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Nasce A.BI. Campania: i birrifici della regione si consorziano (con l’aiuto di Assobirra)

L'evento di presentazione di A.BI. Campania (foto: Slow Sud)

Il Salone del Gusto appena concluso è stato animato da tantissime novità, molte delle quali hanno riguardato la birra. Tra queste è forse passato inosservato il battesimo dell’A.BI. Campania, che si è tenuto giovedì 25 ottobre presso lo stand della Regione Campania. Si tratta di un’associazione che riunisce i microbirrifici locali, nata con l’obiettivo di “rafforzare la filiera della birra e valorizzare la promozione del territorio campano”. Se siete lettori assidui, avrete capito che il consorzio è stretto parente dell’A.BI. Lazio, fondato a febbraio 2012. In effetti i protagonisti che lavoreranno a supporto dell’associazione sono più o meno gli stessi, in particolare Assobirra e Coldiretti, oltre a Slow Food Campania. Inoltre l’iniziativa godrà del supporto dell’Assessorato all’agricoltura della Regione Campania. Chiaramente si tratta di un consorzio dal forte carattere politico.

L’A.BI. Campania consta al momento di sette birrifici regionali e di una malteria. I birrifici sono Aeffe, Maneba, Birrificio dell’Aspide, Birrificio Irpino, Birrificio Sorrento, Karma e Maltovivo, mentre la malteria è l’Agroalimentare Sud. Quest’ultima ha sede a Potenza, ma è stata inserita perché lavora malto prodotto in Campania – scusa alquanto labile, direi 🙂 . Presidente dell’A.BI. Campania è Giuseppe Schisano del Birrificio Sorrento.

Come si può leggere sul blog di Luciano Pignataro, i membri dell’associazione si impegneranno a produrre birra che utilizzi prevalentemente malto italiano e cereali destinati alla maltazione di origine campana. Inoltre, al consorzio possono aderire non solo birrifici locali e malterie italiane, ma anche imprenditori agricoltori e cooperative regionali che producano orzo da birra, frumento e altri cereali utilizzabili per la produzione della bevanda. Mi sembra evidente che l’obiettivo è di creare un network tra operatori del settore brassicolo e agricolo, presumibilmente al fine di sfruttare i vantaggi legati alla produzione di birra agricola.

Curiosamente, di un consorzio di birrifici campani già si parlò nel 2010, come raccontai in un post risalente a novembre di quell’anno. Giuseppe Schisano conferma questa particolarità:

Erano almeno due anni e mezzo che i microbirrifici campani stavano cercando di riunirsi in un’associazione per favorire la costruzione di una filiera della birra tutta campana. L’apporto di AssoBirra ha dato un impulso decisivo per la concretizzazione di questo progetto […]

Abbiamo un obiettivo ambizioso: rafforzare la cultura della birra nella nostra regione realizzando birre intimamente legate al territorio. Per questo, il prossimo progetto dell’associazione sarà la realizzazione di una birra ‘made in Campania’, prodotta in collaborazione con tutti i soci e realizzata solo con materie prime di origine regionale.

Dalle ultime parole si deduce che anche l’A.BI. Campania sperimenterà qualcosa di simile alla La Zia Ale dell’A.BI. Lazio, birra “condivisa” realizzata con soli ingredienti regionali. Con buona pace di chi, come me, non ha mai apprezzato fino in fondo questo progetto.

Queste invece le parole di Filippo Terzaghi, direttore Assobirra, che a mio avviso non mancheranno di alimentare qualche polemica nell’ambiente:

La nascita di A.BI Campania segue di qualche mese quella di A.BI Lazio e siamo convinti che, anche in questo caso, potrà essere un volano per lo sviluppo agroalimentare della regione. Come casa italiana della birra, abbiamo a cuore gli interessi di tutti coloro che con passione producono e vendono birra nel nostro Paese.

Con questa iniziativa, l’Associazione conferma il suo ruolo di precursore nello sviluppo di un consumo responsabile e di una corretta comunicazione ai consumatori.

Per vedere a cosa porterà l’istituzione di questo ente non resta che aspettare. Nel frattempo sembrerebbe che la creazione di consorzi regionali sia la via individuata dai birrifici per dare voce alle proprie istanze. Come fatto notare da più parti, a una costante crescita quantitativa e qualitativa del settore non è seguita un’analoga visibilità e peso a livello politico e comunicativo. Le associazioni regionali sembrano quindi la cura per l’incapacità e l’impossibilità dei produttori di riuscire in questo intento.

Ciò che non può passare inosservato è che un’iniziativa del genere sia promossa da Assobirra. Un’associazione che, nonostante negli ultimi anni abbia puntato forte sul segmento artigianale, nasce per tutelare le esigenze degli industriali della birra e del malto. Ma che al momento sembrerebbe l’unico riferimento per trovare un supporto politico (in senso lato) per il settore. A cosa possa portare poi di concreto questo supporto, per quanto mi riguarda è ancora tutto da capire.

Attendo le vostre impressioni al riguardo…

Con questa notizia Cronache di Birra conclude la sua settimana di aggiornamenti, complice il ponte del primo novembre. Ci risentiamo lunedì 5, nel frattempo bevete il giusto, ma bevete con gusto.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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33 Commenti

  1. A.BI. Lazio, A.BI Campania, A.BI.ate pietà.
    E’ roba inutile.

  2. La nascita di A.B.I. Lazio e A.B.I. Campania può essere, almeno in parte, considerata come il frutto della inefficace polititica perseguita da Unionbirrai in questi ultimi anni, caratterizzati da polemiche, divisioni e mancanza di progetti concreti a sostegno del settore? Fa quasi rabbia leggere le parole pronunciate da Terzaghi!

    • Chiaramente l’ascesa di Assobirra nel settore è stata possibile colmando un vuoto che in questi anni è sempre rimasto aperto. Unionbirrai ha provato e sta provando a fare diverse cose, ma è normale che il confronto di forze con Assobirra non è paragonabile. Soprattutto dal momento che in pochissimi hanno avuto l’interesse o la voglia di mettere il loro contributo in Unionbirrai. Nel frattempo molti artigiani non si sono fatti scrupoli a scendere a patti con gli industriali, nel nome di qualcosa di cui ancora non vedo risultati concreti.

      Con tutto il rispetto per il lavoro altrui, non credo che Assobirra possa definirsi portabandiera della comunicazione birraria, almeno in termini di cultura della stessa. Basta farsi un giro sul sito per capirlo. Anzi forse basterebbe una maggiore attenzione a questo aspetto per proporsi in modo più credibile. Ma nonostante gli artigiani siano rappresentato nel CdA, non mi risulta che abbiano mai chiesto maggiore attenzione a questo aspetto. Le priorità percepite evidentemente sono altre.

  3. Bah….Mah..Boh…..siamo sicuri che Assobirra non possa fare qualcosa di più interessante per tutelare i birrifici artigianali italiani? Non capisco bene a che cosa possa portare questo tipo di iniziative….Mi sembrano iniziative che non servono ai microbirrifici…ma proprio per nulla…nè dal punto di vista dei risparmi nè dal punto di vista di un incremento delle vendite ..e allora?
    E la parte che ci interessa di più? Lo snellimento delle pratiche burocratiche, la tassazione esagerata delle nostre aziende, iniziative culturali per allargare il mercato…….formazione degli addetti del settore…..mah???
    Io credo che Assobirra possa e debba fare qualcosa di più….
    Non parlo di Unionbirrai perchè sapete cosa penso….
    Per il resto siamo i soliti italani……

  4. Fantastico, il presidente non ha neanche un birrificio…

  5. Condivisibili le osservazioni di Andrea, però bisogna aggiungere almeno un paio di considerazioni :
    a) Se hai bisogno di informazioni, magari un ufficio legale per qualche irregolarità sul mercato, informazioni tecniche e tecnologiche di dettaglio, uffici stampa funzionanti, partecipazioni ad eventi talvolta facilitate…dove le trovi ? cosa fa Unionbirrai? Si vive di concretezza
    b) Credo che nei confronti della birra campana ( nel lazio per tanti motivi è diverso..soprattutto per la presenza di Birra del Borgo, deciso leader dell’Associazione), ci sia stata una focalizzazione non giusta. Esistono a mio avviso 3-4 birrifici veramente meritevoli, ma all’attenzione nazionale poco è arrivato, un primo premio a Birra dell’anno e qualche 5 stelle nella guida Slow Food a 1 o 2 birrifici quest’anno .La politica delle associazioni è stata molto centro-nordista. Certo questo dipende dalla capacità di comunicazione dei birrifici campani, in molti casi estremamente carente, oltre alla qualità delle loro birre, ma un ‘Associazione che si dice culturale come Unionbirrai avrebbe dovuto e potuto fare di più. Quindi in assenza di riferimenti si sceglie quello più vantaggioso
    3) La presenza di Arsial nel Lazio e la Regione in Campania è un’implicita richiesta di possibili agevolazioni future, nell’ambito di una possibile filiera agricola. Non amo legare la politica la birra, anzi la aborrisco decisamente ma tant’è…la speranza degli associati c’è.
    4) Il legame è importante per una strategia comunicativa, commerciale e distributiva, vedi Eataly a Roma e la presenza privilegiata delle birre del Lazio.

    In definitiva le perplessità sono tante ma di fronte al vuoto i birrai scelgono tenendo presente che vivono il quotidiano e non solo di prospettiva

    • Sul punto 1 siamo d’accordo e l’ho scritto, sul 2 vengono premiate le birre più meritevoli e alla cieca, forse è il caso di migliorare il livello qualitativo delle birre. Sul punto 3 vorrei capire quali immensi vantaggi ha portato Arsial, a parte appropriarsi del nome di una manifestazione nazionale (non sua). Sul punto 4 concordo: ha fatto molto di più Eataly in 3 mesi che sti consorzi da quando esistono.

      • A Eataly che ha fatto tanto a livello “commerciale” essendo rivolta a un pubblico variegato ed eterogeneo, fanno compagnia publican capitolini e limitrofi che organizzano eventi coi produttori locali, oltre a inserire con frequenza più o meno Heavy prodotti regionali; mi viene in mente Stavio che ultimamente sta girando per i pub capitolini e proprio l’ 11 sarà protagonista di una cena degustazione al Birrifugio Trastevere.
        E aggiungo, benedetta sia BdB e Leonardo, che assieme a Teo Musso dimostrano che si può fare cultura, movimento e business.
        Ovviamente il tutto secondo la mia modestissima e alcolemica opinione.

  6. Punto 2 Non mi va di entrare in un discorso Campania si e Campania no perchè si rischia di essere provinciali e francamente è una cosa che non mi appartiene e non è assolutamente il mio percorso. Trovo che l’attenzione della critica nazionale sia stata inferiore rispetto alla qualità delle birre che si producono in regione. Ovviamente non vorrei che si estremizzasse perchè non penso che stiamo parlando della nuova frontiera della birra, ma qualche attenzione in più sarebbe stata necessaria.
    La maggior parte di questi problemi è nei birrifici stessi per quello che hanno saputo creare in termini di pubblicizzazione, di eventi di presenza, di comunicazione. A volte siamo in presenza di grandi artigiani che però hanno idiosincrasia comunicativa, altre volte si paga semplicemente l’essere lontani dai centri dove succedono le cose.
    L’unica birra campana premiata per esempio è stata fino alla fine dell’anno scorso la Noscia dalla guida Slow Food e da Unionbirrai, quest’anno è emerso anche il Chiostro. A mio avviso almeno altre 3 o 4 meritevoli ce ne sono , alcune anche recenti e non sono emerse o sono state un pò sottovalutate. La chiudo qui perchè non è un aspetto così centrale, ma penso che i campani abbiano valutato bene quest’aspetto e anche quanto Unionbirrai abbia fatto per il loro mondo e le loro problematiche.
    Per il punto 3 sono ancora più critico di te, però in futuro la creazione di un indotto e di una filiera legata alla produzione di birra non mi sembra una cosa malvagia e una politica ideale, non quella odierna, perchè non dovrebbe incentivare questi aspetti ?

    Per i punto 4 non dimentichiamo che il presidente di A.Bi.Lazio è Leonardo Di Vincenzo che come ben sai è dentro Eataly, ovviamente le cose potrebbero non essere in relazione, ma qualche plus agli associati rinforza o no l’Associazione ?

  7. Punto a-b-3-4.
    Paolo, hai una mente multitasking ;-p

  8. Sarebbe auspicabile che il Direttivo di Unionbirrai si riunisse urgentemente. Non c’è più tempo da perdere. La balcanizzazione dell’Italia della birra artigianale è già in atto…

      • Mi risulta che uno dei suoi membri sia un certo… Giovanni Campari. O è un pettegolezzo? Ma, scherzi a parte, leggendo i nomi dei birrai e degli altri che compongono il Comitato Direttivo, mi sono posto alcuni interrogativi: dove, come e con quale frequenza avvengono le riunioni consiliari? Questa gente si è mai seduta attorno allo stesso tavolo per discutere di qualcosa? Se la risposta è no, forse sarebbe il caso di ripensare struttura e finalità di Unionbirrai. Con tutto il rispetto per chi ne fa parte.

        • Giovanni Campari

          Michele, non so chi tu sia comunque per tua informazione sappi che ho dato le dimissioni dal Direttivo di Unionbirrai alcuni mesi fa.

          • Sono un semplice appassionato di birra e prendo atto di quello che mi dici. Peccato però che, a distanza di mesi, la notizia delle tue dimissioni non sia ancora giunta al curatore del sito di Unionbirrai…
            Approfitto volentieri dell’occasione per farti i complimenti (anche se non ne hai certo bisogno) per le ottime birre che realizzi.

  9. Schigi a proposito del Presidente ero perplesso quanto te per il fatto che non aveva un birrificio. Ho però conosciuto abbastanza Giuseppe Schisano, homebrewer da tempo e birraio del Birrificio Sorrento e conosco dove fanno le birre, spesso da Maneba a Striano, qualche volta in passato da Karma ad Alvignano. Giuseppe è competente e le sue ricette e la produzione sono assolutamente farina del suo sacco, anzi è senz’altro in grado di dare consigli a tanti. Tra l’altro le sue due birre sono a mio avviso interessanti , a me piace la Minerva maturata in barrique per esempio e la trovo parecchio interessante.Tra l’altro penso che tra breve avranno il loro impianto..quindi è a pieno merito presidente dell’associazione, avendo anche in passato cercato di creare un ‘associazione analoga.

    Opportuna premessa , io non sono favorevole, nè contrario a quest’associazione, comprendo le perplessità di tutti e le faccio mie che degli artigiani si leghino ad Assobirra e che questa li possa ben rappresentare. Cerco però di capire ed analizzare le cause e senz’altro dei vantaggi per chi fa queste scelte ci sono. Tutto qui.

    • Conosco anche io Giuseppe e condivido i tuoi apprezzamenti ma non è questo il punto.
      Chi non ha fisicamente un birrificio per quanto appassionato e competente ha visioni ed interessi diversi.
      Scelta quantomeno azzardata (sempre secondo me, eh…)

  10. Okay per a- b-3-4, puoi scegliere con una piccola modifica al mio intervento a,b, c e d o 1, 2, 3 e 4. Non so se cio è multitasking, ma da flessibilità!

  11. Sono campano. Vivo a Salerno. Conosco alcuni dei birrai associati, tra cui vi è qualche vero appassionato di birra artigianale. Ad alcuni di loro ho detto che non ne condivido la policy commerciale, essenzialmente orientata alla ristorazione. Un esempio? Credo che solo il Birrificio dell’Aspide faccia il formato da 33 cl, nessuno quello da 50 cl e tutti gli altri SOLO il formato da 75 cl. Solo un paio di pub in tutta la Campania hanno alla spina birre campane. La distribuzione è inesistente. La qualità della birra, tranne qualche eccezione, è nella media e quindi ingiustificatamente costosa. La neonata associazione voglia raccogliere queste critiche/osservazioni da chi, utente, ama la propria terra e i suoi prodotti, spesso di pura eccellenza (non ancora la birra, ahimè).

    • Il problema è che in campania manca la base territoriale tramite la quale far conoscere le birre della regione, ovvero mancano i locali.
      A Napoli e provincia c’è solo un posto,un bar/beershop, dove servono birre artigianali alla spina, in tutto il resto della regione si contano appena 2/3 posti di un certo spessore. Più sopra è stato scritto che le birre di Stavio stanno girando per tutti i pub del Lazio; anche se in Campania ci fosse il nuovo Kris Herteleer avrebbe scarsissime possibilità di divenire profeta in patria, per il semplice motivo che qui non c’è nulla, e non c’è volontà di fare nulla.
      Può sembrare incredibile, ma qui non c’è stato nemmeno mezzo evento/fiera/festival/sagra di paese inerente le birre artigianali, mentre nel resto d’Italia ce ne sono stati un pò dovunque.
      Comunque se A.B.I. Campania dovesse portare i vari birrai del territorio a concertare strategie di penetrazione del mercato oppure facilitare la creazione di qualche evento, sarebbe sufficiente per giustificare la sua esistenza.

    • Condivido tutto.

  12. Beh quello che dici è vero, è enorme la differenza fra l’ambiente romano e quello napoletano, però qualcosina è stato fatto.
    Fra i pub :
    C’è l’Ottavo Nano ad Atripalda ed è decisamente uno dei migliori pub nazionali,per competena di scelte, per eventi, anche con Roger Protz, e per la scelta di birre vintage che fa e per la cucina .
    C’è l’Historia pub a Puglianello, quasi al livello di Ottavo Nano, con una grande cucina , a prezzi accessibili del fratello di Mario D’Addio, il proprietario, Raffaele dell’ottimo Foro dei Baroni
    C’è Babette a Napoli che da diversi anni, con il buon Alfio Ferlito propone degli incontri di lunedì di diffusione di cultura birraria e ha un’enoteca/beershop attrezzata con numerose scelte di birra campane.
    C’è Gerardo Bacco a Salerno con BAI, in beershop/pub dove è presente una buona selezione di birre italiane e cibo di qualità, ed ancora la sua osteria Canali propone oltre ad una buona cucina selezione di birre artigianali.
    C’è Karhisma un ottimo beershop dell’alto casertano e anche l’ottimo locale di Giuseppe Lese.
    Ci sono le pizzerie, fratelli Salvo per esempio con un’ottima selezione di birre artigianali.
    Si sta aprendo il beershop dei ragazzi dell’ADB, attivi in regione, c’è la Stanza del Gusto a Napoli che oltre ad una buona selezione si fa fare delle birre con ingredienti nazionali.
    Ci sono poi altri locali, come l’enoteca Di Leva, mi pare a Castellamare o vicino, Paradiso e Bar Elisa a Benevento ed altri che non conosco che propongono buone selezioni di birre artigianali. Ce ne sono poi molti altri, penso alla penisola sorrentina e amalfitana che non conosco.
    Fra gli eventi c’è Birra in Villa a villa Calvanese, Castel S.Giorgio che vede tutti i birrai campani partecipare, c’è stato CiobI in Floridiana a Napoli, qualcosa a Sorrento, ci sono eventi che hanno richiamato Kuaska all’Ottavo nano e all’historia, ed altri a Sorrento.
    Due dati però che devono farci riflettere, due anni fa parlavo con Teo a Roma sullo sviluppo dei locali Open e mi citava Bari come possibile polo di espansione, assolutamente non Napoli, così Farinetti per Eataly sceglie Bari e non Napoli. Difficile fare imprenditoria in città per la presenza della camorra e per il pizzo che è un’abitudine diffusissima .
    Forse un’associazione ha qualche piccola chance di successo, rispetto ai birrifici singoli!!

    Nel complesso però la tua valutazione è corretta, lo sviluppo di locali e pub è ancora allo stato quasi dormiente. Personalmente ritengo, essendo questo problema comune a tante zone dell’Italia, anche se non con l’aggravante criminale campana, il movimento degli Indipubs una delle cose più importanti degli ultimi anni, che potrebbe essere la base per un ulteriore grosso sviluppo del settore e che andrebbe supportato molto da ogni appassionato. Creare locali e pub senza dipendere dai finanziamenti delle multinazionali del settore o dai grossi gruppi di distribuzione, compreso Interbrau ( la cui scelta di birre rispetto molto) e creare un humus affinchè questa cultura si diffonda

    • LA tua disamina è giusta in parte, secondo me. Sarò schematico.

      1) Birra in Villa, volevo andarci, ma in tutto il sito non si faceva riferimento ( oppure sono stato io imbecille a non trovarlo) alla parola SPINE, che credo siano la base per un qualsiasi evento birrario
      2)Babette è un posto troppo contraddittorio e che favorisce il dilagare dell’ignoranza in campo birrario, hanno 8 spine, dico 8, le so a memoria: BRand, timmermans kriek, mc farland, affligem rouge e blonde, benediktiner weisse,heineken e una stout scrausa tipo murphy’s, nemmeno una considerabile artigianale. Se ai camerieri chiedi un consiglio, ti propongono l’ichnusa. Le poche birre artigianali italiane e campane non sono nemmeno presenti sul menù.
      Se volessero potrebbero fare da traino a tutta la scena campana, considerando la mole di gente da cui sono affollati, invece nulla.
      Nonostante tutto è un posto che amo, e che frequento spesso.
      3) Ottavo nano ed Historia sono due perle, ma sono distanti da Napoli, e difficilmente raggiungibili, cosa che mal si coniuga con la birra ed il bere in generale.
      4) Per il Karhisma vale lo stesso ragionamento del punto 3
      5)Ciobi è stato un evento isolato
      6) Bai non lo conosco direttamente, ma sono contento della sua apertura, anche se credo difficilmente riuscirò ad andarci.
      Purtroppo in alcuni dei più piccoli posti che hai elencato, le birre artigianali sono un contorno, quasi un soprammobile, non contribuiscono a diffondere cultura.
      Gli unici posti che stanno, a mio parere, contribuendo alla sete di birre artigianali in provincia di Napoli sono Birra ed oltre ed il microscopico Cucchiarè. Spero che il nuovo shop in apertura a quarto possa contribuire.

      Queste di eataly ed open non le sapevo e sono davvero sorpreso, dato che sotto l’aspetto del crimine organizzato non credo Bari sia ad un livello troppo differente da Napoli.
      Inoltre forse sarò io a vivere nel paese dei campanellini, ma credo che da noi il problema non sia la camorra, ma la chiusura mentale e l’ignoranza. Assisto ad un continuo proliferare di pub,la maggior parte riscuotono grande successo.
      LA domanda che mi pongo è:
      Se un piccolo beershop( birra ed oltre) può avere un impianto proprietario a 3 vie, perchè dei pub con più di 100 coperti e la fila per entrare e sedersi non dovrebbero essere in grado di sostenere certi costi?

  13. Il vero problema è che i microbirrifici italiani per lo stato sono inesistenti.
    Le accise che si incassano da un microbirrificio ogni anno non sono paragonabili nemmeno lontanamente a quelle di un piccolo benzinaio di paese…
    Si chiede tutela e regolamentazione per un settore invisibile, questo è il vero dramma.

  14. vabbé insomma è sbucata l’ennesima associazione che al grido “di lo facciamo per voi” ora si mette a braccetto con Assobirra e Sf…..che poi qualcuno mi dovrebbe spiegare come si potrebbero conciliare il disclaimer di una associazione composta di industriali e quello sei beneamini del “sano, giusto e pulito”. Visto che poi per essere considerati birrifici agricoli bisogna usare il 49% di grani locali e che in ragione di ciò si può accedere a finanziamenti pubblici (oltre ad altri finanziamenti, come per esempio quelli europei) vorrei immaginare che abbassandosi in maniera importante l’incidenza delle materie prime sul prezzo/litro poi il prezzo allo scaffale si abbassi ma ho la forte sensazione che rimarrà lo stesso. Anzi scommetto che alla prossima guida slow sarà tutto un fiorire di chiocciole e birre slow per i birrifici coinvolti…la cura è peggio della malattia (l’incapacità di Unionbirrai di ricoprire il ruolo che dovrebbe/potrebbe, in parte per scelte errate del corpo dirigente e in buona parte per la latitanza di tanti, forse troppi, professionisti che si ricordano di detta associazione solo a corrente alternata).

  15. proprio una bella trovata di marketing, complimenti!!!

  16. Angelo De Nicola.

    Secondo la mia modesta opinione siamo ancora indietro di almeno 15 anni….credo che sia giunto il momento di cambiare se nò affondiamo tutti bisogna innanzitutto dare a cesare quello che è di cesare e poi iniziamo cè da resettare il sistema…….ognuno deve fare il proprio lavoro…. i contadini la terra,gli imprenditori le imprese,i commercialisti lo studio,ecc.ecc….x non continuare all’infinito…oggi alle soglie del 2013 ognuno di noi vuole fare tutto……..e questa è una politica che ormai non va + bene o la cambiamo o non si va da nessuna parte………io solo una cosa non la riesco a fare vorrei sapere come fate voi a fare birre,degustazioni,presidenti,vendite,ecc.ecc….me lo spiegate una volta x tutte…..solo allora vi darò ragione in attesa di una risposta in merito un in bocca al lupo…….

  17. Parlo da publicans e non posso esprimere opinioni sui vari locali/beershop, il problema prioritario è l’ignoranza che fa comodo a molti distributori.
    Da noi sono venuti diversi distributori, immediatamente cacciati, che ci hanno proposto birre mediocri come capolavori brassicoli……se adottano questa politica vuol dire che in molti posti funziona e nei locali si continuerà a bere birra mediocre.
    L’ignoranza porta a parlare spesso di birra artigianale come birra di indiscussa qualità, vista la situazione italiana, con molti produttori e pochi birra, questa teoria è assolutamente errata.
    Ci sono molte birre industriali qualitativamente eccelse ed altrettante birre “artigianali” pessime.
    Se ad un consumatore senza conoscenza viene proposta una di queste birre artigianali di scarso valore questi continuerà a bere birra da GDO (anche se nella GDO si iniziano a trovare anche cose interessanti).
    ll problema di molti locali è che spesso si intimoriscono nel constatare il costo di un bancone che i distributori molto “generosamente” offrono in comodato senza rendersi conto che il costo del bancone viene abbondantemente compensato in pochissimo tempo visti i prezzi che applicano sulle birre.

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