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Non solo hype (speciale Florida): Woven Water e Tripping Animals

Come già spiegato in un precedente articolo, per un appassionato è fonte di grande soddisfazione scoprire prodotti degni di considerazione, ma provenienti da birrifici stranieri con un hype basso o molto moderato e poco conosciuti, se non localmente o nello stato americano di appartenenza. Proseguendo il viaggio cominciato all’epoca, oggi ci occuperemo di due produttori statunitensi dei quali alcune referenze hanno da poco cominciato ad acquisire fama e ricercatezza al di fuori del loro stato di appartenenza, la Florida, che rappresenta attualmente una delle realtà più interessanti a livello nazionale, con diversi nuovi attori capaci di mettersi in luce grazie alle loro produzioni. In particolare andiamo alla scoperta di Woven Water, situato a Tampa, e Tripping Animals, di base a Doral, nella contea di Miami, non distante dal relativo aeroporto internazionale.

Woven Water – Obsidius

Jay and Ciara Jones, fondatori di Woven Water insieme a Nick ed Eric Childs, avevano ben chiaro in mente che l’unica zona di Tampa nella quale dar vita al loro progetto erano le Heights, il quartiere più antico della città. Nel marzo del 2020, quando la costruzione del birrificio con annessa taproom era in via di ultimazione, tutti i locali della Florida vennero chiusi a tempo indeterminato per via della pandemia. Tuttavia, a fine agosto 2020 Woven Water riuscì a iniziare la produzione e a ottobre venne inaugurata la taproom di circa 1500 mq . Il legame di Woven Water con la comunità delle Heights è molto forte, d’altronde tutti i fondatori hanno per lo più vissuto nel detto quartiere e sono estremamente grati per il supporto ricevuto. Sul punto, mi sembra esemplificativo l’assunto di Jay Jones:

According to me, craft beer is Woven Water. Once we get our brewery operating, we intend to weave quality and care in the products we offer, but also keep weaving ourselves into the local community, in which we have already begun to do with an overwhelming show of support.

Jay prosegue argomentando come l’obiettivo del suo birrificio, e della taproom, sia quello di regalare un “third space”, diverso rispetto al luogo di lavoro e al domicilio, dove rilassarsi, socializzare ed essere un punto di riferimento per il quartiere delle Heights, e per i relativi abitanti.

Dal punto di vista prettamente brassicolo, Woven Water presenta una linea abbastanza varia, che comprende birre luppolate, Sour alla frutta, basse fermentazioni, Stout e Imperial Stout. E proprio con quest’ultima tipologia Woven Water si sta facendo conoscere anche al di là dei confini statali della Florida, in particolare con la Obsidius (12,5%), Imperial Stout invecchiata in botti di Old Forester e rifermentata con aggiunta di cocco, nocciole e fave di cacao. Si presenta con mezzo dito di schiuma che degrada dopo circa due minuti dal pouring, al naso pervengono sentori di cioccolato fondente, uno sbuffo di vaniglia e di cocco tostato. La vaniglia, appena la birra si scalda, emerge con maggior forza per via della botte utilizzata, unite a sentori di mela caramellata, frutta candita e un lieve tocco di cannella. La carbonazione è adeguata e non si hanno difficoltà nell’affrontare un secondo sorso. L’ingresso in bocca vira maggiormente sul cioccolato fondente, con percepibili nota di caramello “roasted” e di zucchero di canna per via dell’affinamento in botte, e fa capolino la nocciola, seguita dalla vaniglia che si giova di un certo profilo di cannella, sempre riconducibile all’Old Forester. Il corpo è medio-ampio. Il cocco tostato, finora rimasto un po’ in sordina, si staglia in maniera più decisa  nel finale, a braccetto con le note di nocciola che regalano una lieve e piacevole sensazione dolce, quasi burrosa, il tutto impreziosito da una nota di cioccolato fondente speziato e da sentori di liquirizia e menta. Birra molto soddisfacente, si riconosce un’ottima base, che gioca più su un’armonica interazione e sull’equilibrio delle varie componenti che sulla muscolarità, sostenuta da una carbonazione che rimane adeguata per tutta la bevuta, con altresì un tenore alcoolico ben nascosto.

Tripping Animals – Fumus Quotidie Viriditas

Daniel Chocron, Ignacio Montenegro, Iker Elorriaga and Juan Manuel Torres hanno tutti cominciata a brassare nei loro garage di Caracas e dopo diversi anni di viaggi birrari e sperimentazioni brassicole si sono trasferiti a Miami per dare una svolta alle loro carriere nel campo della birra. Nel 2018, sono riusciti a trovare una sede adeguata al loro progetto e hanno fondato a Doral Tripping Animals. Oltre ovviamente a focalizzarsi su una sistematica e scrupolosa ricerca qualitativa nelle loro produzioni, realizzate nello spazio da 15000 mq dotato di un impianto con temperatura fermentativa controllata e di una barrel house con 15 botti, i quattro soci tengono moltissimo alla loro taproom quale spazio di inclusione sociale per le persone di ogni età. Invero, la taproom di Tripping Animals, oltre ad avere una vasta offerta culinaria incentrata soprattutto sulla carne, ospita feste di compleanno per bambini o adulti senza distinzione, serate di musica dal vivo, mostre pittoriche e fotografiche, fregiandosi peraltro di essere un “pet friendly space” grazie all’ampio patio dove i cani sono ben accetti. Dal punto di vista dell’offerta, la taproom di solito presenta una decine di birre di Tripping Animals, specie Sour Ale e luppolate, con quattro o cinque “ospiti”, tra i quali spicca J Wakefield.

La linea di Tripping Animals è abbastanza varia, incentrata su birre luppolate, Sour Ale alla frutta, Imperial Stout e un discreto numero di birre di stampo teutonico (Pilsner, Marzen, Schwarz, Doppelbock, etc…). Analogamente a Woven Water, Tripping Animals si sta facendo conoscere negli ultimi tempi, al di fuori della Florida, per le Imperial Stout, passate o meno in botte. Sul punto, la Fumus Quotidie Viriditas (13,5 abv) è un’Imperial Stout passata in botti di rye whiskey per un anno e rifermentata con thai banana, sciroppo d’acero, vaniglia del Madagascar e fave di cacao. Si presenta con schiuma appena accennata, che degrada in tre secondi, dove comunque si rinviene qualche bollicina non propriamente aggraziata. L’olfatto è dominato dalla vaniglia e dalla speziatura del rye whiskey, e si distingue altresì una nota di cacao amaro, oltre ad un percepibile sentore di alcoli superiori. La carbonazione è lievemente carente, ma affermare che questa Imperial Stout sia “flat” sarebbe esagerato. In bocca si fa subito notare una nota di cioccolato, una nota dolce di banana e sciroppo, con in seguito note di cannella, pepe, tabacco e ciliegia sotto spirito. Il corpo è medio, tendente all’ampio, e nel momento in cui la birra si è un po’ scaldata, arriva lo sciroppo d’acero, mentre la descritta speziatura si fa più insistente, senza sfociare nell’invasivo, seguita da una nota di vaniglia. Il finale è abbastanza rotondo, dominato da note di cioccolato speziato alla cannella, una nota mielata e vaniglia, tutto abbastanza integrato. Birra nel complesso più muscolare della precedente, tendente ad una certa dolcezza pur senza essere stucchevole, grazie alla ben dosata componente speziata, nella quale soprattutto l’olfatto risulta penalizzato da un po’ di booziness e, al contempo, non guasterebbe un filo di carbonazione in più.

L'autore: Pierluigi Nacci

Appassionato di birra artigianale sin dal 2004, ha frequentato numerosi corsi di degustazione e nel corso degli anni ha sviluppato una predilezione per i viaggi birrari all'estero, comprensivi di visite a taproom e pub, e per i festival internazionali. Senza assolutamente tralasciare la scena italiana.

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