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Assobirra e i microbirrifici: riflessioni a margine

AssobirraLa notizia di questi giorni, già ampiamente anticipata da diverse voci di corridoio che si sono rincorse nelle scorse settimane, è l’ufficializzazione dell’apertura di Assobirra ad alcuni microbirrifici italiani. Per chi non lo sapesse, AssoBirra è l’associazione che riunisce gli industriali della birra e del malto, in pratica l’organizzazione che rappresenta le “filiali” italiane di multinazionali come Heineken, Carlsberg, Inbev, ecc. Dopo l’anticipazione data da Fermento Birra, pochi giorni fa Mondobirra ha pubblicato la dichiarazione di Assobirra che ufficializza un evento che, a tutti gli effetti, rappresenta una tappa fondamentale per la birra artigianale italiana.

Per la verità l’entrata dei piccoli produttori in AssoBirra non è una novità assoluta. Da tantissimo tempo (anni, se non sbaglio) campeggiano nella pagina degli associati del sito Internet dell’organizzazione nomi ben conosciuti dagli appassionati. La notizia ha però iniziato a fare scalpore ora che, accanto a queste aziende, se ne sono aggiunte due che rappresentano il top della produzione artigianale nostrana e in particolare una che ha scritto la storia di tutto il movimento. Sto parlando di Baladin e Birra del Borgo, due mostri sacri che raggiungono Atlas Coelestis, BOA, Lodigiano, Turbacci, Stazione Birra, La Petrognola e Maltovivo.

Per chi conosce la birra artigianale, la sua storia e l’evoluzione dell’ambiente in Italia non può rimanere indifferente di fronte alla notizia: per la prima volta esponenti importanti del movimento artigianale si “alleano con il nemico” (anche se tornerò su questo concetto), entrando in affari con un’associazione che rappresenta gli interessi della birra industriale. Per la portata – non solo simbolica – dell’evento si tratta di un punto di non ritorno, che probabilmente decreterà le modalità con le quali si delinearà il futuro della birra artigianale in Italia.

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Ma per quale ragione dei produttori artigianali, tra i quali il più grande della Penisola, hanno deciso di entrare in Assobirra? La domanda non ha ancora una risposta precisa, sebbene si possano ipotizzare diverse ragioni. Secondo Fermento Birra ad esempio ci potrebbero essere esigenze di tutela normativa e di rappresentanza, nel momento in cui un segmento come quello artigianale continua a crescere in maniera esponenziale. Difficile credere che invece si tratti di una scelta obbligata per la sopravvivenza dei piccoli produttori, proprio in un momento in cui il comparto artigianale mostra una salute di ferro nonostante la crisi economica.

In questa analisi proverò a sollevare qualche questione legata alla vicenda, cercando di evitare inutili voli pindarici a favore dei fatti reali.

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1- Non bisogna sottovalutare l’importanza dell’evento

Anche se qualcuno potrebbe pensare che si sta alzando un polverone per nulla, è importante sottolineare che ci troviamo di fronte a un passaggio chiave per la storia della birra di qualità in Italia. Almeno perché la notizia in questione implica un paradosso enorme. La rainessence della birra artigianale, infatti, è emersa e si è consolidata nel suo contrapporsi ai prodotti industriali, sottolineando le differenze con questi ultimi. In un periodo in cui tutti conoscevano solo le lager delle multinazionali, la birra artigianale per sua stessa definizione si è proposta come alternativa ad esse. La industrie hanno reso normale ciò che non lo è: standardizzazione del gusto, omologazione, ricorso a succedanei, impiego di tecniche e ingredienti penalizzanti per il risultato finale. Il movimento artigianale ha reso consapevole il consumatore, gli ha fatto riscoprire un prodotto naturale, persino caricando di connotazioni morali la scelta tra una filosofia produttiva e l’altra. Per questa ragione un matrimonio tra industriali e artigiani della birra stride clamorosamente, oltre a rappresentare un momento unico nella storia di questa bevanda in Italia.

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2- Guardiamo la cosa dal lato giusto

Per tutte le ragioni espresse precedentemente, la verità non è che i produttori artigianali si sono alleati con il nemico, ma il contrario. Dopo essere stata denigrata, schernita e irrisa per anni dai microbirrifici, oggi la birra industriale se li fa compagni di ventura, permettendosi il lusso con il loro ingresso di aprire un settore dedicato ai prodotti di qualità. Come dichiarato da Filippo Terzaghi di AssoBirra, in un momento di paurosa contrazione dei consumi di birra (ovviamente industriale, quella artigianale resiste alla grande), la soluzione per rilanciare l’indutria birraria “ruota attorno allo sviluppo di una sempre maggiore cultura del prodotto […] un riposizionamento ‘alto’ della bevanda è un obiettivo comune a chi in Italia produce birra”. In AssoBirra sono stati abbastanza lungimiranti da comprendere che i veri affari in questo momento si fanno con i prodotti di qualità e hanno teso la mano ai piccoli produttori. L’impressione è che questi ultimi non abbiano avuti troppi dubbi nel stringerla.

3- Mancanza di un interlocutore alternativo

Qualunque sia la ragione che ha spinto i micro ad accettare la proposta di AssoBirra, evidentemente hanno trovato in questo interlocutore un punto di riferimento allettante. Ritenere che chi rappresenta gli interessi degli industriali possa essere appetibile per le esigenze degli artigiani è quantomeno insolito. La sensazione è perciò che non ci fosse alcun soggetto capace di fare concorrenza ad AssoBirra. Ed è una conclusione avvilente, poiché dimostra l’esistenza di un vuoto assordante proprio nel movimento artigianale, da dove cioè questi produttori arrivano e dove ci si aspetterebbe che le loro esigenze siano accolte. E’ impossibile non citare Unionbirrai (di cui tra l’altro Baladin e Birra del Borgo sono stati per anni associati illustri) nonostante l’ottimo lavoro portato avanti in questi anni. Ma – e lo dico da osservatore esterno e con tutta la stima che ho per questa associazione – forse per troppo tempo non si è capito bene che direzione intraprendere, se non negli ultimissimi tempi.

4- Nessun rischio di dissenso da parte del movimento artigianale

Presumibilmente i suddetti microbirrifici hanno potuto prendere la loro decisione senza il timore di ritorsioni provenienti dal movimento artigianale, se non una serie di reazioni tra l’incredulo e lo sconcertato da parte di una sparuta minoranza di appassionati. Il consumatore medio neanche conosce l’esistenza di AssoBirra, figuriamoci il fatto che un micro faccia parte o meno di questa associazione. Ma anche limitando l’analisi al movimento artigianale, a cosa possono andare incontro questi birrifici? Potrebbero essere esclusi da qualche concorso nazionale, ma non ne esiste nemmeno uno con una rilevanza tale da pesare sugli affari di un produttore. Potrebbero essere esclusi da festival e manifestazioni birrarie, ma nessuno sembra davvero interessato alla promozione mediante questi canali. Avrebbero potuto tentennare di fronte alla rimozione di un ipotetico “marchio di qualità” dalle loro bottiglie, ma anche qui meglio soprassedere. La morale è che in tanti anni di birra artigianale, il movimento è rimasto ancorato a una dimensione amatoriale, senza ruscire a costruire qualcosa di veramente importante, anche solo fare da collante tra i vari produttori.

5- Il fallimento della cultura della birra artigianale

Quando dei microbirrifici si affidano ad AssoBirra per ricevere qualche forma di sostentamento, credo che si tratti di una sconfitta per tutto il movimento. In primis ritengo che dietro questa scelta ci sia una visione miope, limitata drasticamente al breve periodo, che magari permetterà a questi soggetti di arrivare a 10, quando con vie alternative si sarebbe potuto puntare a 100. Mah, è la solita storia dell’orticello che non diventerà mai un latifondo. In più crolla completamente ogni sogno di propulsione del movimento tramite la comunicazione. Se rinneghi le tue origini e la sacrosanta opposizione alla birra industriale, significa che poco ti interessa fare cultura. Se il comunicato di AssoBirra afferma che Leonardo Di Vincenzo della Birra del Borgo trae ispirazione dagli stili tedeschi, significa che non solo chi scrive non sa leggere il sito internet dell’azienda in questione, ma non capisce niente di birra. Se un’altra società prima si chiama correttamente “Birradamare” e qualche riga sotto diventa “Birramare”, significa che non c’è molta attenzione nei confronti degli artigiani. Com’è normale che sia, visto che rappresentano l’1% di tutto il mercato. Ciò che non è normale è che i microbirrifici non si preoccupino di questo aspetto. La comunicazione è importante solo quando bisogna veicolare il concetto che la propria birra è di “primissima qualità”, non per fare cultura. Prima c’era il timore che fosse così, ora la certezza.

Mi sono dilungato fin troppo, lascio a voi lo spazio per ulteriori considerazioni. Non so se è il caso di fare un dramma per quanto avvenuto, probabilmente i cambiamenti saranno pochi e non per forza negativi. Ma per chi è appassionato questo evento segna qualcosa di nuovo, che sarebbe stato meglio evitare. Tra l’altro non so se è un caso tutto italiano (non sarebbe il primo) di associazione di industriali che annovera tra i suoi esponenti illustri produttori artigianali; magari qualcuno può illuminarmi a tal proposito…

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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103 Commenti

  1. Nessun dramma…ma concordo in molta parte della tua pacata e come al solito lucida analisi.
    Ma Leonardo…che dice?
    E’ veramente convinto?Mi sembra tutto un brutto sogno…

  2. Eheh sapevo che la domanda su Leo usciva, beh come saprai non è facilissimo beccarlo in giro e, mettici pure il ponte di mezzo, ultimamente l’ho incontrato solo una sera e per una volta (per fortuna aggiungerei…) fuori dalle classiche mete birrarie. Vabbè è lì che si rilassa, tu cerchi di fare lo stesso, sinceramente una domanda del genere è l’ultima cosa che vuoi per lui e per te stesso 😉
    Grazie per i complimenti 🙂

  3. “Tra l’altro non so se è un caso tutto italiano (non sarebbe il primo) di associazione di industriali che annovera tra i suoi esponenti illustri produttori artigianali; magari qualcuno può illuminarmi a tal proposito…”

    ciao a tutti, all’estero c’è un caso analogo: in Francia i Brasseurs de France, l’Assobirra francese associa già da qualche anno anche 40-50 microbirrifici, nel loro sito c’è la lista
    http://www.brasseurs-de-france.com

    Vale

  4. sino a quando della BIRRA, saremo un modesto movimento, la cultura della stessa, sarà intoccabile …..quando poi il commercio prenderà ” spero di no ” il sopravvento, dovremmo iniziare ad amare qualcos’altro.
    Io sostengo che una cosa, così come ha inizio, così ha una fine, spero solo di non vederla mai quella fine, gaetano

  5. concordo su molto di quello che hai scritto. In particolare il punto 5: il vero danno sarà quello alla cultura della birra.
    Sul punto 4 invece non sarei così sicuro di una assenza di “ritorsioni”. Intendiamoci: non auspico alcuna caccia alle streghe, ma molti dei micro italiani hanno avuto dalla loro schiere di pasdaran del malto, pronti ad alimentare (gratis) il mito delle opere birrarie e delle “grattatine di maroni”, tanto per citare altri. Tale schiera cosa farà ora? Continuerà a bere turandosi il naso?

  6. Mah sai Davide, quello che dici è vero, ma tra il dire e il fare… per farti un esempio, anche io su queste pagine spesso ho criticato la moda delle “grattatine di maroni”, per poi ritrovarmi a scegliere nel beershop di fiducia una birra particolare rispetto ad una più usuale. Nel senso che può capitare di predicare bene e razzolare male, e faccio tanto fatica a cambiare le mie abitudini, che nella fattispecie significa evitare la birra ad effetto, per preferire magari i grandi classici che non tradiscono mai. Insomma, ci credo poco che le abitudini dei consumatori (quali poi? la nicchia dei super appassionati?) cambino improvvisamente. Se fossi un neo associato a AssoBirra, non mi preoccuperei più di tanto, anzi…

  7. Francamente questa cosa era nell’aria da tempo ed era anche abbastanza percepibile. Io personalmente non mi straccio le vesti perché ho sempre considerato i birrai artigianali degli imprenditori, di nicchia e di talento quanto si vuole ma pur sempre degli imprenditori, che fanno delle scelte abbastanza logiche. In termini di immagine ci guadagna Assobirra certo, ma in termini assistenziali o burocratici credo (spero) gli artigiani ricaveranno qualcosa. Non entro sulla questione Unionbirrai ma il volontariato va bene nelle fasi iniziali, quando cioè va bene un po’ tutto… Onore al merito ai tanti che si sono dati da fare, ma nel momento in cui il successo è uscito dalle file dei pasdaran l’aria è cambiata… Un tempo eravamo in pochi anche a scrivere di birra artigianale, oggi se ne contano molti di più. Alcuni improvvisati, altri no… Ma è anche questa una conseguenza del successo, e va accettata (anche se ogni tanto accetterei in senso letterale la mia concorrenza…). Che sia una svolta è indubbio, ma forse il panorama si farà più chiaro con queste decisioni rispetto al “tutti insieme appassionatamente” di prima. Se non altro sapremo i diversi ruoli e ci comporteremo, tutti, di conseguenza…

  8. QUANDO TEO MUSSO E’ STATO A OGGIONO IN BRIANZA …..AVEVA FATTO UN PO’ CAPIRE QUESTA DECISIONE! CAPISCILO TU SUPER MUSSO!! COMUNQUE SEMPRE GRANDE!!!!!

  9. Caro Presidente, sembra di risentire qualche vecchia chiacchierata dei tempi del Bierkeller, del resto era facile prevedere tutto questo. Il punto 4 penso sia il perfetto manifesto di quanto ci diciamo da anni…
    Grande analisi!

  10. @Maurizio
    Concordo con quanto dici. Apparentemente non è chiaro come non ci sia stata una crescita parallela tra produttori e organi “istituzionali”, con i primi capaci di raggiungere successi enormi e i secondi rimasti ancorati a una dimensione amatoriale. Ma poi se si pensa alla rapidissima evoluzione del segmento, ci si rende conto di come la corsa dei microbirrifici è andata ben oltre le possibilità del movimento. Questo perché ogni giorno che passava la birra artigianale diventava sempre più una moda e sempre meno un concetto. Fino ad arrivare al punto in cui ci troviamo ora.

    @Schigi
    Non sono d’accordo. Primo perché non penso che il successo di certi produttori sia tutto frutto della “promozione” di una nicchia di appassionati, così come la stessa nicchia non credo possa influenzare più di tanto l’opinione pubblica, sia in positivo che in negativo. E poi perché dovresti trovare degli argomenti di critica davvero validi, che al momento si riducono alla semplice adesione a un’associazione di industriali. Ma penso che al consumatore medio queste storie freghino zero.

    @Colonna
    Che belli i tempi del Bierkeller, davvero…

  11. Ciao a tutti.
    Solo per completezza di informazione vorrei ricordare che molti dei birrifici entrati in Assobirra sono iscritti ad Unionbirrai per il 2009, Baladin e Birra del Borgo inclusi.
    Su tutto il resto ci sarà tempo e modo di parlarne:è “buffo” come tutto questo accada nel momento in cui, per la prima volta, Ub può incidere in modo significativo su un nodo fondamentale come quello delle accise.

  12. quanto dice Simone, come già scritto altrove, è un punto importante… più che buffo, grottesco, e faccio un in bocca al lupo a lui e UB tutta affinché possano ottenere i risultati sperati. sarebbe un bel segnale

    riguardo al questione, credo che la sintesi migliore si possa trovare qua:

    http://www.beertown.org/ba/pdf/ba_members.pdf

    è una sintesi un po’ lunga vista la mole e si rischia di perdersi ma un rapido colpo d’occhio in alto a destra della prima pagina vi metterà sulla strada giusta per capire le differenze e chi si sia calato le braghe…

  13. @andrea

    Io ho visto Teo a Rimini con la maglietta di MoBi prima che la stampassimo…comunque, lasciamo tempo al tempo.

  14. IL SIG. BORTINETTI O QUEL CHE SIA VOLEVA DELLE SCUSE ON LINE DAL SOTTOSCRITTO! IN QUANTO IO SOSTENEVO CHE I VOTI SUL SUO…BLOG APPARISSERO SENCONDO SUO GRADIMENTO! TUTTO QUI! E IO DEVO SCUSARMI CON BERTINETTA???? IO POSSO AVERE MILLE OPINIONI. . PUNTO! CIAO SUPER SHIGI CI SI VEDE AL BIRRIFICIO ITALIANO!

  15. Vabbè…

    @Schigi: sul punto 4 c’è una frase significativa di Andrea :”Il consumatore medio neanche conosce l’esistenza di AssoBirra, figuriamoci il fatto che un micro faccia parte o meno di questa associazione.” Il consumatore medio non conosce nessun organo di informazione (purtroppo) riguardo la birra artigianale, che sia UB, MoBi, ADB…La diffusione del suddetto prodotto è ormai fuori dai canoni di qualsiasi settorialità, quindi preda di ogni speculazione possibile da parte di chi ha due soldi più degli altri da investire. Il problema è forse di sentirsi sfruttati pensando ai tempi di quando eravamo solo io, Turco, Giaguarino e Cinaski a farsi di birra artigianale? Ti ricordi quanto era famoso fra gli appassionati Giaguarino ai tempi di @ntidoto? Ora nessuno sa chi sia, per sua buona pace…Il fatto fondamentale è che prima chi sceglieva anche “solo” una Dupont era un appassionato consapevole, ora è un consumatore (non troppo consapevole, è ovvio che un sapore diverso e oggettivamente più piacevole rispetto alla peroni crei una richiesta maggiore) e quest’ultima categoria è talmente superiore alla prima che la tua voce, quella di Turco, la mia, di bertinotti e di lallo, si perdono nell’etere e non riescono a farsi sentire nemmeno a due metri di distanza, perchè non c’è mai stata un’organizzazione in Italia capace di prevedere anni fa questa sorta di esplosione di mercato e quindi arrivare a preparare i consumatori fiinali, che ora sono in balìa di chi sa che con la birra artigianale si possono fare un sacco de soldi…

    Ti parlo da appassionato e non da “addetto” ai lavori, non facciamoci il sangue amaro, continuiamo a bere le birre di tutti (se fatte bene), troviamoci con i soliti amici (quelli almeno non cambiano mai) e ubriachiamoci sparlando delle solite cose, ma facciamoci una risata su…

  16. –scrive—
    quest’ultima categoria è talmente superiore alla prima che la tua voce, quella di Turco, la mia, di bertinotti e di lallo, si perdono nell’etere e non riescono a farsi sentire nemmeno a due metri di distanza, perchè non c’è mai stata un’organizzazione in Italia capace di prevedere anni fa questa sorta di esplosione di mercato e quindi arrivare a preparare i consumatori fiinali, che ora sono in balìa di chi sa che con la birra artigianale si possono fare un sacco de soldi…
    —scrivo—
    no l’associazione c’era, però in molti, anche i mostri sacri ci hanno voluto bagnare il proprio biscotto, finchè il biscotto lo mettevano una cerchia ristretta di amici andava tutto bene, poi il mercato si è allargato troppo e qualcuno ha provato (riuscendoci) a scippare la pucciatrice.

  17. Secondo te quindi il Vaticano è un’organizzazione assolutamente benefica, altruista e completamente priva di lucro.

    Dimmi chi, avendone la possibilità, avrebbe fatto il contrario. Tirami fuori il nome e facciamolo Santo.
    anni fa lavorare in qualsiasi ambito di birra artigianale era pura passione, retta spesso da un secondo o terzo lavoro, ora puoi far lavorare qualcuno al posto tuo. L’andazzo del mercato si vedeva da tempo, nessuno si è mai proposto seriamente per coinvolgere la MASSA a questo, era solo questione di tempo che la MASSA si accorgesse che una Dupont è meglio di un’ Heineken (persino uno dalle sopracciglia matitate se ne accorgerebbe), bastava solo dargli la SCELTA (quello che è successo) e tutti i discorsi diventano chiacchiere da bar mentre fuori il mondo scorre e vediamo uno dal doppio taglio chiedere una Orval come se fosse Peroni, perchè nessuno ha fatto in modo di prevederlo e andare a COMUNICARE con chi in futuro avrebbe fatto una scelta non di gusto, ma LOGICA.

    Perchè come non smetterò mai di ripetere: tutti bevono birra, ma nessuno la conosce e bastava semplicemente “sorprendere” un palato qualsiasi per legarlo a quel prodotto in maniera indissolubile. E allora TUTTI A BERE BIRRA CRUDA, come tutti i locali più o meno di qualsiasi fascia stanno facendo.,
    Era così difficile prevederlo? Qualcuno l’ha capito e la pucciatrice è ormai molto lontana.

  18. X Colonna.
    Nessuno ha detto che siamo angeli, ma mi fa specie quando qui ci si scandalizza per i vari Polli e altri espertoni dell’ultima ora, come hai detto tu, tutto è cominciato per gioco o per passione , qualcuno faceva promozione e ci rimediava una bevuta a scrocco, poi una cassetta di birra e infine ci viveva, niente di male, se non fosse che qui si parla ancora di angeli e demoni, quando invece dovremo parlare di professionisti o non professionisti.
    Io non ho mai sentito nessuna voce dei nostri amati santoni dire muffo spara cazzate quando dice che i lieviti ascoltano musica, muffo dovrebbe anziché parlare della magica grattata di maroni, di come si fa una birra e magari venderla al prezzo giusto.
    Anzi mi è capitato di vedere i santoni sorvolare su birre artigianali infette che presentavano in un laboratorio a pagamento, perchè quelle birre facevano parte della UB o erano artigianali quindi sante!!!…..
    Qui in molti hanno coltivato il loro orto sperando che quello del vicino andasse a fuoco il prima possibile e ora che il gioco passa nelle mano dei grossi in molti, in tanti hanno paura del fatto che il loro lavoro torni ad essere un hobby , mi sono spiegato ?.
    Il fatto che Asso deve venirmi a dire che faccio una birra di merda perché non sò controllare la temperatura è solo la quadratura del cerchio.
    Ma ai consumatori chi ci pensa veramente ?.

  19. SIG COLONNA …..IO SONO SOLO UN ESTIMATORE DELLA BIRRA ARTIGIANALE! NON SONO KUASCA NEMMENO SKIGI…..PERO’ PERMETTA SO’ DISTINGUERE UNA BIRRA PATACCA DA UNA BUONA BIRRA! E NON VOGLIO NEMMENO FARMI SENTIRE A 10 METRI DI DISTANZA E NEMMENO MI PERDO NEL ETERE! LALLO

  20. Daje co sto Signore…

    Teo ha fatto quello che riteneva giusto, e mettendomi nei suoi panni ha indubbiamente vinto. questo nessuno lo può negare, no?
    Magari punterei il dito su chi è andato appresso a certe politiche di mercato, stese e create per un unico progetto. E’ facile seguire il solco che qualcun’altro ha scavato per te…Mi spiego: perchè la maggior parte dei birrai italiani ha seguito la politica della vendita nell’alta ristorazione (con evidenti possibilità di ricarico), invece di concentrarsi sulla sicuramente più faticosa (ma se fatta bene di sicura riuscita commerciale) via dei pub che vendono alla MASSA??? Perchè ora Leonardo di Vincenzo deve essere dipinto come un innovatore (oddio, si è detto di peggio…) se con il progetto “Trentatrè” ha fatto la cosa più logica possibile, cioè risparmiare sul packaging di bottiglie frocie per dare un prodotto di altissimo livello a prezzi competitivi per un settore (la MASSA) fin troppo trascurato prima? Dov’è il problema di vendere alla MASSA e non al solito sparuto gruppo di appassionati, se la MASSA suddetta viene comunque supportata da una buona cultura?
    Ai consumatori ci doveva pensare chi metteva la faccia per vendere le vostre birre, cosa evidentemente trascurata negli anni, e ora i MOSTRI escono fuori, tanto basta sparare qualsiasi minchiata per essere credibili dietro un bancone, altro che Assobirra…

    Il tuo nick mi sembra il più adatto per descrivere la situazione, si sta vendendo un prodotto, nella capoccia dei venditori e produttori (anche di quelli che tutti voi considerate “amici”) spesso e volentieri è meglio non entrare. facciamo i sorrisini che è meglio…E ringraziamo se qualcuno ci campa, alrimenti come già detto berremmo tutti Ceres e avremmo molti meno amici. Ringraziate chi fa ancora sto lavoro divertendosi, ce ne sono ancora e sopravviveranno, quando la moda passerà…

  21. comunque caro nessuno innocente, capisco la tua amarezza, per quanto possa servire…Il “vendere” è una brutta malattia, e tutto è in vendita.
    Io non la vedrei così male semplicemente perchè conosco gente che fa ancora le cose col cuore, mi preoccuperei quando sparissero anche loro!

  22. SU BASTA RAGAZZI CON IL BLA BLA…..IO MI STO DEGUSTANDO UNA BELLA AMBER DOLL DEL BIRRIFICIO KARMA BUONA!!!!! ORA DIRANNO CHE FACCIO PUBBLICITA’ AL BIRRIFICIO KARMA!!

  23. @Colonna
    La tua voce dietro le spine si sente. E fa comunicazione. Arriva fino all’altra parte della strada.

    @Schigi
    Il suo nome c’è, ma perchè è in corsivo minuscolo? :-)))

    @Lallo
    Ma t’hanno venduto la tastiera col caps lock saldato?

  24. @Tyrser

    Colonna è il migliore, senza se e senza ma.
    Bastardo, competente e puttana…ha tutto.
    Perchè sia in corsivo …è la mia speranza, come lui può sperare che Zarate rimane…

  25. ahahhahahahhahah….se l’erano scordato, poi me lo sono scritto da solo :-)))
    ora vado, mi hanno appena chiesto una Ceres…

    Però unA stasera mi ha fatto “hai una birra tipo la Nora”?

    vado a lavorà

    Zarate rimane, se non in campo, almeno nel mio cuore…e se torna Pavel…

  26. BUONA NOTTE A TUTTI BELLI E BRUTTI(BERTINETTO E COMPAGNIA …CUPO E QUEL ALTRO ….VA BE’…..E BUONA BIRRA NATURALMENTE….ARTIGIANALE!!!!!!

  27. Ciao Colonna!!

    quello che manca è la CULTURA per poter apprezzare solo (solo?) una birra come la Saison Dupont
    Ci vorrebbebero 10 100 1000 Colonna…dietro le spine ed allora il discorso cambia.
    Io nel mio piccolo cerco di formare un consumatore e un venditore consapevole, l’esempio che ti posso fare è quello di un piccolo Bar di Monza (Bar Brianteo) dove al posto dei Campari e della Tuborg si beve meglio di un bar di Mechelen :-), vero Schigi?

  28. Con 1000 Colonna ci sarebbero solo un pò di laziali in più, e non guasterebbe…

    Infatti il problema, come aggiungevo prima, è stato forse una trascuratezza sulle potenzialità di sviluppo da parte di chi stava facendo cultura all’epoca. Non so, il mondo non si ferma al solo macche, agli sherwood,ai goblin o a Pasturana, e noi possiamo (e abbiamo fatto) molto, ma non abbastanza…Ormai con la birra artigianale ci mangiano in troppi, e anche bene. Un educazione e informazione diretta nei punti vendita doveva essere un obbligo, e da lì che si crea la possibilità di scelta per un consumatore.
    Mi chiedo quanta gente che fa birra si preoccupa di come il venditore gli cura il prodotto, e quindi di come viene percepito dal consumatore finale.

    Se voi aveste la possibilità di passare qualche ora al bancone nostro, vi accorgereste dei discorsi entusiastici che fa la gente a proposito della birra artigianale, e di come “qualcun’altro”, sicuramente più lungimirante di noi tutti messi insieme, gli abbia riempito la bocca di minchiate. Assobirra non sarà l’ultima bocca a ciavatta a sparà minchiate.

  29. Ciao a tutti, rispondo alla domanda posta da schigi ed alle critiche avanzate dal presidente.
    E’ evidente che dare una risposta in poche righe non e’ cosa semplice considerato che le ragioni sull’adesione ad assobirra sono diverse.
    Personalmente ho caldeggiato da piu’ di un anno l’iscrizione ad assobirra cercando di stimolare anche i miei colleghi al farlo. Posso riassumere il tutto in poche righe:
    1. Non esiste in italia un associazione di categoria che tute i birrifici artigianali, che abbia un determinato peso politico e che possa portare avanti battaglie comuni come la questione relativamente alle accise ed allo snellimento della burocrazia.
    Forse pochi sanno che a dicembre scorso ci sono state diverse riunioni tra assobirra, agenzia delle entrate e agenzia delle dogane, dove assobirra si batteva su diversi punti tra cui non rialzo delle accise, rinvio delle dichiarazioni telematiche ed anche all’eliminazione delle accise o a quota forfettaria sulle produzioni fino a 1000 ettolitri e all’abbassamento per i produttori fino a 10.000 ettolitri. Questione che ad heineken e peroni non interessa. Per carita’ adesso Unionbirrai e’ nel tavolo della trattativa, ma guarda un po’ e’ stata coinvolta proprio dall’interessamento di assobirra e a dicembre su tutti i rinvii non erano al corrente di nulla.
    2. Assobirra ha una struttura informativa e di supporto per un produttore che fa spavento e che rappresenta un sogno per tutti noi. Per citare un esempio ultimamente le nostre birre sono soggetto di controlli da parte di diversi organi, ASL, antifrode, nas e compagnia bella. Non sono pochi i casi dove le birre vengono prelevate di vari negozi in giro per l’italia per fare analisi per controllare etichette ed affini. Chiedetelo pure cosa e’ successo ai vari montegioco, grado plato per fare qualche esempio. Dobbiamo continuamente rischiare di andare incontro a sanzioni per capire come scrivere un’etichetta in modo che sia assolutamente legale?
    3. perche’ in tutto il mondo le associazioni di produttori hanno sia grandi che piccoli al loro interno? In inghilterra e’ una sola associazione, negli USA la BA hanno il piccolo birrificio sperduto tra i monti e colossi modello samuel adams che fa 1.000.000 di ettolitri (non credo che si possa chiamare piu’ artigianale). E’ evidente che un unico referente fa si che ci sia anche un peso politico maggiore e che tuteli soprattutto le diversita’ italiane.
    4. Sono d’accordo sulla loro non grande preparazione nell’ambito della cultura della birra e questo e’ un loro limite, ma di questo l’interesse e’ relativo perche’ la cultura della birra in itali deve continuarla a fare Unionbirrai che e’ nata per questo e associazioni com Slow Food…non assobirra.

    Mi fermo qui non perche’ siano finiti i motivi, ma semplicemente perche’ mi sto imbarcando sull’aereo…e comunque penso che essere associati ad assobirra non significhi che i nostri birrifici cambieranno il loro modo di produrre, di fare cultura e di avere passione nella birra. Ma e’ semplicemente una tutela ed una informazione migliore da un sistema di norme che rende difficile districarsi.
    Non credo mai che smetteremo di fare le birre pazze, le xyaoyu o le duchessic, le birre 100% farro o le birre piu’ semplici ma di gran carattere.
    Il problema e’ che il consumatore attento di birra artigianale non si rende conto quanto e’ diventato esigente…e dall’altra parte per rispondere a questa crescita di esigenza e’ fondamentale da parte nostra attrezzarci.

    Inviterei a proseguire il discorso a Piozzo nella festa del Baladin dove terremo una tavola rotonda anche con kuaska.

    Saluti a tutti

    Leonardo

  30. Leo grazie per la risposta, che credo in molti attendevano e alla quale avranno modo di rispondere. Per quel che mi riguarda, ci tengo a precisare che non ho mosso critiche, intese come fini a se stesse, ma osservazioni e perplessità che un evento del genere necessariamente impone. Ho evitato appositamente facili conclusioni e sterili polemiche, cercando piuttosto di analizzare la cosa nella sua globalità.

  31. x Leo, scusa ma giusto per dirne una …

    io lavoro in un azienda alimentare che forse fattura un decimo di un birrificio come il vostro, ma guarda caso non ho mai avuto problemi su quello che devi scrivere in un etichetta,basta che prendi il telefono e chiami direttamente la repressione frodi o l’asl di competenza…
    inoltre i controlli dell’ asl, della repressione frodi avvengono regolarmente da 10 anni senza problemi.

    l’idea che una Associazione che cerca in tutti i modi di evitare che un consumatore conosca la vera qualità della birra da oggi in poi cambi registro perchè ci siete voi, be è una cosa molto difficile da credere.

  32. é bravo Leo, sei al corrente di un tavolo per le accise e non solo non infomi i tuoi soci di Consobir…che fine ha fatto Bho, non solo, in un altissimo spirito di collaborazione, eviti di fare una telefonata ad Ago o a Simone, tanto di UB e della
    mano che ti ha dato per farti conoscere..chissene frega,
    ma addirittura fai da tramite per portare i micro in AssoBirra convincendo pure il Muffo che così ha una nuova occasione occasione per comparire sui giornali.

    Il tutto per avere un supporto??? ma de che!!! dell’etichetta, cosi potete rietichettare come cuvè speciali un po’ di tutto come la Moretti gran Cru?? del laboratorio di analisi, della Bionda Peroni che apparirà alle inaugarazione di Open??
    Il pensiero dell’insulto morale che state dando a tutti quelli che vi hanno fino ad ora osannato e supportato non vi passa nenche per la testa.
    …il rispetto e la corenza parole al vento.

  33. Buongiorno a tutti.
    Ovviamente non entro nel merito del post di Leonardo, che fa scelte legittime e le spiega a chi fa domande nel modo che ritiene più opportuno.
    Ormai mi cucio addosso il ruolo di “correttore di bozze”: la frase “Per carita’ adesso Unionbirrai e’ nel tavolo della trattativa, ma guarda un po’ e’ stata coinvolta proprio dall’interessamento di assobirra e a dicembre su tutti i rinvii non erano al corrente di nulla” è semplicemente falsa.
    Da settembre 2008 è attivo un gruppo di lavoro che in stretto contatto con Agenzia delle Dogane ha fatto sì che fosse aperto un tavolo tecnico che si riunirà lunedì 8 giugno prossimo; falso che non sapessimo del rinvio (in via confidenziale, visto che la circolare è stata emessa a fine gennaio 2009), mentre da fine dicembre avevamo pronto un software da distribuire a prezzi concorrenziali ai birrifici per trasmettere telematicamente le accise. Inoltre da mesi sul tavolo dei direttori della Agenzia è presente la nostra proposta di semplificazione che servirà assieme alle altre come base di discussione lunedì prossimo. E Assobirra in tutte queste azioni di Unionbirrai non c’entra proprio niente.
    Grazie e a presto
    Simone

  34. la scia di bava si riesce a percepire caro il mio bdb.
    dura fare il teomusso dei poveri eh!
    sei stato sgamato.
    del movimento non te ne è mai fregato un niente, aderisci a tutto ciò che ti può portare dei vantaggi fregandotene di tutto e di tutti.
    la unica cosa che mi sorprende è come mai i cosiddetti addetti ai lavori ti diano ancora credito.
    assobirra salva il posteriore al fallito progetto consobir nato come ormai è noto a tutti solo per fare le scarpe a ub e non per essere punto di riferimento … (BLEAH)
    ma già se avesse cominciato a vivere di vita propria e non di luce riflessa forse il teomusso vero non lo avrebbe più degnato di una nota.
    ovviamente rimanda tutta la discussione all’incontro a piozzo dove il mentore potrà suggerirgli cosa dire
    o che bella scuderia…sento il raglia..ops il nitrire sin da qui

  35. Nell’intervenire per suggerire di riportare i toni della discussione entro margini più civili, ne approfitto per invitare chi interviene a non nascondersi dietro un nick. Leonardo si è esposto con proprio nome e cognome, Simone ad esempio ha fatto lo stesso. Sicuramente un’opinione ha più valore se non viene espressa da un’identità fittizia, ma capisco che alcuni siano poco propensi a rendersi identificabili… però almeno evitare gli attacchi personali…

  36. Quando la gente non conta una sega è ovvio nascondersi sietro un nick, se non altro si crea un personaggio. Cosa temi Mati, le sculacciate di Leonardo? Oppure temi il fatto di riconoscere che in Italia le cose sono andate sempre e rilento rispetto ad altri paesi (dove fra l’altro le loro birre si devono inchinare alle nostre, vedi Danimarca), dove anche l’ultimo degli idioti è a conoscenza di Mikkeller, mentre da noi dopo anni ancora alla frase “birra italiana artigianale” ti rispondono “menabrea”?

    Parlateci con la gente e uscite dal vostro/nostro circoletto di amici, fuori c’è un mondo che chiede birra di qualità e nessuno se n’è ai accorto prima. Leonardo lavora, e lo fa bene, e quando le sue birre non sono a posto gliele tiro in faccia, ma è un professionista che fa crescere la sua azienda, alle spalle di chi ancora non so…Spiegatemelo voi.

  37. ahi ahi ahi. il sig colonna difende l’amichetto.
    il quale non ha mai perso l’occasione per parlare male dei colleghi.
    salvo poi provvedere a lisciare chi ritiene gli possa essere utile.
    lasciate perder le parole come uqalità e rispetto. non potete farne uso.

  38. matilde, credo che tu stia passando il limite, hai sempre avuto la possibilità di scrivere sul blog, esprimendo le tue opinioni. Poiché stai passando dal semplice dissenso ad accuse specifiche sarebbe una gran cosa smetterla di nascondersi dietro un nick…

  39. la mia paura è che il pensiero di matilde possa essere condiviso dai più, da chi si definisce appassionato e per qualche recondita ragione ora rosica di un importanza che ora non c’è più.

    Avevo invitato a delle riflessioni, cercando di ascoltare le ragioni di una scelta criticabile. Il mio punto di vista l’ho dato, anche perchè forse meglio di tutti posso tastare il polso del consumatore finale.
    nessuno penso che sia esente da critiche…Ad esempio, perchè nessuno di UB ha mai chiesto a un locale come il nostro (e anche ad altri specializzati) una collaborazione tesa all’informazione della gente comune, prima che qualcun’altro lo facesse anche in maniera sbagliata?

    Comunque Matilde, sono fiero di avere Leo come amico e tranquilla/o che si sa difendere da solo. Tu penso che non hai amici nemmeno in famiglia tua, vista la ristretta visione della realtà che ti circonda. Non so chi fa più male al “movimento”…

  40. Ah preciso che per il post in questione (e per gli altri “caldi”) da ora in poi non saranno più pubblicati commenti che anche lontanamente possano essere ritenuti offensivi da qualcuno. Moderate i termini e i toni, grazie.

  41. Mi sembra una cosa sbagliata fare discussioni prima di sapere che cosa farà Assobirra per i birrifici artigianali,tra un anno si potrà giudicare il lavoro svolto.

  42. Se la preoccupazione di molti è quella che chi entrerà in assobirra cercherà semplicemente di cavalcare l’onda della birra artigianale , per venderla e distribuirla con l’ausilio dei contatti Assobirra, mi trovo molto d’accordo.
    Primo perché i birrifici come baladin non hanno bisogno di Asso per farsi spiegare come si scrive un etichetta, (cercate una scusa più plausibile non siamo cosi’ tonti per favore!).
    Secondo perché Assobirra è tutto fuorchè un associazione che ha a cuore lo sviluppo di una coscienza del consumo consapevole e di qualità della birra artigianale.
    Suvvia siamo seri, peroni, nastro azzurro, einiken etc, parlono di birra come un prodotto da consumare con gli amici in mille modi ma non spiegano MAI cosa è la birra, come gustarla etc.
    Non voglio essere troppo lungo, nell’esprimer il mio pensiero, do ragione a Colonna, quando dice che è inutile che ci si scazzi troppo, ormai è successo vediamo se chi dipingeva scenari lugubri avrà ragione, ma intanto sono convinto che se baladin e associati da ora in poi farà birra marcia i clienti non saranno cosi fessi da ingurgitarsela..

    Però chiedo a colonna se mi legge…
    È giusto dire che una birra marcia venga venduta come speciale…perché il birraio dice c’e’ il tocco in più?, è cultura?, non credi che se saranno troppi a vendere birra marcia dicendo che è “speciale”, non credi che in molti che si stanno avvicinando alla birra adesso, torneranno di corsa al vino?.
    Non voglio essere cattivo ma c’e’ chi ha 2 tipi di etichette per la stessa birra a seconda di quello che esce già pronte nello scafale..
    Di solito un lambic lo si progetta prima che esce, e non dopo che è uscito.. 🙂

  43. scusate ma a questo punto mi è venuta voglia di intervenire.
    Leonardo sta sbagliando nella sua analisi.
    1.se non esiste l’asso di categoria è perchè non la si è voluta fare. UB fino a quando poteva essere usata come cassa di risonanza grazie al lavoro degli homebrewer andava bene. quando però si è cercato di parlare di un necessario maggior coinvolgimento dei pro sono cominciati i problemi. Tra l’altro caro Leo noi ci siamo incontrati nel lontano 2005 ad Apricale con Giacu ed abbiamo parlato di come fosse necessario dare vita ad una associazione di categoria con l’impegno dei pro (birrai felici ricordi?) criticando UB, della quale tra l’altro non faccio più parte da più di un anno. Ma poi non ho più avuto tue notizie. Ho invece visto cosa è successo quando i nuovi arrivati hanno cercato di contare in mezzo ai vecchi Pro: questi hanno preferito dare vita ad un fantomatico Consorzio per fungere da “punto di riferimento “ guarda caso proprio quando UB stava ripartendo da un progetto a mio modo di vedere ben fatto e che mi risulta Simone, Matteo, Ago ed altri stanno portando avanti. Il peso politico di un associazione non è dato per grazia divina ma deriva dall’impegno dei partecipanti .
    2. la necessaria conoscenza della materia di cui si fa professione è un prerequisito da avere PRIMA di cominciare e non dopo. La si ottiene sia con il ricorso ai consulenti ma anche e soprattutto con la formazione. la struttura informativa di supporto in UB sta nascendo e credo che con la Formazione continua ,sulla falsariga di quello che succede all’ordine dei biologi, (e non solo) del quale entrambi facciamo o abbiamo fatto parte avremmo potuto aumentare le conoscenze dei birrai pro. I controlli antifrode vengono giustamente fatti e non è che nascondendosi sotto le gonne di mamma AB si evitino i problemi . Anche perché è da dimostrare che abbiano interesse a sostenere il movimento :vedi, ho fatto parte attiva di una associazione di categoria e quando avevo bisogno di un parere qualificato lo chiedevo ai consulenti dell’associazione . Ma questi erano disposti a sostenermi se io avevo gli strumenti per comprendere la materia che mi veniva spiegata e non se ponevo domande generiche del tipo “devo mettere la data di scadenza per esteso nell’etichetta?” i micro sono più di 250 se tutti dovessero chiamare l’ufficio legale AB per le beghe piccole e grandi, presto AB si troverebbe a lavorare per i micro e non mi sembra fosse nelle intenzioni di Terzaghi (a dire il vero Lui ha proprio detto che non sarà possibile).
    3. non ho grande conoscenza di ciò che succede all’estero però mi sembra che la particolarità del mercato italiano sia motivo sufficiente per cercare di perseguire una strada autonoma
    4. dunque mamma AB ci protegge e il patrigno UB si fa il mazzo per fare cultura. Bene. E come fa? Con quale apporto e di chi? O credi davvero che i micro possano associarsi a UB e AB pagando due quote (mi sembra che molti non ne paghino nemmeno una) ? Ma soprattutto chi avrà il tempo di partecipare alla vita di UB (AB no perché vive già di vita propria) se i birrai sono sempre super impegnati?
    Comunque la questione è: abbiamo bisogno di un associazione? Si. UB può fare al caso nostro? Si se si dota, come sta facendo, delle strutture necessarie. AB fa al caso nostro? Direi di no. E provo a spiegarmi.
    Ho partecipato alla riunione di AB a Torino e la mia perplessità è stata fin da subito relativa a quale rappresentatività avremmo avuto in AB? Partecipare vuol dire contare uno in un assemblea formata da singoli ognuno dei quali vale uno. In AB così non è per ammissione del Terzaghi stesso che è persona pragmatica e corretta.
    Cioè: le argomentazioni tecniche (che sono quelle che ci interessano) vengono risolte in AB da gruppi di lavoro. Ammesso che si possa partecipare costruttivamente e rappresentativamente ai vari gruppi di lavoro, in quella sede vengono emanati documenti vincolanti se e solo se votati all’unanimità. E qui vige il principio “una testa un voto” per cui tutto ok. Qualora non ci fosse l’unanimità però la questione verrebbe rimandata al consiglio nel quale i Micro avranno un rappresentante. Qui però il voto non vale più uno ma vale in funzione del peso politico (cioè dal fatturato da cui deriva la quota annua versata a AB di cui HK Peroni sono la maggioranza assoluta) e quindi le industrie conteranno sempre più di noi. Quindi non avremmo alcun peso in AB.
    Tu stesso hai detto che ai grandi non interessa la questione accise nei termini in cui ci riguarda. Vero ma c’è di più: posto che allo Stato non possiamo pensare di proporre una riduzione delle accise la questione può essere affrontata chiedendo altre agevolazioni magari di tipo burocratico. Normalmente però il gioco dei grandi e parlo per esperienza diretta, è di barattare con gli organi di controllo la semplificazione normativa con la complessità dei controlli (HACCP docet). Di fatto tendono a raggiungere compromessi con asticelle alte che a loro non fanno un baffo avendo al loro interno strutture che possono far fronte alle richieste ma che pongono in difficoltà i piccoli. E per un piccolo che chiude un po’ di quota di mercato che l’industria non perde (perché stanno perdendo quote e tu lo sai). Piuttosto ecco che una confederazione di piccoli può chiedere la semplificazione proprio perché non influisce molto (1-1,5% circa il totale del fatturato dei micro) sul gettito delle entrate ed essendo noi a grande rischio di evasione (secondo lo Stato) possiamo pensare di scambiare la certezza del versamento e la facilità di controllo con una semplificazione.
    Nessuno si è chiesto come mai AB vuole i micro. O dobbiamo davvero credere che sia perché Terzaghi , come lui stesso ha detto, vuole rappresentare tutto il mondo birrario italiano? E se anche così fosse non si capisce lo stesso perché, cosa vuole farsene della rappresentatività dei micro. Personalmente mi è sembrato strano che abbiano messo nel pacchetto la possibilità di collaborare con il CERB , centro di eccellenza che come tale prende finanziamenti pubblici, che a tutt’oggi fa analisi per l’industria e mi dice un uccellino non ha prodotto un gran che di scientifico (per un centro di eccellenza può essere un problema). Non sarà che gli serviamo per finalizzare questo investimento?
    Ed ancora come mai vogliono associare solo alcuni micro e non tutti?
    Ciò detto mi rimane da capire perché Consobir di cui tu fai parte, dopo grandi proclami non abbia prodotto nulla. Vedi se i micro confluiranno in AB (peraltro il modo in cui stanno facendo campagna acquisti puntando a 45 micro per il 2009 punta a spaccare il fronte dei micro) avremo due associazioni che gioco forza avranno poco peso politico. Di fatto cosi coloro che avranno aderito ad AB non contano un belino (come dicono qui) e UB si troverebbe in difficoltà per carenza di rappresentatività. Quando è nato Consobir Enrico Borio allora consigliere di UB persona con la quale ho avuto i miei scazzi ma della quale devo solo dire un gran bene avendo dimostrato grande correttezza e senso etico (oltre che capacità di sintesi che a me manca) mi disse che il consorzio aveva come unica finalità quella del business. Ed io gli credo. Ecco questa è la responsabilità che i soci di Consobir si prendono: aver scambiato l’interesse comune per il proprio, seppur legittimo.
    Spero proprio che i nostri colleghi non seguano il tuo esempio.

  44. ah scusate solo per chiarezza:
    la quota associativa richiesta ai micro da AB è di 300€ quindi è normale che il sstegno che si possa chiedere sia commisurato al contributo economio
    il riferiento a Consobir è perchè Leo e Teo sono tra i primi firmatari di Consobir e sono già associati AB.
    e mi rendo conto che “Excusatio non petita, accusatio manifesta” ma tengo a dire che non ho nulla di personale con i citati Teo e Leo. le mie critiche sono rivolte solo al caso specifico. tanto comunque qualcuno mi accuserà lo stesso ed allora voglio prendermi il gusto di aticiparlo.

  45. a parte che mi conoscono in tanti ma non credo sia importante sapere chi sono.
    commenta ciò che scrivo non so che cavolo cambia se sai chi sono.
    non per non dirtelo tanto te lo diranno altri ma proprio non capisco perchè per commentare si debba per forza sapere chi scrive.
    fammi sapere cosa ne pensi. non credi sarebbe più interessante?

  46. Mi spiegate in che modo Assobirra influenzerebbe le vendite dei micro? Cioè, che canali ha con i distributori locali?
    Spero che qualcuno “dall’altra parte” commenti il pensiero di marcos, che mi sembra il più costruttivo fra quelli letti. Per le birre marce di Pistillone basta dirti che “grandi” birrai del nord Europa ormai fanno “sensazione” imbottigliando cotte spudoratamente andate come “sour edition” o “oak aged”. Lì si aprirebbero altri pensieri, potrebbe essere non eticamente corretto, ma alle volte sono birre che sorprendono realmente al palato…Il problema è che spesso queste “limited edition” sono ovviamente irriproducibili, insomma, so prese per il culo. Altri discorsi su come la birra ormai sia MODA.

  47. Una precisazione sulle parole di Marcos: il CERB è finanziata già da tempo dalla Assobirra. La cosa più comica è che il CERB si fa passare come l’unico centro di ricerca sulla birra in Italia e ciò è stato annunciato proprio da uno dei suoi ricercatori durante un seminario presso il centro di ricerca che ospitava tale convegno (Porto Conte Ricerche di Alghero).
    E’ uno dei casi in cui auspico la fuga dei cervelli…almeno certi cervelli

  48. senza entrare nel merito, se mi è consentita una considerazione, credo che il coraggioso ed esaustivo intervento di Lorenzo meriterebbe visibilità in un post tutto suo…

  49. Un sola precisazione sul CERB. Le cose dette sono a mio avviso sono senz’altro vere, è il peso che condivido parzialmente. E’ chiaro che in un’associazione, fatta di grandi multinazionali( Sab Miller quasi 200 stabilimenti nel mondo, ognuno con una produzione che varia dai 400-550.00hl fino ai 10 milioni di hl. dei colossi americani, Heineken uguale,un pò meno grossa, e Carlsberg solo leggermente più piccolina) e qualche gruppo piccolo con basso peso,un centro di ricerca deve vivere di luce propria, non potranno essere gli associati a qualificarlo, se non per qualche analisi, magari specialistica e qualche consulenza tecnica generica.La natura stessa degli associati fa si infatti che ognuno abbia al suo interno una sua cultura tecnologica, analitica e così via, e questa cultura sia riservata, e certamente, se non negli aspetti marginali, non viene messa a disposizione del CERB.
    Probabilmente il CERB può essere di supporto analitico per i microbirrifici, e può essere rivitalizzato dalla loro adesione, sviluppando una serie di problematiche che oggi non affronta per i motivi di cui sopra. Mi sembra però parziale leggere l’interesse di Assobirra solo in questa chiave, io penso che l’appeal dei microbirrifici sia nella cultura del prodotto alimentare artigianale, che è soprattutto in Italia in forte e a mio avviso irreversibile crescita. Per allargare i propri mercati i grossi gruppi possono, ad esempio, ma non solo, sviluppare sempre più l’idea della birra a tavola, vedi il lavoro di Assobirra con gli chef,e in questa chiave l’associazione con i micro ed un piccolo riallineamento non può che far bene. Magari da Uliassi Heineken non ci finirà mai e non ci vuole finire, questo lo lascia a Baladin, ma sulla tavola estiva dell’ impiegato di Senigallia al posto del Rosso Conero, ci vuole finire. E come con la ristorazione, con tante altre cose, l’immagine della “birra”, come non piace a Kuaska, teorico delle “birre”, andrebbe rinforzata.
    Non bisogna poi sopravvalutare alcuni aspetti di Assobirra, l’adesione ad AB dei micro, per le multinazionali, è un fenomeno marginale, per alcune quasi inesistente, quest’anno si perde produzione, ma si era anche cresciuti a 31 lt/procapite l’anno prima, i grossi numeri li fanno e li continueranno a fare con la “birra bevanda”; nella mentalità di questi gruppi ,se le cose non convengono si aprirà una fabbrica in Slovenia, e si esporterà la birra in Italia e se Baladin, o chi per lui , cresce, si acquisisce senza tanti problemi, purchè sia conveniente.
    Diverso il discorso per i micro per cui queste scelte sono vitali.

    Quindi è anche la riqualificazione del prodotto, e l’apertura, ol’allargamento di alcuni piccoli segmenti di mercato profittevoli che interessa, ma non al punto da svenarsi

  50. @Paolo Mazzola;
    una persona proveniente dall’imterno dell’industria birraria mi ha anche offerto questa chiave di lettura , che ritengo plausibile, vorrei sapere se lo è anche per te.

    Da quando le attività delle grandi famiglie industriali italiane sono state tutte acquisite da multinazionali, Assobirra è rimasta svuotata di ogni interesseda parte dei suoi stessi associati.
    In soldoni, Heineken ha solo il fastidio di pagare la quota, ma lo considera un ente inutile, forse, vista la crisi, un ramo secco da tagliare.
    Ecco che Assobirra deve darsi un motivo per esistere , e lo individua nei microbirrifici “artigianali”, porta sul piatto dei suoi veri capi la testa di qualche produttore di immagine, promette aiuti generici ai piccoli e si da qualche anno di respiro.
    Guardando Terzaghi, credo che la pensione sia ancora lontana…meglio che pensi a qualcos’altro.

  51. @ Paolo
    Sai che mi piace essere categorico… 😉
    Ma se c’è anche il tuo avallo esperto, direi che possiamo essere vicini alla realtà.

  52. x paolo,

    io lavoro con la GDO, e ti posso assicurare che quella birra definita da molti “urina di cavallo”, che stà per la birra lagher commercializzata dai grossi birrifici vende sempre meno e rimane come reso nel magazzino, mentre gli scafali prendono sempre di più profondità.
    5-6 anni fà nello scafale trovavi solo einiken,peroni,wurer, e una serie di fantasiose marche da battaglia fatte a messina con nomi simil tedeschi molto divertenti!.
    Ora trovi birre inglesi, tedesche , belghe e francesi, e birre non pastorizzate come chimay , la chuffe, ultimamente anche birre di nicchia italiane!, l’interessa da parte del consumatore esiste.
    Però nello scafale di un iper non si fà un minimo di cultura sulle birre crud.
    Tutte le birre sono trattate nella stessa identica maniera , mentre danone inventa un prodotto e impone che sia gestito con la catena del freddo!, pensaci bene….
    Ho parlato con i capi reparto di vari iper e l’ignoranza regna sovrana, si compra perché si vende punto, se poi è tenuta a in un magazzino esposto al sole non è un problema, che vuoi che ne capisca la gente….
    questo è solo un esempio per cui sono convinto che la cultura della birra cruda, non sarà aiutata da Assobirra, è una questione di volontà.
    le grosse industrie pensano solo al profitto, le piccole aziende seguono un sogno e cercano di camparci sopra, e possono camparci sopra solo grazie ai consumatori consapevoli!.
    è molto importante la differenza tra essere considerato un soldo che cammina (assobirra), e un consumatore consapevole che può o non può scegliere un prodotto di qualità in base alle proprie tasche.
    spero di essere stato chiaro nel mio pensiero che credo sia condiviso da molti.

  53. @pistillone
    I discorsi sulla cultura del prodotto coinvolgono tutto il settore alimentare, e ritorniamo quindi a Slow Food, con tutte le sue contraddizioni e ai suoi progetti di alfabetizzazione al gusto. I master hanno questo obiettivo, gli esperti li sottovalutano, ma non sono diretti a loro, ma sono diretti proprio al consumatore evoluto o desideroso di evolversi, e giocano perchè non devono essere momenti di sfoggio di cultura , ma momenti di piacere e convivialità attraverso il cibo. Seguo queste cose e le condivido da almeno 10 anni, almeno nel settore alimentare, e del resto su questa basa ho criticato l’adesione dei micro ad AB.
    Ovviamente ci sono molte domande da porsi, e evidentemente se alcuni birrifici si sono associati hanno avuto poche e non adeguate risposte dalle associazioni di categoria come UB, ci sono stati degli errori per cui molti non si sono sentiti assistiti e così via. La sfida da raccogliere è evidentemente migliorare l’offerta associativa e saper rispondere sia a gente che comuncia a produrre fra i 2.000 e i 5.000 hl e a gente che ne produce 150.

    Una cosa nel tuo intervento che non condivido è la seguente : dietro le birre industriali ci sono senz’altro logiche economiche predominanti, ed io stesso ho ripetuto che oggi la cultura del prodotto soggiace sempre più, più o meno, a logiche finanziarie, ma questo non vuol dire che c’è ignoranza tecnica o che i prodotti facciano schifo, le aziende li hanno progettati così perchè inseguono un profilo di prodotto di largo consumo, una bevanda che possa raggiungere enormi masse di persone nel mondo, e dietro ciò c’è studio, lavoro e ricerca, e risorse pressochè infinite per fare ciò.

    Questo modello, spero , sta però mostrando qualche crepa , in Italia ripeto la cultura alimentare cresce e sempre più si afferma la cultura dell’artigianale, ma tieni presente che parliamo di processi lentissimi e da continuare a capire, e per di più in un paese come l’Italia con un’elevata cultura alimentare. Non c’è quella fuga di consumatori che dici, il 2009 è un anno molto difficile ma non solo in Italia, oggi per esempio ho sentito dire che in Colombia c’è un piccolo crollo del mercato, e in tal caso cosa c’entra la cultura dell’artigianale ? la crisi sta senz’altro mescolando le cose.
    Pensa che per ogni consumatore perso in Italia , le aziende possono trovarne due in Cina, tre in India, quattro in Ucraina, che non aveva cultura della birra, e magari sei in Tanzania.
    Dove voglio arrivare ? Si possono criticare questi modelli, anzi io sono il primo, ma bisogna farlo con cognizione di causa, salendo di livello e conoscenza nella critica e non usando facili slogan.

  54. Allora..
    Caro Paolo, io non so di quale settore ti occupi di preciso, non voglio fare dei discorsi molto tecnici, ma ti posso assicurare che è la realtà che vivo io.
    Io lavoro in una zona (Sardegna) dove la Gdo occupa il 70-80% dei punti vendita, cioè la quasi totalità dei consumi passano x la GDO , ci parlo sempre, so e leggo le dinamiche di mercato.
    Ti posso assicurare e giurare su qualsiasi cosa tu vuoi che il prodotto fatto dalla industria esulta tutti i discorsi fatti dalla piccola media impresa, non per niente Artigianle non è solo un sistema produttivo, è un concetto una filosofia,mercificarlo e farlo diventare esclusivamente una patacca da marketing come è capitato e sta capitando sempre piu spesso è fottere i consumatori.
    sono stato a contatto con ditte con fatturati di centinaia di milioni il concetto prodotto viene disintegrato, si chiama bisogno, ora non posso fare nomi perché rischierei denunce da parte delle ditte interessate ma provo ad essere chiaro.(esempio)
    Io ho passione per la birra sogno una azienda dove lavorare e magari insegnare il mio lavoro a mio figlio vivo nel mio paese/città e la mia aziende si sviluppa con la mia vita e quella dei miei figli, i miei prodotti partono da ascoltare i consumatori e dalla mia sensibilità, questo è quello che può fare un artigiano (anche con decine di dipendenti per carità).

    Io sono una multinazionale, arriva il mio leccaculo del marketing dice signore, i conti vanno male il nostro prodotto non copre piu i bisogni, il 4% dei clienti pari a un mercato di 103 milioni di euro all’anno hanno il seguente bisogno, birra artigianale, che cacchio è non lo so di preciso ,……. però possiamo soddisfare questo bisogno con la spesa di 4 milioni di euro in pubblicità e facendo un conto terzi con la nostra filiale in Belgio che soddisfa un bisogno simile, il profitto di questa operazione sarà pari a circa 8.000.000 di euro, il margine dell’operazione e del 178% rispetto ai margini operativi del nostro core business che sono del 18%. attendo una sua risposta per dar via all’operazione .

    Ora..come vedi la seconda opzione non ha nulla a che vedere con il prodotto , con il territorio con l’essere umano, se alla moretti arriva uno che dice guarda che se metti la bottiglia di gran gru vicino alle cosce di una figona , essi lo fanno in barba a qualsiasi pippa che noi ci facciamo sull’educazione alimentare.
    Questo è il mondo della grande industria , ma se permetti nel mio piccolo io provo a combatterlo apertamente.

    e scusa se sono troppo prolisso.

  55. a dimenticavo..
    dove sbaglia la grande industria, falla sul fatto che poi arriva un piccolo produttore e fà assaggiare un prodotto nuovo, di antica tradizione da un luogo lontano crato con passione..
    il consumatore è stupito, questo gusto gli piace, non lo conosceva primadora, non pensava neanche che si potesse ottenere.., gli piace l’idea la filosofia che c’e’ dietro…diventa consapevole e non compra piu quello che comprava prima dalla grande industria, che gli sembra finto artificiale posticcio…, guarda la pubblicità di quello che prima beveva e ora ne rimane indifferente..

    la grande industria ha paura di questo ciao 🙂

  56. Beh le cose non funzionano come tu le descrivi, però siamo d’accordo su molti concetti,in particolare sullo sviluppo di nuovi modelli sostenibili e questo basta

  57. @ Marcos: per richiedere consulenza al CERB non è necessario essere iscritti ad Assobirra. Il CERB svolge ANCHE analisi per Assobirra.
    Già da tempo facciamo consulenze a diversi microbirrifici italiani, a volte abbiamo ricevuto richieste anche da homebrewers.
    Invece di ascoltare gli uccellini vai sul sito del CERB dove puoi consultare la lista di tutte le pubblicazioni scientifiche: http://www.agr.unipg.it/cerb

    @ Nicola: Il CERB è l’unico centro di ricerca sulla birra in Italia, nel senso che è l’unico centro di ricerca universitario espressamente creato per questo. In altre università l’argomento birra è sicuramente importante, ma nessuna università italiana ha i laboratori e le strutture (Impianti pilota) del CERB (e cosa altrettante importante l’accreditamento SINAL).

    Ad ogni modo, è possibile venire a visitare il CERB, basta chiedere a [email protected]
    Ciao

  58. invitato rispondo.
    visto il sito.
    illuminato dalla grande messe di pubblicazioni le commento però oggi pomeriggio perchè sono in viaggio.

  59. allora eccomi qua:
    ho visto il nutrito (si fa per dire) elenco di pubicazioni.
    In totale dal 1996 ad oggi sono state fatte 24 pubblicazioni (una delle quali sembra fatta dall’università di UD ma contiamo anche questa). In pratica una media di 1,71 pubblicazioni l’anno.
    gli attori di queste pubblicazioni sono 28 dei quali 8 hanno partecipato ad una sola pubblicazione, 21 a meno di 3 (compresi quelli che ne hanno una sola) e 5 che ne hanno molteplici. tra questi il prof. Fantozzi ed il prof. Montanari.
    Ora poichè è prassi citare anche il relatore tra gli autori mettendolo in coda all’elenco degli autori stessi, devo considerre come “produttori” di pubblicazioni i soli primi ctati; tra i primi “firmatari” si contano 13 nomi diversi a fronte dei 28 totali. Il che mi fa supporre che buona parte dei lavori siano dell’intero staff del CERB e che lo stesso non sia troppo vasto. magari molti sono stagisti o studenti o ancora esterni che collaborano a vario titolo.
    io non ho nulla contro il CERB ci mancherebbe, però se questo è un centro di eccellenza e come tale riceve finanziamenti pubblici, mi sembra che produca un pò poco in termini di pubblicazioni.
    Personalmente nel solo anno di tirocinio all’università ho partecipato/fatto tre pubblicazioni. Da qui il mio metro di paragone: pensavo che un centro di eccellenza eccellesse anche nella messe delle pubblicazioni. Peraltro non mi sembrano, ma probabilmente m sbaglio, lavori di particolare complessità scientifica.
    Comunque mi sembra che il suggerimento di controllare il sito per verificare le pubblicazioni sia stato appropriato ed utile a confermare la mia sensazione che non siano state fatte troppe pubblicazioni (non un gran che insomma) e che il mio uccellino aveva ragione. Se Michele mi consente continuo a dar retta al mio mentre magari attendo di sapere se i miei dubbi sulla necessità di finalizzare un attività cooptando i microbirrifici sono fondati o meno.
    attendo con fiducia

  60. Caro Marcos,
    vedo che ti piacciono i numeri…
    Il CERB è stato fondato come struttura indipendente nel 2003 (è scritto anche nel sito). Nella lista di pubblicazioni sono state incluse anche alcune più vecchie inerenti alla birra, ma pubblicate dal dipartimento di scienze degli alimenti dell’università di perugia (di cui il CERB si può definire “figlio”) da persone che tuttora lavorano/collaborano con entrambe le strutture. Quindi dal 2003 le pubblicazioni sono 2,5 all’anno…e il 2009 non è ancora finito! 🙂
    Sulla qualità o meno di tali pubblicazioni non sono io che posso giudicare, ma il fatto di ottenere pubblicazioni su importanti riviste internazionali (dove i lavori prima della pubblicazione vengono esaminati da esperti del settore) e partecipare presentando lavori a congressi a livello europeo (ad esempio l’EBC) sia la risposta.
    Se hai frequentao l’ambiente universitario sai anche benissimo che è normale far partecipare collaboratori/stagisti/tesisti alle pubblicazioni, anche tu l’hai fatto da quanto leggo.
    Per il discorso microbirrifici sappiamo tutti che il miglioramento della qualità del prodotto passa anche per il controllo analitico (materie prime, semilavorati, prodotto finito) e per l’attività di consulenza, cosa che oggi nella maggior parte dei microbirrifici non esiste.
    Ti ripeto che già alcuni microbirrifici italiani hanno scelto questa strada rivolgendosi al CERB, senza nessuna intermediazione da parte di Assobirra.
    Ciao

  61. michele scusa ma non voglio alimentare polemiche.
    2,5 pubblicazioni all’anno sono veramente un miseria per un presunto centro di eccellenza.
    sono convinto che aumenteranno. per ora però sono pochine.
    in quanto alle analisi ci sno molti laboratori che le possono fare (io ho collaborato lungamente con uno di questi prima di fare il birraio – Neotron) e le competenze erano vastissime. in quanto alla consulenza ho la sensazione ed il timore che CERB non abbia la conoscenza specifica dei problemi dei micro.
    inoltre data la tipologia delle problematiche che affrontiamo ed i costi delle consulnze credo che l migliore fonte di consulenza sia da cercarsi all’interno di una realtà nata dai micro. per fraintendermi il patrimonio di conoiscenze di Assobirra/Cerb è sicuramente vasto ma per ora data la tipologia e le dimensioni dei micro mi sembra come sparare alle allodole con un obice. forse in futuro.
    per ora credo, in attesa che UB si decida a darsi una struttura, che i laboratori delle CCIAA (meno cari e più capillari sul laboratorio) possano fare le analisi di cui abbisognamo in mniera più consona ed efficace. e per la consulenza credo che i rapporti tra i birrai (almeno tra alcuni diquesti) possano supplire in maniera più che adeguata.
    nel prosieguo del movimento vedremo…
    però se invece di perder tempo a rispondere a me andassi a lavorare la media delle pubblicazioni potrebbe salire !
    ciao

  62. Marcos l’accreditamento per le analisi EBC (quelle specifiche per la birra e le sue materie prime, i cui risultati possono essere riconosciuti a livello europeo per intenderci)credo proprio che ce l’abbia solo il CERB in Italia.
    Ti ripeto che se vuoi dissolvere i tuoi timori puoi venirci a trovare. Il precedente responsabile dell’impianto pilota del centro di ricerca ora lavora come mastro birraio e da quanto ne sò anche ben apprezzato, e le competenze le ha acquisite al cerb…
    Alle ultime due righe non commento.

  63. michele innanzi tutto le ultime righe volevano essere uno scherzo. ma visto che sei pemaloso allora rimango serio.
    non credo che interesino a nessuno di noi le certificazioni EBC.
    per fare un po di micro e qualche analisi di zuccheri basta e avanzala competenza di un povero piccolo chimico di qualsisi laboratorio.
    a meno che non vogliate farci credere che siate i soli ed unici depositri dell scibile birrario,.
    per esser piu hiaro. lo sbandierare la certificazione EBC in questa sede e come punto d forza qualificante l’offrta per i micro è solo fumo negli occhi e mi viene da pensare che non avevo sbagliato a pensare che c’era qualcosa di strano nell’offerta che viene fatta.
    sii serio 2,5 pubblicazioni all’anno: dovrebbero sospenderv i i finanzimentialtro che EBC.
    at salut

  64. laletura el sitodelcerbsi fa sempre più inteessante:
    m lo sapevi che voi EBC acreditati non avete l’accredtamento SINAL per nessuna delle analisi che proponete se non per qest due?
    0 Birra Estratto apparente ANALYTICA EBC 9.4 / 2004
    0 Birra Stabilità della schiuma tramite Nibem-T ANALYTICA EBC 9.42 / 2004
    il che vuol dire chese doveste fare i cnsulenti di parte che so in un prcesso a tutla di un micro contro una qualsiasi ASl a partequeste due le altre valutazioni ch fate legalmente non vagono nulla?
    e in base a cosa fate la consulenza perchè siete belli?
    siate seri per favore.
    ma terzaghi lo sa che in questo ambito la vostra consulenza non vale nulla?
    cioà vale quanto quella di un qualsiasi laboraorio privato indipendentemente dall’accreditamento? anzi se il laboratorio che ho sott casa è accreditato il loro parere viene preso in considrazion mentre il vostro no?
    forse è il caso di dirlo ai neo associandi microirrifici

  65. Legalmente non valgono nulla??? ma che stai a di??
    senti marcos, io non ti devo convincere di nulla, il mercato è libero e ognuno può farsi fare le analisi da chi gli pare ,visto che sei così bravo le analisi fattele da solo no?
    volevo soltanto fare alcune precisazioni sui commenti tuoi e di altri perché mi sembrava che stavate sparando giudizi senza cognizione di causa, e infatti così era perché del CERB non sapevate nulla.
    Ai neo associandi digli quello che ti pare (mi sembra anche un pò ridicolo), ti ripeto che se qualcuno ci ha chiesto consulenza magari è perché ha verificato di persona.

  66. Ultima cosa: con “un pò di micro e qualche analisi di zuccheri” i microbirrifici non andranno avanti a lungo, sai meglio di me che vuol dire andare alla cieca, quindi è proprio in un’ottica di miglioramento e caratterizzazione del prodotto che a mio avviso si deve guardare

  67. michele le analisi non accreditate SINAL non hanno valore. dovresti saperlo.
    e dal vostro sito si vede quali sono accreditate e quali no.
    in quanto al valore in sede legale purtroppo fidati credo d avere molta piu esperienza di te.
    per le analisi dei micro quanti sono quelli che ad oggi hanno bisogno d analisi particolari? il 99% di noi si limita a microbiologia di varia natura e poco altro. e se non sai questo siamo ancora agli obici ed alle allodole.
    sono convint che nel futuro l’offerta e le consegueni analisi dovranno essere qualificate ma ad oggi qua stiamo.
    e piu leggo il vostro sito
    http://www.agr.unipg.it/cerb/cosa.html
    e
    http://www.agr.unipg.it/cerb/qualita.html
    oltre che
    http://www.agr.unipg.it/cerb/eventi.html
    più mi rendo conto che ad oggi l’offerta è nulla, anzi che avete bisogno di finalizzarla.
    i convegni che avete fatto la politica dlla qualità e le linee di intervento sono o orientati alla qualifica (intesa come ricerca di una ragione di esistere) del CERB o sono ancor dei desiderata.
    in ogni caso 2,5 (ripeto DUEVIRGOLACINQE) pubblicazioni l’anno per un centro che ha questi obiettivi equivalgono al nulla assoluto
    (cito da pagina http://www.agr.unipg.it/cerb/chi.html)
    Mission e Obiettivi
    Il CERB è un Centro di Eccellenza per la Ricerca Scientifica e Tecnologica che effettua:

    1) Ricerche e Sperimentazioni nel settore Agroalimentare, con particolare riferimento alla birra e sue materie prime, e diffusione dei risultati;

    2) Valutazioni sulla qualità della birra tramite analisi chimiche e biologiche (materie prime e prodotti trasformati);

    3) Studi sulle applicazioni tecnologiche nel campo Agroalimentare, nell’ottica del mantenimento della qualita` dei prodotti naturali.

    Michele abbi pazienza mi piacerebbe davvero fare questa discussione i pubblico magari alla presenza dei micro e magari anche di UB Assobirra e MOBI.
    Cosa ne dici? organizziamo?
    ti prego dimmi di si!!

  68. ma Michele, mi viene un dubbio:
    il DM 13 gennaio 2000, n. 11 (http://www.miur.it/atti/2000/DM0113Ecc.htm) stabiliva la possibilità di creare Centri di Eccellenza i cui criteri sono quelli “dell’eccellenza scientifica unita alla possibilità di raggiungere nei tre anni di finanziamento assicurati dal MIUR e dalle università un livello elevato di autosostenibilità,..” per i quali sono previsti finanziamenti.
    Il CERB è uno di questi? dal sito http://www.ricercaitaliana.it/eccellenza.htm non risulta o forse non lo trovo io.
    però due sono i casi:
    1) se è uno di questi allora DUEVIRGOLACINQUE è poco
    2) se non è uno di questi in cosa consiste l’eccellenza?
    TI PREGO DIMMI DI SI!!!

  69. non voglio tediare il blog di Andrea.
    se preferisci possiamo continuare in privato (o se Andrea riiene opportuno interrompere qui questo scambio).
    fammi sapere ti mando mail e telefono.
    così organizziamo per l’incontro pubblico.
    ti prego dimmi di si!!

  70. Ahahaha….ma che vuoi un incontro di box?
    Ti ho già dato i riferimenti del cerb, vai e chiedi, c’è chi saprà rispondere a tutti i tuoi dubbi, io purtroppo non sono in Italia per un altro pò…
    Ciao

  71. no no non credo ti converrbbe nemmeno un incontro di boxe.
    peccato sarebbe stato bello far capire quanto la proposta fosse basata su chiacchiere e distintivo.
    DUEVIRGOLACINQUE incredibile e parliamo di centro di eccellenza
    mah.
    comunque rinnovo la proposta
    ti prego dimmi di si!!!

  72. Comunque un thread su assobirra tutto impostato sul CERB non lo capisco, penso che in Liguria( ogni riferimento è puramente casuale) siano fuori pista, anche se condivido alcune considerazioni.
    Io penso ci sia un’enorme fame di analisi e di cultura da parte dei microbirrifici e disconoscerlo sarebbe parlare da marziani ( o matildiani..una nuova specie…) dove e con chi e quali analisi possano essere prioritarie deve invece essere oggetto di discussione.
    Quindi prima di sparare sentenze senza appello non è meglio planare sulla terra ?

  73. scusa paolomazzola ma la proposta di assobirra prevede come fatto qualificante la collaborazione con il cerb.
    ora io ho fatto l’ipotesi che il cerb sia in difficoltà e che la proposta di AB tenga in considerazione questo fatto-
    michele sostiene di no.
    mi sembra dall’analisi del loro sito e della loro produttività che :
    a) il presunto centro di ecellenza non produce molto, da qui il dubbio che sollevo sulla necessità di Ab di finalizzare tale struttura. magari mi sbaglio ma vorrei una risposta
    b) le analisi che fanno non sono accreditate dal SINAl e quindi non hanno un gradissimo valore in caso di contestazione oltre che non avere grande valore assoluto perchè di fronte a qualsiasi altro risultato di analisi l’accreditamento SINAL è preponderante per attribuire valore al dato
    quindi mi sembra, ma forse sbaglio, che fosse opportuno al fine di comprendere come mai AB voglia acquisire i micro, capire quali sono le reali motivazioni che sostengono la scelta.
    Inoltre se le me ipotesi sono vere e cioè che AB non sta facendo una proposta nll’interesse del movimento ma solo pro domo sua mi chiedo come mai i micro che si sono associati lo hanno fatto.
    per quali motivi? poichè alcuni di loro sono punto di riferimento per il mondo birrario italiano(per loro stessa dichiarazione) le loro scelte hanno valore anche in funzione di cosa scelgono.
    la fame di analisi non c’è e se c’è può trovare soluzione nel laboratorio sotto casa.
    non serve un presunto centro di eccellenza che non ha competenze specifiche e che in termini consulenziali produce solo lavori volti a qualificare solo il proprio centro. o pensiamo che ai micro servano queste attività?
    http://www.agr.unipg.it/cerb/cosa.html
    Qualsiasi lab della CCIAA può fare le stesse analisi ad un costo probabilmente migliore.
    la qualificazione dei micro è necessaria ma per evitare obici e allodole serve che chi fa la proposta sia adeguato agli obiettivi.
    io sono sicuramente un matildiano al punto da averne sposato la causa.
    ed in quanto ai marziani ti invito a visitare molti micro anche liguri per verificare quali analisi e controlli fanno.
    siamo seri: già sarebbe molto se facessero le veriiche per il piano HACCP.
    la questione AB è per me vitale per la credibilità del movimento.
    sul terreno della qualità e dellartigianalità si è giocata negli ultimi tre anni una oscura partita cui CONSOBIR, ADB, UB ed ora AB a vario titolo hanno preso parte.
    poichè è il mio lavoro e ritengo che la credibilità di ciò che facciamo ci riguardi tutti sono abituato a capire cosa succede.
    il risultato ad oggi è che :
    artigianale e qualità sono termini vuoti
    UB è in difficoltà e con lei l’identità dei micro grazie alla summenzionata partita
    si stanno affacciando sul mercato artigiani che pastorizzano, altri non producono più m hanno marchi che vengono prodotti da altri.
    non credi che comprendere cosa c’è dietro abbia un senso?

  74. Si , molte tue considerazioni sono corrette, ma perchè dare quest’importanza al CERB ? L’operazione mi sembra un pò più importante rispetto al CERB, che tutto sommato, è un’università pubblica.
    Poi fermo restando le critiche alle scelte dei 9 microbirrifici, , non credi che molte delle analisi che vengono fatte possano essere utili, non credi che un lavoro serio sulla qualità ,sulla shelf-life, sulla microbiologia, sulle materie prime, sui contaminanti del malto..etc… possa essere utile? oppure un impianto pilota dove sperimentare ?
    Certo il CERB ha lavorato poco con i micro e ha una competenza mutuata dai grossi gruppi, che spesso ha pochi punti di contatto con i piccoli, però gettare tanto discredito mi sembra eccessivo, magari l’università non deve vendere competenze che non ha, ma anche i micro devono essere molto più umili sulle loro necessità. Nulla vieta di costruire centri di analisi adatti ai micro, definire delle specifiche di qualità comuni ( era un lavoro che Consobir stava affrontando) e lavorare in tal senso. Assobirra ha messo nel pacchetto il CERB secondo me perchè sa di questi bisogni, non per ( o non solo) i finanziamenti, valutandole dal suo punto di vista e probabilmente non conoscendo a fondo le necessità dei micro, ma da qua a dire che è tutto inutile….
    In sintesi la critica a mio avviso va mossa sulla scelta politica di associarsi e non sul CERB, che mi sembra un dettaglio del problema.
    Sono già intervenuto su ciò nel forum Mo.Bi. e quindi l’ultima parte del tuo intervento la condivido, ma non condivido la focalizzazione, e non condivido la demonizzazione della scelta fatta dai 9, che pur critico.

  75. concordo che a questo punto ci / mi sono dilungato troppo.
    spero che ci sarà modo di affrontare il problema compiutamente.
    per quanto riguarda CERB mi sembra che non siano adeguati (obici) alle esigenze dei micro (allodole). concordo che i micro debano crescere ma se non fanno analisi ogginon le fanno certo se associati AB con o senza cerb.
    piuttosto avevo proposto un pianodi formazione permanente ai micro (trovi il mio presuntuoso manifesto per una birra di qualità in hobbybirra) e credo che associare a UB solo coloro che anno un minimo di formazione e quindi crescita culturale fosse la sluzione. fare cioè sentire loro l’esigenza dei controlli.
    per quanto riguarda chi si associa a AB trovo inutile deleteria e sopratutto ruffiana la cosa.
    comunque ognuno fa ciò che vuole ma se si erge a punto di riferimento del mondo birraio italiano e poi lo fotte la cosa non mi va giù.
    non c’è motivo per associarsi ad AB e l’ho già spiegato sopra. non cntiamo nulla. è AB che ha bisogno di noi siaper cerb sia per i motivi che sopra hai esposto tu.
    e comunque viva matilde!

  76. Marcos…
    tu fai vai avanti per “io ho fatto l’ipotesi”…”mi sembra”…”magari mi sbaglio”…spari giudizi a priori, arrivi addirittura a decidere che il cerb non ha le competenze…ma non sai di chi o di cosa stai parlando.
    Aspetta di vedere ciò che succede prima, come evolveranno le cose, poi magari giudica.
    due ultime precisazioni:
    1) non è vero che tutte le analisi per birra e materie prime possono essere fatte da qualunque laboratorio, perché per alcune servono macchinari e strumenti particolari che altri laboratori non hanno e non hanno intenzione di acquistare, perché non è il loro business (certo, se tu vuoi andare avanti solo col densimetro e il pHmetro vai benissimo da solo). Anzi se vuoi saperlo laboratori italiani si sono rivolti al cerb per avere le analisi e poi “rigirarle” ai loro clienti (ovviamente ricaricate!). Poi l’impianto pilota (come il nostro) non ce l’ha nessun laboratorio in italia.
    2) preciso che AB non finanzia il CERB a fondo perduto, ma semplicemente i birrifici associati pagano per le analisi che il laboratorio svolge (analisi su birra e materie prime), come pagano i microbirrifici per cui svolgiamo già analisi.

    Per quanto riguarda la mancanza di cultura rispetto alla necessità delle analisi concordo, ma non è il cerb che deve fare cultura.
    Ciao

  77. michele ribadisco la richiesta di un confronto che otrebbe portare chiarezza.
    i numeri parlano chiaro il vostro sito anche le atività che fae non sono accreditate e quindi il loro valore è limitato.
    sono assolutament consapevole che per alcune analisi servono macchinari particolari ma credimi molti laboratori sono strutturati come voi e non hanno nulla da invidiarvi (a parte magari l’essere oggetto di finanziamento pubblico). però l analisi che servono ai micro allo stato attuale non sono certo quelle più complesse. sarebbe già un enorme paso avanti se le facssero le analisi. quando avranno un piano di controllo strutturato ed adeguato srà ossibile chiedere loro di occuparsi di altre analisi.
    se molti lab vi fanno fare le analisi è perchè non sono struturato o perchè non hanno interesse a farle (economicamente) e se le rivendono è nlla logica del mercato.
    io non dico che voi non facciate le analisi ma mi permetto di criticare il vostro accredtamento e soratutto il vostro essere finanziati con soldi pubblici non avendone i requisiti (2,5 ricordi?).
    mi risulta però che UNIUD abbia un impianto pilota o no? ed alcuni di noi hanno un impiato pilota.
    concordo che CERB non debba fare cultura. e come potrebbe impegnati come siete a fare pubblicazioni? prima che ti offenda chiedendomi di fare a pugni per lavare l’offesa nel sangue ti dico che stavo scherzando.
    comunque chi vivrà vedrà. e se e frattempo anche grazie all’inserimento nel pacchetto AB del CERB molti micro si associeranno AB spero che sarete all’altezza.
    altrimenti srò ancora qui a chiederti “dimmi di si!!”
    ciao

  78. Marcos se hai visto l’impianto pilota di udine (lo conosco bene visto che ho fatto anche il corso che organizzano lassù) vieni a vedere il nostro così ti rendi conto di cosa parlo (abbiamo anche la malteria pilota, tra l’altro), è proprio un altro pianeta.
    Insisti con la storia del confronto ma ti ripeto se contatti il cerb coi riferimenti che ti ho dato ci sono persone che possono rispondere meglio di me a tutte le tue domande e farti visitare il laboratorio (e poi non mi fido a mettermi in contatto con uno sconosciuto che mi dice “dimmi di si!” 🙂 ). Se dici che noi non abbiamo i requisiti per i finanziamenti pubblici capisco che davvero non conosci (per fortuna) la maggior parte delle realtà dell’università in italia.
    Chi vivrà vedrà, dai, chiudiamola così.

  79. Discussione alquanto complessa!!!!

    Concordo con molte delle cose dette da alcuni di voi! (sopratutto con Marcos, colonna Pistillone e anche le ragioni di leo mi sembrano più che plausibili)
    Ma tralasciando il la disputa riguardo il CERB e tornando alla “partita” industria-artigianato appoggio totalmente quanto detto da pistillone nel post 69 (ogni riferimento a persone e posizioni Kamasutra è puramente casuale) in tutto e per tutto!
    Nonostante la mia giuovine età seguo da molti anni slow food e compagnia bella, e noto che recentemente la grande industria ha fiutato il buisness del “artigianale”, “di qualità” o del “buono pulito e giusto” che dir si voglia. E chiaramente a questo stimolo stà prontamente rispondendo. l’ esempio più altisonante sono il prodotti dop nei panini della più nota e devota al buisness catena di pseudo cibi! Ma anche nel mondo della birra si iniziano a vedere i primi movimenti Vedi gran cru del baffo, e sbirra delle rosee montagne nei pressi di belluno.
    Tenendo in considerazione quanto letto nei vari altri forum nei giorni passati e soprattutto quanto scritto da Leonardo e dai vari altri già citati in questo forum mi sento di dire la mia.
    Vedo nelle intenzioni dei neo aderenti ad AB validissime motivazioni (che poi mi sembrano simili a quelle che scatenarono la creazione del desaparecido CONSOBIR, nel quale personalmente credevo molto e che credevo potesse bastare ovviamente se sviluppato a dovere ).
    L’ interrogativo a cui riesco a dare meno spiegazioni, e che poi mi porta a condividere le ragioni di marcos, è in che modo AB possa portare avanti le necessità di un suo concorrente.
    Certo è che ai microbirrifici italiani (che lavorano bene) serva, e anche abbastanza alla svelta, una voce univoca che porti avanti le comuni necessità (sperando che alla fine tale processo porti ad una SIGNIFICATIVA RIDUZIONE DEI PREZZI DELLE BIRRE e a creare un’ identità internazionale delle birre italiane che non si limiti al metterci dentro di tutto, ad esempio la creazione di varietà di luppolo italiane).
    Detto questo credo che non resti che venire a Piozzo ad ascoltare il talk show sperando che oltre a Kuaska e Teo ci siano anche gli altri birrai che hanno aderito ad AB.
    ciao a tutti

  80. Sono nuovo dell’ambiente ma curioso. Ho alle spalle pochissima esperienza, per lo più laboratori di Leonardo e Jurij. Ho visto ieri sera Teo per la prima volta e avendo spulciato qualche blog gli ho chiesto proprio di questa storia su Assobirra. Posso solo offrire un contributo molto light alla discussione.
    Ho percepito nella sua risposta un’amarezza verso il modo in cui molti, anche “vicini”, hanno recepito la scelta fatta da lui, Leo e altri pari solo all’energia che mette e metterà per dimostrarne la bontà.
    Credo si possa dire che tutto quanto gira intorno a Baladin abbia avuto un ruolo di primo livello nella produzione, diffusione e comunicazione della birra artigianale in Italia. Scelte di pura avanguardia per il nostro contesto culturale, in anticipo e a propulsione del 99% degli attuali 250 micro-birrifici. Non conosco le tecnicalità e si rischia di perdercisi dentro, temo. Da addetti, sapete che il consumatore di birra del supermercato di tutto questo dibattito non sa nulla, al massimo può essersi stupito di una Lurisia a 9 euro in mezzo alle “solite” birre.

    Pensare ad un harakiri non mi sembra si addica all’entusiasmo di nessuno dei protagonisti.

  81. @marcos: scrivere chi dice cosa non è importante, è fondamentale. Il senso di quanto detto è imprescindibile dal mittente.
    A maggior ragione su internet in cui l’effetto-anonimato permette amenità mostruose (non qui, ovvio). Che poi molti nella discussione sappiano chi sei importa relativamente. Io non lo so e purtroppo l’anonimato non mi aiuta a capire e ad appassionarmi ancor di più 😉
    Ora però mi stappo una Bruocsella per non far torto a nessuno..

  82. Alessandro non voglio che tu mi fraintenda.
    tutti gli addetti ai lavori mi conoscono anche con il mo pseudonimo, e il fatto che Andrea Turco che gestisce questo blog lo sappia dev essere granzia per tutti.
    sono un birraio di professione e questo qualifica le mie parole
    ritengo non importante però dire a quale birrificio appartengo.
    non per timore ma perchè non voglio che qualcuno possa sostenere che lo faccio per pubblicità.

  83. per Marcos: ho saputyo che il responsabile scientifico del cerb terrà una presentazione alla sagra della birra di marsciano….

  84. bene così saprai cosa chiedergli.
    per quanto ci riguarda (io e matilde) non postiamo più qui.
    non vogliamo disturbare.
    ciao

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