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BrauBeviale e Norimberga: il resoconto di un breve viaggio in Germania

Se seguite con costanza i canali social di Cronache di Birra, in questi giorni avrete letto che ho avuto la possibilità di condurre un intervento all’interno del BrauBeviale di Norimberga, la più importante fiera di settore d’Europa. L’opportunità mi è stata fornita dall’azienda VDGlass, che ha deciso di coinvolgermi per uno degli slot “divulgativi” che aveva a disposizione all’interno della manifestazione. Ne ho approfittato per intavolare una degustazione di cinque Italian Grape Ale, cercando così di catturare l’attenzione del pubblico più di quanto sarei riuscito con basse fermentazioni o tipologie normali – ritengo abbastanza inutile parlare ai tedeschi di Pils, per quanto siano buone quelle nostrane. La trasferta in Franconia mi ha permesso anche di girare un po’ la città, assaggiare le tipiche Rotbier di Norimberga e visitare diversi luoghi. E se ve lo stesse chiedendo, questa volta non sono stato a Bamberga: la mia permanenza in Germania è durata solo un giorno e mezzo e proprio non sono riuscito a trovare il tempo materiale per una gita alla mecca della birra. Ma le bevute e le riflessioni non sono mancate. Di seguito proverò a mettere un po’ di ordine ai pensieri.

L’impatto del BrauBeviale

Quella di qualche giorno fa è stata la mia prima esperienza in assoluto al BrauBeviale. Sono rimasto esterrefatto ed entusiasta: la fiera è immensa, curata nei minimi dettagli e visitata da una quantità incredibile di professionisti provenienti da tutto il mondo. Qualsiasi prodotto abbia a che fare con la birra, anche lontanamente, è presente al BrauBeviale. Quindi non solo produttori di impianti, bicchieri o di materie prime, ma anche aziende che realizzano tappi, cassette di plastica, gadget e persino ombrelloni da tavolo. La fiera restituisce davvero il senso del giro d’affari che ruota intorno alla nostra bevanda ed è interessante notare come la birra artigianale sia ampiamente protagonista.

Se poi pensate che una fiera B2B sia noiosa e poco divertente considerate due aspetti. Il primo è che gli stand in cui era possibile bere erano tantissimi, soprattutto per quanto riguarda i produttori di luppolo: ad esempio c’era la postazione di Yakima Chief con quattro spine a rotazione continuamente presa d’assalto dai presenti (soprattutto nel pomeriggio); oppure c’era quella di Crosby Hops dove venivano regalate lattine intere di birra (prodotte da birrifici come Crak e Cloudwater). Ma lo stesso discorso vale per realtà come la Brewers Association, presente con la solita interessante selezione di produzioni statunitensi. Il secondo aspetto da tenere in considerazione è che in molti di questi stand la birra continuava a essere servita anche dopo l’orario di chiusura della fiera. Potevi tranquillamente rimanere dentro a bere per ore, in un contesto molto festoso e informale (qui e lì c’era anche musica a discreto volume). Insomma, il BrauBeviale è una sorta di luna park per appassionati e temo che dovrò tornarci in futuro.

L’intervento sulle Italian Grape Ale

Mercoledì pomeriggio ho interrotto i miei giri in fiera per condurre la già citata degustazione sulle Italian Grape Ale. Mi sono affidato a prodotti che conosco bene e che apprezzo particolarmente: nell’ordine Ligia di Birrificio Sorrento, Limes di Bruton, U Baccarossa di Ca’ del Brado, Genesi di Birra dell’Eremo e BB10 di Barley. Credo che la selezione rappresentasse bene questo stile tutto italiano, includendo birre molto diverse tra loro. C’era la capostipite della tipologia – grazie a Nicola Perra per averci fornito una partita “vintage” della sua BB10 – che per ovvi motivi ho lasciato come ultimo assaggio. C’era un prodotto realizzato con metodo classico (Genesi), uno con profilo “wild” (U Baccarossa) e due adatte per aprire la degustazione, ma comunque caratterizzate da peculiarità assai differenti. Tanti i curiosi che si sono avvicinati per assaggiare le birre, di cui avevano sentito spesso parlare ma che mai avevano bevuto. A parte qualche comprensibile resistenza – eravamo pur sempre nella terra delle classiche basse fermentazioni – le Italian Grape Ale sono piaciute molto e hanno stuzzicato l’interesse di tanti visitatori. Per me è stato un onore far conoscere questa giovane tipologia, ma ho anche sottolineato che la birra italiana non è solo “strana” o prodotta con ingredienti insoliti.

Le Rotbier di Norimberga

In passato per me Norimberga aveva rappresentato semplicemente una tappa di passaggio obbligata prima di raggiungere Bamberga. Questa volta invece avevo un preciso obiettivo birrario: assaggiare le locali Rotbier, una tipologia di cui – faccio mea culpa! – ho sentito parlare solo in tempi recenti. Invece le Rotbier sono un’antica specialità di Norimberga, che secondo alcuni rappresentano l’anello di congiunzione tra le Marzen e le Vienna (stili tra loro già abbastanza simili), e secondo altri una versione più leggera di Bock sia in termini di contenuto alcolico che di corpo. Ne ho provate due. La prima è quella prodotta da Altstadthof, una taverna situata nel cuore della città vecchia: è una birra di colore ambrato carico (Rotbier significa semplicemente “birra rossa”), che si contraddistingue per un corpo medio e per un profilo principalmente maltato. Punta in maniera evidente sulla componente dolce, ma è anche moderatamente bilanciata sul finale. Il malto – si usa la locale varietà Rotes Spezialmalz – spinge le sensazioni verso il caramello e la mou, ma con qualche variazione rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare. In alcuni momenti sembra quasi di succhiare una caramella Rossana e in sottofondo è possibile avvertire una nota speziata di radice.

Perché una Rotbier possa piacervi è indispensabile che apprezziate le classiche tipologie ambrate di stampo tedesco: ho bevuto quella di Altstadthof con un certo piacere, ma difficilmente ne avrei ordinata un’altra. Mi è invece apparsa più bilanciata quella prodotta dal birrificio Schanzenbräu (sito web), dove l’amaro più deciso (e una diversa resa dei malti) ne amplifica la bevibilità. Non è un caso che questo produttore sia relativamente giovane (se non ho capito male ha iniziato ufficialmente nel 2007). Insomma, se siete a Norimberga vi consiglio di assaggiare qualche Rotbier, ma non è certo una specialità su cui incentrare un intero viaggio.

Alcuni luoghi birrari di Norimberga

Il Bieramt di Norimberga

Ho avuto la possibilità di assaggiare la seconda Rotbier presso il Kater Murr, un pub di impostazione moderna situato ai margini della città vecchia. È gestito, tra gli altri, da Felix di Orca Brau, un giovane birrificio di Norimberga che prova a portare una ventata di novità in un contesto fisiologicamente legato alle tradizioni brassicole del passato. Felix dimostra di avere una grande passione per il suo lavoro. Ho assaggiato la sua Brokantie, una Farmhouse Ale acida che mi è piaciuta molto. Il Kater Murr è da tenere vivamente in considerazione se cercate qualcosa di diverso dalle Rotbier e dai luoghi più classici.

Riesce invece a muoversi tra tradizione e modernità il Bieramt, un’antica locanda ricavata incredibilmente all’interno delle mura del castello. Gli spazi sono angusti, ma il locale affaccia su una deliziosa piazza che nella giornate migliori si riempie di clienti seduti ai tavoli o direttamente per terra. Il Bieramt è gestito da Boris Braun, uno dei più grandi conoscitori della Franconia birraria e autore dell’Atlante dei birrifici della Franconia, oltre che di un’app a tema. Anche in questo caso passione che sprizza da tutti i pori e grande devozione al proprio lavoro. Interessante la selezione alla spina, incentrata su prodotti classici ma con una via sempre dedicata a un prodotto più “creativo”. Al Bieramt ho assaggiato una piacevole Helles prodotta dal birrificio Winkler di Lengenfeld.

Nella stessa serata ho visitato altri due luoghi. Uno è il già citato Altstadthof della prima Rotbier, mentre il secondo è il vicino Hutt’n (sito web), un ottimo ristorante di cucina francone con una valida selezione di birre alla spina. Qui purtroppo non sono riuscito a cenare, ma ho comunque bevuto una piacevole Vollbier del birrificio Penning-Zeissler. In conclusione anche Norimberga offre diverse destinazioni interessanti dal punto di vista birrario, quindi anche se avrete in programma di fermarvi poche ore prima di andare a Bamberga sapete dove bere bene. E comunque se non ci siete mai stati considerate che il centro di Norimberga è molto bello, seppur totalmente ricostruito dopo le note vicende belliche.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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2 Commenti

  1. Un confronto delle Rotbier rispetto alle Dunkel, invece, cosa comporta oltre a qualche sfumatura di colore di differenza?

    • Direi che sono più spostate sul caramello e hanno un corpo leggermente più pieno. Le Rotbier sono anche un po’ meno bevibili, perché è mano avvertibile la nota di pane scuro quasi tendente al tostato che nelle Dunkel facilita la bevuta. Questo per quanto riguarda la Rotbier super tradizionale di Altstadthof, l’altra aveva qualche sfumatura diversa (e io qualche birra in più nella stomaco 🙂 )

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