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Nuove birre da Birrificio Italiano, Casa di Cura, Ritual Lab, Birra Perugia e altri

Forse non tutti sanno che Agostino Arioli, fondatore e birraio del Birrificio Italiano (sito web), per alcuni anni lavorò per l’industria mentre era ancora un semplice homebrewer. Quella fase fu molto importante per lui, sia dal punto di vista formativo che personale: in quel periodo Agostino incontrò tanti maestri di vita e di birra, che sono stati fondamentali nel suo percorso. Tra loro c’è Gianni Pasa, braumeister laureato ante litteram prima a Feltre e poi in Germania, birraio per alcune grandi realtà italiane come Pedavena. Ed è proprio insieme a lui che Agostino ha deciso di creare una birra, annunciata qualche giorno fa. Si chiama Zea (5,9%) ed è definita Craft Industrial Lager, perché vuole riprendere i capisaldi della produzione brassicola delle multinazionali (bassa fermentazione, uso di succedanei del malto d’orzo), ma ripensati in chiave artigianale e di qualità. La Zea è infatti realizzata con un 30% di mais, ma non prevede pastorizzazione, microfiltrazione e il ricorso ad additivi o centrifugazioni. Il risultato è una birra molto secca, con note erbacee del luppolo e un deciso amaro finale. Un modo interessante di rivalutare un mondo che forse come appassionati di birra artigianale tendiamo sempre a demonizzare in maniera eccessiva, riducendo ogni riflessione a un’arida guerra ideologica.

Quand’è che una tendenza emergente si trasforma in un vero fenomeno? Probabilmente quando bisogna enumerarne gli esempi per non perderne traccia. È ciò che sta accadendo con le birre artigianali analcoliche, che in Italia sono sempre più numerose. Tutto è cominciato nel 2019 con la linea Freedl del birrificio altoatesino Pfefferlechner, a cui poi è seguito nel 2022 il progetto Alcol Fri di Birra Salento e L’Olmaia. È però all’ultimo Beer Attraction che la birra artigianale analcolica ha cominciato a diventare un fattore, con la presentazione della Botanic di Baladin e della Friend or Faux di Edit. Nelle scorse settimane si è poi aggiunta la Low%Blonde di Via Priula e ora l’ultima arrivata nel club: la Panacea (0,8%) dell’abruzzese La Casa di Cura (sito web). Di colore ambrato e dall’amaro contenuto (13 IBU), è disponibile sia in bottiglia che in fusto. A parte il nome molto indovinato, la Panacea si caratterizza anche per il suo basso contenuto calorico e l’assenza di glutine (almeno entro i livelli previsti dalla definizione gluten free).

Per raccontare la prossima birra dobbiamo fare un salto nell’ottobre del 2020, quando eravamo ancora impelagati nelle restrizioni per la pandemia di Covid. Fu allora che Gilberto Di Virgilio decise di unire due delle sue passioni: la birra artigianale e i distillati. Così inviò una mail a due suoi amici per metterli in contatto e creare un’inedita sinergia: da una parte c’era Giovanni Faenza del birrificio Ritual Lab, dall’altra Mixen Lindberg di Phantom Spirits. L’idea fu accolta da entrambi con entusiasmo e da quel momento cominciò la genesi della nuova versione della Papanero (12,5%), l’iconica Imperial Stout di Ritual Lab. Mixen selezionò 3 botti provenienti dal birrificio californiano Bottle Logic, le svuotò del rum che contenevano (uscito con l’etichetta Dark Moon October) e le spedì a Formello, dove Giovanni le usò per affinare la Papanero. Dopo 14 mesi di permanenza nelle botti, ora questa speciale Papanero è pronta. A sottolineare l’eccezionalità della collaborazione c’è la splendida grafica dell’etichetta, che a differenza delle altre versioni ritrae frontalmente il Papa nero intento a togliersi la maschera simbolo di Phantom Spirits.

Era da un po’ che non parlavano di Italian Grape Ale nelle nostre panoramiche, quindi è con molto piacere che introduciamo l’Insolita Rossa (6,2%) di Birra Perugia (sito web). Il nome non dovrebbe suonarvi nuovo, poiché il birrificio umbro ha già in gamma da tempo una Insolita. Questa può essere considerata la sorella minore “in rosso”, perché invece di prevedere l’aggiunta di mosto di Trebbiano Spoletino (bacca bianca), è realizzata con vinacce di Montepulciano, fornite dalla vicina cantina Montecorneo, 570. L’Insolita Rossa si presenta con un suadente colore cerasuolo e colpisce per gli aromi di frutti di bosco, spezie ed erbe selvatiche e un tono di cantina derivante dalla fermentazione spontanea. Chiude con un’acidità educata, che enfatizza la freschezza della bevuta. Una curiosità: anche se questa birra è stata rilasciata ufficialmente lo scorso 13 aprile, ha vinto una menzione speciale (fuori dal podio) nella rispettiva categoria al concorso Birra dell’anno di Unionbirrai.

Oggi ancora non abbiamo citato stili tipici del Belgio, ma a colmare la lacuna ci pensa Antikorpo Brewing, che recentemente ha annunciato la sua nuova Moth Trip (8,5%). La ricetta è elaborata sul modello delle Tripel ed è la prima birra di Antikorpo che prevede una rifermentazione (come da tradizione) invece di essere confezionata in isobarico. Le sensazioni seguono esattamente i dettami dello stile: profilo aromatico con frutta matura a polpa gialla (pesca e albicocca) e agrumi (zest di limone), accompagnati da pennellate speziate di pepe bianco e timo fresco; con la permanenza nel bicchiere emergono anche note di mela cotogna, arancia candita, mandorla e vaniglia. In bocca la carbonazione è fine ma decisa, mentre l’attacco dolce è ben contrastato da una rimarchevole secchezza supportata da una vena erbacea persistente, nel quale tornano le percezioni agrumate. Chiude asciutta e pulita, con un languido tepore (senza eccessi etilici) dato dall’alto contenuto alcolico.

E chiudiamo con la B.I.R.O. N° 1 (5,5%), la Pastry Sour con cui Mister B (sito web) inaugura una nuova linea parallela ecosostenibile. L’acronimo sta per Birre Innovative da Riciclo Operativo e significa che ogni ricetta è pensata per evitare lo spreco di mosto e materie prime. In altre parole il birrificio ricicla il residuo di produzione delle cotte ad alto grado zuccherino oppure filtra il mosto di altre birre che altrimenti sarebbe scartato. Vengono usate materie prime “residuali”, recuperato il lievito attivo da altri fermentatori ed evitata (per quanto possibile) l’aggiunta di CO2 diversa da quella derivante dalla fermentazione. Ogni batch nasce dall’idea di uno dei birrai e l’onore di aprire le danze è toccato a Luigi Di Matteo, che ha immaginato una birra decisamente sui generis, partendo dal mosto rimasto in bollitore dopo produzione della Bahia (la Gose alla guava della casa). A questa base sono stati aggiunti polpa di pesche, more di gelso, lattosio, panna e lievito di recupero, per la più assurda delle birre “svuota frigo” (gli homebrewer sanno di cosa stiamo parlando). Non resta che provare questo esperimento, disponibile da un paio di settimane.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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