Nella storia brassicola di ogni nazione esistono delle birre diverse dalle altre, capaci di tracciare un solco profondo nel contesto in cui affondano le proprie radici. Se guardiamo alle potenze birrarie di Europa, rintracciare queste birre non è difficile: pensiamo alla Bass Pale Ale o alla Bass N°1 in Inghilterra, alla Westmalle Tripel in Belgio, alla Pilsner Urquell in Repubblica Ceca, alla Paulaner Salvator in Germania. Sono tutti prodotti che hanno definito  regole inedite nel modo di fare la birra e che, in molti casi, hanno generato uno stile completamente nuovo. Birre così influenti sono probabilmente presenti in ogni realtà brassicola, anche in quelle più piccole, sebbene il loro impatto non sia paragonabile a quello dei nomi citati precedentemente. Anche nel movimento italiano, seppur giovanissimo, si possono trovare alcune produzioni che hanno influenzato i nostri birrai, ispirandoli profondamente e convincendoli ad affrontare sfide del tutto inedite.
Vediamo quindi insieme quali produzioni italiane possono essere considerate le più influenti in questi pochi decenni di vita del movimento.
Tipopils (Birrificio Italiano) – Quando si parla di birre italiane che hanno scritto la storia, la Pils di Agostino Arioli è sempre presente. Oltre a essersi imposta all’attenzione degli appassionati di tutto il mondo per il suo alto livello qualitativo, è una birra che ha tracciato quasi un modo italiano di intendere lo stile. E può essere considerata la madre di altre ottime Pils nostrane, anche soltanto per il fatto che Agostino è stato il maestro di tanti birrai. Sono diverse le produzioni che traggono chiara ispirazione dalla Tipopils: possiamo citare la Via Emilia del Ducato, la Magut del Lambrate e chissà quante altre.
Super Baladin (Baladin) – Non ricordo se la Super sia stata la prima birra realizzata da Teo Musso, ma senza dubbio ha rappresentato per anni il prodotto di punta del birrificio Baladin. Più che per specifiche caratteristiche organolettiche o per tecniche particolari di produzione, si può dire che questa birra ha ispirato i birrai italiani per altri aspetti. L’esplicito rimando alla cultura brassicola belga e la bottiglia curata e ricercata sono, ad esempio, alcuni degli elementi a cui si sono rifatti tanti altri birrifici negli anni successivi, al punto da indirizzare l’intero movimento verso una direzione ben precisa.
Panil Barriquée Sour Edition (Torrechiara) – Negli USA probabilmente è ancora una leggenda birraria a distanza di anni, in Italia ha “semplicemente” inaugurato l’epoca degli affinamenti in legno. La creatura di Renzo Losi – ai tempi birraio nell’azienda di famiglia – fu accolta nell’ambiente come un miracolo dell’arte brassicola internazionale, con Kuaska che si emozionava ogni volta che la presentava. Per alcuni anni è stato l’unico esempio di affinamento in legno made in Italy, con il quale poi si sarebbero cimentati in tantissimi. Nonostante le tecniche e le conoscenze in materia si siano perfezionate, la Panil Barriquée rimane una delle migliori interpretazioni in assoluto della tipologia di appartenenza.
Reale (Birra del Borgo) – Quando Leonardo Di Vincenzo aprì il suo birrificio nel 2005 decise di partire con una birra insolita e moderna, primo uso famoso di luppoli americani in una produzione italiana. L’ammiraglia della Birra del Borgo è una produzione che rimane attualissima anche dopo 7 anni, avendo nel frattempo ispirato tanti birrai nell’impiego di luppoli americani o esotici. A onor del vero la stessa Reale nacque da un riferimento ben preciso: stiamo chiaramente parlando della Pioneer Pale Ale di Mike Murphy, che all’epoca lavorava a Roma. Tra le due fu però la prima a varcare i confini della Capitale e ad ammaliare appassionati e birrai di tutta Italia.
Utopia (Bi-Du + Troll) – Non credo di sbagliare affermando che la Utopia è stata la prima collaboration brew d’Italia, prodotta molto prima che scoppiasse la moda delle cotte a più mani. Autori dell’incontro brassicolo furono due birrai diversi nel carattere, ma accomunati da quella fondamentale scintilla di genio: Beppe Vento del Bi-Du e Daniele “Dano” Meinero del Troll.
Birra alle castagne (Soci dea Bira) – Questa credo la conoscano in pochi, eppure a sentire Kuaska – che della tipologia in questione è sempre stato un sostenitore – la prima birra alle castagne in Italia fu realizzata da questa associazione della provincia di Treviso. Da allora ci fu un boom clamoroso di produzioni rientranti nel genere, tanto da convincere diversi esperti sulla necessità di codificare il primo stile birrario completamente made in Italy. Definizioni a parte, è innegabile che le birre alle castagne hanno caratterizzato il movimento italiano per diversi anni, prima di accusare un calo d’interesse in tempi più recenti.
Queste le birre italiane più influenti che mi sono venute in mente. Ora sta voi integrare l’elenco con le vostre scelte…
La Panil Barriquée Sour è tra le mie birre preferite in assoluto , pensa che le ultime bottiglie da 75 cl. prodotte da Renzo vengono vendute a € 6 (SEI!!!) sia in spaccio che alle fiere (allo stesso prezzo vendono anche la Divina).
Io consiglio di andare direttamente a Torrechiara, anche senza Renzo si bevono ottime acide in un’atmosfera piacevole, in mezzo alla campagna. Poi, come dice rampollo, anche la Divina è da non perdere.
come ho già commentato tempo fa, non sono PER NIENTE d’accordo sulla Reale come capostipite delle “ambrate luppolate all’americane”. semplicemente, NON È VERO…
difficile dire che sia il primo che ha buttato nel bollitore una manciata di Cascade, ma se vogliamo essere rispettosi della storia birraria italiana e dare i meriti a chi li ha davvero, non possiamo prescindere da BEPPE VENTO e dalla ARTIGIANALE, prodotta fin dal 2002, quando forse il buon Leonardo stava armeggiando dietro alle prime pentole…
Non si parla di capostipiti questa volta, ma di birre influenti. Ora è possibile che per la mia posizione geografica abbia una visione non corretta, ma mi sembra che la Reale negli anni abbia avuto più diffusione (e quindi più possibilità di influenzare) dell’Artigianale
peggio ancora
a parte che la Artigianale mi pare diffusissima… non so a Roma ma da queste parti non te la tirano dietro, ma quasi… sono dell’idea che la Reale sia figlia proprio dell’influenza (che fu enorme, anche se gli anni passano e ci si dimentica) dell’Artigianale. se non diretta, “ambientale”. anzi, faccio risalire le IPA ambrate “all’italiana” proprio all’Artigianale (che un’americanata non voleva essere e non è peraltro) e all’influenza che ebbe agli albori nella piccola comunità di allora, era una birra che apriva nuove prospettive
la Reale è stata sicuramente un successo commerciale ed ha influenzato a livello locale in tempi più recenti, ma se vogliamo essere onesti intellettualmente diamo a Beppe quel che è di Beppe. me la ricordo la prima Reale che ho assaggiato, tanto quanto la prima AFO per dirne un’altra, ed erano tutte figlie della strada aperta dall’Artigianale
Onestà intellettuale? Ma di cosa stai parlando? Bah
La Reale comunque l’ho citata per l’influenza che ha avuto nell’uso di luppoli americani, non come capostipite di “Ipa all’italiana” (che poi ovunque la Artigianale è classificata come Bitter, vabbe)
una birra che certamente ha lasciato il segno e’ la artigianale del bidu! la birra utopia e’ chiamata cosi’ quando beppe e dano decisero di produrla per quei tempi era un utopia che 2 birrifici collaborassero…ciaoooooooooo
Grazie a tutti amici….e grazie soprattutto a mio fratello Renzo, inventore dello spirito Panil…..Da parte mia, insieme alla mia famiglia e al nuovo birraio Andrea Lui, che bene si comporta, nella scia di Renzo e porta avanti la tradizione “acida” egregiamente…..con la collaborazione dei fermenti selvatici che lavorano da soli, dicevo…Vi aspetto tutti qui al birrificio……ad assaggiare ed a comprare sempre a prezzi ipercompetitivi…..Bacioni a tutti. Pat. e grazie dei Vs. apprezzamenti…..ciao Mauro….!
Quarta Runa di Montegioco? Con la frutta, prima, non mi viene in mente nulla.
Aggiungerei anche la VuDù di BI, non tanto per meriti d’ispirazione quanto più di pionierismo; esecuzione magistrale di uno stile quasi sparito anche in patria.
Infine, l’Utopia gran birra – ma preferisco pensarla coma UtApia 😉 …
come sarebbe a dire? prima ancora vengono Draco e Garbagnina (sempre di Riccardino)
Ah, e la Xyauyù sempre di Baladin. Malgrado tutto
E’ una birra così tanto particolare e unica che non vedo quale influenza possa aver avuto
Bèh, per quanto unica e libera da stili, capostipite delle ‘birre da divano’ italiane… Non mi vengono in mente, seppur atipici, barley wine antecedenti.
Aggiungerei anche BBEvò di Barley, come precursore delle ‘ibride’ con mosto d’uva.
Prima della BBEvò ci fu la BB10, che sì, credo sia stata una delle prime birre con mosto d’uva
Giusto, Cannonau. Citavo la Xyayù perché ha sdoganato una serie di Noa, Prima e Ultima Luna, Luna rossa, ChriGhost e simili… Per quanto riguarda le produzioni con caffè? Mi vengono in mente solo Chicca e Donker.
Mah continuo a pensare che la Xyauyù sia una birra completamente a sé stante, anche semplicemente per il metodo produttivo utilizzato.
Birre al caffè? Credo che prima di quelle due ci sia la collaboration brew tra Karma e Almond
Negli anni ’90, a Piozzo, la Super (che al tempo era Super davvero, o forse credevamo lo fosse) veniva già imbottigliata? Io la ricordo solo uscire a fiumi dalle spine..
Sicuramente all’elenco manca la Ghisa di Lambrate.. che ne dite?
Ci avevo pensato, ma poi mi sono chiesto: in cosa è stata influente? E non ho trovato risposta
Anche io ci avevo pensato. Come birra “scura” italiana il suo segno l’ha lasciato.
In un settore di stile che in Italia ha ancora poche certezze…
L’ha lasciato tra i consumatori, ma è stata influente per altri birrai? Non ha aperto una strada come altre birre qui citate, non ha ispirato ricette di altri birrifici. Come la Xyauyu rimane una perla unica nel suo genere.
Sono d’accordo.
Lambrate in generale comunque la sua influenza l’ha avuta.
Io citerei la montestella.
D’accordo con SR…Anche se nel 2002 non avevo ancora aperto gli occhi sul craftbirrame..
sì può anche dire “azz, mi ero scordato”
ma no, facciamo che è una bitter (?!?!)…
Madonna Ricci, non mi ero scordato, ci avevo anche pensato. Tranquillo che quando faccio cazzate lo scrivo.
Vorrei capire se secondo te è stata una birra influente per l’uso di luppoli american.
Microbirrifici.org (e non Ratebeer o BeerAdvocate) la mette tra le Bitter http://www.microbirrifici.org/Bi-Du_ArtigianAle_birra.aspx
Turco, secondo te le bitter fanno 6.2 gradi e hanno quella struttura?
La Art ha segnato l’avvento del Cascade nel mondo artigianale italiano. È un dato di fatto, non un’opinione.
Ho chiesto delucidazioni ai diretti interessati. Pronto a rivedere le mie idee se sbaglio. Tranquillo che in tal caso lo scriverò.
Cazzeggiando ho trovato questa simpatica discussione, risalente a 9 anni fa, con un Leonardo che all’epoca se non sbaglio lavorava da Mike e un certo Giaguaro che mi sembrerebbe di riconoscere…Probabilmente il primo a mettere una manciata di Cascade in Italia fu Mike con la solita Pioneer…Certo che comunque la Art arrivò prima della Reale, ma sono due birre diverse che mi hanno personalmente segnato (il fegato), ed è certo che l’influenza di queste due birre, seppur su territori diversi (l Art qua a Roma la lavorammo al BierKeller e al Macche nel 2004 forse, ed era presente al Mama Tequila, una diffusione sicuramente inferiore a quello che poi è stato per la Reale) hanno fatto la storia del movimento
http://it.hobby.birra.narkive.com/uwfA6Cx9/starbess-roma
Per noi appassionati Under 25 (romani in particolare) la ReAle è stata una delle birre artigianali che ha segnato la svolta…
Dopo le gate beer belghe che molti di noi iniziarono a bevicchiare da John (per dirne uno), quello fu il primo incontro con una birra veramente “diversa” e sopratutto italiana!
Manuele non ce la faccio da Nottingham a fare la storia del Cascade in tre righe in italia ma si parte da Rimini, da bob Pease, dalla dale’s e si passa da Beppe. io c’ero. Leo è un grande, ma è arrivato un pezzo dopo, su Roma avrà dominato, ma nel post si parla di Italia
@Turco che vuoi che ti dicano gli interessati?
Leo: la reale è indipendente dalla art
Beppe: non me ne frega un cazzo
un giorno parleremo della genesi della superanale, intanto che siamo sul tema…
Tranquillo non l’ho chiesto a nessuno dei due, però lasciami almeno il diritto di sentire chi è coinvolto in prima persona. Ancora non sono pronto a pendere dalle labbra dall’oracolo Ricci 🙂
Come IPA Italiana c’è anche la Noscia, all’epoca la ReAle non era così caratterizzata negli anni successivi sarebbe diventata una vera e propria IPA. Il modello fu Dogfish Head.
L’artigianale senz’altro è precedente, ma non con il corredo aromatico della prima Noscia.
Oltre al Cascade decisivo è stato l’uso dell’Amarillo.
ribadisco: non sono opinioni, è storia, e visto che l’Italia comincia ad averne una sua, per quanto piccola, visto che il tuo blog lo leggono in molti, per me è importante non travisarla fin dal principio. lo so che a Roma tutti pensano che l’anno zero del luppolo americano in italia è stata la Reale. non è così e chi lo pensa, semplicemente, non conosce quello che c’é stato prima, l’uso chirurgico ma caratterizzante del Cascade nella Art ed il successo enorme che ha avuto e che ancora ha
poi se vogliamo risolverla con una battuta, facciamoci sta risata e chiudiamola qua
La battuta è per sdrammatizzare, visto che si parla di birra. Se non riesci a farlo, stai sicuro che il problema è tuo, ma questo dovresti saperlo. Forse invece ti sfugge che potresti evitare di parlare di “onestà intellettuale” (d’altra parte è risaputo il mio odio per Beppe) e di elevarti a Mosè della storia birraria italiana. Anche perché il post non era una cronistoria del movimento, ma una discussione sulle birre più influenti (che per definizione prevede un margine di soggettività ).
Comunque andando al succo, ho rigirato la questione a Tyrser. Non è né Leo (che mi sembrava inutile interrogare sull’argomento), né Beppe (che come dici mi avrebbe mandato a quel paese), così sei contento. A suo dire la Artigianale trasse ispirazione addirittura dalla Red McGregor e usò sin da subito Cascade. Ma la questione non è su quale birra per prima abbia usato Cascade, ma quale ne abbia fatto un elemento così caratterizzante da influenzare altri birrai. Secondo lo stesso Tyrser la mamma è stata la Pioneer di Mike, dalla quale – come ho scritto – ha tratto diretta ispirazione la Reale (saprai che Leo ha lavorato all’impianto di Mike quando era ancora Starbess). Con la differenza (aggiungo io) che la Pioneer la trovavi solo a Roma, la Reale un po’ dappertutto.
Con questo spero che il discorso sia chiuso. Che non significa che la Reale sia stata l’unica birra italiana a spingere la moda dei luppoli americani, ma forse la più influente. E dico forse perché se ne può discutere, come ho sempre fatto. Quantomeno con chi ha voglia di confrontarsi e non viene qui a sparare sentenze come se fosse il detentore assoluto delle verità birrarie.
Però hai chiesto ad uno che la prima volta che è andato al Bi-Du ha preso una Schweppes Lemon.
Anche questa è storia.. ;-pp
io so solo una cosa:se il coatto di Roma invece di ceres ti chiede “n’ipa”è perchè sotto il suo palato quasi sicuramente è passata una reale extra,non so se effettivamente sia confinato nella urbe questo fenomento,certo è che se Brewfist crea una birra forgiata appositamente per i gusti romani(Spaceman)beh,voglio dire,un pò d’influenza c’è stata,vuoi un’ottima proposta da parte dei publican,vuoi una distribuzione più aggressiva,rimane il fatto che il boom è scoppiato grazie ad una conseguente richiesta piuttosto che a un’offerta
Io non dimenticherei la Zona Cesarini e pure Zest, più sottotraccia, ma secondo me..
[…] Turco su Cronache ha recentemente parlato delle birre che hanno influenzato il panorama artigianale italiano. Partendo da questo spunto e da alcune considerazioni fatte recentemente durante la Quintessenza di […]
l’onestà intellettuale ha a che fare col fatto che se ne è già parlato qui, io e te, vatti a rileggere. e rilassati, che quello agitato mi pari tu, anche la mia, come la tua, era una battuta
tyrser è una che la sa lunghissima, oggi sarà uno dei dodici apostoli, ma come dice schigi ai tempi al bidu beveva Schweppes, non mi sembra la persona più indicata per elucubrarti la storia di quella birra. io invece, fra una traversata del mar rosso e l’altra, seguo bidu da più di 10 anni e so di cosa parlo. posso dirti di quando mandai Nino e Fiore al bidu la prima volta e la art entró allo Sherwood, che mi pare un locale influente, puoi chiedere come Beppe influenzò cesare dell’orso verde e Maurizio Cancelli, che anni dopo passó al Lambrate, ti posso raccontare dei primi festival e delle feste piene di futuri birrai, dei viaggi che facevano gli appassionati per assaggiarla, e tante altre cose che non ricordo e che non so
ti posso raccontare le serate in cui Leonardo passava allo Sherwood, la prima extra che passò di, e la Art ci stava da un pezzo
e la Pioneer c’era anche a Milano, nel primo beershop del Polli, ed è sicuramente la prima IPA italiana, ma la Art era già in giro da qualche tempo, ben più influente (nel centro nord)
poi volemose bene e viva la Reale, anche se non fu né la prima né la più influente, se ti fa piacere
Scheletri nell’armadio a parte 🙂 (che abbiamo tutti) ho girato la questione a Tyrser non perché sia “uno dei dodici apostoli”, ma perché è parte del Bi-Du. Tu ovviamente lo sai, ma altri no, quindi preferisco precisarlo.
E perdonami, ma per me la sua risposta è più illuminante delle tue sentenze. Che, come dimostrato, per tua sfortuna non sono la verità assoluta.
Tu rimani della tua idea, liberissimo. Io rimango della mia, che è surrogata dall’opinione di tanti, compresa una persona che credo sull’argomento possa dire qualcosa.
tu dai pure retta a chi ti parla di una birra che non può conoscere, semplicemente perchè all’epoca non beveva birra e non può quindi ricordarla…
a me non interessa convincere uno che non vuole essere convinto nemmeno dell’evidenza dei fatti, mi interessa più informare chi ci legge e smontare informazioni scorrette
Se sono informazioni scorrette o meno lo decideranno i lettori, direi che ci sono tutti gli elementi affinché ognuno possa farsene un’idea.
[…] Di Vincenzo già nei concorsi da homebrewer e poi approdata nel suo birrificio. Tra l’altro si gioca con la Superanale il primato di prima birra italiana ad aver utilizzato il quel gran luppolo americano che è il Cascade. […]