Oggi a Firenze comincia l’evento di Birraio dell’anno e l’attesa è tutta per la cerimonia di premiazione, che si terrà domenica 15 a partire dalle 15,00. Come ormai tradizione, oltre al premio per il migliore produttore del 2022 l’iniziativa assegnerà il riconoscimento Birraio emergente, dedicato alle realtà che si sono affacciate sul mercato solo di recente. Paradossalmente è forse questo il momento più interessante dell’intera cerimonia, perché mette a confronto birrai spesso poco conosciuti ma di grande talento. In passato hanno conquistato questo premio, solo apparentemente minore, professionisti come Giovanni Faenza (Ritual Lab), Lorenzo Beghelli (Muttnik), Vincenzo Follino (Bonavena), Conor-Gallagher Deeks (Hilltop) e Luca Tassinati (oggi Liquida, all’epoca Altotevere). Anche quest’anno la sfida tra i cinque finalisti è appassionante e di altissimo livello, segno che il movimento italiano della birra artigianale continua a sfornare ottimi birrai, supportati da progetti solidi e ben avviati sin dalla partenza. Ancora una volta raccontiamo nel dettaglio le loro storie e i loro profili, così da restituire il giusto spazio a realtà dal futuro assicurato.
Christian Barchetta (Styles)
La storia di Christian Barchetta come birraio comincia con un regalo: il classico kit per fare la birra che suo cugino gli regalò oltre dieci anni fa. Da quel momento gli si aprì un mondo, che divenne ben presto una passione, fino al salto tra i professionisti compiuto un paio di anni fa. Un percorso non dissimile da quella di tanti birrai italiani, con la differenza che la carriera di Christian come homebrewer è stata costellata di tantissimi successi nei concorsi a tema, nonché da prestigiosi piazzamenti nel Campionato Italiano Homebrewer di MoBI. Perciò lo step successivo è arrivato quasi in modo naturale e nel 2020 ha aperto il birrificio Styles (sito web) a Monte Urano, in provincia di Fermo, aggiungendo alla già ricca scena marchigiana un ulteriore tassello di grande qualità. Christian Barchetta è in grado di spaziare tra gli stili delle principali culture brassicole, riuscendo sempre a mantenere un fedele legame con la tipologia di riferimento. Anche grazie a questa abilità è riuscito a mettersi da subito in mostra con le sue creazioni, fino a raggiungere l’importante finale di Birraio emergente.
Mirko Giorgi (Shire Brewing)
Una delle giovani realtà italiane più interessanti degli ultimi anni è senza dubbio Shire Brewing, marchio laziale che ha deciso di puntare sin dall’inizio su stili old-fashioned, contribuendo così ad alimentare l’interesse per le tradizionali tipologie europee, riproposte con un’attenzione maniacale alle loro caratteristiche originali. Anche in questo caso alle spalle c’è un periodo di produzioni casalinghe, cominciato nel 2017 con il nome Castrum Porciani grazie allo spirito di iniziativa di Mirko e Gianluigi. Oggi a occuparsi delle cotte è proprio Mirko Giorgi, che negli anni ha aggiunto all’esperienza come homebrewer un corso intensivo per birraio a Vancouver e un paio di stage presso alcuni birrifici del Lazio. Oltre che per l’ottimo livello delle birre, il successo di Shire è arrivato proprio ponendosi in controtendenza rispetto alle normali dinamiche commerciali: invece di partire con produzioni luppolate, il marchio ha debuttato con una Best Bitter e una Mild. Nei mesi si sono poi aggiunte Keller, Schwarz, Doppelbock, Altbier, Rauch, Scotch Ale e altre creazioni sulla stessa falsariga. Una scommessa che all’inizio sarebbe potuta apparire folle, ma che il settore ha ampiamente ripagato, come mostra la candidatura a Birraio emergente. Occhio a Shire Brewing perché è tra i più accreditati alla vittoria finale.
Enrico Girelli (Radiocraft)
Roma e la sua provincia si confermano una straordinaria fucina di talenti brassicoli: oltre a quella di Mirko Giorgi di Shire Brewing, infatti, va registrata la candidatura di Enrico Girelli, birraio di Radiocraft di Albano Laziale. Inutile specificare che anche in questo caso l’homebrewing ha giocato un ruolo decisivo nella formazione di Enrico, che tuttavia non si è accontentato (giustamente) della sua esperienza con le pentole di casa: prima di lanciarsi tra i professionisti, infatti, ha lavorato presso i birrifici Eternal City Brewing e Babylon. Sin da subito Radiocraft è partito con una gamma relativamente ampia, contraddistinta da diverse luppolate, ma anche da basse fermentazioni e stili di stampo belga. Nei mesi successivi ha aggiunto numerose altre novità, sempre a cavallo tra diverse scuole brassicole. La prima birra di Radiocraft fu immessa sul mercato nel marzo del 2020: un tempismo sventurato rispetto all’inizio della pandemia. Le capacità di Enrico però aiutato l’azienda a superare la sfortuna iniziale, riuscendo a imporsi comunque sul mercato e a raggiungere la finale di Firenze. Una storia affascinante, che potrebbe trovare il finale più dolce proprio domenica prossima.
Francesca Pertici (Doctor B)
Se non andiamo errati è la prima volta che una birraia arriva alla finale di Birraio emergente, se escludiamo le compartecipazioni di Cecilia Scisciani (MC-77) ed Eva Pagani (Busa dei Briganti). Per Francesca Pertici – alle spalle vanta un passato da chimica – si tratta di un riconoscimento assolutamente meritato, perché Doctor B è senza dubbio uno dei giovani birrifici più interessanti degli ultimi tempi. Anche in questo caso il tempismo non è stato dei migliori: Francesca aprì il suo brewpub a Livorno a fine 2019 insieme a Laura Pescosolido, giusto il tempo di partire e la pandemia arrivò subito a scombinare i piani. Tuttavia ciò non ha impedito al marchio di farsi conoscere prima localmente, poi nel resto d’Italia. Merito di una gamma incentrata quasi esclusivamente su basse fermentazioni precise, pulite e appaganti, realizzate nel rispetto degli stili di riferimento. Prima ancora della finale di Birraio emergente, per Doctor B è arrivato l’importante riconoscimento come migliore novità assegnato dalla Guida alle birre d’Italia di Slow Food. E chissà che tra qualche giorno non arrivi un altro premio…
Claudio Turcato (Vertiga)
I progetti che partono con basi solide si fanno subito notare, come dimostra il caso di Vertiga. Il birrificio è attivo a Rossano Veneto, in provincia di Vicenza, e nasce dallo spirito di iniziativa di alcuni professionisti del settore, con una lunga esperienza alle spalle e con specializzazioni molto diverse tra loro. Per guidare la parte produttiva è stato scelto Claudio Turcato, ex birraio di Crak e già titolare del birrificio Interno 7. Una mossa che ha ripagato, perché Vertiga si è subito ritagliato uno spazio non indifferente per un birrificio emergente all’interno dell’affollato mercato italiano. La gamma è divisa in due “linee”, con filosofie e finalità differenti: la prima si compone di birre confezionate esclusivamente in bottiglia (doppio formato) e sono destinate più alla ristorazione; la seconda invece presenta stili più “moderni”, disponibili in fusto e in lattina (44 cl). Vertiga ha ancora un diffusione piuttosto locale, tuttavia si è affacciato sul mercato capitolino in diverse occasioni, con alcune tap takeover e soprattutto con la partecipazione a Eurhop, dove è risultato tra i migliori birrifici emergenti del festival. E domenica potrebbe essere incoronato il migliore in assoluto.