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Nuove birre da Lambrate, Alder + Ritual Lab, Dada, Vetra, Lucky Brews e altri

È da parecchi mesi che il Birrificio Lambrate (sito web) non compare nelle nostre consuete panoramiche sulle nuove birre italiane, quindi oggi partiamo proprio dal produttore meneghino per riassumere le tante release inedite delle ultime settimane. L’ultima in ordine di tempo è la Efis (5%), annunciata solo due giorni fa, che possiamo definire una Modern Lager: è infatti una bassa fermentazione piuttosto canonica, in cui tuttavia trova spazio il luppolo Mosaic accanto a varietà nobili europee e al tedesco Perle. Il 12 aprile invece sono state presentate la Double (8%) e la Trouble (8%), due Double IPA con luppoli e impostazioni diverse: la prima è “hazy” e prevede Nelson Sauvin e HBC586, la seconda è più convenzionale ed è luppolata con Citra, Idaho 7 e Columbus. Relativamente più anziana è la Hazy Crazy (6,3%), una Hazy IPA single hop con varietà sperimentale HBC586 (anche in formato Cryo). Infine segnaliamo l’ultima incarnazione della linea LBR: la LBR West Coast IPA ricalca il modello delle luppolate della costa occidentale degli USA ed è brassata con sei diversi luppoli (Amarillo, Cascade, Centennial, Citra, Idaho 7 e Simcoe). Troverete quest’ultima nella box associata al nuovo appuntamento di Italia a sorsi, dedicato proprio a Lambrate e alla storia della birra artigianale italiana.

Nonostante il ritorno di fiamma per le West Coast IPA, le luppolate di stampo hazy e juicy, associate generalmente al New England, sembrano ancora lontane dal loro commiato definitivo. A conferma di questa ipotesi occorre segnalare la super collaborazione tra i birrifici Alder (sito web) e Ritual Lab (sito web), battezzata Gom Gom (6,6%). È infatti una IPA opalescente e succosa, ottenuta senza il ricorso a escamotage particolari (nel grist non c’è avena né frumento) ma solo gestendo in maniera appropriata diverse tipologie di malto d’orzo e selezionando uno specifico ceppo di lievito inglese. Davvero complessa la luppolatura, che prevede l’impiego delle varietà Idaho 7, Nectaron, Strata, Motueka, El Dorado e Mosaic, sia in hop standing che in dry hopping. La Gom Gom si contraddistingue per note tropicali (guava, passion fruit), agrumate (kumquat, arancia dolce), erbacee e speziate. Amara al punto giusto, è una Juicy IPA equilibrata e facile da bere, senza eccessi da “succo di frutta”.

Dopo le difficoltà vissute durante la pandemia, per molti birrifici il 2023 sarà l’anno della piena rinascita. Un esempio è quello dell’emiliano Dada (sito web), che punta a rinnovarsi con progetti inediti, nuove prospettive e birre collaborative. La prima incarnazione di questa idea è la Tetrip (5,5%), una India Pale Lager realizzata insieme a Jessica Mi, birraia di Malteza (Messico), e l’esperto Michał Kopik (Polonia). La ricetta è costruita immaginando una bassa fermentazione valorizzata dal carattere di varietà americane di luppolo, ma coltivate in Italia: Cascade e Denali, entrambe provenienti da Italian Hops Company. Il risultato è una birra scorrevole e leggera, con un amaro fine, pulito, persistente e intenso e un bouquet aromatico fruttato e floreale. Chiude secca, con un retrogusto in cui emerge una leggera nota di nocciola proveniente dai malti caramello (il colore è tra il dorato e l’ambrato). In bocca al lupo a Dada per questo 2023 pieno di grandi aspettative.

Torniamo nuovamente a Milano per raccontare l’ultima novità targata Vetra e annunciata circa una settimana fa. La secondogenita del progetto Wondercraft, serie di one shot collaborative con diversi produttori europei, si chiama Kinki (4,5%) ed è il frutto dell’incontro con il birrificio francese 90 BPM, situato alle porte di Digione. È una Session IPA di stampo “hazy”, prodotta con il ricorso alla tecnica del double dry hopping. Il nome è un omaggio a uno dei club storici di Bologna, dove alla fine degli anni ’80 cominciò a svilupparsi lo stile musicale denominato Italian House. La linea Wondercraft di Vetra è infatti legata a doppio filo alla musica, tanto che anche in questo caso la presentazione della birra è stata accompagnata dalla performance di un dj, nello specifico Frank Agrario, mentre il birraio Stefano Simonelli è stato protagonista di un tour in alcuni locali di Bologna. Tornando alla birra, il luppolo protagonista è il Cashmere, uno dei preferiti dei ragazzi di 90 BPM.

Due invece sono le novità annunciate di recente da Lucky Brews (sito web). La prima si chiama Fruit Salad (4,9%) e appartiene alla corrente delle Gose con frutta, che con la bella stagione tendono sempre a riapparire sul mercato. Qui la classica ricetta con sale, lievito, coriandolo e lattobacilli è aromatizzata con l’aggiunta di polpa di frutto della passione, ananas e mango, per una birra profumata, dissetante e rinfrescante. La seconda novità è invece una Keller realizzata in collaborazione con il birrificio The Lure (sito web), che prevede il ricorso a pane raffermo di scarto come integrazione del malto d’orzo. Battezzata M. Antoinette Sucks (5%), è brassata con malti Monaco, Vienna e Pils e luppolo Perle e Hallertau Mittelfruh. L’amaro gentile bilancia il contributo dolce dei cereali, che conferiscono note di pane e biscotto prima di lasciare spazio a sfumature erbacee e floreali. Una birra facile da bere, con cui scandire i momenti seduti a un tavolo in compagnia degli amici.

È una collaborazione anche l’ultima new entry del birrificio laziale Radiocraft (sito web), che per la sua Trench Town Rock (6,5%) ha chiamato a supporto i ragazzi di War (sito web), produttore alle porte di Milano. In questo caso siamo di nuovo nel regno delle luppolate, con una Modern IPA caratterizzata dall’impiego di un’elevata percentuale di avena, sia maltata che in fiocchi. Il cereale contribuisce a un corpo morbido e vellutato, ben bilanciato dalla secchezza finale. L’intenso bouquet fruttato è ottenuto dall’interazione tra il lievito e il luppolo, mentre l’educato amaro finale pulisce il palato e invita a un ulteriore sorso.

Concludiamo con una notizia proveniente dal birrificio Siemàn e che riguarda la totale rivisitazione di Bucce, una delle birre con cui l’azienda mosse i primi passi nel mercato birrario italiano. Il nome si riferisce all’aggiunta di vinacce appena pressate di Incrocio Manzoni, ma mentre in passato venivano accolte da una Wild Sour a fermentazione mista, ora la base è rappresentata dalla Spontaneum della casa – il modo in cui Siemàn chiama il suo Lambic, che è un termine protetto a livello europeo – maturata 18 mesi in botti di rovere. Le bucce macerano tre mesi nella birra prima dell’imbottigliamento, dove avviene una rifermentazione. In poche parole è il prodotto più pregiato di Siemàn, per certi versi unico in Italia.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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