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Si riparte col botto: il Baladin diventa birrificio agricolo

Se il 2011 è stato senza dubbio l’anno della birra agricola in Italia, a quanto pare il 2012 non sarà da meno. A contribuire alla crescita di questo “fenomeno” ci pensa infatti il più importante produttore artigianale italiano – il famoso Baladin di Piozzo (CN) – che entra nel nuovo anno trasformandosi in birrificio agricolo. Una notizia che non coglierà di sorpresa gli addetti ai lavori, ma che solo ora trova conferma nelle parole del patron Teo Musso, autore di un articolo a tema (grazie a Marco per la segnalazione) pubblicato sull’ultimo numero del periodico Papillon. Una novità non indifferente, che avrà sicuramente ripercussioni sulla produzione di Baladin, ma che potrebbe essere solo il primo esempio di conversione in azienda agricola da parte dei produttori italiani. E i motivi sono chiari…

Nel suo articolo Teo Musso ci tiene a precisare che dietro la trasformazione del Baladin in birrificio agricolo c’è una valutazione soprattutto emotiva, nata dal desiderio di tornare a legare la birra alla terra. Ecco cosa scrive:

[…] per troppo tempo la Birra, e quindi i birrifici, è stata considerata un qualcosa slegato dalla terra, per cui in Italia non è mai stata percepita come ad esempio succede con il vino, e cioè un prodotto che la gente colloca “nei campi”, dove si trovano le vigne, dove c’è l’uva, che diventa vino.

[…] E in effetti essere riuscito a “ricondurre” questa azienda alle radici stesse di quel che io sono, il figlio di contadini, gente che con la terra ha allevato i propri figli e ne ha tracciato le personalità oltre che le ambizioni, mi riempie di emozioni.

A leggere bene, tra le righe Teo aggiunge anche che “al di là del fatto emotivo personale vi sono, comunque, varie altre considerazioni per cui questa cosa doveva ed è stata fatta”. Ed è facile immaginare che queste considerazioni “accessorie” abbiano comunque avuto il loro peso, visto che la birra agricola gode del regime fiscale agricolo, con diversi benefici per quelle aziende che decidono di adottare questa modalità di calcolo alternativa. Insomma, sicuramente c’è tanto amore per le proprie origini e per la vita nei campi, ma c’è da scommettere che anche le valutazioni economiche dell’operazione abbiano decisamente pesato nella scelta effettuata.

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La trasformazione del Baladin in azienda agricola si contestualizza tra l’altro in quel progetto di autarchia produttiva che il birrificio sta portando avanti negli ultimi tempi. Se la recente Birra Nazionale era stata il frutto di anni passati a coltivare luppolo sul territorio italiano, con la birra agricola anche l’orzo da maltare diventa di produzione (quasi) esclusivamente nazionale. Due soluzioni che permettono a Baladin di “fare tutto in casa” e che gli vale ulteriore visibilità su canali più o meno specializzati. Ma che costringe l’azienda a utilizzare materie prime “nuove”, perché non provenienti da fornitori consolidati, con tutto ciò che questo può significare a livello di risultato finale.

Questa novità senza dubbio farà ulteriormente arrabbiare quei professionisti che, al momento della nascita della birra agricola, sottolinearono l’instaurarsi di regole diverse all’interno dello stesso settore produttivo. E la conversione di Baladin conferma l’opinione di chi aveva visto nella birra agricola un semplice business, redditizio per chi vi si trovava già dentro e degno di attenzione per chi vi avrebbe potuto aspirare (birrifici con terreni agricoli, per l’esattezza).

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Per questa ragione la trasformazione di Baladin in azienda agricola potrebbe avere una portata deflagrante per l’ambiente ed essere il segnale di future, preoccupanti disuguaglianze.

Dal punto di vista del consumatore secondo me bisognerebbe chiedersi quali vantaggi e svantaggi potrebbe portare la novità. Per quanto riguarda i primi penso a un eventuale abbassamento dei prezzi delle birre – con sonora risata da parte dei più smaliziati tra voi; in riferimento ai secondi credo che bisognerebbe monitorare la qualità finale dei prodotti.

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Restiamo in attesa di ulteriori sviluppi sull’argomento, nel frattempo vi chiedo: che effetto vi fa apprendere che Baladin produrrà birra agricola?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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79 Commenti

  1. secondo me “Tutto cambi affinché nulla cambi”; soprattutto i prezzi (e la risatina ci vuole)

    Poi le considerazioni son quelle dell’articolo o che furono fatte notare in altri precedenti.
    Risottolineo solo che è ridicolo il doppio regime fiscale più che baladin che si re-inventa agricoltore.

  2. Andrea, inauguro la sfilata di risate di cui alle ultime righe… 😀

    Devo dire che avevo sottovalutato la notizia della nascita della birra agricola. Al di là di tutti gli aspetti economici, storia ormai vecchia, i veri interrogativi, per niente indifferenti, sono sulla qualità del prodotto finale. Luppoli ed orzo autoctoni, proprietari, fanno tanto marketing, ma – come sottolinei tu – c’è da garantirne la stabilità rispetto a un confronto con materie prime ester(n)e ma pienamente consolidate.
    Mi viene in mente come esempio Rogue, che ha la sua linea di birre fatte con orzo e luppoli proprietari, la GYO (Grow Your Own), di cui ho avuto modo di assaggiarne solo una (la Single Malt Ale). E a mio avviso l’ho trovata decisamente mediocre, un carattere grezzo che dà proprio l’idea di materie prime ruvide e qualitativamente inferiori alla media.
    La mia conclusione è che si tratta di una strada molto interessante, per un birrificio, ma da percorrere con pazienza e lunga, assolutamente lunga, prima di riuscire ad arrivare a buoni livelli. Posto che a Musso interessi davvero. 😉

  3. Dovrà impegnarsi molto Musso affinchè l’orzo prodotto sia competitivo in termini di costo con quello prodotto in italia ma soprattuto quello estero!!!altrimenti ciò porta solo ad un aumento di prezzo della birra!!!

  4. A me sembra che stiate esagerando. Va bene i vantaggi fiscali, ma è come ripartire da zero. Senza contare che se poi la birra dovesse perdere qualità ne risentirebbero sia in termini di immagine che di vendite. Io credo sia una scelta da lodare e in sé giusta.

  5. Il fatto di legare la birra al territorio è una questione che in Italia, legati alla cultura del vino come siamo, sta andando avanti da un bel pò. Ma, come ha detto Kuaska un anno fa a Eccellenza Birra (Prato), ha senso solo se parliamo di birra fatta con prodotti “TIPICI” locali (castagne, farro, miele, ecc.). Il luppolo e l’orzo non sono nostri prodotti tipici, non siamo famosi nel mondo per questi prodotti..!
    Sono d’accordo su chi dice che l’opportunità di dire che oltre ad essere “artigianale” è anche “locale”, prodotta a km zero quindi, è una semplice opportunità commerciale ed economica (visto anche il cambio di regime fiscale)..
    Neanche in Baviera, dove la parola “tradizione” ha un peso notevole, talvolta anche a discapito del business, ci si sogna di sostituire luppolo dell’Hallertau con luppoli coltivati nel campo accanto alla birreria.. Perchè dobbiamo sempre cercare le strade più facili (e secondo me, spesso poco serie) in Italia??
    Non possiamo semplicemente studiarci una buona politica commerciale semplice semplice: fare delle buone birre e cercare di venderne il più possibile, ottimizzando costi di produzione e commercializzazione… Così come fanno in altri paesi.. Si rifletta su quanto succede in USA, dove alcuni birrifici artigianali sono arrivati a produzioni tali da essere “mangiati” dalle multinazionali! O si rifletta su cosa fanno a livello di vendite birrifici come Mikkeler, Brewdog, ecc. Sai quanto gli interessa a Mikkeler di produrre birra con luppoli danesi?!!??
    Ancora siamo a parlare di un birrificio (Baladin), con tutto il rispetto, che si permette di vendere un bottiglia di sua birra, nazionale e/o non, a prezzo più elevato di un birrificio trappista, che fa birra da 100 anni e che, ripeto, con tutto il rispetto, per Baladin, ha un riconoscimento qualitativo indiscusso.
    Insomma, è questa la “direzione” che devono prendere i poveri piccoli produttori italiani??

    • Mica solo Baladin ha quei prezzi, ma praticamente tutte le birre italiane. Comunque per l’uso che Teo ne fa dei luppoli va benissimo anche coltivarseli in proprio, tanto per lo più nemmeno si percepiscono e servono solo per bilanciare le note dolci.

  6. Mi pare sensato cosa scrive barone birra, dovrà essere competitivo. Punto.
    Poi, su vantaggi fiscali, lasciamo perdere, leggendo questo…. “””allora non ci siamo capiti, se un imprenditore agricolo vende “oggetti” che non hanno nulla a che vedere con la “trasformazione dei prodotti che provengono dalla coltivazione del fondo” non ha più la “connotazione di impresa agricola”.
    Quindi non sta rispettando la legge, la sta raggirando”””
    Trovato su mobi
    http://www.movimentobirra.it/forum/forum_posts.asp?TID=4923&PID=71165#71165
    noto che ci sono ancora idee parecchio confuse.

  7. Facendo finta di tralasciare questioni fiscali e di marketing, mi chiedo se davvero malti, malterie e luppoli italiani siano in grado di conferire alta qualità al prodotto birra artigianale. Per Baladin così come per tutti i birrifici agricoli nascenti.
    Potrebbe essere stata un’abile mossa del legislatore per tentare di far crescere l’industria birraria sul territorio agricolo nazionale anche a livello fiscale ed identitario, e forse Baladin potrebbe aprire una strada. Potrebbe, ma credo difficilmente avverà senza cambiare altre regole.

  8. Se ne parlava già da tempo nell’ambiente, della riconversione di alcuni birrifici italiani in Aziende Agricole. Ora qualcuno ha iniziato e lo ha fatto chi è più vessato dalle tasse degli altri, visto che ha un volume d’affari, credo, abbastanza cospicuo. Non credo ad una parola di quello che Teo dice, che lo fa per legare la birra alla terra, ai campi etc. etc. il vantaggio è esclusivamente fiscale. La qualità della birra non cambierà e il prezzo neppure.

    • La qualità dovrà invece cambiare per forza, a meno che non bari e utilizzi gli stessi malti di sempre ugualmente. Sarà difficile che possa beccare il culo di ottenere subito, partendo dalle coltivazioni d’orzo in proprio, gli stessi risultati – non dico superiori, anche solo gli stessi – delle materie prime di cui s’è sempre servito finora. Poi non so se abbia sperimentato lungamente l’idea prima di lanciarla.
      Ripeto, è una strada bella lunga e da seguire con pazienza, sempre che si vogliano fare le cose come si deve. Andrebbe incoraggiata, se non fosse che, molto tristemente, gli aspetti economici paiono essere (sono…) la ragione principale di intraprenderla.

  9. @mya
    chi la detto che tutte le birre italiane hanno lo stesso prezzo??? al bidu una bot. da 75 costo 6 euro! ci sono in giro cagate pazzesche italiane a 10 12 euro allo spaccio del birfficio!!! ciaooooooooo

  10. Parliamoci francamente ragazzi, la prima cosa che salta all’occhio leggendo il titolo e neanche l’intero articolo è raggiro fiscale, beneficio fiscale o come preferite chiamarlo!!!ma secondo me dietro c’è altro…probabilmente le materie che otterrà dalla coltivazione non saranno utilizzate dallo stesso birrificio baladin (forse perchè di qualità dubbia in quanto produce birra e non malto e luppolo)ma saranno vendute a malterie italiane o straniere, mentre il baladin continuerà a comprare le materie dai soliti fornitori!!!e secondo me le spese che verranno ammortizzate saranno molto di più di quelle che pensiamo noi!!!

  11. Nello specifico credo che si tratti di una ben architettata operazione di marketing (partita qualche anno addietro…comunque non molto tempo fà )……e non è sicuramente stato un caso che in Italia (unico paese al mondo) sia stata definita per decreto la categoria di “Birra Agricola”……la lobby che se ne è occupata ha raggiunto i propri obiettivi senza ostacolo alcuno……la Lobby è logicamente composta da Coldiretti, Coop, Ricchi Agricoltori Marchigiani ed Umbri e Slow Food…..certamente ai mediocri politici italiani non verrebbe mai in mente di fare una cosa simile…..
    Ad avvalorare questa tesi ci sono stati articoli in prima pagina di repubblica del Presidente di Slow Food,etc. etc.

    In sostanza si tratta di una operazione per avere un paio di indubbi vantaggi:
    – Operazione di Immagine…Agricoltura=KM0=Buono=Sano=Giusto;
    – Operazione Economica tesa a sfruttare vantaggi fiscali e di aiuto diretto all’investimento (sostanzialmente la solita furbata italiana di fare i belli con i soldi pubblici).

    Già mi faceva girare gli zebedei il fatto che una azienda agricola potesse usufruire di vantaggi fiscali nel produrre la birra quando un Birrifico Artigianale era invece tartassato all’inverosimile…..ma adesso raggiungiamo dei livelli cosmici…
    E’ un Birrificio anche di certe dimensioni che compra o affitta dei terreni agricoli per poter usufruire dei vantaggi suddetti…..
    Lasciamo perdere tutte le cavolate di marketing che vengono sparate….la sostanza è che si vuole usufruire di aiuti pubblici e di sgravi fiscali …punto e basta…alla faccia di chi (piccoli birrifici artigiani) non può farlo perchè non ha legami e allacci con i soliti politicanti all’italiana…..
    Sul KM 0……lasciamo perdere …..l’Orzo verrà coltivato nelle proprietà della nota Azienda Agricola ….probabilmente in Puglia o in Basilicata o in qualche altra regione
    (dove storicamente la stessa azienda agricola possedeva nel 1700 dei latifondi…..)…sarà maltato da una Industria Italiana in Basilicata (l’unica) ……..il malto sarà trasportato in Piemonte ……e da lì ripartirà per ogni destinazione possibile del globo terracqueo……..New York….Tokio….etc……

    • Una cosa che mi sono chiesto è da quanto tutto ciò fosse pronto. Vi ricordate quando Teo iniziò a dirci che “la birra è terra”? Sarà più di un anno…

      • Io ne sento parlare almeno da tre anni……..e ci sono strategie slowfoodiane che sono ben pianificate…..i ragazzi (intendendo i Boss) sono persone molto intelligenti…..
        Ovviamente il decreto birra agricola non è stato creato da e per i piccoli birrifici sinceramente legati alla propria tradizione familiare, tipo Zimella….Duchessa….Valscura….. dove c’è gente che da tempo si fà il mazzo sul campo (in questo caso …campo significa terra da arare e da lavorare….)….ai quali và tutto il mio rispetto….

        • Guarda che è dal 2000 che la COPAGRI, specialmente la struttura regionale delle Marche, spinge per questo decreto. Posso garantirti che Teo e slow food allora avevano altro per la testa.

          • era solo per chiarire che la “volontà divina” non era accasata in piemonte.
            E comunque nulla accade per volontà divina, anche se ultimamente c’era Zaia di mezzo.

    • LOL (soprattutto dopo aver visto l’altro commento)

      Altro che incentivare la cultura birraia. Giusto i fessi ci possono cascare.

      E risottolineo che la “genialata” di incentivare la “birra agricola”, un concetto privo di senso, poteva nascere solo in un paese dove fondamentalmente di birra si capisce 0.

      Ovviamente si è subito aggregato chi si è stancato da tempo di promuovere la birra per quello che è. Altri arriveranno…

    • “”alla faccia di chi (piccoli birrifici artigiani) non può farlo perchè non ha legami e allacci con i soliti politicanti all’italiana…..””
      Quanto vuoi scommettere che fra due anni saranno molti birrifici ad essere azienda agricola? Anche piccoli, i così detti cani sciolti. Scommettiamo?

  12. è da tanto che sento parlare di scenari futuri e riposizionamenti..ecco che finalmente tutto prende forma in maniera chiara e tangibile.
    Bellissimo vedere i cosidetti sceriffi che non vedono certe affinità di business e alcune leggi che sembrano create ad hoc; saranno troppo impegnati a cazziare i distruttori di cultura birraia sul web

  13. e come scusa? c’è gente che fa polemiche a mille sul nulla e quando ci sarebbe da parlare fa finta di niente? Non gli conviene ora fare i cagnacci bastonatori?

    • Continuo a non capire l’attinenza del tuo pensiero con l’argomento del post, piuttosto mi sembra che tu lo prenda a pretesto per fare semplice polemica. Quindi direi di chiuderla qui

    • dela, non ci arrivi che scassare le balle ad Andrea per quello che si scrive su MoBI non è opportuno? ti sei accorto vero che sono due siti differenti? un ggggiovane come te un po’ di netiquette dovrebbe pur conoscerla

      quanto scritto su MoBI, se uno capisce l’italiano, mi pare chiaro, ma a tuo beneficio ti faccio i disegni qui: i birrifici agricoli sono chiaramente una furbata. ma sono affari dei produttori, non miei. quando allo spaccio di Toccalmatto ti chiedono 12 euro per una boccia, non è che se a Bruno gli dici che sei contro i birrifici agricoli ti fa lo sconto

      • Ovviamente non potevo esimermi dal concedere spazio alla replica. Parentesi chiusa. Poi se vogliamo parlare di come deve essere interpretato il fenomeno dal punto di vista dei consumatori è un altro discorso, e qui naturalmente è offerto spazio a tutti. Ma per favore le polemiche e le punzecchiature fuori luogo lasciamole perdere, grazie.

      • La boccia per intendersi è quella della Surfing Hop…..le altre costano 8 Euro per bottiglia da 0,75 …e comunque allo spaccio ne vendo almeno 30.000 l’anno ….ma Ricci non ha mai comprato una boccia ….ha sempre bevuto gratis……

        • Cata, sempre quando? son venuto UNA VOLTA a Toccalmatto, e manco c’eri… se ne vendi un botto son contento per te, ciò non toglie – per tornare IT – che sia cara come il fuoco. quindi ognuno faccia le sue battaglie: visto che ai produttori delle tasche dei non frega molto se non svuotarle, non si chieda ai consumatori di interessarsi se qualche produttore cerca di fare le scarpe agli altri grazie a manovre lobbystiche. troppo comodo piangere solidarietà quando fa comodo e poi accampare le solite fregnacce su temi che non tornano utili all’utile. io non voglio fare Feltri, infatti a me della questione agricoli vs urbani non frega una mazza, come già detto, arrangiatevi

          • Mah…..appunto…cosa ti interessa?
            Io ormai ho rinunciato a parlare con te di aspetti economici legati alla produzione e alla commercializzazione della birra……..
            E’ una battaglia persa….come quella di convincere alcuni miei colleghi che nel giro di qualche tempo ci sarebbe stato qualcuno che se li sarebbe amati sodomiticamente con grande stile….
            Ognuno per sè..e con uno sguardo molto attento al sedere da leccare che può tornare più utile…..e con questo atteggiamento vincono sempre i pochi furbi…..che hanno il sedere pulitissimo…..
            Me ne farò una ragione…..io continuerò a rompere le balle ..un pò per gusto personale ed un pò per far capire che proprio tutti non sono fessi…..e che proprio tutto non si può fare…..
            Poi ognuno per sè!

            Intanto vado a vedere l’oroscopo del birraio per cercare di capire chi rimarrà alla fine dell’anno……

          • come già detto, non me ne frega una mazza. ergo ti lascio proseguire da solo la tua eroica battaglia. buona fortuna

            ps: se vuoi convincermi delle tue ragioni economiche mandami in pvt il link dove scaricare i pdf di conto economico e stato patrimoniale degli ultimi anni di attività. se mi alleghi anche quello di qualche altro birrificio attivo da qualche anno in più di te e gestito in maniera imprenditoriale (non so, tipo il Ducato) meglio ancora, così vedo anche la crescita prospettica

  14. uhm, mi sa che sfugge un dettaglio non da poco. L’operazione “birra agricola” così come pare si stata impostata, è replicabile dall’industria in qualunque momento.
    Az Agricola Peroni, Az Agricola Forst…sounds good. Nessun vantaggio per i coltivatori, nessun vantaggio per i consumatori (una riduzione di prezzo? ma!) ed il 10% di iva in meno (che su 17ml di hl fa circa un paio di miliardi di euro).Oltre a tasse in meno percepite dallo stato.
    Ottimo affare, aumenteranno di nuovo la benzina, perchè essendo prodotto agricolo non penso proprio che vadano a rivedere l’accisa.
    saluti
    Lelio

    • Ciao Lelio….sono d’accordo con te …che senso ha? L’avevo detto anche io negli auguri per il 2012……allora una Carlsberg potrebbe farlo senza problemi…..ovviamente non lo fanno perchè senza aiuti statali questa cosa non regge dal punto di vista economico…..e quindi se ne fregano….

      E i piccoli come noi? Semplice…..subiscono concorrenza sleale e se lo prendono in quel posto….a meno che non intervenga il famoso commissario Europa…..

    • Az Agricola Peroni? No dai, non esageriamo.. redditi d’impresa e redditi agrari.. no dai
      Ma poi lelio, tu che stai seguendo le orme del guru di piozzo, potrebbe essere una buona opportunità o no?

      • E’ una minchiata e ve la lascio digerire tutta…..
        DELLA SERIE : io conosco un mio amico a Napoli che ha dei conoscenti di un certo tipo che poi ti aiutano ad avere soldi che poi non paghi una lira di tasse….è una furbata …dai che te frega…..vieni anche tu nel campo degli elusori ed evasori fiscali dai…TANTO SONO TUTTI FURBI….sai….siamo in Italia….

    • in occasione della prima puntata del marketing associativo di Assobirra a Torino, il presidente fece chiaramente capire, anzi disse chiaramente, che l’obiettivo era di fare riconoscere la birra (tutta non quella artigianale in particolare) come prodotto agricolo.
      Teo, in sintonia con il suo operare consueto, fa solo i suoi legittimi interessi.
      Una cosa aggiungerei a ciò che dice Lelio: chi avrebbe dovuto difendere la birra di qualità erano i piccoli produttori i cui interessi coincidono con quelli dei consumatori.
      quei colleghi che hanno fatto finta di nulla, coloro che si sono associati a AB contribuendo ad accreditare costoro nei confronti del mondo politico, hanno la colpa di aver contribuito a creare la legge dei Birrifici Agricoli, che è una PORCATA giusto per essere chiari, dando così l’opportunità a Peroni, Forst etc (non solo a Baladin) di avvalersi delle facilitazioni di legge.
      per i consumatori non cambierà nulla.
      solo i margini per coloro che diverranno agricoli rispetto a prima sarà maggiore.
      Da perito agrario ho conosciuto i contadini e devo dire che la mia opinione non è positiva come quella di Petrini e soci.
      Io ricordo contadini che si facevano prestare i soldi dallo stato per fare la stalla ma con questi si costruivano la casa. Ricordo contadini la cui furbizia era superiore al valore umano. Ricordo persone di una grettezza senza pari.
      Vedo oggi divenir contadino ogni furbetto che cerchi l’utile prima ancor che un ruolo in questo mondo, in qualche modo confermando i miei ricordi.
      E coloro che sono birrifici realmente agricoli non hanno nulla da dire? Non sentono puzza nel sedere a fianco di costoro?
      Oggi alcuni colleghi piangono miseria (non mi riferisco a Bruno) e si lamentano; ma spesso sono gli stessi che in passato hanno messo la testa nella sabbia quando qualcuno ha fatto notare che qualcosa di strano stava succedendo.
      anzi si sono prodigati a difendere le scelte dei soliti noti ad ogni stormir di fronda.
      Dove sono i protettori di costoro? Chi li garantirà oggi che hanno venduto la propria anima per un pugno di ettolitri?
      Oggi sono gli stessi che si lamentano del mercato che non premia più, che non si accontenta più di essere amici degli amici, che hanno capito che i lupi rimangono tali anche quando si travestono.
      Dimenticano che il progetto è quello di far rimanere solo 10 birrifici, che in fin dei conti la birra è la stessa identica bevanda.

      oggi ridere é una tentazione cui non riesco a sfuggire.

      il 2012 non sarà l’anno dei Maja ma ne vedremo delle belle!!¨

      • Eviterei di fare confusione.
        Da quando ho cominciato a trattare l’argomento birra agricola (e l’ho fatto spesso da quando è passato il famoso decreto) mai una volta è uscita fuori la storia che sia stata una mossa di Assobirra. Ci sono delle prove in tal senso? Rileggetevi l’intervista a Bernardini e saprete chi ha promosso l’iniziativa. Allo stesso modo eviterei di tirare in mezzo gli industriali quando non mi sembra che abbiano (ancora) sfruttato la legge.
        Allo stesso modo non vedo alcun coinvolgimento di Teo nella nascita della birra agricola. Quando citavo il suo motto “la birra è terra”, intendevo che evidentemente l’idea di trasformarsi in agricolo era da tempo in cantiere in quel di Piozzo, e nel frattempo la comunicazione era già partita in tal senso.
        Poi sulle aberrazioni di questa normativa, sono d’accordo con voi.

          • a parte gli scherzi, credo proprio che un trattore da quelle parti ci sia, comunque pro o contro si vedrà cosa succederà, cosa non ho capito è il “raggiro” che qualcuno ha scritto.

        • @Andrea
          ti assicuro che Terzaghi (mi pare si chiami così) parlo di questo in quella sede.
          Con me c’erano anche Enrico Borio e altri birrai che penso possano confermare.
          Che poi alcuni industriali divengano agricoli, che alcuni industriali facciano marchi agricoli, che alcuni industriali di altri settori (che so olio?) facciano prodotti pseudo artigianalei è un altra cosa.
          Magarti potrebbe essere interessante verificare quali legami ci siano tra Copagri, Collesi, Amarcord e il CoBi. Magari attraverso Apecchio Città della Birra.
          però parlare di birrifici agtricoli limitandoci a dire “cazzo. quel genio di Teo se n’è inventata un’altra delle sue” mi sembra riduttivo. Se si vuol parlare seriamente di birrifici agricoli, bisogna aver voglia di capire.
          Personalmente credo che i consumatori non avranno nulla da temere in merito ad aumento prezzi (che anzi scenderanno perchü costoro tireranno a far fuori i piccoli). Stupiscono i professionisti, molti dei quali passeranno un anno terribile non siano minimamente interessati a comprendere, discutere, analizzare i fenomeni che li riguardano.
          preferiscono non turbare i potenti che sono anche i loro principali clienti o distributori.
          Perchè alla fine di questo parliamo noi pro: qual’è il senso del nostro lavoro?

          • “Magarti potrebbe essere interessante verificare quali legami ci siano tra Copagri, Collesi, Amarcord e il CoBi. Magari attraverso Apecchio Città della Birra.”
            E infatti non si parla di Assobirra

            Poi su “cazzo. quel genio di Teo se n’è inventata un’altra delle sue” mi pare che nessuno ha scritto questo

  15. questa mi piace:”Teo, in sintonia con il suo operare consueto, …..”
    già, perchè te che fai?
    Comunque tranquillo, non ci sarà mai l’azienda agricola Forst

  16. Secondo me Teo aveva l’idea della birra agricola, anzi più che della birra agricola , dell’autosufficienza delle materie prima ben prima che venisse in mente ai marchigiani.
    Questo ad onor del vero.
    Frequento Teo ed il Baladin dalla fine degli anni 90 e ricordo che questo chiodo di farsi il malto e il luppolo l’ha sempre avuto.
    Ora che gli facciano una legge che calza come un guanto a quello che voleva fare e che ci si tuffi per primo, tra le tante cose che ha fatto mi stupisce proprio poco.
    Mi aveva stupito molto di più l’ingresso in Assobirra.

    • Ma infatti l’autosufficienza delle materie prime, per un birrificio, concettualmente ha un senso ed è anche positivo. Ce l’ha meno quando ci sono di mezzo dei vantaggi economici non indifferenti, che segnano un grandissimo divario tra chi si può definire “birrificio agricolo” e chi no; è giusto per questo che spuntano innumerevoli dubbi sulla mossa. Poi figurati, se Teo ha sempre avuto il chiodo fisso a riguardo non lo metto in discussione… diciamo che ha saputo cogliere l’attimo? 😉

  17. A me sinceramente non interessa nulla di Teo…..lui ha fatto quello che ritiene giusto fare…..se ha questa visione “bucolica” della birra è giusto che vada avanti per la sua strada……

    Quello che mi fà incacchiare è che qualcuno glielo permetta! Che ci siano delle condizioni per cui se uno ha le coperture politiche giuste è legittimato a fare qualsiasi cosa….. alla faccia di chi ha fatto investimenti e che quotidianamente è costretto a sbarcare il lunario dietro a pesanti oneri burocratici e fiscali……
    Il problema non è Teo…..il problema sono le regole di funzionamento di un sano libero mercato……e l’Italia ancora una volta dimostra di essere un paese da terzo mondo…

    Siamo al ridicolo…..o meglio al tragicomico….

    • “”Che ci siano delle condizioni per cui se uno ha le coperture politiche giuste è legittimato a fare qualsiasi cosa…”” ????
      mi è più semplice capire il funzionamento di una zappa..

        • Noi CONTADINI, siamo un po’ teste “dure”, ma proprio non ho capito, ma se non vuoi delucidarmi non importa, come non ho capito il “raggiro”.
          Vado a zappare, non so se mettermi la sciarpina di cachemire o quella di lana ( di pecora autoctona).

          • @federico
            posso farti una domanda?
            per caso hai mai sentito parlare di credito agricolo? di sovvenzione alle aziende per l’acquisto di stalle o macchinari che poi venivano convertiti in depositi bancari a tassi di interesse superiori a quelli che i contadini pagavano per i prestiti? di case acquistate con i soldi dei finanziamenti pubblici? di quote latte?
            io sono convinto che i contadini siano stati per anni a scrocco sull’intero paese.
            ed oggi nel nostro campo glielo si consente ancora.
            che poi i contadini abbiano i campi a 1000 km dalla sede lo crede solo chi ha voglia di farsi prendere per il naso. oppure chi ha lo stesso modo di pensare.

  18. Si, ho sentito parlare, non metto in dubbio che esistano i furbetti. Come in ogni settore, compreso il tuo, vostro, loro.. Invece sui 1000 km, fossi in te, sarei più cauto. Ma dalla svizzera tutto è più distante

  19. Ragazzi, una mera curiosità…
    Se non ricordo male l’elenco dei prodotti da considerarsi agricoli varia ogni due anni. Che cosa succede se il prossimo ministro toglie la birra da quest’elenco? ll decreto non è una legge. Un conto è convincere Camera e Senato, un altro l’amico ministro.
    Fantapolitica?
    In altre parole, la birra agricola ha fondamenta solide?
    Capitemi, sono pigro: non voglio trasformarmi in azienda agricola e poi magari dover tornare indietro…

    • C’è anche una questione da portare in sede Europea…..sono o non sono “distorsioni del libero mercato” ?

      Secondo me il rischio è alto …sopratutto in questo momento…..
      ed ancora di più se ci sono paraculate di questo tipo….

      • scusa Bruno, ma io mi chiedo: perché invece di ubriacarci di chiacchiere non fate una colletta, vi prendete un buon avvocato e non sollevate la cosa seriamente nelle sedi opportune?

  20. Buongiorno a tutti.
    Sull’argomento ho espresso in più occasioni il mio parere. Ritengo il decreto che rende agricolo il prodotto birra ( e non dimentichiamoci altri prodotti alimentari) un errore del legislatore, che, a prescindere dagli indubbi e all’oggi assolutamente leciti vantaggi fiscali rivolti a chi ha i requisiti per usufruirne, crea importanti disparità all’interno dello stesso comparto e, a mio avviso, non creerà nessun beneficio per la collettività, obbiettivo primario in decisioni del genere nel medio lungo periodo.
    Come accennato da Bruno Carilli la questione e’ tutt’altro che relegata alla sola birra artigianale e alla sola Italia: come Unionbirrai stiamo seguendo un iter molto complesso, che parte dalla semplificazione dei rapporti con le istituzioni ed arriva alle corrette pratiche commerciali intracomunitarie, supportando il lavoro di Cna nelle apposite sedi istituzionali.
    Senza entrare in una lotta fra birrai artigianali e birrai agricoli, che a mio avviso hanno nel nostro paese molte battaglie comuni da portare avanti, il decreto meriterebbe una riflessione approfondita fra tutte le parti coinvolte, cosa finora colpevolmente mancata.

      • Come detto, credo che sia assurdo fare lotte fra agricoli e non. Continuo a ritenere che alcune battaglie fondamentali vadano combattute insieme.
        Ma il dibattito è aperto e questa è solo la mia opinione.

    • Simone….di che stiamo parlando?
      I Birrifici Agricoli nella realtà non esistono….. è una creazione virtuale….messa in piedi allo scopo di utilizzare soldi altrui…..questo è….alla facciazza di chi fà l’Artigiano…..
      Gli andiamo ancora dietro? Piuttosto ribelliamoci…….

      O li facciamo smettere o pretendiamo per noi le stesse condizioni…..

      Credo sia semplice dimostrare in sede comunitaria che si tratta di una turbativa della libera concorrenza…..oppure che si tratta di aiuti di stato ad un settore nemmeno in crisi……

      Forse è più semplice portare avanti questa istanza attraverso una Associazione come UB/CNA…….o no? Oppure non si riesce a fare a meno di qualche centinaia di euro di quota pagata dai suddetti agricoli ?

      Spiegatemi perchè ci devono essere queste situazioni solo in Italia?

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