Allora, parliamo un po’ delle mie vacanze da poco concluse. Come ampiamente annunciato, le mie mete di quest’anno sono state nell’ordine Lettonia, Estonia e Lituania, in parole povere le cosiddette Repubbliche baltiche. Nonostante le tre nazioni siano accomunabili da un punto di vista geografico e storico – soprattutto in riferimento alle vicende più recenti – rimangono entità piuttosto diverse, con caratteristiche culturali e sociali a volte anche piuttosto distanti tra loro. Tra gli elementi in comune c’è invece la birra, che è bevanda nazionale in ognuno dei tre stati, pur con differenze sostanziali. Ecco perché ho pensato di raccontarvi le mie bevute dividendole per “stato di appartenenza”, partendo quindi dalla Lettonia e dalla sua capitale, Riga.
Da un punto di vista puramente turistico Riga è una città bellissima. Il piccolo centro storico è visitabile facilmente a piedi, palesandosi in un groviglio di vie acciottolate, circondate da palazzi finemente decorati, oltre i quali spuntano qui e lì pittoresche guglie. In pochi lo sanno, ma è la città con il più importante e ricco patrimonio art-nouveau di tutta Europa, che si rivela nella sua magnificenza anche fuori dalle vie del centro. Evocativo il contrasto tra il centro storico e il vetro e il metallo di alcuni grattacieli che solcano lo skyline di Riga, oltre al piacevole lungofiume e ai piccoli parchi che lo accompagnano. Qui, come altrove, è ancora percepibile il ricordo della devastante occupazione sovietica, capace a tratti di calare il visitatore in climi inquietanti. Insomma, non so se lo avete capito, ma mi è piaciuta tantissimo 🙂 . Anche perché le occasioni per trovare buona birra non sono mancate…
Come punto di riferimento per le mie bevute a Riga ho utilizzato l’ottima guida alla birra lettone pubblicata sul sito Labs Alus: un documento scaricabile gratuitamente e fantastico per come è confezionato, in modo a dir poco professionale. Come spiegato – e come ho avuto modo di verificare personalmente – l’intera produzione è quasi totalmente incentrata su basse fermentazioni di ispirazione “continentale”, con una componente maltata sempre in evidenza. Come negli altri paesi baltici, le birre di casa sono presenti ovunque, ma ovviamente non tutte appartengono a microbirrifici. In compenso non capita quasi mai di trovare marchi stranieri, quindi i vostri assaggi difficilmente risulteranno noiosi.
Come qualità media, per mia esperienza devo ammettere che, a parte poche eccezioni, la birra lettone è in genere di livello mediocre, quantomeno se la confrontiamo con le potenze birrarie mondiali. In parte questo è dovuto anche al servizio, che un più di un’occasione mi è sembrato poco attento alla salvaguardia del prodotto. D’altro canto c’è da dire che la birra si trova dappertutto e non solo in locali espressamente dedicati, quindi in un certo senso questo fenomeno è persino comprensibile – ma non condivisibile, sia chiaro.
Prima di partire Kuaska mi aveva passato sotto banco un paio di indirizzi dove bere, ma per mia fortuna in una delle piazze principali della città vecchia era stato allestito una sorta di biergarten, con una decina di birre locali alla spina. Vi dico subito che a mio parere il birrificio più meritevole (almeno tra quelli che ho potuto provare) è Užavas. Analogamente alle altre aziende, la produzione si concentra su una chiara (Gaišais) e una scura (Tumšais), entrambe di ottimo livello. La prima, assaggiata alla spina nella versione non filtrata, è una Pale Lager molto beverina, con un sapore fragrante di malto e un finale luppolato delicato. La seconda, provata in bottiglia, è stata una delle mie migliori bevute in tutta la vacanza: nonostante il nome, il colore è un ambrato scuro, mentre i profumi e gli aromi ricordano piacevolmente la frutta a polpa gialla, la nocciola, il caramello; il finale leggermente amaro dona un ottimo equilibrio.
Molto più facile da trovare è il marchio Aldaris, che copre il 43% del totale di birra lettone prodotta e appartiene al gruppo Carlsberg. Per questo motivo le birre base non sono particolarmente interessanti, sebbene nella sua gamma vanti un’ottima Baltic Porter: si chiama Porteris ed è un prodotto davvero di alto livello, tra l’altro facilmente reperibile in molti negozi. Ottima interpretazione dello stile, mi ha stupito soprattutto per il suo finale molto morbido in contrapposizione all’attacco leggermente acidulo.
Tra i locali ho visitato l’Alus Ordenis (Raina Bulvaris 15), non lontano dai confini della città vecchia. Se non erro ha cinque o sei spine con prodotti locali, di cui un paio di grossi marchi. Qui ho assaggiato la GaiÅ¡ais del birrificio Bauskas, non giudicabile però perché servita in modo censurabile. Credo si sia trattato di un caso isolato, perché la birreria era collegata con l’evento all’aperto di cui sopra, che invece aveva birre in buone condizioni. Per chi è interessato, un altro indirizzo è il Bralis (Terbatas 101), che però non ho visitato. Il nome è lo stesso di uno dei microbirrifici del paese, ergo immagino proponga le sue birre.
Del birrificio Piebalgas segnalo la scura Lux (una generica Dark Lager), mentre la Jubilejas mi è arrivata ostentando un metallico improponibile.  Se cercate una classica Vienna potete assaggiare la Valmiermuiža GaiÅ¡ais, anche se, a differenza dell’autore della guida prima citata, a me non ha fatto impazzire. Discreta anche la Tervetes del birrificio omonimo.
Insomma di cose da bere in Lettonia se ne trovano a bizzeffe, considerando anche che un’altra bevanda molto popolare è la Kvass, di contenuto alcolico molto ridotto (0,5-1%) e prodotta con orzo e segale. E’ prodotta come la birra, ma con un specie di lievito differente, ed è facilmente reperibile. Attenti però, perché la sua incarnazione originale richiede che la fermentazione sia “naturale”, mentre sul mercato ne esistono versioni che prevedono l’aggiunta di diversi additivi, dallo zucchero all’acido ascorbico. Per i dettagli, consultate la solita guida.
Sempre la solita guida mi ha introdotto al concetto di Live Beer (DzÄ«vais alus), che in Lettonia ha lo stesso vago valore del nostro “birra artigianale” e come tale è soggetto a diverse strumentalizzazioni. In particolare, diverse aziende utilizzano il termine per dare un valore aggiunto al proprio prodotto, con aberrazioni tutte particolari: ad esempio, una birra non filtrata può essere considerata “live beer”, anche se è stata pastorizzata. Inoltre non è un termine legale e le sue interpretazioni possono variare profondamente. Dunque diffidate quando trovate il termine sventolato ai quattro venti e cercate di documentarvi sull’effettivo valore delle birre disponibili.
In definitiva, la scena lettone è molto varia, forse non particolarmente originale, ma con alcuni aspetti che possono risultare interessanti per l’appassionato medio, se non affascinanti per il beer hunter più incallito. Se avevate in mente un viaggetto a Riga, sia sicuri che oltre alle sue bellezze architettoniche la città vi offrirà anche tante interessanti birre nazionali.
ciao.
Bel report.
Ti segnalo solo che secondo me il Bralis valeva la camminata.
La loro non filtrata è stata una delle migliori bevute a Riga.
Cavolo, mi hai fatto del male.
bando alle ciance Turco….fi*a?
Meno di quanto si pensi, nella media direi…
Tiri una riga a chi piace la fi*a!
tira più una fi*a di Riga…
Vabbè fine dello squallido OT direi
Il Kvas è buonissimo, è una bevanda molto diffusa in Russia dove viene fatto sia artigianalmente, sia industrialmente, partendo dal pane nero di segale (oppure direttamente dalla segale). Mi è piaciuto talmente tanto che l’ho homebrewato anche a casa, con risultati piuttosto buoni.
[…] che per Vilnius, avevamo in questo caso a nostra disposizione, oltre al report del già citato Cronache di Birra che ci ha detto dove andare a bere, una formidabile guida sui birrifici lettoni, che ci ha detto […]
Città bellissima, birra strepitosa e gente meravigliosa. Sei andato all’Ala pub vicino al duomo? pub davvero caratteristico
Sono passati un po’ di anni, ma non mi sembra di essere stato in quel pub. Me lo segno!