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Belgian Beer Battle – Giorno due e tre: Fiandre Orientali

© Farmboy / Jan Opdekamp

Dunque, dov’eravamo rimasti? Ah, sì, nelle Fiandre Occidentali. Ora spostiamoci verso est, nelle Fiandre Orientali, dove noi della Belgian Beer Battle abbiamo passato il secondo e terzo giorno. Questa regione è famosa per aver dato i natali a due stili particolarmente rappresentativi della tradizione birraria belga: Oud Bruin e Belgian Pale Ale. La Oud Bruin è originaria della zona di Oudendaarde: è generalmente di colore rosso scuro, di corpo medio e caratterizzata da un’acidità di tipo acetico. La Belgian Pale Ale, in Belgio chiamata Spéciale Belge, è invece tipica di Anversa: è di un rosso meno intenso con riflessi rubino, può risultare leggermente acidula ma la caratteristica principale sono i toni caramellati.

Nei due giorni di Oud Bruin ne ho bevute tante (adoro lo stile); tra queste ho deciso di mettere a confronto due prodotti diametralmente opposti. Cominciamo allora dal birrificio Roman. Credo che pochi di voi conoscano questo nome, più che altro perché, malgrado sia abbastanza grande, il birrificio vende principalmente nelle regioni limitrofe. Roman Brouwerij è di proprietà della stessa famiglia da ben 14 generazioni! I documenti ufficiali lo fanno risalire addirittura al 1545. Oggi ad occuparsi dell’azienda sono i due fratelli Carlo e Lode Roman; il primo lavora più che altro dietro le quinte, al birrificio stesso, mentre il secondo si occupa delle relazioni pubbliche.

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© Farmboy / Jan Opdekamp

Roman commercializza prodotti che noi non consideriamo artigianali. Le birre vengono tutte filtrate e pastorizzate (a parte la Witte), ciononostante a mio parere rimangono per larga parte degli ottimi prodotti. In tutto, se si conta anche una analcolica “Pils”, la loro linea è composta da dodici birre; tra queste, il prodotto di punta è, appunto, una Oud Bruin. Il nome della birra, Adriaen Brouwer (5%), si ispira al famoso pittore fiammingo – per curiosità, sono io l’unico che riconosce il viso del “monnezza” in uno dei suoi dipinti? Fatemi sapere nello spazio commenti!

La Adriaen Brouwer è una Oud Bruin non troppo esaltante ma ben fatta, per tutti i palati: rosso scuro, naso sui toni del caramello, lieve acidità, dolciastro finale. La sua sorella maggiore però, la Adriaen Brouwer Dark Gold (8.5%), è di tutt’altra pasta: alcol non aggressivo, morbida e dalla notevole complessità aromatica. Insomma, ha meritato un posticino nella mia valigia.

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Nessuna di queste due però, bisogna ammettere, regge il confronto con la Reninge Oud Bruin. Ho potuto provarla direttamente al birrificio Vandewalle, minuscola attività semi-casalinga gestita dell’esuberante birraio Chris Vandewalle. Da quando ha iniziato, nel 2011, Chris ha sempre cercato di trovare un connubio tra i suoi studi da storico e la passione per la birra. Studia documenti sulla storia birraria locale e cerca di riproporne le ricette. Per lui esiste un solo modo per birrificare: lasciare che i batteri presenti nell’aria intacchino il mosto (come accade per la produzione del lambic), e poi maturare la birra in botte. Questo vuol dire che la produzione è limitata ai mesi da settembre a maggio circa, quando le temperature fredde sfavoriscono l’eccesso di azione dei batteri non voluti. La sua birra è davvero a chilometro zero, tutti gli ingredienti arrivano da un raggio di poche miglia di distanza, lievito incluso!

Oltre alla Oud Bruin, Chris produce una Krieken Rood (cioè la Oud Bruin con amarene della zona), una fermentazioni spontanea e una Golden Ale piuttosto luppolata. Chris ci ha davvero accolti a braccia aperte, con una cena a base di formaggi e insaccati locali, il tutto ovviamente abbinato alle sue birre. Inutile dire che altre due bottiglie hanno ulteriormente appesantito la mia valigia…

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© Farmboy / Jan Opdekamp

Se di Oud Bruin ne ho potute provare tante, non posso dire lo stesso di Belgian Pale Ale / Spéciale Belge. Oggi lo stile è praticamente sinonimo di De Koninck, dal 2010 parte del gruppo Duvel Moortgat (tema caldo in questi giorni). La Spéciale Belge non gode di particolare popolarità tra i microbirrifici (neanche tra quelli della zona) e la De Koninck non è una birra che mi faccia impazzire. Perché voglio parlarvene quindi? Per vari motivi. Innanzi tutto perché credo che cercare di riportare in vita questo stile possa rappresentare una bella sfida per un birraio. Quindi spero che questo articolo possa stimolare la curiosità di qualcuno.

© Farmboy / Jan Opdekamp
© Farmboy / Jan Opdekamp

Inoltre perché sono rimasto piacevolmente colpito dalla direzione che ha preso De Koninck. Il nuovissimo centro visitatori, ancora in fase di sviluppo, ha tutti i numeri perdiventare tappa sicura per gli appassionati di birra in visita ad Anversa. Normalmente i musei dei birrifici di queste dimensioni risultano sterili, e offrono veramente poco sia agli appassionati, sia ai neofiti, ma questo non è il caso di De Koninck. Mi è particolarmente piaciuta la spiegazione del processo produttivo: per quanto fosse semplificata, non mancava di menzionare tutte le informazioni tecniche fondamentali. Insomma, comunicazione eccellente: chi non ne sa nulla impara senza troppa difficoltà, mentre chi ne sa qualcosa difficilmente si annoia.

Il mastro birraio Dennis De Potter dice che da quando è iniziata la progettazione del nuovo centro visitatori, Duvel ha spostato la produzione della De Koninck altrove, ma ha permesso di utilizzare il birrificio di Anversa per “sperimentazioni”. De Koninck intende infatti uscire con una nuova birra ogni tre mesi circa. Il centro non è semplicemente un museo, ma piuttosto un luogo dove i visitatori possono vivere un’esperienza gastronomica completa. Ci saranno dunque un’area macelleria, una raffineria di formaggi, una cioccolateria e ovviamente un ristorante. I visitatori potranno osservare gli artigiani al lavoro nelle loro rispettive botteghe e alla fine partecipare a degustazioni guidate. Per quanto il centro non fosse ancora completo, a noi è stata offerta una visita in anteprima.

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© Farmboy / Jan Opdekamp

Alla fine della visita Nicolas Soenen, beer sommelier e ambasciatore dell’azienda, ci ha intrattenuto con una degustazione di alcuni dei loro prodotti, tra cui formaggi e cioccolata, abbinati ovviamente alle birre di Duvel Moortgat. Ammetto che sulle “sperimentazioni” sono partito con un po’ di pregiudizi, ma mi sono dovuto ricredere. Una delle sperimentazioni che più mi ha colpito, la Wild Jo (5.8%) è sicuramente di un altro livello rispetto alla linea standard di Duvel Moortgat. Si tratta di una Golden Ale riferementata (o per meglio dire brettata) in bottiglia.

Anche alcuni dei prodotti gastronomici mi hanno lasciato stupefatto. Giusto per citarne uno: Nicolas ha abbinato alla De Konick un caprino eccezionale, Vanillien (con venature di vaniglia), realizzato in collaborazione con un caseificio della Normandia. Insomma, mettete De Koninck nella lista di cosa da fare ad Anversa.

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© Farmboy / Jan Opdekamp

Nella prossima puntata abbandoneremo le Fiandre Orientali per spostarci a Bruxelles. Vi racconterò come mi sono trasformato in un golfista provetto… con lo scopo di accedere alla cantina privata del celeberrimo Moeder Lambic.

L'autore: Jacopo Mazzeo

Consulente, degustatore e scrittore birrario free-lance di stanza nel Regno Unito. È membro della British Guild of Beer Writers e giudice internazionale. Viaggia spesso alla scoperta di nuove mete birrarie e segue alla lettera il suggerimento del medico della nazionale, bevendo birra dopo ogni attività fisica - tipo camminare fino al pub.

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4 Commenti

  1. Si scrive Anversa si legge Kulminator: già solo per un locale così la città non può mancare nel curriculum di qualsiasi appassionato si rispetti. Poi la De Konick sono d’accordo che ha i suoi limiti (per i miei gusti il pane tostato è troppo tenue: con una alt di Dusseldorf perde il confronto), però è sempre piacevole ordinare un bolleke al Den Engel e piazzarsi in Grote Markt a sorseggiarla. A proposito della De Konick secondo te rende di più servita sui 7° (privilgiando la facilità di bevuta) oppure credi sia meglio una temperatura più alta per far emergere le note di cannella ? Io sono per la prima ipotesi nei giorni pari e per la seconda nei gorni dispari….

    • Ciao Enrico, i giorni pari tenterei di replicarne la ricetta per mettermi un po’ alla prova e quelli dispari me la berrei 😉

      A parte gli scherzi: certo il Kulminator è il locale più amato da tutti gli appassionati, ma proprio per questo menzionarlo in ogni articolo su Anversa non è necessario. Nel mio articolo ho privilegiato il nuovo centro visitatori De Koninck per offrire a chi legge qualcosa che non si possa trovare in ogni singolo blog sulla rete.

      Detto ciò una visita al Kulminator non me la sono fatta mancare, anche se quel giorno abbiamo finito tardissimo e sono riuscito ad entrare per il rotto della cuffia! Ci siamo buttati sulle oud bruin finché non ci hanno sbattuto fuori. A parte alcune oud bruin, ho anche provato la 40 Smaragd di Mikkeller, fatta per il 40mo anniversario del Kulminator, proprio prima della buonanotte.

  2. Se ti riferisci alla somiglianza riscontrata nell’opera “Fumatore”, non posso che concordare 🙂

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