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La birra degli Iron Maiden spinge le vendite dei pub Robinson a un +14%!

clip_robinsons_trooper_aleCome forse saprete lo scorso maggio il birrificio inglese Robinson ha lanciato la birra ufficiale degli Iron Maiden. Allora considerai la notizia come meritevole giusto di una rapida menzione sulla pagina Facebook di Cronache di Birra, ispirata più che altro dal mio amore per la band britannica. In effetti – come ebbi modo di scrivere a marzo 2013 – quello delle birre dedicate ai gruppi musicali è una consuetudine ormai consolidata, quindi il fatto che se ne aggiungesse un’altra mi sembrava poco importante. E probabilmente così sarebbe stato, senonché la birra degli Iron Maiden ha permesso ai pub di Robinson di segnare un clamoroso +14% nei dati di vendita. Una trovata pubblicitaria che si è dunque trasformata in un’operazione commerciale dagli effetti immediati e sorprendenti…

La notizia è riportata dal sito Greater Manchester Ale News e specifica che l’impennata delle vendite ha coinciso proprio con il lancio della Trooper – questo il nome della birra. In Inghilterra tantissimi pub sono collegati in modo esclusivo a singoli birrifici, che li usano come canale primario per le loro vendite “on license”. Quelli associati a Robinson stanno chiedendo con sempre maggiore insistenza la Trooper, spinti da una domanda senza pari tra i consumatori. Il meccanismo ha chiaramente avuto riflessi anche sul birrificio, che si gode uno dei momenti migliori della sua lunga e gloriosa storia. Queste le parole di Oliver Robinson, amministratore delegato dell’azienda:

In 175 anni di vita non siamo mai stati così occupati come al momento in termini di produzione. Ed è grandioso che (la birra ndR) stia facendo davvero la differenza nei nostri pub. È una produzione di alto livello in termini qualitativi e organolettici ed è per questo che le vendite stanno andando a gonfie vele.

Negli scorsi mesi mi è capitato di assaggiare la Trooper: in effetti non è malaccio, una Ale in perfetto stile anglosassone, che si lascia bere senza troppe pretese. Ma da qui a renderla un blockbuster di tale livello ce ne corre. Beh, direte voi, c’è l’associazione con gli Iron Maiden che ha assicurato alla birra il suo attuale successo. In parte è vero, ma non è una condizione sufficiente: come scritto in apertura di birre dedicati a gruppi musicali (anche famosi) ce ne sono a bizzeffe, ma è la prima volta che si sente parlare di un exploit del genere?

Come spiegarsi allora una simile affermazione, tra l’altro in un momento in cui i pub nel Regno Unito non godono certo di buona salute? La risposta è nello stesso articolo. Alla Robinson infatti non si sono limitati ad abbinare il loro prodotto a un nome prestigioso della scena heavy metal, ma hanno supportato l’iniziativa con una campagna promozionale di un certo rilievo. In cui ovviamente un ruolo da protagonista è stato rivestito dalla comunicazione digitale: il sito Ironmaidenbeer.com riporta tutti i luoghi in cui acquistare la Trooper (pub di proprietà o meno, beershop, ecc.), mentre ampio spazio è stato riservato a Facebook.

La birra dei Maiden si è trovata a proprio agio nel social network per antonomasia: in poco tempo ha raggiunto i 60.000 mi piace, diventando una delle Ale più “seguite” in tutto il Regno Unito. Ma chiaramente non è mancata anche la promozione diretta, come delle serate esclusive di presentazione, rivelatesi poi successi ben oltre le aspettative.

Se confrontate con le birre nate in questi mesi per altri gruppi storici (AC/DC, Sepultura, ecc.), la Trooper ha segnato record senza precedenti. Anche in quei casi si trattava di prodotti “artigianali”, ma probabilmente i birrifici si erano limitati a sfruttare il nome della band sperando che la cosa funzionasse in modo spontaneo. In realtà la comunicazione e la promozione sono elementi imprescindibili anche in questi casi e sono loro che permettono di trasformare un’operazione commerciale in un successo clamoroso.

Una volta il birrificio Robinson era famoso tra gli appassionati per la sua Old Tom, una Strong Ale che ha fatto la storia. Da oggi lo sarà per la Trooper, la birra degli Iron Maiden. Segno dei tempi che cambiano?

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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16 Commenti

  1. A quando la PausinAle di Borgo?

    Il successo si spiega semplicemente con l’hype che il nome Iron Maiden si porta dietro. non con altro. Conosco un sacco di gente che si sfonda di Grunge Ipa solo perché si chiama Grunge. Se si fosse chiamata in altro modo non se la sarebbero filata. Del resto i Maiden non sono una band, ma un marchio registrato tipo Nike, Adidas e McDonald’s.

    L’unica birra che potrebbe fregargli lo scettro potrebbe essere una a marchio Kiss…

    • Beh ma non mi pare che le birre di AC/DC, Sepultura e altri abbiano avuto gli stessi successi. E non stiamo parlando di gruppetti sconosciuti…

      • alexander_douglas

        premetto che non l’ho assaggiata e mi baso solo sul giudizio di persone ( anche dal palato allenato) che comunque l’hanno trovata gradevole….sicuramente l’operazione di marketing ha fatto molto….anche molta gente che non ci capisce una fava di birra avrà bevuto la birra degli iron maiden , sopratutto i metallari che potresti anche iniettargli il metanolo in vena e sarebbero comunque contenti. Però è vero pure che la Robinson come ricordava andrea ci ha donato in passato birre comunque piacevoli e storiche che forse qualcuno dimentica perchè non abbastanza “modaiole”: non sono la citata old tom ma la “sorella” ginger tom. Della serie: non facciamo per forza gli hipster nemici di tutto quello che è commerciale o può diventarlo senza provare oggettivamente una cosa prima.

    • Mi è partita Detroit Rock City come ho letto Kiss….

  2. d’accordissimo con te… se non fosse che i maiden prima di essere una band sino un fenomeno di costume. e i discho dei Sepultura non li trovi in allegato a “tv sorrisi e canzoni” 🙂

  3. A me tutto questo ricorda tanto il successo commerciale di un certo birrificio scozzese… 🙁

  4. Il Viral Marketing è stato fondamentale, l’ ho bevuta pure io e ne ho 2 bottiglie a casa delle quali una in frigo in pronta ad essere stappata.
    La trovo una Ale molto british e di facile bevuta senza troppi fronzoli, ovviamente il marchio ed Eddie sull’ etichetta sono il vero motivo per averla in casa.
    Inutile nascondersi dietro un dito, come a 7 anni essere della Roma e avere le scarpe di Falcao, le scarpe facevano schifo ma la firma…
    Sepultura e AC/DC sono di nicchia, potrebbero spopolare in Brasile e in Australia i Maiden sono una fede a livello mondiale, stiamo parlando di 2 pianeti diversi.

    • Non è tanto il livello di fama, conta anche distribuzione e promozione. Poi “eddie” come brand è molto più spendibile dei loghi di AC/DC e sepultura. E lo è dall’inizio della carriera dei maiden; contribuendo non poco al loro successo. Potrebbero scrivere un manuale di marketing metal in tal senso.

      P.S.
      Come volevasi dimostrare sempre pronti a fare paragoni azzardati pur di far polemica su “certi” scozzesi.

  5. tra pochi giorni andro a dublino, sapete se c’è qualche locale dove si trova?

  6. mmm. definire di nicchia gli Acdc è un pó forzatello, indagheró, ma mi sa che come vendite superano gli Iron.

    Comunque la birra Acdc è una ciofeca imbevibile, non puó avere successo.

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