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Novità dall’estero: piccole rivoluzioni nel mondo della birra

Devo ammetterlo, in passato mi occupavo delle novità internazionali con molta più frequenza. Addirittura nei primi anni del blog cercavo di aggiornarvi costantemente su quelle che erano le nuove produzioni dei birrifici stranieri, almeno di quelli più conosciuti anche dalle nostre parti. Esercizio che ho lentamente abbandonato a favore di post più mirati, che proponessero qualche riflessione in più rispetto a una semplice carrellata di nuove birre. Non è un caso che oggi torni ad occuparmi della scena internazionale con un paio di notizie piuttosto interessanti, che coinvolgono la danese Mikkeller e la tedesca Schneider.

Una delle ultime novità riguardanti Mikkeller non è apparsa sul suo sito, bensì su quello della multinazionale Carlsberg. Una strana situazione, giustificata dal fatto che Mikkel è stato invitato a San Pietroburgo presso gli impianti della Baltika (marchio di proprietà di Carlsberg) per una collaboration brew. Il birraio danese è il re delle birre collaborative, tuttavia è la prima volta in assoluto – almeno credo, se sbaglio correggetemi pure – che una ricetta è realizzata da una partnership tra produttori industriali e artigianali. Oltre che da quello di Mikkeller, la nuova Baltika è nata anche dal contributo di Wolfgang Lindell della Jacobsen, altro brand posseduto da Carlsberg.

L’occasione per questo strano incontro è nata dall’idea di omaggiare in modo originale la regina Margherita II di Danimarca, che il prossimo settembre visiterà proprio la città di San Pietroburgo. I birrai hanno così deciso di creare un Barley Wine brassato con segale, un cereale molto diffuso in Danimarca e che la Russia utilizzò per prima con finalità brassicole. La ricetta prevede inoltre l’impiego di un ceppo di lievito proprio dei laboratori della Baltika e luppolo Nelson Sauvin. Infine sono state aggiunte uve della valle Abrau-Dyurso e succo d’uva. La birra sarà maturata in legno.

La scelta di Baltika di lanciarsi in una collaboration brew, per di più con un birraio artigianale e con una ricetta alquanto particolare, è un’evidente contaminazione di due mondi che solitamente vengono considerati agli antipodi. Non è da escludere che altre multinazionali possano seguire l’esempio di Carlsberg, soprattutto in occasione di produzioni limitate o straordinarie.

La notizia si lega per diverse ragioni a quella proveniente dalla Germania e rilanciata in passato da Fermento Birra. La Schneider, una delle più importanti esponenti della tradizionalissima scena tedesca, ha comunicato il lancio di una sua nuova creazione, che ha la particolarità di essere brassata con luppolo Nelson Sauvin. Torna ancora una volta questa qualità neozelandese di luppolo, conosciuta per la sua netta impronta, così caratterizzante da risultare talvolta alla lunga stucchevole. Ma torna anche lo stravolgimento delle usanze, visto che fino a qualche anno fa difficilmente un birrificio tedesco si sarebbe cimentato in una birra con luppolo proveniente dall’altro lato del pianeta.

La Tap X (che sull’etichetta riporta orgogliosamente “Mein Nelson Sauvin”) è una Weizenbock da 7,3% alc. disponibile in bottiglie da 75 cl e realizzata per celebrare il 25mo anniversario dell’apertura dell’ABT Cafes in Olanda. Una birra di frumento con un luppolo così caratterizzante sembra quasi un azzardo, chissà cosa ci riserverà l’assaggio. Fatto sta che sembra davvero che il mondo birrario si stia stravolgendo!

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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7 Commenti

  1. Purtroppo quelli della schneider mi hanno rubato l’idea =D essendo loro un riferimento nel campo del frumento e, tralasciando il rischio di fare un tropical fruit drink, sicuramente mi aspetto un bel birrone.
    Da sempre sono un passo in avanti in germania e non infrangono nemmeno vetusti editti.

    P.S.
    Mikkel secondo me se lo invitano collabura pure sulla nuova versione della miller lite

  2. Non vedo l’ora di assaggiare la Schneider…

  3. Se lo invito a collaborare con me, magari da quel box esce qualcosa di buono..
    Ci sto facendo un pensierino..

  4. Hanno fiutato il problema.
    Hanno studiato il nemico.
    Hanno trovato il punto debole ( birrai a investimento.zero che traggono solo vantaggio da collaboration beer anzi che hanno fatto delle collaboration il marchio di fabbrica)
    Ora propongono prodotti che appaiono del tutto simili a quelli artigianali.
    La differenza rimane.
    E sempre il vecchio lupo travestito da agnello ( con la collaborazione di qualche pirla!!!)

    • Mah…che sulla qualità possa esserci qualche differenza tra un prodotto di alto livello realizzato da una multi e uno realizzato da un artigiano (sempre che il termine abbia un significato) non credo…sopra tutto nel caso delle collaboration o di birre comunque fatte utilizzando sistemi produttivi simili.

      Sono anche profondamente convinto che da noi l’industria (quella vera) non veda le birre artigianali come un nemico. Questo è fuorviante. Si parla molto di birra. Questo va a vantaggia anche dei produttori industriali in un paese dove i consumi di birra possono ancora aumentare di molto.

      Se cerchiamo dei nemici cerchiamoli tra quelli storici.
      1) I vinai
      2) La provincialità imprenditoriale italiana.
      3) La burocrazia.

      E uno nuovo
      4) Gli agricoltori neo-birrai

      Credo sia interesse dell’industria della birra allearsi a noi e non ai nostri veri nemici. Dopo tutto gli stiamo facendo una immane pubblicità a costo zero.

      Per il resto, a mio avviso, ben vengano i Mikkeller e la birra industriale di qualità.

  5. Un vino d’orzo con l’aggiunta di uva e succo d’uva. Ma?

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