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Ebbene sì, è giunto il momento di rivalutare le birre alle castagne

Foto: Organiconcrete
Foto: Organiconcrete

Il bello della birra artigianale è che ogni stagione hai i suoi stili preferiti. Con l’estate ormai alle spalle possiamo cominciare a mettere da parte tipologie leggere e rinfrescanti – come Kölsch, Golden Ale, Session IPA, Pils, Blanche e via dicendo – per orientarci verso produzioni più adatte al periodo. Tra quest’ultime una posizione privilegiata nella scena italiana è sempre stata occupata dalle birre alle castagne, realizzate con uno degli ingredienti più autunnali in assoluto. Per anni questo “stile” (le virgolette sono doverose non essendo riconosciuto dal BJCP) è stato quello con cui si è identificato il movimento brassicolo nazionale agli occhi degli esperti stranieri. Poi curiosamente è andato ridimensionandosi, proprio nel momento in cui il settore in Italia stava spiccando definitivamente il volo. Cos’è successo alle birre alle castagne? Perché la loro fama è andata scemando in tempi recenti?

Se vi siete avvicinati al mondo della birra artigianale, probabilmente faticherete a pensare alle birre alle castagne come il prodotto identificativo dei nostri microbirrifici. Oggi le tipologie tipicamente italiane sono considerate altre: quelle che strizzano l’occhio al mondo del vino, quelle che impiegano frutta locale, quelle ancora che ricorrono a cereali indigeni alternativi all’orzo. Ma in passato, nella prima fase dell’ascesa del movimento, furono proprio le birre alle castagne a farsi portabandiera della birra italiana all’estero. Ancora oggi molti esperti stranieri che vengono in Italia si aspettano di bere produzioni con castagne: è il retaggio di un piccolo mito che oggi ha molta meno attinenza con la realtà.

Prendiamo qualche dato. Il solito Microbirrifici.org censisce quasi 80 birre alle castagne italiane. Il numero è importante e superiore a quello di molti altri stili. È quindi una cifra che contraddice quanto detto finora? Assolutamente no, anzi la conferma. Se infatti andiamo a spulciare l’anno di nascita dei relativi produttori, scopriamo che solo 8 di loro sono nati dopo il 2010. In altre parole i numeri avvalorano l’idea che negli ultimi anni il lancio di birre alle castagne abbia subito una frenata impressionante, fenomeno ancor più evidente se pensiamo che una larga parte delle aziende brassicole nazionali hanno aperto i battenti proprio in questo lasso di tempo. Si può quindi concludere che le aziende più giovani non sono minimamente interessate a questa particolare tipologia.

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Come spiegare una frenata così evidente in un momento di forte ascesa del movimento? Le cause sono difficili da rintracciare. Le produzioni rientranti in questo stile sono ovviamente caratterizzate dall’utilizzo del particolare ingrediente, tuttavia il loro profilo aromatico non è così influenzato da questa peculiarità al punto da spaventare determinati consumatori. Insomma, non siamo di fronte a fermentazioni spontanee, Rauchbier, IPA brettate o aromatizzazioni dominanti. Spesso sono birre dal gusto pieno, complesse ma non impegnative dal punto di vista alcolico, che con il loro carattere unico possono far ripartire i consumi dopo il “rinculo” della fine del periodo estivo.

Da un lato forse c’è la difficoltà di molti birrifici nel confrontarsi con un ingrediente che in fase produttiva può risultare non facile da gestire. Realizzare una Chestnut non è un gioco da ragazzi, tanto che quelle davvero valide rappresentano una percentuale piuttosto ridotta. Inoltre è un frutto non propriamente a buon mercato, che – se le mie competenze di economia domestica non mi tradiscono 🙂 – si sono apprezzate pesantemente negli ultimi anni. Tuttavia i birrifici italiani spesso ricorrono a ingredienti speciali piuttosto costosi: presidi Slow Food, prodotti IGP e in generale eccellenze locali. Trovare quindi una causa precisa non è semplicissimo.

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Vero è che in passato probabilmente molti birrifici si sono sentiti quasi obbligati a produrre birre alle castagne, proprio perché rappresentanti di un movimento in cerca di visibilità. Ricordo che Kuaska non perdeva occasione per sottoporre tali produzioni a pubblici nazionali e internazionali, in un’ottica di promozione della tipicità brassicola nazionale. Oggi alcune di quelle produzioni sono scomparse dalle gamme dei nostri birrifici, benché rimangano interessanti “sacche di resistenza”: basti pensare ad Amiata o a Beltaine, che hanno fatto della birra alla castagna una loro ragion d’essere.

Ma se in passato abbiamo forse assistito a un’escalation eccessiva di questa tipologia, oggi siamo sicuramente al cospetto di un ridimensionamento fin troppo evidente. L’attuale tendenza non rende giustizia a uno stile che personalmente trovo piuttosto intrigante e – lo ripeto – molto adatto alla stagione, anche da un punto di vista commerciale. Probabilmente il nostro mondo si lascia ancora troppo influenzare (nel bene e nel male) dalle tendenze del momento.

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Il mio auspicio è che dunque di torni a produrre e proporre birre alle castagne. Rappresentano una delle poche tipologie stagionali del momento e in fin dei conti appartengono alla storia del nostro movimento. Voi cosa ne pensate?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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9 Commenti

  1. Un movimento in fase embrionale ha bisogno di un prodotto insolito per distinguersi,altrimenti parte svantaggiato verso chi ha già un “nome” (pensa se i mastri birrai italiani si fossero messi, nel 1996 a proporre Weizen come prodotto di punta: chi me lo faceva fare di provare le loro ricette quando potevo andare sul sicuro con produzioni tedesche assolutamente valide dal punto di vista qualitativo e più a buon mercato ?). Però una volta passata questa fase e veicolata l’idea che come Paese possiamo esprimere qualcosa in più rispetto al vino, secondo me è fisiologico che un imprenditore si lanci su prodotti classici (che “tirano” sempre) o segua le mode del momento che, per definizione, sono però passeggere. Per le birre alla castagne è avvenuto proprio questo, secondo me: stile insolito e a breve garantisce ritorno economico, ma nel lungo periodo “stanca” (penso che lo stesso avverrà per le Gose, ad esempio: ora diffuse, ma tra un paio d’anni saranno dimenticate e sostituite da altro. A Lipsia, invece, continueranno a bersi anche tra 50 anni).

  2. Nella maggior parte dei casi le birre alle castagne sono anonime ( a parte quelle di Amiata) e generalmente le evito, tranne comunque quelle dei Cerullo che rielaborano stili già esistenti con l’utilizzo delle castagne per cui se comunque anche la castagna non caratterizza il prodotto è buono essendo loro molto bravi. Fondamentalmente secondo me era una moda fighetta quella della castagna ( come fare le gose, le berliner weisse e le sour più paracule in questo momento)….discorso ben diverso dall’usare il miele di castagno che è molto caratterizzante

  3. “Probabilmente il nostro mondo si lascia ancora troppo influenzare (nel bene e nel male) dalle tendenze del momento.”
    Scusa se ti parafraso, Andrea, ma questa è la migliore risposta alla tua domanda. Secondo me la Chestnut Ale – ma noi siamo italiani, e allora chiamiamola come si deve: birra alle castagne! – è un prodotto di spessore, di valorizzazione culturale e di intrigante complessità organolettica. Le rauchbier, che si possono avvicinare, alla fine non sono un mito di complessità. Ma sono beverine. E piacciono.
    E’ questione di gusti, certo. Ma in generale ci vedo poca voglia di osare. A me piacciono assai, e se riesco vedo di farne incetta. Anche perché amo l’autunno! =D

  4. Quale potrebbe essere una buona birra alla castagne per avvicinarmi allo stile? Sinceramente non saprei da dove inziare a guardare

    • io ti consiglio le birre di Amiata che a mio modesto avviso rappresentano al meglio questo stile. Ti faccio due nomi: Bastarda Rossa e Bastarda Doppia.
      Ho gradito di meno invece, ma ho ricordi molto vaghi perché la bevvi diversi anni fa, la CastagnAle di Birra del Borgo.

  5. A me piace molto quella del birrificio di Busalla sopra Genova .. Se non vado errato la produce sin dall’inizio quindi dal 96 .. Non è facile da trovare perché lui serve pochi altri locali oltre naturalmente la birreria di proprietà proprio affianco al birrificio .. Quindi se non si è della zona si hanno poche speranze ..

  6. Beh quella già citata di Gradoplato è un gran e complesso prodotto..molto, passatemi il termine, da “caminetto” maltosa, forte, frutta secca ma una 75cl in massimo 2 va giù 😉
    e poi una birra alle castagne è stata forse una delle prime ‘artigianali’ che provai anni orsono

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