Negli ultimi mesi abbiamo spesso citato il Regno Unito come la nazione in cui si sta sperimentando la peggiore crisi della birra artigianale in Europa. Il numero dei birrifici chiusi di recente è impressionante (oltre 60) e si aggiunge all’ormai storico trend segnato dalla scomparsa di decine di pub ogni settimana. In Belgio non si sta assistendo alla stessa sofferenza nel settore, eppure in meno di due anni abbiamo dovuto dire addio ad alcuni fondamentali protagonisti dell’ambiente, come il Restobières di Bruxelles (almeno relativamente alla gestione di Alain Fayt) e il ‘t Hommelhof di Watou, due imprescindibili templi della cuisine à la bière. Ora proprio dalla capitale arriva la notizia di un’altra grave perdita: il Monk di Sint-Katelijnestraat, pronto a tirare giù la saracinesca dopo dieci anni di onorata carriera.
Forse non tutti conosceranno il Monk, perché non viene spesso citato tra le destinazioni imperdibili per chi visita Bruxelles. Non è una tappa da beer geek come può esserlo il Moeder Lambic, ad esempio, tuttavia rappresenta una meta assai interessante per chi voglia ritagliarsi una pausa di piacere durante una visita in centro città . Uno di quei luoghi di cui è disseminata la capitale, in cui trovare un’atmosfera unica e bere bene, senza inseguire necessariamente il prodotto di nicchia. Il Monk è infatti situato nella zona di Santa Caterina e praticamente affaccia proprio sull’incantevole piazza dove sorge l’omonima chiesa. È un locale molto bello e piuttosto elegante, che nello stile ricorda gli antichi caffè di Bruxelles: tanto legno alle pareti, un lungo bancone ricoperto di marmo e un pavimento spettacolare con piastrelle vecchio stampo. E poi travi a vista, specchi, lumini, lavagne, memorabilia e poster vintage. Una birreria che forse dirà poco agli appassionati italiani, ma che in città è considerata assolutamente iconica.
Come racconta il sito Bruzz, nonostante la notizia della chiusura la situazione finanziaria del Monk gode di ottima salute. Alla base della scelta c’è infatti una causa diversa, che va ricercata nel contratto di locazione sottoscritto dieci anni fa dall’attuale gestore, Filip Jans. Proprietario dell’edificio è infatti Horeca Logistics Services (HLS), un operatore del settore beverage, che ora ha deciso di non rinnovare l’accordo per l’affitto del Monk. In Belgio vige una legge per cui, in determinate circostanze, il locatore può risolvere un contratto in caso di lavori di ristrutturazione. Secondo Jans l’azienda sta usando questa “scusa” in maniera strumentale per sfrattarlo e prendere il controllo del caffè, il cui valore tra l’altro sarebbe aumentato dopo che lo stesso Jans investì 150.000 euro in lavori di ristrutturazione all’epoca della firma. Per questa ragione Jans ha deciso di citare in giudizio HLS, sperando che il tribunale accolga le proprie ragioni. Ecco le sue parole:
Penso che il proprietario stia abusando della legge per farci fuori. Con lui eravamo in conflitto da tempo, la nostra collaborazione era diventata un susseguirsi di discussioni sul prezzo delle bevande, i prodotti da acquistare, il prezzo dell’affitto, i lavori di ristrutturazione… Penso che preferiscano un inquilino che non faccia storie e che non discuti le loro decisioni.
La vicenda in cui è coinvolto il Monk non è però inedita per il contesto belga. In passato proprio HLS è stata citata in giudizio da un’altra birreria di Bruxelles e situazioni analoghe si sono verificate con AB Inbev, che possiede diversi locali in Belgio a causa delle sue radici – Inbev, fusasi nel 2008 con Anheuser-Busch, è infatti una multinazionale belga. Le regole vigenti infatti creano situazioni molto disomogenee nel caso in cui il locatore sia un’azienda brassicola o un distributore, poiché negli accordi sono incluse anche esclusive (più o meno vincolanti) sulla fornitura della birra. Il proprietario può dunque decidere deliberatamente di aumentare il prezzo di acquisto dei prodotti o di non rinnovare un contratto d’affitto quando una proprietà aumenta di valore. Inoltre spesso gli investimenti per il miglioramento del locale sono a totale carico del locatario. A disciplinare un minimo la situazione c’è un codice di condotta sottoscritto dall’associazione dei birrai belgi e tre federazioni della ristorazione. Chi non ne fa parte, gode di pochissime tutele (o al contrario può muoversi liberamente). AB Inbev rientra nell’accordo (le lamentele nei suoi confronti infatti sono diminuite negli ultimi tempi), HLS no.
Tornando al destino del Monk, attualmente è difficile capire cosa succederà . Jans è preoccupato per la sorte dei 27 dipendenti del locale, dunque sta cercando una nuova sede.
Sono estremamente deluso. Improvvisamente 27 dipendenti perderanno il lavoro, mentre Monk è un’azienda fiorente e finanziariamente sana. Stiamo cercando un’altra location, ma al momento, visto il poco tempo a disposizione, non abbiamo ancora notizie in merito. Speriamo di poter andare avanti in qualche modo.
La beffa è che il prossimo 13 maggio si terranno i festeggiamenti per i dieci anni del Monk, che al momento sono comunque confermati.
L’eventuale chiusura del Monk rappresenterebbe un altro duro colpo per la scena birraria di Bruxelles e del Belgio. L’unica consolazione è che alla base degli avvenimenti non ci sono problemi finanziari legati alle conseguenze della pandemia o all’aumento dei prezzi a causa della guerra, ma un problema di natura normativa.