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Le Italian Pils entrano ufficialmente nelle Style Guidelines della Brewers Association

Il termine “Italian Pils” ha cominciato a circolare nell’ambiente italiano della birra artigianale una quindicina di anni fa, quando il nostro movimento cercò di accreditare la tipologia nei confronti del BJCP (Beer Judge Certification Program) al fine di inserirla nelle Style Guidelines dell’associazione. Il tentativo fallì, ma ben presto l’interesse per le Italian Pils varcò i confini nazionali per raggiungere gli Stati Uniti: verso la fine del decennio diversi birrifici americani cominciarono a confrontarsi con il sottostile brassicolo, ammaliati principalmente dal fascino della Tipopils del Birrificio Italiano, la capostipite di tutte le Italian Pils. Da allora la loro fama all’estero ha continuato a crescere, fino alla notizia di qualche giorno fa, che segna un traguardo di fondamentale importanza: le Italian Pils sono ufficialmente entrate nelle Style Guidelines della Brewers Association.

Facciamo un passo indietro. La Brewers Association è l’associazione che riunisce i birrifici americani e che, tra le varie iniziative, organizza il più grande concorso birrario al mondo: la World Beer Cup. Anche per questa ragione l’ente pubblica, con aggiornamenti costanti, le sue Style Guidelines, delle linee guida sugli stili birrari che possono essere usati come punti di riferimento per i concorsi a tema. L’ultima edizione delle Style Guidelines della Brewers Association è stata annunciata mercoledì scorso, con un articolo di presentazione che ne sottolinea la più grande novità: l’introduzione di un nuovo stile, denominato Italian-Style Pilsner. La tipologia quindi ha trovato un’ulteriore consacrazione grazie alla Brewers Association, curiosamente dopo essere stata sempre snobbata dalle Style Guidelines del BJCP.

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Ecco come le Italian Pils vengono presentate dalla Brewers Association:

Originarie del Nord Italia, queste birre combinano gli elementi tipici delle tradizionali German Pils con una significativa aggiunta di luppoli nobili a freddo. Il risultato è una Lager leggera e rinfrescante, con un elegante aroma erbaceo al posto delle aggressive note fruttate o tropicali riscontrabili in molte American e West Coast IPA prodotte con dry hopping. La fusione tra le tradizioni europee e le innovazioni del Nuovo Mondo fa sì che queste birre emergano come uno stile a sé stante.

Nelle Style Guidelines vengono chiaramente riportate le caratteristiche dettagliate dello stile:

Colore: Dal giallo paglierino al dorato.
Limpidezza: L’aspetto dovebbe essere limpido. Il chill haze non dovrebbe essere presente.
Aromi di malto: Aromi dolci di malto dovrebbero essere presenti a bassi livelli. Attributi leggermente biscottati possono essere presenti.
Aromi di luppolo: Gli aromi di luppolo sono intensi e aromatici, derivanti dal late hopping e dal dry hopping, effettuati con luppoli nobili. Attributi fruttati, floreali, pepati o di altro tipo possono essere presenti.
Amaro percepito: Da medio ad alto.
Caratteristiche fermentative: Esteri fruttati e DMS non dovrebbero essere presenti. Sono birre ben attenuate.
Corpo: Da medio-leggero a medio.
Note aggiuntive: La schiuma dovrebbe essere densa, bianchissima e persistente. Il carattere luppolato è deciso, fresco e aromatico.

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Come si può verificare, le descrizioni previste dalle Style Guidelines della Brewers Association sono più concise di quelle del BJCP, con l’assenza di alcune sezioni interessanti (storia, ingredienti tipici, stili comparabili, esempi commerciali, ecc.). Questo elemento permette però alla Brewers Association di garantire un più frequente aggiornamento del suo documento.

Ci si potrebbe chiedere in cosa differiscano le Italian Pils dalle altre “sorelle”, cioè tutte quelle tipologie che discendono dalle Bohemian Pils. La descrizione ad esempio è molto simile a quella delle German Pils, con solo due piccole differenze: l’aroma di luppolo, che nelle German Pils non deve prevenire dal dry hopping, ma solo dal late hopping; il corpo, che nelle German Pils è leggermente più esile (da basso a medio-basso). Più ampie le discordanze con le American Pils, nelle quali sono esclusi diacetile e acetaldeide anche a bassi livelli e dove il grist può essere composto fino al 25% da succedanei del malto d’orzo come riso o mais. Inoltre nelle versioni moderne delle American Pils (gruppo che è inteso come categoria a sé) la luppolatura può tranquillamente comprendere varietà moderne.

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Ora sarà interessante capire chi vincerà la prima categoria Italian-Style Pilsner alla World Beer Cup 2025, considerando che ormai sono tanti i birrifici americani che hanno in gamma una Italian Pils. A tal riguardo ci piace chiudere con le dichiarazioni di Chris Williams, direttore dei concorsi della Brewers Association:

Siamo felici di aver previsto una categoria distinta per le tante Italian-Style Pilsner che sono apparse sul mercato internazionale negli ultimi anni. Permettendo a queste birre di essere riunite in una categoria a sé stante ci offre l’opportunità di riconoscere questo fantastico stile. Ci aspettiamo di vedere chi produrrà la migliore Italian Pils del mondo alla World Beer Cups 2025.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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