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Forst pronta a espandersi in Italia: previsti 50 nuovi locali Spiller

149210_577827928918836_375152062_nOvviamente non passano due giorni dal mio post sulla mancanza di grosse novità nell’ambiente, che bisogna registrare una notizia che potrà avere grosse ripercussioni nel settore. L’indiscrezione è comparsa sul sito Ti Consiglio (grazie a Davide per la segnalazione) e vede come protagonista Forst, uno dei birrifici (non artigianali) più importanti d’Italia. Il marchio è radicato soprattutto nel nord Italia, dove tra l’altro è presente con tre locali nati da una partnership col gruppo Spiller: si trovano a Piazzola sul Brenta (PD), a Verona e a Padova. A breve si aggiungerà anche la filiale di Brescia, ma, soprattutto, altre 25 birrerie apriranno in tutta Italia nei prossimi mesi, toccando centri come Trieste, Udine, Mestre, Treviso e persino Milano – nel capoluogo lombardo gli Spiller Forst saranno ben quattro. Una vera invasione dunque, la cui prima fase si concluderà nel 2015: successivamente saranno progettate altre 25 aperture, che presumibilmente amplieranno il raggio d’azione del progetto. Visti i numeri, non si può non pensare a quali conseguenze porterà questa impressionante mossa commerciale per i consumatori e per i nostri microbirrifici.

Penserete magari che la scelta di Spiller possa toccare solo di striscio i nostri birrifici artigianali, ma dubito che sia così. Personalmente non ho mai visitato uno Spiller Forst, tuttavia, come si può leggere sul relativo sito web, l’obiettivo di questi locali è piuttosto chiaro:

Il gruppo Spiller nasce dall’idea di sviluppare un format “evolutivo” rispetto alla tradizionale birreria-pizzeria. Il progetto […] vede la partnership di birra Forst, attraverso la fornitura di 7 diverse qualità di birra, tutte caratterizzate dai più alti standard qualitativi.

La sfida è quella di realizzare strutture di medio-grandi dimensioni con servizio classico ma veloce, un’offerta a menù di un numero incredibile di proposte di qualità e novità, sempre con riferimenti sostanziali alla tradizione della cucina italiana e sud-tirolese.

Almeno sulla carta, questi locali cercano di ridefinire il concetto di birreria secondo quegli schemi che, come abbiamo visto in passato, si stanno consolidando con sempre maggiore forza. In particolare si cerca di elevare la tradizionale idea di pub/birreria a un livello decisamente superiore, proponendo non solo birra di qualità, ma anche una cucina curata e raffinata, il tutto all’interno di un ambiente piacevole. Nella fattispecie non siamo certo ai livelli di locali che hanno tracciato un solco in tal senso – restando all’esperienza romana cito ad esempio Bir&fud, Open Baladin, Taberna – ma l’impressione è che, a modo loro, gli Spiller Forst vogliano proprio seguire questa tendenza.

E occhio perché Forst è vero che non è un birrificio artigianale – ci mancherebbe altro! – ma non è neanche una grande industria brassicola paragonabile alle multinazionali del settore. Come scrissi a suo tempo, è probabilmente il marchio non artigianale più amato dagli appassionati di birra di qualità, anche perché un paio delle sue produzioni (VIP e Sixtus) sono ottime nelle loro versioni non filtrate – che tuttavia non penso saranno disponibili presso gli Spiller Forst. È un’azienda che produce 700.000 hl l’anno della sua birra, quindi 70 volte in più dei maggiori birrifici artigianali italiani. Ciononostante in un contesto avanzato come quello statunitense – tanto per fare un esempio – non si avvicinerebbe neanche lontanamente ai maggiori birrifici craft.

Ora la prospettiva che si dipana è dunque quella di ritrovarci, tra quattro o cinque anni, con una cinquantina di Spiller Forst disseminati in tutta Italia settentrionale (e non solo). Non voglio neanche immaginare il tipo di investimento richiesto, ma se l’azienda ha deciso di sostenerlo, significa che punta con decisione a un progetto del genere. In un momento di grande espansione della birra di qualità, nel quale la stessa percezione di birreria sta profondamente cambiando tra i consumatori, questa mossa potrebbe rivelarsi un successo senza precedenti.

A ogni modo è chiaro che il settore è destinato a subire un indubbio scossone, bisogna solo capire quale sarà l’entità dello stesso. I locali che abbiamo imparato ad apprezzare in questi anni soffriranno questa concorrenza senza precedenti? Oppure gli Spiller Forst contribuiranno ad accrescere la massa di consumatori consapevoli, offrendo nuove possibilità anche per altre realtà? Rappresenteranno cioè dei gateway pub – espressione che ho tratto da quella di gateway beer – oppure l’attuale concezione di ristopub di qualità subirà altri cambiamenti, nell’ottica di amplificare le differenze con i marchi semi-industriali? Sono domande abbastanza naturali, ma per le quali trovare una risposta nel breve temine è impossibile, se non addirittura inutile.

Ciò che colpisce comunque è la forza con la quale Spiller ha scelto di sostenere il progetto. Come interpretate questa notizia? Vi appare come un’inquietante invasione di campo da parte di un marchio industriale? Oppure la giudicate positivamente, considerando tutto sommato la discreta qualità delle birre Forst? A voi le risposte…

P.S. Chiaramente queste aperture porteranno anche a nuovi posti di lavoro. In questi giorni sono aperte le assunzioni, dunque se volete lavorare nel settore potete chiedere maggiori informazioni o inviare la vostra candidatura scrivendo a questo indirizzo.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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9 Commenti

  1. A Firenze ci sono già realtà, se pur piccole, dove si trovano ottimi prodotti sia nel beverage che nel food (per fare un paio di esempi, Braumeister e Hops … l’ultima apertura la birreria HB), dove inoltre ho sentito ventilare la notizia di un futura apertura di Open Baladin in pieno centro (in collaborazione con la libreria Feltrinelli???). Per quanto riguarda l’educazione e la consapevolezza del buon bere, credo queste siano relegate alla nicchia di piccoli pub/taverne o associazioni varie, perchè questi locali servono a fare “ciccia” (come si dice dalle nostre parti).
    Capitolo a parte l’ “artigianalità”, che non sempre consegna risultati sperati (artigianale non è uguale a “buono”).
    Max

  2. Il progetto di espansione di Forst potrebbe rappresentare una minaccia soltanto nel caso in cui negli Spiller Forst venissero spillate birre non filtrate e non pastorizzate.
    Ma poichè questa mi pare una eventualità piuttosto remota, il mondo della birra artigianale credo possa permettersi di restare abbastanza tranquillo.

    • Tratto direttamente dal sito di Spillers “TANTO IN SPILLATURA TRADIZIONALE, QUANTO IN FUSTI A CADUTA (SENZA CONTROPRESSIONE DI GAS DA IMPIANTO) E IN TANK DA 500 LITRI (ANCHE QUESTO SENZA GAS IN SPINTA”… quindi non solo forst da fusto normale…

  3. Condivido il commento di Michele, ma potrebbe essere anche un buon trampolino di lancio per altre iniziative analoghe, solo se si servisse però, birra non filtrata e non pastorizzata e senza mais possibilmente 🙂 altrimenti rimarrebbe una semplice apertura di pub monomarca e non so con quali prospettive, vista la crisi reale dei consumi in Italia.. soprattutto quattro aperture a Milano mi sembrano assurde!!

  4. Quello che mi lascia un pò interdetto è il numero..50!!! Anche in un programma pluriennale mi sembra un obiettivo piuttosto ambizioso e rischioso. Certo che, location a parte, se i soldi ci sono e azzecano la componente gastronomica potrebbero anche funzionare.

  5. È così che funzionano le crisi. I piccoli locali schiacciati dalla stretta del credito e dalle tasse svendono a due lire e i grandi gruppi fanno affari attraverso trust,controllate, partecipate, SpA..

  6. Altro segnale di crescita del mercato birrario italiano. Può forse preoccupare i microbirrifici (sempre di un altro concorrente sul mercato si tratta, e anche abbastanza grosso), ma finchè mantiene la titolarità italiana (è ancora italiana, vero?) e sposa il principio della birra di qualità, ben venga. é fonte di crescita, espansione, e diffusione della birra italiana, in Italia e nel mondo. E anche della buona cucina, probabilmente.

  7. E’ almeno 10 anni che avrei in testa un progetto simile, che non ho mai realizzato per carenza di fondi. Conosco Forst e la reputo la migliore birra italiana, tra le prime al mondo (parlando di birre industriali). E’ un progetto che avrà sicuramente un enorme successo perchè è vero che ci sono molti locali che aprono nel settore ma c’è ancora molta approssimazione e incompetenza. e soprattutto l’offerta del prodotto principe (la birra!!) è ancora di medio/bassa qualità. L’evoluzione dei locali, che avranno finalmente una proposta nella lista del food e nel beverage di qualità elevata, e che se gestiti in maniera intelligente (stile oktoberfest) possono consentire al cliente di passare una serata veramente divertente, sarà veramente ottima.
    Se invece la proposta rimarrà asettica, senza coinvolgimento, e soprattutto solo in funzione di fare cassa, allora ci sarà sì un buon riscontro, ma non eccezzionale.

  8. Carlo Orazio Garzetti

    A Milano le cene con amici o aziendali si decidono al mattino per la sera, almeno per quanto riguarda il numero dei partecipanti.
    A Milano non è possibile prenotare fino alle 18:00: non rispondono al telefono, non confermano le mail.
    Solo nel mio caso, per questo solo motivo, in un solo mese Spiller ha perso un centinaio di clienti.
    Buon lavoro.

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