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Homebrewing: Highlights 2017

Anche quest’anno giunge alla fine. Siamo nel pieno delle feste, con tanta bontà nel cuore  e un sorriso ebete stampato sulle labbra. Ho evitato accuratamente una lista dei papabili regali di Natale (che tanto so’ sempre gli stessi) e ho preferito rifilarvi una bella carrellata sui principali trend dell’anno in via di chiusura. Tanti i nuovi produttori casalinghi che sparano minchiate nei forum (scherzo!), ma soprattutto tante le novità tra attrezzature e ingredienti. Vediamo.

Cryo hops

In questo 2017 si è sentito molto parlare dei Cryo Hops, un processo di riduzione dei coni di luppolo in polvere lanciato sul mercato da Yakima Chief – Hop Union. A differenza dei luppoli in pellet, largamente impiegati da anni sia dal settore craft che dall’industria, i Cryo Hops sono composti da sola luppolina, ovvero la sostanza che contiene le resine e gli oli essenziali. L’assenza di materia vegetale (i petali dei coni sono uno scarto del processo) e il contatto diretto della luppolina con la birra dovrebbero aumentare la resa aromatica senza apportare sentori vegetali. Diversi birrifici italiani hanno proposto birre prodotte con questo nuovo formato di luppolo come per esempio la The Truth di Eastside o la Hop Series 10 di CR/AK. Non ricordo bene se i Cryo Hops fossero già disponibili nel 2016 anche per gli homebrewers, fatto sta che solo quest’anno ho iniziato a leggere le prime impressioni da parte dei produttori casalinghi. Opinioni non molto lusinghiere, a dire la verità. In molti si lamentano della scarsa conservabilità di questo nuovo formato. L’eliminazione delle parti vegetali espone facilmente la luppolina all’ambiente: il contatto con una minima quantità di ossigeno (cosa che avviene facilmente nelle procedure casalinghe) porta alla formazione di acido isovalerico, tristemente noto come aroma di formaggio. A questo si aggiunge la difficoltà di filtraggio che in ambito casalingo rappresenta un serio problema. Insomma, per questo 2017 i Cryo Hops non hanno rappresentato un caso di successo nel mondo degli homebrewer. Aspettiamo evoluzioni future (io, nel frattempo, continuo ad usare il comodissimo e versatile luppolo in pellet).

Birrafacendo 2017

Questo evento mi ha colto un po’ alla sprovvista. Non ne posso parlare né bene né male perché non ho avuto modo di visitarlo, ma l’aspetto che mi ha colpito di più è stata la totale mancanza di comunicazione e pubblicità. Ne sono venuto a conoscenza veramente per caso, fatto piuttosto strano visto che frequento parecchio il mondo della produzione casalinga in Italia, gestendo anche un blog sul tema che ha il suo seguito. Voglio dire, mi arrivano ogni settimana decine di comunicazioni di fiere ed eventi che nulla hanno a che fare con l’homebrewing, mi sembra veramente curioso che non mi sia arrivata alcuna voce dell’unico evento-fiera dedicato all’homebrewing del 2017. Birrafacendo, questo il nome della fiera, si è svolta al Lingotto di Torino dal 24 al 26 novembre 2017 e ha beneficiato del patrocinio del comune di Torino e del CERB (Centro di Eccellenza per la Ricerca sulla Birra). L’impostazione è quella classica di una fiera espositiva che ha coinvolto alcuni dei maggiori fornitori di materiale per hb in Italia. Dal poco che ho potuto leggere in rete (se ne è parlato veramente pochissimo) si è trattato di un’occasione persa: stand poco frequentati, scarsa comunicazione, assenza di coinvolgimento delle principali comunità di produttori casalinghi in Italia. E non parlo solo del mio blog, ovviamente, ma delle varie associazioni per hb, di MoBI e delle diverse figure che in questo mondo si sono ormai ritagliate uno spazio importante. So che è stato coinvolto Enrico del blog SignorMalto, ma forse il raggio d’azione avrebbe dovuto essere più ampio. Serviva una fiera espositiva quasi completamente dedicata ai fornitori di materiale per homebrewing? Mah, forse no. Chi ha partecipato scriva pure le proprie impressioni nei commenti del post, sono molto curioso.

Migliora il servizio dei siti per homebrewing

Non sono mai stato un fervido sostenitore dei siti di ecommerce italiani: li ho trovati sempre lentissimi, datati, farraginosi e continuamente indietro rispetto alle ultime novità nel mondo dell’homebrewing. Spesso acquistavo dall’Inghilterra, da sempre più vicina al mondo americano che in questo campo è diversi anni avanti. Devo però ammettere che negli ultimi tempi il trend è cambiato. Mi è capitato di fare diversi acquisti dai siti di ecommerce italiani dedicati all’homebrewing notando un netto miglioramento nell’assistenza, nelle disponibilità a catalogo e un efficientamento notevole delle procedure di spedizione. Non è raro che un ordine, spedito in giornata, ti arrivi a casa il giorno successivo. Anche i cataloghi si sono notevolmente estesi: i vari siti riservano una grande attenzione ai trend d’oltreoceano, presentando ogni settimana nuovi prodotti. Per dirne una, mentre fino a un paio di anni fa si potevano acquistare lieviti liquidi solo della White Labs o Wyeast, ormai i cataloghi si sono estesi a molti altri produttori come Omega, Imperial Organic e The Yeast Bay. Stesso trend anche sulle attrezzature e sugli ingredienti. Poi c’è sempre chi rimane indietro, ma l’impressione media direi che è nettamente migliorata. E questo non può che farmi molto piacere. Sulla qualità dei luppoli siamo ancora lontani dall’optimum, ma qualche passo in avanti si sta facendo .

L’industria si avvicina

Nel 2016 il colosso AB-InBev ha acquistato Northern Brewer, uno dei più grandi fornitori di materiale per homebrewing in America. Seguendo quello che è il trend delle acquisizioni dei birrifici craft da parte dell’industria, AB-InBev ha iniziato a spostarsi su un settore adiacente, quello dei produttori casalinghi. L’intento, stando a quello che si dice in giro, sarebbe la volontà di monitorare i trend del settore craft che sono solitamente battuti con largo anticipo dai produttori casalinghi, specialmente in America. Basti pensare alla rinascita delle Gose, le birre salate di Lipsia, riportate alla ribalta proprio dagli homebrewer. Forse non tutti se ne sono resi conto, ma anche in Italia  è successo qualcosa di simile. Navigando su Facebook mi capita ormai molto spesso di notare post sponsorizzati di un certo Hopt che propone materiale per homebrewing. Hopt è il braccio italiano di Saveur-biere, azienda francese che vende online  prodotti per birra e homebrewing. A sua volta, nel Marzo 2016, Saveur-biere è stata acquisita da AB-InBev. Hopt non solo ha un ampio catalogo online di prodotti per homebrewing, ma si sta anche muovendo nel sottobosco degli influencer cercando sponsorizzazioni e regalando birra e kit vari. Intendiamoci, io non ho assolutamente nulla contro l’industria, la penso diversamente da molti altri anche per quanto riguarda il settore della birra craft, ma è bene sapere che queste grandi aziende sono ormai entrate anche nel mondo della produzione casalinga. Non mi stupirei se nei prossimi anni venisse improvvisamente annunciata qualche acquisizione importante in questo senso anche in Italia. Occhi aperti.

Fobia dell’ossidazione

Lo so, non devo chiamarla fobia altrimenti qualcuno si offende. Mania? Fissazione? Psicosi? Scherzo! A ogni modo non si può negare che nell’ultimo anno sia emersa una sempre maggiore attenzione all’ossigeno incamerato nella birra durante le varie fasi produttive. Cosa che accade da sempre nei birrifici industriali e craft, dove la lotta all’ossidazione è continua e strutturata (almeno nella maggior parte dei casi). Quando la birra viene a contatto con l’ossigeno, infatti, la componente aromatica ne risente. Nel migliore dei casi si affievoliscono gli aromi luppolati, ma spesso emergono anche difetti aromatici come il famoso cartone bagnato, il formaggioso o un vago sentore metallico. Per questa ragione in ambito casalingo sono sempre di più gli homebrewer che si stanno attrezzando con impianti di imbottigliamento in contropressione, ovvero fermentazione in fusto sotto pressione e passaggio in bottiglia con spinta di anidride carbonica. Sistemi piuttosto complessi che richiedono una buona dose di competenze tecniche per il setup e un bel po’ di pazienza in fase di imbottigliamento (bisogna aprire e chiudere in successione diversi rubinetti per ogni bottiglia, come si vede bene in questo video).  Ne vale la pena? Ho già detto abbondantemente la mia in un articolo del blog. Detto ciò, è comunque innegabile che si tratti un trend che è stato molto battuto dagli homebrewer in questo 2017 e lo sarà probabilmente ancora di più il prossimo anno.

Blogger che diventano birrai professionisti

Non potevo esimermi dal citare un fenomeno che ha colpito, se così si può dire, diversi homebrewer sia stranieri che italiani. Il 2017 ha visto succedersi diverse annunciazioni importanti in questo senso: prima, il 6 marzo, il Dr. Lambic, autore del famosissimo blog americano SourBeerBlog, annuncia che lascerà il mondo dell’homebrewing per dar vita al proprio birrificio, Mellow Mink Brewing. Qualche mese dopo, esattamente il 23 maggio, un altro famosissimo homebrewer americano, The Mad Fermentationist, annuncia l’apertura del proprio birrificio, Sapwood Cellars, in collaborazione con un altro blogger e homebrewer americano, Scott Janish, autore de del blog Scottjanish.com. Insomma, nel giro di qualche mese abbiamo “perso” tre dei divulgatori più importanti della scena americana. Tutti e tre hanno promesso che non abbandoneranno la loro attività divulgativa, ma voglio proprio vedere come se la caveranno quando verranno schiacciati dall’operatività quotidiana delle cotte. E in Italia? Be’, è successo anche da noi. Me l’aveva anticipato durante il nostro giro dei birrifici lombardi di qualche mese fa, ma alla fine Angelo Ruggiero lo ha annunciato ufficialmente anche nel suo blog BereBirra: è diventato birraio del brewpub Lieviteria, da poco aperto in provincia di Bari. Anche lui, come gli altri tre, ha promesso che non abbandonerà l’attività di produzione casalinga. Facciamo che voglio credere che sarà così, ma nel frattempo faccio a tutti quanti i miei più grandi auguri. Cito per completezza anche Salvatore Arnese, autore del videoblog Brewing Friends, che già dallo scorso anno (se non erro) è diventato birraio del Birrificio Irpino di Avellino. Nel suo caso, effettivamente, i contenuti del blog scarseggiano da quando è impegnato in birrificio. Il che non mi fa sperare bene sugli altri quattro.

Con questo chiudo e vi saluto, evitando di lanciare gli ennesimi e noiosissimi auguri di buone feste. Se avete notato qualche altro trend in questo 2017, scrivete pure nei commenti così nel parliamo insieme. Vado ad aprire un birrificio… ehm no, a fare una cotta in balcone 🙂 . Al prossimo anno!

L'autore: Francesco Antonelli

Ingegnere elettronico prestato al marketing, da sempre appassionato di pub e di birre (in questo ordine). Tra i fondatori del blog Brewing Bad, produce birra in casa a ciclo continuo. Insegna tecniche di degustazione e produzione casalinga. Divoratore di libri di storia e cultura birraria. Da febbraio 2014 è Degustatore Professionista dell'Associazione Degustatori di Birra.

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3 Commenti

  1. Un grande exploit è stato quello dei sistemi all in one. Diffusione dovuta in particolare a prezzi abbastanza abbordabili rispetto a qualche anno fa.

  2. A me sembrano essere cresciuti molto a livello qualitativo i luppoli europei.

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