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Barrique… je t’aime: il mio resoconto

Per concludere degnamente il periodo birrariamente più impegnativo che la millenaria storia di Roma ricordi, ieri ho partecipato alla degustazione all’Open Baladin, dove è andato in scena l’evento Barrique… je t’aime. Argomento della serata è stato chiaramente quello delle birre affinate in legno, anche se a più riprese il focus si è spostato sulle tecniche di produzione ispirate al mondo del vino. Un evento immenso, a partire dal programma infinito (6 birre e 5 abbinamenti), per passare ai tanti birrai presenti (Teo Musso, Leonardo Di Vincenzo, Valter Loverier, Riccardo Franzosi), alla conduzione d’eccezione (Kuaska, Luca Giaccone e Eugenio Signoroni), fino ai tanti interessanti interventi.

Riccardo Franzosi introduce la sua Mummia

Kuaska ha introdotto la serata spiegando che le birre contaminate con ingredienti del vino non solo sono la tendenza del momento in Italia, ma possono essere considerate come un vero e proprio stile emergente nazionale, che può essere affiancato a quello già consolidato delle birre alle castagne. Tra una spiegazione e l’altra, abbiamo ricevuto come aperitivo La Mummia di Montegioco, degnamente introdotta dal birraio Riccardo Franzosi. Interessante notare come questa produzione mostri una continua evoluzione, che in questo caso l’ha portata ad essere molto più morbida del passato. Irresistibile l’aneddoto di Kuaska sulla genesi del nome, inventato in un batter d’occhio causa motivi di forza maggiore. Un ottimo inizio, dunque.

Equilibrista e ostrica

Con la seconda birra siamo entrati nella sconfinata produzione della Birra del Borgo, che recentemente si è arricchita con l’Equilibrista. Si tratta di una birra prodotta con addirittura il 50% di mosto di Sangiovese, miscelato a una base di Duchessa (prodotta con farro). Dopo alcuni assaggi che avevo modo di provare quando la birra non era ancora pronta, l’ho finalmente testata in piena maturazione. Devo ammettere che mi ha lasciato positivamente impressionato: nei mesi i profumi si sono affinati raggiungendo un’eleganza incredibile, mentre in bocca scende che è una bellezza. Mi sarei aspettato nel retrogusto una nota acidula più marcata, in realtà colpisce per la sua morbidezza. E’ stata abbinata a un’ostrica con gelatina di sedano e concassè di mango: interessante il contrasto tra il salmastro pronunciato del mollusco e la leggera acidità della birra.

Vichtenaar e supplì

Successivamente è stato il momento di una piccola parentesi straniera con la Vichtenaar del belga Verhaeghe. E’ una birra a dir poco storica, appartenente all’antico stile delle Flemish Ale, forse di non facile approccio per chi l’assaggia la prima volta. A me è apparsa davvero intrigante, con nette note fruttate e il tipico gusto che in alcune sfumature ricorda il vinacciolo dell’uva. Proprio in questo ultimo elemento ho trovato analogie con l’abbinamento proposto: uno splendido supplì di cervella e fontina, con riso sfumato alla Vichtenaar stessa.

Valter spiega la sua BeerBera

Con la quarta birra il palcoscenico è stato lasciato al vero protagonista della serata: Valter Loverier di Loverbeer, presente con ben tre produzioni. La prima è stata la BeerBera, una fermentazione spontanea che prevede l’impiego di uva Barbera (da qui il nome) pigiata e diraspata. Come tutte le birre di Valter, ha colpito per l’eleganza generale e per un bouquet di profumi e aromi inusuale. E’ stata abbinata a delle animelle fritte, che l’hanno accompagnata degnamente, pur senza lasciarmi un ricordo particolare come accostamento.

Madamin e compressione di ribollita

La Madamin è stata la seconda birra di Loverbeer. E’ un’ambrata fermentata e lasciata maturare in tini di rovere, secondo una ricetta di ispirazione belga. Per la cronaca, la fermentazione in legno è una pratica che quasi nessun birrificio al mondo può permettersi e che Valter invece applica, sfruttando il suo impianto di produzione, creato per assecondare la sua filosofia produttiva. La Madamin è stata accompagnata da un’eccezionale compressione di ribollita: una preparazione spettacolare, capace di ridurre tutta la complessità del tipico piatto toscano nello spazio di un bicchierino.

D'uvaBeer e rosetta con coda

La performance di Valter Loverier si è conclusa con quella che è stata forse la birra migliore della serata: la D’uvaBeer. Come per la BeerBera è previsto l’impiego di mosto d’uva (in questo caso Freisa), ma il procedimento è opposto: lì era una fermentazione spontanea avviata tramite l’aggiunta del mosto d’uva, qui invece la birra è fermentata in modo classico e l’ingrediente “speciale” è aggiunto successivamente. Il risultato è un prodotto di una bevibilità incredibile, dove l’equilibrio di tutte le componenti raggiunge vette d’eccellenza. E’ stato quasi un peccato non averla assaggiata come aperitivo, perché sarebbe stata perfetta. Invece è stata accompagnata da una rosetta con coda alla vaccinara: un piatto ottimo, ma che forse poco aveva da condividere con la birra.

Lune e XmasDebe

Infine abbiamo concluso la serata con un’anteprima di Lune, una delle due birre realizzate da Teo Musso per il suo progetto Cantina Baladin (l’altra si chiamerà Terre). E’ stata proposta come bonus “informale”, considerando che è ancora piuttosto giovane. Nonostante tutto mostra sin da adesso un’eleganza invidiabile, facendo sperare per il meglio quando la maturazione sarà completa. Al naso è un’esplosione di frutta, in cui emerge soprattutto la mela verde; al palato è dolce ma beverina, con una delicata acidità finale. Ottimo l’abbinamento col dessert proposto da Andrea De Bellis: lo XmasDebe, in cui dolce e salato si fondono lanciando le papille gustative dei presenti verso nuovi standard di bontà.

In conclusione, si è trattato di una serata impegnativa quanto splendida, con un programma che definire d’eccezione è limitativo. Un evento davvero unico, che ha guidato i presenti alla scoperta di birre parimenti uniche. Complimenti a tutto lo staff dell’Open Baladin per l’ottima riuscita della serata.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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