Quando la scorsa settimana ho pubblicato la notizia della nascita della Anheuser-Busch InBev (da ora ABIB), ho anche spiegato che, sebbene fosse un’operazione a livello di mass-market, avrebbe avuto ripercussioni sul segmento artigianale. Ricordo rapidamente la vicenda: con un’offerta stratosferica, InBev ha acquistato Anheuser-Busch, formando il più grande produttore di birra del mondo. A qualche giorno di distanza dall’annuncio, iniziano ad arrivare le prime opinioni ufficiali al riguardo.
Nello specifico mi riferisco a un’intervista rilasciata da Rich Doyle, presidente dell’americana Brewers Association, al giornale Patriot Ledger. La Brewers Association è una “lobby” piuttosto influente nel settore artigianale degli Stati Uniti e, in questo contesto, la sua voce risulta ancora più autorevole visto che molti suoi membri sono piccoli produttori.
Rich Doyle, che è anche proprietario della Harpoon Brewery, si esprime con toni preoccupati nei confronti della nascita di un polo così dominante, soprattutto circa le ripercussioni che avrà nella distribuzione nazionale di prodotti birrari. Negli USA infatti la maggior parte dei distributori indipendenti ha un accordo contrattuale con uno dei grandi nomi dell’indutria: più i conglomerati si rafforzano, più aumentano i timori dei microbirrifici di restare esclusi dalla distribuzione.
I piccoli produttori sono preoccupati che questi contratti possano limitare i rivenditori indipendenti a commerciare birre come le nostre. In definitiva, si tratta della possibilità per i consumatori di avere accesso ai marchi che più preferiscono.
Non è dello stesso avviso, invece, Jim Koch, fondatore della Boston Beer Co, che produce le birre del marchio Samuel Adams:
Non credo che le cose cambieranno molto per noi. Prima dell’accordo l’Anheuser-Busch era una società 100 volte più grande della nostra. Ora che sono stati acquistati dai belgi (la InBev, ndr) sono 200 volte più grandi.
Come commenta Jay Brooks, è d’obbligo però una precisazione: la Boston Beer è il più grande birrificio artigianale degli USA, con un assetto distributivo ormai consolidato. Saranno i produttori più piccoli e i nuovi micro ad affrontare le difficoltà prefigurate da Doyle, che non è difficile ritenere verosimili.