Il sintomo che il nostro mondo sta crescendo è rappresentato dalla possibilità di trovare – ancora sporadicamente purtroppo – buoni articoli persino sui quotidiani generalisti. E’ il caso del pezzo apparso ieri su Repubblica, che offre una panoramica dei piccoli marchi birrari italiani, accompagnata da dati molto interessanti. In apertura si scopre, ad esempio, che i microbirrifici sarebbero finalmente riusciti a conquistare il 2% del mercato nazionale della birra:
Sono piccole e, in molti casi, micro aziende artigianali: un network di circa 350 birrifici, il doppio rispetto al 2005, che producono e diffondono sul territorio propri marchi e hanno tutti assieme una quota del mercato nazionale vicina al 2%.
Dopo che per diversi anni, illustrando il settore, abbiamo sempre fatto riferimento all’1% del mercato, ora a quanto pare è il caso di aggiornare i numeri in nostro possesso. In realtà non esiste una fonte precisa da cui ottenere queste cifre e il calcolo è sempre fatto in maniera residuale, sottraendo al 100% la quota controllata dalle birre mainstream. Ciò che ne rimane è un territorio confuso, in cui prosperano diversi prodotti birrari, ma che in ampia prevalenza coincidono con quelli dei birrifici artigianali. Dunque la quota del 2% si può considerare attendibile con ragionevole sicurezza.
Ovviamente l’incremento di un punto percentuale può apparire un traguardo trascurabile, ma non è così se consideriamo che in pratica corrisponde a un raddoppiamento della quota di mercato. Inoltre se anche in una nazione come gli USA, dove la birra artigianale sta avendo il successo più evidente, la quota supera appena l’8%, possiamo renderci conto che il dato raggiunto dai microbirrifici italiani può essere accolto con grande entusiasmo.
Tornando all’articolo di Repubblica, molto interessante è anche lo sguardo che offre l’estensore Vito De Ceglia a una tipologia di birrifici che spesso viene trascurata. Sto parlando di quei marchi che si pongono a metà strada tra i produttori artigianali e le multinazionali: Forst, Birra Castello, Poretti, Pedavena, Menabrea, ecc. Tutti nomi con un’impostazione spiccatamente industriale – ma in grado di vantare qualche produzione apprezzabile anche dagli amanti dell’artigianale – che sono riusciti negli ultimi quattro anni a incrementare la rispettiva quota di mercato di quasi 2 punti percentuali, passando dall’8% al 9,7%. Una fetta rosicchiata proprio alle multinazionali.
Altri dati notevoli riguardano il mercato italiano della birra in generale. A partire dai consumi pro capite, che, nonostante siano ancora decisamente al di sotto del resto d’Europa (28,6 contro 69,9), hanno ripreso a crescere (+2,1%) in netta controtendenza con la media continentale. Anche l’export è in grande forma, con un trend costantemente positivo (seppure abbia rallentato la crescita rispetto allo scorso anno), attestatosi nel 2010 al +7,1%.
Ma ciò che più ci interessa sono i numeri relativi alla birra artigianale e quel 2% è lì a mostrare tutto il successo di un fenomeno ancora emergente. Pensate che la quota di mercato possa crescere ulteriormente o ormai abbiamo raggiunto un tetto limite? Ritenete che sia così difficile raggiungere una penetrazione analoga a quella di altri paesi birrari? Dite la vostra…
Padavena = Pedavena, che direi sia di proprietà di Birra Castello
Menabrea invece dovrebbe essere di Forst
E Poretti è un marchio della grande C danese, quindi industrialissimo.
Di cinque ne rimangono 2 :o)
Poretti in effetti l’ho inserito io inopinatamente, l’articolo cita solo Pedavena, Castello, Forst e Menabrea.
Ci sarebbe poi anche il gruppo Drive Beer – Birra Morena.
OT:
Magari in un altro post un paio di righe sulla loro “bevanda di puro malto fermentata gassata diversa da vino e birra” ce li sprecherei.
Sara pure cattiva, ma per me rimane birra.
2%, sembra strano da dire, ma è buono!
Credo che in tempi brevi sia auspicabile e possibile raggiungere anche il 4%. Essendo un dato in percentuale va anche considerato se il consumo di birra totale cresce o decresce.
Purtroppo i birrifici che segnali si sono ormai avvicinati più a quelli industriali che al mercato craft (potrebbero fare anche ripensarci presto). Probabilmente a loro se ne sotituiranno altri come gateway tra i due mercati.
io sono convinto che il mercato della birra artigianale si espanderà ancora.
Ci sono regioni del centro sud che ancora non hanno una buona copertura di microbirrifici e la birra artigianale è un prodotto che punta soprattutto al mercato regionale.
Altra rilevazione da fare è che la fetta di mercato si è raddoppiata, ma anche il numero dei microbirrifici è aumentato non poco, a questo punto sarebbe più interessante sapere quant’è la percentuale di aumento di fatturato dei microbirrifici rispetto a 4-5 anni fa.
oggi il 2% domani il mondo.
Penso quel 2% crescerà, ma non a causa di un aumento dei microbirrifici, bensì di un consolidamento di quelli esistenti ed emersi negli ultimi anni.
Può aumentare di molto.
Può diminuire di molto.
Beh …in un momento dove tutto va al ribasso è sicuramente un successo.Giovanni
Ne rimarranno 10…….
Speriamo almeno tutti coi controxxxxx! Sicuramente non ci saranno tutte le birre che ci sono ora, stimerei un minimo di 5 per birrificio che moltiplicate per 350 sono…1750!! Difficile non pestarsi i piedi in effetti..
Il mercato crescerà tantissimo, ma credo avremmo sempre più prodotti che si avvicineranno al palato dei bevitori di birra industriale..
Sicuramente 9….o forse 8……o forse…..il 2% attuale è inesatto perchè comprende anche aziende che non sono microbirrifici…..per i conti che mi sono fatto siamo ancora intorno all’1% (forse meno) …….poi ci sono i Brewpub che vivono di vita propria e non sono attivi sul mercato vero….
Il mercato è in forte crescita ma sono pochi i birrifici in grado di soddisfare la grande domanda…..e pochissimi quelli gestiti in modo più o meno manageriale…
La crescita è legata alle capacità gestionali e alle capacità di investimento…..
Il mercato crescerà ed inevitabilmente selezionerà….oltretutto ci saranno grandi ingressi dall’estero e chi non sarà in grado di fare prodotti seri non potrà competere. O ci si chiude in un territorio ristretto dove si può essere forti o si deve conquistare una reputazione grande per potersi espandere anche all’estero…..
Teo ha ragione..(forse è solo sbagliato parlare di numeri ..15 12 10 .)..a breve inizierà la selezione…. e non sarà uno scherzo….
caso studio:
mercato USA: 300M di abitanti, 1500 birrifici
mercato Italia: 60M di abitanti, 350 birrifici
aritmetica: 300M : 1500 ~= 60M : 350
mercato (semi)artigianale USA = 8%
mercato (anche finto)artigianale Italia = 2% in crescita
consumo pro capite di birra italico circa 1/3 di quello USA
Catalizzatore: ne resteranno <10. questa me la segno…
Ma cosa ti vuoi segnare…
Cata-Highlander: ne resterà soltanto uno. il mio
La mia era una nota para-ironica sul fatto che Teo và dicendo in giro che ne rimarrano 10……(questa sembra essere l’ultima versione…era partito da 15…)…
La tua nota aritmetica è alquanto risibile……i mercati USA ed Italiano sono profondamente diversi per fattori geografici, di tradizione, di consumo, genetici. etc…etc… per cui non confrontabili…..
Poi come sa bene Schigi io ……ricchissimo capitano d’industria….faccio il birraio solo per fare una bieca speculazione……
Il mio intento è quello di fare qualche milione di euro rivendendo poi il Birrificio al migliore offerente……magari alla stessa Carlsberg o a qualche produttore di caffè 🙂
Comunque saranno volatili per diabetici…….
le mie saranno note risibili, forse a te hanno insegnato a fare i conti con le chiacchiere. o forse pensi che una discussione si porti avanti con slogan e battute (?!?) a cui ridi solo tu
o credi abbiano influenze la razza, la dieta e la pettinatura? conta solo il consumo…
io dalle mie note risibili traggo due considerazioni:
la prima è che se in Italia restano in piedi così tanti birrifici nonostante i numeri, magari con qualche difficoltà, magari qualcuno salterà, vuol dire che in USA si fanno profitti mediamente molto lauti e visto il trend di crescita italiani i micro che sanno muoversi hanno solo da fregarsi le mani in prospettiva
la seconda è che, se sei capace di fare le addizioni e le divisioni, al netto di tutte le solite balle del tuo repertorio da piagnone, il numero critico italiano si aggira nei paraggi di 100 più che di 10 se prendiamo gli USA come parallelo. il che non vuol dire che non possa essere 500, gli USA servono solo come limite inferiore visto che è un chiaro modello di successo, ma non l’unico e anche loro ne hanno ancora di strada da fare
Lo so che mi odierete.. ma se solo le birrerie artigianali usassero un po più di marketing oltre a tanta passione.. (e talvolta troppa presunzione..). Adesso sarebbe il momento! Pensiamo anche a quanto spazio potrebbero avere, non soltanto in Italia, ma anche all’estero!!!! il Mondo è grande e vendere in altri mercati (con altri consumi procapite!) potrebbe voler dire portare quel 2% direttamente al raddoppio!..
… sempre che ci sia la qualità di poterlo fare..!!
Ma sei matto? Il marketing è il diavolo!
Ma non vale per tutti …….dipende dalle amicizie…..
Buongiorno a tutti. A proposito delle quote di mercato raggiunte dalle nostre birre artigianali ricordo che è in corso di svolgimento la prima ricerca promossa da Altis Università Cattolica di Milano e Unionbirrai sulla birra artigianale in Italia, che ha lo scopo di istituire un osservatorio annuale sul nostro comparto.
I risultati saranno pronti ad inizio autunno e verranno esposti durante un evento apposito.
Simone…..visto che sono mesi che se ne parla ..e che sono stato intervistato……ma quando lo editerete?
Considera che non mi sembra ci voglia così tanto a fare un’analisi di un settore così piccolo……
e 32 via dei birrai dove la mettiamo?
beva!
..statistica nella statistica:
immagino che il 95% di questo 2% sia bevuto da un 2×1000 dei consumatori! 😉
x SR
le dimensioni del fenomeno Americano sono profondamente diverse da quelle del fenomeno italiano…..
Non c’entra nulla la razza…….la pettinatura ed altre amenità che hai tirato in ballo……
La dimensione media di un cosidetto micro americano è di 80.000 Hl x anno (prendi la calcolatrice e fai 1.500 x 80.000)…….la dimensione media italiana è di 500 Hl x anno (prendere la calcolatrice un pò di colla vinilica e fare 500 x 350)……….
Molti dei Birrifici americani sono forti nel proprio territorio (più ampio di quello italiano) dove hanno dei consumi procapite enormi…….e non hanno la concorrenza nè del vino (là visto come prodotto elitario) nè delle birre importate (che vengono vendute a prezzi esorbitanti…)….
Ha ragione Teo: adesso stanno aprendo in moltissimi perchè in Italia (per il momento) c’è una grande massa di risparmi familiari e nello stesso tempo molte persone che non sapendo bene cosa fare si buttano su un business con un mercato in crescita e che in prima battuta sembra redditizio ….per poi scoprire che redditizio non è……e allora non ne rimarranno in molti….rimarranno quelli più bravi a far birra e a venderla al prezzo “giusto” e quelli che hanno alle spalle realtà imprenditoriali solide……
rifo meglio i conti, dando parzialmente ragione al Cata sul numero ma ribadendo che il territorio e la cultura non c’entrano una mazza, tanto quanto i costi fissi se spremendo le meninghi riuscirà a seguire il discorso. c’entrano i consumi pro-capite, che in Italia sono 1/3. e c’entrano gli abitanti, che in USA sono 6 volte di più. e c’entrano il numero di birrifici, circa 1500 contro 350. e c’entra la quota di artigianale, 8% contro 2% A SPANNE
due conti facili, risultati di semplici proporzioni per portare i due mercati sulla stessa scala (e quindi anche sulla stessa capienza di impianti a numero di birrifici diversi): 1500/3/6/8%*2% = 20, numero atomico di birrifici proporzionati alla realtà italiana rispetto a USA
solo due considerazioni: in USA i birrifici non è che tirano a campare, in molti casi fanno un pacco di soldi. quindi 20 birrifici ALLE CONDIZIONI ATTUALI ITALIANE non è un numero che che permette la sopravvivenza, ma un mercato che permetterebbe di crescere a grandi dimensioni facendo un PACCO DI UTILI. ci si dimentica che il mercato in Italia è in crescita, e se i birrai italiani fossero meno burini presi assieme potrebbe essere in crescita molto più sostenuta
la controprova è che 350 birrifici in Italia sono tanti, ma senza fare i nababbi alle condizioni attuali fanne fallire anche 100 (che sono tantissimi) ne restano 250 che stanno in piedi più o meno alla grande
il Cata poi nel suo lucido argomentare dimentica un piccolo punto… il prezzo. se vendi le birre al quadruplo degli USA, a parità di ragionamento, il numero atomico quadruplica… in USA una 0.33 di Sierra Nevada al beershop costa 1 USD => 0.70 EUR. quanto costa una italiana?
bingo!
Ma va?
Sierra Nevada produce 700.000 Hl x anno ……….sono bravi ma non sono artigianali….
Tanto adesso i prezzi saliranno….effetto Tremonti e paesello di m……
SR Ti ripeto che il numero 10 o 15 lo ha fatto il nostro Teo non io…..
Anche io credo che non sarà così…..ho detto che l’unica cosa che non condivido è dare il numero…però sarà inevitabile una razionalizzazione del mercato…
A dir la verità non credo nemmeno che i Microbirrifici italiani abbiano raggiunto il 2 % del mercato…….anzi credo che la situazione sia incollata intorno all’1 %…..
Es. 350 x 500 = 175.000 Hl ….in questo numero ci sono anche alcuni BrewPub che fanno mercato a sè e vivono solo del lavoro del proprio Pub….(es.Lambrate)..
Di questo mercato il 10% lo fanno Teo e Leo messi insieme….., Amarcord dove lo inseriamo? Collesi? E gli altri? Ci sono troppe “aziende” che stanno vivendo sul filo del rasoio da qualche anno………
Se volete fare una seria analisi del mercato della birra italiana io sono a disposizione…ma l’analisi deve essere completa si deve parlare dell’intera filiera….
Aprovvigionamento-Produzione-Distribuzione-Dettaglio-Consumatore
Poi il fatto di avere il 2% di un mercato di 17 Milioni di Ettolitri di birra industriale a me non significa nulla….non è il mio mercato….
Il nostro mercato di riferimento è quello delle cosidette Birre Speciali dove fanno da padrone le birre importate….(metà dei piccoli birrifici belgi …senza il Mercato Italiano sarebbero falliti…)….
SR…quando finalmente andrai negli USA a deliziare i locali Birrai milionari?
niente da fare Bruno, o fai finta di non seguire un discorso elementare, e la trovo un’offesa non tanto a me quanto ai pazzi che ti leggono, o non sai fare le divisioni e per un ex dirigente della logistica è un po’ inquietante… forse che forse se ora in Italia ci fossero 20 birrifici invece che 350 qualcuno sarebbe anche grosso?
altra cosa: di lavoro non faccio il biografo di Teo nè mi curo di quanto afferma, se afferma quanto tu riporti dice una panzana sapendo di dirla. probabilmente ragiona come te: più che prevedere 10 birrifici, li auspica… così il fatturato si impenna. detto questo, si può andare oltre e parlarne anche se è un discorso che non interessa direttamente i tuoi interessi economici, cosa che non manchi mai di ribadire a testimonianza della tua visione egoistica, bottegaia ed egocentica di ogni cosa?
al solito esilarante battutone finale, punta di diamante della tua dialettica, ti dico che ci andrò quando troverò un lavoro da almeno 200k USD total compensation. per il momento mi diverto a mostrare a chi legge Cronache tutta la miseria del tuo modo di affrontare il mondo birra agli occhi di un appassionato
ciao ragazzi amanti della bevanda piu antica del mondo,io sto’ aprendo una cantina di degustazione solo ed esclusivamente di birre italiane!(provenienti solo da microbirrifici italiani)che dio me la mandi buona!!!!!!!!!!!!ciao