) sembra una tautologia. Se la birra è perfettamente in stile quando in loco, è abbastanza normale che allontanandosi cambi il modo di trattarla e servirla, ed è normalissimo che irlandesi abituati a quel gusto autentico non lo ritrovino in altri luoghi del mondo.
    A parte ciò, la suggestione del binomio birra-luogo d’origine è fortissima a Dublino, direi anche per la massiccia azione di marketing che da sempre la Guinness adotta, non foss’altro che per schiuma, tempo e fasi di spillatura e strettissimo legame storico-geografico con l’Irlanda.

    • Non cambia soltanto il modo di servirla o di trattarla (penso che tutti i pub italiani che hanno Guinness la servano a carboazoto). Secondo il sito ufficiale: “GUINNESS® beer is available in well over 100 countries worldwide and is brewed in almost 50”. Cambia proprio la birra…

  2. Secondo me l’aspetto piscologico conta non poco (al di là di eventuali aspetti tecnici sicuramente importanti)
    Per dire proprio la Gose del Bayerischer Bahnhof non mi è sembrata eccessivamente differente tra lipisa o al macche per dire, ma berla lì è tutta un’altra esperienza.

    Posso fare anche un esempio al contrario: la schwarzbier prodotta dalla kindl solo per il prater biergarten di berlino, SICURAMENTE non È la birra migliore al mondo, ma tutto il contorno quasi me la rende tale 😛

    Non ho esperienza in merito alla guinness bevuta in patria. Però non mi ha mai convinto in pieno questa storia. Sicuramente sarà migliore lì, ma non penso che si passi dalla normalità di una guinness “nostrana” all’eccezionalità di una del luogo.

  3. Filippo Garavaglia

    Piscologica? Sicuramente.
    Organoletticamente diversa? Forse.
    L’importante è avere una scusa per viaggiare, ora mi aggrapperò pure a questa!

  4. Per quanto riguarda la Guinness, c’è quel dettaglio non insignificante che di solito (sempre) in Europa viene servita quella destinata all’Europa continentale. Che tanto per cominciare ha un 5% di tasso alcolico contro il 4,1 (o 4,2?)% della versione irlandese-britannica.
    Poi ci sarebbe tanto da aggiungere sulla qualità di servizio (pulizia degli impianti, freschezza dei fusti) di un pub irlandese medio in Italia, dove spesso la Guinness è qualcosa che fa tanto colore ma che, a conti fatti, non si vende poi tanto, surclassata in consumi da Harp, Carlsberg, Tennent’s, magari una hefeweizen e chi più ne ha più ne metta…

    • Non sono sicura ma pare che la Guinness che arriva in Italia sia prodotta dallo stabilimento che hanno in Nigeria, se fosse vero spiegherebbe molte delle differenze.
      Comunque ne ho bevute di buonissime a Malta.

    • Ho una lattina di guinness in mano e dice “4.2° brewed in dublin”
      mi sa che si sta facendo confusione tra le diverse guinness.

      Alla fine se si parla di guinness generalmente (sempre, in verità) ci si riferisce alla draught che la stessa guinnes garantisce essere identica al sapore ovunque venga prodotta. Sicuramente esiste la versione non pastorizzata però.

      Per quanto riguarda le extra/foreign/original stout effettivamente esistono molteplici varianti per i singoli mercati. E queste sono anche le birre principali proposte per i mercati africani o atipici.

      A me la extra del mercato italiano (5°) sembra peggiore della draught.
      Mentre ritengo notevole la special export che però è una birra che gli appassionati della guinness potrebbero non gradire affatto.

  5. per rispondere alla domanda del padrone di casa io posso paralre di ottime Pedavena bevute a Pedavena…Nonstante abbia anche comprato le bottiglie proprio in fabbrica bevuta alla spina lì da loro non ha confronti…

    Poi la soddisfazione che da una bella birra dopo un giro in moto……………fa la sua parte!!!! 🙂

  6. La Guinness che io ho visto in Italia è sempre servita a carboazoto e con 4.2% di alcool.

    Ma se non mi sbaglio la differenza è dovrebbe essere dovuta anche al luogo di produzione.
    Io so che è prodotta in tutto il mondo con una buona percentuale di produzione (più del 50%) in Africa. Negli stabilimenti produttivi il mosto dovrebbe essere costituito da un 50% estratto (che arriva dalla casa madre) e il restante è prodotto in loco.

    Nonostante i processi industriali siano estremamente standardizzati potrebbe esserci comunque una variabilità.

  7. Un importatore di champagne che ero andato a intervistare mi raccontava che, prima di decidere se stringere un accordo con il produttore, assaggiava il suo vino in azienda, tra gli splendidi vigneti di Reims. Ma la firma vera e propria sul contratto la metteva solo dopo aver riassaggiato lo stesso champagne, annata etc…, nel suo ufficio, a Genova fronte mare.
    L’effetto psicologico secondo me è sempre fondamentale. Io la migliore Guinness della mia vita l’ho bevuta certamente a Dublino, ma in uno specifico pub che adoro. Era la stessa naturalmente di tutti gli altri locali di Temple Bar, ma era la prima della prima giornata di un lungo fine settimana in città. Per questo la migliore…

  8. Qualche anno ho letto che esistono 19 tipi diversi di Guinness, differenziati in base al rapporto tra corpo/amaro sulla base dei gusti “locali”.
    Quindi stiamo proprio parlando di birre diverse, come giustamente faceva notare Giacu.
    Comunque la Guinness più buona che ho bevuto in vita mia l’ho presa a Nairobi, in un supermercato (bottiglia da 66!).

  9. La Guinness in Irlanda è diversa da quella che viene spillata nei pub in Italia, quella in Irlanda è meno alcolica innanzitutto; anche quella che da noi viene battezzata Kilkenny, che in Irlanda non viene praticamente smerciata, in verità è una Smithwick’s, largamente diffusa sull’isola verde, con grado alcolico maggiore. Qui in Italia solo le lattine di Guinness si avvicinano a quella originale probabilmente perchè non fanno per queste due catene di produzione come per i keg.

    • Non è Smitwick’s quella che qui vendono come Kilkenny, si tratta davvero di Kilkenny (anch’essa diversa di molto, ma pur sempre lei), forse hai beccato qualche irish pub italiano che fa così, ma non è regola…Piuttosto è la Smitwick’s che non si trova assolutamente qui

  10. Sicuramente trent’anni fa in Irlanda era un’ altra Guinness…NON ERA PASTORIZZATA (vedi cit. MJ )!!

  11. Ma vogliamo mettere una Raffo bevuta a Taranto?

  12. Ma cosa c’è di più bello dell’aspetto psicologico in una birra? Dai, onestamente. E per fortuna, perché siamo esseri umani e le cose che ci ricordiamo – alla fine – sono le emozioni.

    Ti propongo un altro spunto: “quale birrette da due soldi vi sono sembrate nettare divino in quali occasioni?”

    • Eheh hai ragione… avevo in mente un post simile a breve, non proprio uguale come tema… metto da parte il tuo suggerimento 🙂

  13. Penso che la birra ha alcune qualità essenziali l’importante è che sia spinata in modo frequente che abbia un impianto pulito, che sia fresca, che si usano gas giusti e che sia spinata nel modo giusto il resto è storia che si lascia ai posteri…

  14. L’aspetto psicologico non c’entra affatto. La Guinness in lattine comprate in Irlanda e bevuta in Italia, come spesso mi capita, ha tutt’altro sapore della Guinness acquistata in Italia. Un tassista a Dublino a tal proposito mi ha detto che solo la Guinness per l’Irlanda Francia e Germania è prodotta a Dublino. Le altre sono prodotte in Africa. Vista la differenza di sapore quasi ci credo.

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