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Birra dell’anno 2020: i campioni di categoria

Sono passati alcuni giorni dai risultati di Birra dell’anno, eppure risuonano ancora gli echi della bella vittoria generale di Ritual Lab e dei piazzamenti degli altri birrifici. Come sempre su Cronache di Birra ci siamo occupati abbondantemente del più importante concorso a tema d’Italia, ma prima di archiviare il discorso fino al prossimo anno è il caso di tornare un’ultima volta sull’argomento. Ormai da qualche edizione, infatti, qui sul sito pubblichiamo le classifiche aggregate del premio indetto da Unionbirrai, al fine di raggruppare i podi per “filosofie produttive” e verificare le specializzazioni dei nostri produttori. Sono chiaramente delle graduatorie non ufficiali, che vengono stilate attribuendo un punteggio diverso a ogni riconoscimento: 10 punti per l’oro, 6 per l’argento, 3 per il bronzo e 1 per le menzioni speciali. L’inclusione nel calcolo delle menzioni è uno degli aspetti che differenzia queste classifiche da quella ufficiale di Birra dell’anno; in aggiunta non ci limitiamo ai miglior piazzamenti in sole tre diverse categorie, ma li consideriamo tutti senza alcuna limitazione. Ecco allora i risultati nei quattro “raggruppamenti produttivi” da noi considerati.

Birre di stampo tedesco

Come lo scorso anno, in questa famiglia abbiamo inserito tutte le categorie a bassa fermentazione (a esclusione delle Hoppy Lager, associate al patrimonio anglo-americano) e le birre di frumento tipiche della Germania (Berliner Weisse, Gose, Weizen). Inoltre, ancora una volta abbiamo incluso la categoria 5, quella cioè dedicata alle fermentazioni ibride. Essa contempla sia Altbier e Kölsch, tipicamente tedesche, sia Cream Ale e California Common, proprie degli Stati Uniti. Considerando a quali stili appartiene la maggioranza delle birre iscritte in questa categoria, abbiamo preferito inserirla qui. A trionfare tra le birre di stampo tedesco è stato il birrificio Birracruda, che ha ottenuto due ori in altrettante categorie (Helles e Bock): un nome non certo altisonante, ma neanche una sorpresa totale considerando che era andato a medaglie già nelle precedenti edizioni (Weizen nel 2019, ancora Helles nel 2018). Ottima anche la prestazione di Batzen, produttore consolidato negli stili della Germania, piazzatosi a soli due punti da Birracruda grazie a un oro, un argento e due menzioni. Un po’ più staccato completa il podio Birrificio Mastino (1 oro e 1 bronzo), un altro nome che si dimostra spesso a suo agio con le birre di origine tedesca.

  1. Birracruda (20 punti)
  2. Batzen (18 punti)
  3. Mastino (13 punti)

Birre di stampo angloamericano

La famiglia più ampia del nostro giochino è rappresentata dalle birre di stampo angloamericano, che comprendono la bellezza di 17 categorie del concorso. Come in passato ho preferito tenerle accorpate poiché è difficile, se non impossibile, distinguere quelle prettamente americane da quelle tipicamente anglosassoni. Pensate ad esempio alle categorie 10, 13 e 15, che nella loro definizione sono espressamente “di ispirazione angloamericana”. Una differenziazione che potremmo fare in futuro è tra l’universo IPA e tutto il resto, ma quest’anno ho preferito mantenere lo stesso criterio del 2019. A ogni modo in questa famiglia abbiamo assistito a un emozionante testa a testa tra Crak e Ritual Lab, che a differenza di quanto accaduto sabato scorso, si è risolto in favore del primo. Nella nostra graduatoria, infatti, Crak si piazza in vetta con 34 punti, frutto di 1 oro, 2 argenti e 4 bronzi; Ritual Lab segue subito dopo con 32 punti, calcolati sulla base di 3 ori e 2 menzioni speciali. Insomma, i due birrifici sono stati i grandi dominatori degli stili angloamericani e a fare la differenza per la vittoria finale di Birra dell’anno è stato sostanzialmente il meccanismo di calcolo – anche a ragione se vogliamo, poiché probabilmente sono più importanti 3 ori che diversi piazzamenti. Da non dimenticare la terza posizione di Birra Perugia (23 punti con 1 oro, 2 argenti e 1 menzione), che si conferma tra i migliori interpreti in questa macro tipologia.

  1. Crak (34 punti)
  2. Ritual Lab (32 punti)
  3. Birra Perugia (23 punti)

Birre di stampo belga

Anche quest’anno la famiglia delle birre belghe si caratterizza per l’assenza di una certa ricorsività tra i birrifici premiati. Questo aspetto è dovuto principalmente dal numero esiguo di categorie dedicate a questa scuola brassicola (solo 5), a sua volta conseguenza dell’elasticità dei confini stilistici del Belgio. Quest’anno il discorso ha raggiunto la sua massima espressione, se è vero che ognuno di vincitori delle categorie in questione non ha ottenuto altri riconoscimenti. Ci troviamo perciò con cinque birrifici al primo posto, tutti con 10 punti: MC-77, Birralfina, Amerino, Opperbacco e Alba. L’abruzzese Bibibir è stato l’unico a conquistare una menzione oltre a una medaglia (secondo con 7 punti), poi al terzo posto troviamo un’altra sfilza di birrifici tutti con un argento a testa: Filodilana, Diciottozerouno, Manerba e Retorto. Tutto molto noioso, ma era prevedibile…

  1. MC-77, Birralfina, Amerino, Opperbacco e Alba (10 punti)
  2. Bibibir (7 punti)
  3. Filodilana, Diciottozerouno, Manerba e Retorto (6 punti)

Birre speciali

Chiudiamo con la variegata famiglia delle birre speciali, a cui appartengono tutte le tipologie residuali: birre con grani antichi, con castagne, affumicate, con spezie, fino alla famigerata categoria 42 in cui rientrano le birre più inusuali e inclassificabili. Rispetto allo scorso anno questa famiglia prevede una categoria in più, quella cioè delle Sour Italian Grape Ale che ha debuttato per la prima volta nel concorso di Unionbirrai. Anche in questo caso potrei dividere le birre alla frutta (considerando anche le IGA) da tutte le altre, ma poi le due famiglie risultati potrebbero essere troppo esigue per ottenere risultati apprezzabili. Al di là di simili considerazioni, anche in questo raggruppamento abbiamo assistito a un emozionante testa a testa tra due birrifici, entrambi del Centro Italia: da una parte Opperbacco, dall’altra Birra dell’Eremo. Ad avere la meglio alla fine è stato il produttore abruzzese (22 punti), in virtù di una sola menzione d’onore in più rispetto all’avversario umbro (21 punti). Per entrambi infatti il resto del bottino è stato identico: 1 oro, 1 argento, 1 bronzo e 1 menzione (2 ovviamente per Opperbacco). Bella anche la sfida per il terzo posto che ha visto prevalere Foglie d’Erba (16 punti con 1 oro e 1 argento) su Crak (15 punti con 1 oro, 1 bronzo e 2 menzioni).

  1. Opperbacco (22 punti)
  2. Birra dell’Eremo (21 punti)
  3. Foglie d’Erba (16 punti)

Anche quest’anno le graduatorie accorpate suggeriscono diverse riflessioni. La prima va totalmente in controtendenza rispetto a una considerazione che avevamo formulato lo scorso anno. In quel caso infatti risultò che Mukkeller, vincitore del premio Birrificio dell’anno, non aveva svettato in nessuna macro-categoria, segno dunque che era stata più importante la costanza in diverse tipologie diverse che l’exploit in una singola specializzazione. Questa volta invece il ragionamento è opposto, perché Ritual Lab non solo ha vinto raccogliendo medaglie solo tra gli stili di stampo angloamericano, ma soprattutto ottimizzando la sua partecipazione grazie a tre ori. Dov’è dunque la verità? Probabilmente nel mezzo: la costanza è più importante dell’exploit, ma essere forti nelle tipologie angloamericane – quelle cioè per cui sono previsti più podi – aiuta non poco.

La seconda considerazione riguarda il meccanismo di calcolo dei punti di Birra dell’anno. È giusto che un birrificio che ha raccolto “solo” 3 medaglie, per quanto tutte d’oro, abbia la meglio di un altro con un bottino di riconoscimenti ben più corposo, benché di valore “misto”? Secondo me la risposta è sì, ma ovviamente ognuno avrà la propria idea al riguardo. Non esiste una risposta univoca alla domanda, ma, come accennato lunedì, probabilmente ciò che può fare Unionbirrai è “allargare le maglie” del calcolo, considerando anche che il numero di categorie tende a crescere di edizione in edizione.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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2 Commenti

  1. Giusto per onor di cronaca la categoria 21 in fase di iscrizione era Birre scure, alta / bassa fermentazione alto grado alcolico ^_^

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