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Amiata al Mondial de la Bière – giornate conclusive

Termina con il post di oggi il diario del Mondial de la Bière che Claudio Cerullo del Birrificio Amiata ha voluto redarre per Cronache di Birra. Negli scorsi appuntamenti siamo entrati nel vivo della manifestazione e abbiamo scoperto i meccanismi nascosti di un sistema di valutazione in un concorso internazionale. Oggi è il tempo di trarre le conclusioni – con una serie di note di degustazione per alcune birre disponibili – e di fare un bilancio dell’evento. Per precisione ricordo che il Mondial si è già concluso, ma non ho potuto pubblicare in tempo tutti i resoconti di Claudio perché impegnato in Un Mare di Birra. Lo ringrazio vivamente per l’ottimo lavoro svolto, che ha permesso di scoprire un grande festival “dal di dentro”.

La manifestazione, grazie al maggiore spazio del Palazzo delle Esposizioni, ha potuto superare i record degli anni precedenti. Non ho ovviamente ancora i dati, ma credo si siano superati i 100.000 visitatori. Notevole come sempre l’interesse per le birre italiane esposte al Petit Pub Bistrot, ma anche grande afflusso ai chioschi dei produttori locali, che per l’occasione avevano sfornato novità o nuove versioni. 

Nutrita anche l’offerta alimentare, e soprattutto non convenzionale. Pare che il popolo Quebecchese (spero si dica così) sia molto curioso e molto incline alle novità del bere e del mangiare. Per questo motivo erano frequentatissimi alcuni stand particolari, in cui si vendeva zuppa di tartaruga, alligatore, oppure hamburger di canguro, spiedini di bisonte e via dicendo. Chiaramente non mancavano hot dog semplici, dolci, formaggi.

Ecco qualche nota di assaggio:

Dieu du Ciel: Helles (5° alcolici), Rescousse (Alt 5,5° alcolici) e Chaman (Double IPA 9,2°). Per le prime due colori, schiuma e naso erano nei parametri, mi attendevo un po’ più di note maltate nella Helles. La Chaman è una double IPA versione “US”, cioè molto luppolata, molto corposa, un po’ a metà tra la double IPA ed il Barley Wine stile americano. Come sempre imperdibili le etichette delle nuove birre.

Hopfenstark: Helles (5,5° alcolici) da manuale, anche se mi chiedo perché in un continente di amanti del luppolo, si continuano a fare le Helles e non le Pilsner.

Maui Brewing (Lahaina, Hawai): la Big swell IPA (6,2° alcolici) è una Indian atipica, che forse per un pubblico statunitense pecca un po’ sull’amaro finale, ma che trascina per i profumi ed i sapori fruttati molto esotici.

Microbrasserie A l’abri de la Tempete: un birrificio molto interessante, che sorge sull’Isola della Maddalena. Le sue birre sono caratterizzate da una nota leggermente salmastra dovuta agli influssi marini. Terre ferme (6,5° Pale Ale) rappresenta il “manifesto” di questa birreria: sapori decisi, profumi bucolici, una foto del territorio in cui viene prodotta. In effetti il naso ed il palato sono molto interessanti, con un luppolato che parte al naso come floreale e poi al gusto va molto sull’erbaceo, un buon corpo maltato, con una leggera nota salmastra che esalta i sapori. Corps Mort (11° barley wine) è una birra estremamente complessa ed interessante. Note di frutta rossa che si mescolano all’affumicato, al luppolo presente, ma non abbondante, alle note salmastre.

Rogues Ales: molto interessanti, ma ben note al pubblico italiano la XS Russian Imperial Stout (11°) e la Chocolate Stout (6°). Interessante e meno nota (almeno a me) la Chipote Ale (5°), brassata con Peperoncino Jalapegna. Molto equilibrata, si avverte bene la spezia, ma non ti colpisce allo stomaco con le note piccanti.

Unibroue: direi che il loro chiodo fisso è il coriandolo! Ne infilano dosi generose ovunque. Assaggiate la Don de Dieu (9° Triple wheat ale) la Blonde de Chambly (5° Saison) e la Fin du Monde (9° triple-style golden ale). La Blonde è abbastanza secca e piacevole, non fosse per la quantità elevata di coriandolo. Stesso discorso per le altre 2 birre più alcoliche, ma sempre contraddistinte da eccessivo coriandolo.

Le Cheval Blanc: coraggiosi a proporre molte birre “brettate”. Un brewpub affollatissimo come il loro, da noi non sarebbe proponibile. Senza “Mr Brett” partirei dalla Citra Weizen (5°), interessante perché sostituisce l’agrumato del luppolo Citra alla tipica banana delle weizen. Russian Imperial Stout with brettanomyces (9°) ha i classici aromi brettati che ben si integrano con la complessità della birra. La Saison blanche è molto buona, fruttata ma secca come si conviene allo stile, poi troviamo una birra molto strana, la Bauweraerts Golden Ale brettanomyces, una Belgian Ales originariamente profumata dai luppoli americani, ma l’aggiunta del Brett la rende molto più lattiginosa di una weizen, poco maltata, gli aromi del brettanomyces sono praticamente assenti, così come la luppolatura è appena percepibile, ma comunque dissetante.

Benelux: ottima gente, ottime birre. La Pagaille (9°) è una Double IPA prodotta appositamente per il Mondiale, che infatti ha vinto una medaglia d’oro. Grand Armada e Grand Armada Reserve (11,9°, Imperial Brown Ale) sono entrambe birre complesse, che già al naso rivelano il loro carattere, che poi viene confermato dal gusto e dal finale molto lungo. Anche la Yakima (6°, IPA) è molto fruttata, con intense note resinose, ma si lascia bere amabilmente.

Delle americane e delle altre che mi sono piaciute, senza volervi annoiare, darò un flash veloce. Vorrei però qui menzionare le interessantissime (benché alcolicissime) birre di Kuhnhenn Brewing Co, ovvero la Fourth Dementia Old Ale (13,5°), la Fourt Dementia Barrel Aged (13,5°) e la Bourbon Barrel Barley Wine (14,5°) molto interessanti: la Fusion (Moor Beer, UK), la Pike old bawdy Barley wine (Pike Brewing Co, US), Red Racer ESB e Red Race IPA (Central City Vancouver CA), Yeti Imperial Stout (Great Divide, US), The Maharaja Imperial IPA (Avery, US).

In conclusione una manifestazione molto interessante, molto ben organizzata, in una città effervescente e coinvolgente. Sarà la concomitanza del GP di Formula 1, la voglia della gente di stare fuori dopo un lungo inverno, ma la permanenza è stata molto istruttiva, sia per il confronto con birre che non conoscevo, che per la possibilità di conoscere personaggi del settore molto importanti, dai quali apprendere e con i quali misurarsi. Ringrazio chi ha avuto la voglia di passare qualche minuto leggendo queste brevi note ed Andrea Turco sempre disponibile alla pubblicazione.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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2 Commenti

  1. Veramente un gran report, ben scritto, che ti fa “passeggiare” tra gli stand 😀

  2. Per caso hai provato altri prodotti della Hopfenstark? birrificio che mi incuriosisce molto. Avevo bevuto la loro Postcolonial IPA e mi aveva davvero colpito molto. In canada le manifestazione legate alla birra sono davvero numerose e solitamente di grande impatto. Anno dopo anno la qualità e la creatività dei Mastri e dei birrifici rende l’attuale scena Canadese un bel focolare che nel breve tempo ci regalerà molte sorprese.
    Se capitaste in Canada, “io parlo di Toronto perchè è la città che conosco di più e dove vivo”, vi consiglio il Bar volo http://barvolo.com/ dove la lista delle birre è impressionante e potrete farvi una idea delle birre nate sotto la foglia d’acero. Da non perdere, anche se un pò costoso circa 40$ è il http://www.beerfestival.ca/2010-exhibitors con 50 espositori. A dire il vero è un festival consumistico e un pò facilotto dove più della metè sono birre “industriali” quindi come me storcerete il naso, ma il resto è composto da birrifici dell’area Ontario, ed è una buona occasione per farsi una idea sulla produzione e l’unico modo per fare un paragone con le birre dell’area Quebec.

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