Cimec

Suggestioni dal Brasile: gli assaggi del concorso, il festival e la birra locale

Questo lunedì segna non solo l’inizio di un’altra settimana, ma anche il ritorno alla routine quotidiana per il sottoscritto. Come spiegato a inizio marzo, si è infatti concluso il mio viaggio birrario in Brasile cominciato una decina di giorni fa, durante il quale mi sono mosso tra le città di Florianopolis e soprattutto Blumenau, nello stato di Santa Catarina. Nella prima città ho passato ventiquattro ore insieme a due fantastici compagni di avventura: Simone Cantoni e Simone Uras, partiti anch’essi dall’Italia per partecipare alla giuria del Concurso Brasileiro de Cervejas. A Blumenau invece ho speso il resto del viaggio: è lì infatti che si sono svolte tutte le attività che mi hanno visto coinvolto, come la prima Conferenza mondiale dei concorsi birrari e il concorso stesso. Sono stati dieci giorni impegnativi e faticosi, ma incredibilmente formativi, appaganti e divertenti. Tantissimi ovviamente gli spunti di riflessione, che cerco in parte di riassumere nelle righe seguenti.

Il concorso

Partiamo dal motivo principale della mia trasferta in Brasile e cioè la partecipazione alla giuria del Concurso Brasileiro de Cervejas. Il contest indetto da Ablutec ha raggiunto quest’anno la sua undicesima edizione e soprattutto cifre da capogiro: 4.085 birre iscritte da 25 stati brasiliani, valutate da 141 giudici provenienti da 24 diverse nazioni (un terzo erano donne). È stato un lavoro impegnativo ma molto edificante, che mi ha permesso di confrontarmi con diverse culture birrarie. Le dimensioni dell’iniziativa hanno indotto qualche ritardo e alcuni intoppi, ma in generale gli assaggi sono filati spediti tanto da permetterci di chiudere il lavoro in anticipo rispetto al programma. I miei assaggi sono stati molto interessanti, in particolare quelli relativi alle categorie Catharina Sour e Italian Grape Ale: nel primo caso ho bevuto alcune birre davvero straordinarie, che rappresentano il meglio di quanto mi sia capitato di degustare relativamente allo stile – quelle che produciamo in Italia solo raramente vi si avvicinano – nel secondo caso, invece, ho riscontrato un’inattesa predisposizione verso l’anello di congiunzione tra birra e vino, che si sarebbe confermata nei giorni successivi.

Il secondo e ultimo giorno di assaggi è stata una vera maratona, fino all’atto finale del Best of Show. Le migliori birre del concorso si sono sfidate in una sessione di assaggi finale, conclusasi alle 22,30 ed eseguita dai giudici più esperti. Alla fine è stata premiata come migliore birra in assoluto la Tannat Grape Ale di Alem Bier, birrificio dello stato di Rio Grande, che ha sbaragliato la concorrenza grazie al suo grande equilibrio e alla capacità di valorizzare il vitigno in maniera armonica con tutte le sue componenti. Insomma, un’Italian Grape Ale è risultata la migliore birra brasiliana tra le oltre 4.000 in concorso e questo restituisce l’importanza di questo stile per i produttori locali, nonché la loro preparazione in materia. Tutti i risultati del concorso sono disponibili in formato pdf sul relativo sito.

Il festival

La cerimonia di premiazione del contest si è tenuta nel primo giorno del Festival Brasileiro da Cerveja, il più grande festival birrario del Sudamerica. Questa manifestazione, insieme al concorso stesso, è stata una delle tante iniziative rientranti nella Semana da Cerveja Brasileira e ha visto la partecipazione di circa 90 birrifici da tutto il Brasile. Abbiamo passato un paio di serate al festival, durante i quali abbiamo potuto assaggiare parecchie birre interessanti e scoprire la creatività dei birrai locali, non molto diversa da quella dei nostri produttori. Erano chiaramente disponibili molte Catharina Sour (almeno una per produttore), ma anche un numero impressionante di Italian Grape Ale, non di rado realizzate con vitigni autoctoni. Basti pensare che Alem Bier, il birrificio vincitore del Best of Show, era presente con qualcosa come una decina di diverse IGA, tutte (o quasi) disponibili in contemporanea. Numerosa anche la rappresentanza di birre affinate in botte, spesso utilizzando legni brasiliani (Amburana, Bálsamo, Castanheiro) con contributi aromatici diversi da quelli a cui siamo abituati.

Il resto dell’offerta del festival era per lo più diviso in maniera equa tra basse fermentazioni e birre luppolate. Tra le prime si segnalavano tante valide Vienna Lager, uno stile che in Europa ormai si trova con difficoltà, ma che in Brasile sembra onnipresente – probabilmente per gli stessi motivi per cui in Messico vanno per la maggiore. Meno interessanti le Pils, molto più vicine ai prodotti mainstream dell’industria: tendenzialmente dolci e poco caratterizzate, assecondano evidentemente una domanda birraria “di massa”, che in quella parte di Brasile non è certo indifferente. Alcuni produttori si sono rivelati davvero interessanti, altri meno convincenti, ma in generale il livello medio degli assaggi è stato più che dignitoso, con risvolti davvero interessanti.

Le Catharina Sour

Inutile nascondere che una delle maggiori curiosità che avevo prima di partire erano le Catharina Sour, cioè le birre rappresentanti del primo e unico stile di origine brasiliana, almeno secondo il BJCP. Per chi non lo sapesse possono essere considerate, con una semplificazione, delle Berliner Weisse alla frutta: acidule e con una importante percentuale di frumento (maltato o meno), nonché aromatizzate con l’aggiunta di frutta fresca. La frutta raramente è solo di un tipo e quasi sempre è di provenienza autoctona, il che rende l’assaggio molto interessante: non sempre infatti il frutto utilizzato è conosciuto alle nostre latitudini, dunque occorre fare uno sforzo di fantasia per comprenderne la resa in termini aromatici e gustativi.

A livello qualitativo il mio primo approccio con le Catharina Sour brasiliane è stato tutt’altro che positivo. Nei giri che ci siamo concessi a Florianopolis non abbiamo incontrato incarnazioni troppo convincenti dello stile, anche quando ci siamo rivolti ad alcuni tra i birrifici che per primi hanno lanciato birre del genere. La mia opinione è stata completamente stravolta dal concorso, perché ho avuto la fortuna di valutare un flight di scrematura della rispettiva categoria. E tra le dodici o tredici Catharina Sour al mio tavolo molte erano di assoluto livello, con alcune punte eccezionali. Birre che mi sogno ancora in questa fase di personale saudade!

Altre impressioni sparse

Impossibile riassumere in un solo articolo tutte le suggestioni ricevute durante i dieci splendidi giorni passati in Brasile. Curiosamente una parte non indifferente del mio viaggio è stato dedicata alle distillerie di cachaça, il tipico distillato di canna da zucchero del Brasile. Il giorno prima degli assaggi per il concorso abbiamo visitato Xanadu, una bella realtà non troppo lontana dal centro di Blumenau, mentre l’ultimo giorno di viaggio abbiamo seguito Giovanni Campari in un incredibile tour tra tre cachaçerie fuori città, con momenti di puro ascetismo alcolico. Nel giro di qualche ora abbiamo passato in rassegna le aziende Dupipe e Wiegeht’s, più un’altra di cui non ricordo il nome e dal carattere così rustico che in confronto i birrifici rurali delle Fiandre sono produttori industriali. Una seconda gita molto interessante è stata quella a Pomerode, 30 chilometri da Blumenau, nella quale siamo stati guidati dal gentilissimo (e ormai brasiliano d’adozione) Alessandro Campanini – sia Giovanni che Alessandro erano entrambi in giuria al concorso – dove tra le altre cose abbiamo assaggiato il caldo de cana, una bevanda rinfrescante ottenuta dal succo della canna da zucchero.

Florianopolis e Blumenau non sono il Brasile da cartolina che abbiamo in mente qui in Europa, ma mantengono alcuni elementi iconici, come una natura selvaggia e potente, fatta di essenze arboree molto diverse da quelle a cui siamo abituati. Blumenau in particolare ha un legame con la Germania che si ritrova persino in alcuni edifici in legno, che sembrano essere stati depositati lì, in mezzo ai palazzi normali, direttamente dalla Baviera. Anche il cibo non di rado si ispira alle tradizioni tedesche, ma con un gusto molto più vicino a quello mediterraneo – in generale comunque abbiamo mangiato sempre molto bene. Infine il Festival Brasileiro da Cerveja si è tenuto nel parco di Vila Germanica di Blumenau, una specie di Disneyland per adulti in stile bavarese che contribuisce a realizzare un mix di culture decisamente eccentrico. Uno dei tanti elementi indimenticabili di un viaggio davvero straordinario, per i quali ringrazio Douglas Merlo e Develon Da Rocha, organizzatori del concorso.

L'autore: Andrea Turco

Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

Leggi anche

Come alcuni birrifici italiani hanno iniziato a confezionare beer cocktail premiscelati

Dopo anni di riluttanza, negli ultimi tempi il settore della birra sembra aver sposato con …

Ultimi ritrovati dal mondo del luppolo: Phantasm, Kohia Nelson e YCH 702

Le birre luppolate dominano la scena della birra artigianale ormai da decenni. Cambiano i gusti, …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *